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Il Romanzo Storico in Italia
Alle origini del romanzo storico in Italia stanno le opere dello scrittore scozzese Walter Scott, che lanciò la moda di questo genere letterario in Europa. numerosi furono, infatti, i libretti d'opera tratti dai romanzi di Scott, e uno venne perfino tratto dal Marco Visconti di Tommaso Grossi. Di Scott, Gaetano Donizetti musicò Kenilworth nel 1829 (Elisabetta al castello di Kenilworth).
Ad aprire la serie dei romanzi storici in Italia era stato, nel 1822, Davide Bertolotti con La calata degli Ungheresi e con L'isoletta dei cipressi, anche se si trattava di romanzi ancora immaturi. Il 1822 è anche l'anno in cui comparve la traduzione dell'Ivanhoe (pubblicato in Inghilterra nel 1820) Il romanzo storico dominò la produzione letteraria degli anni Trenta e Quaranta e si esaurì verso il 1860.
Il successo di questo tipo di narrazione deve molto all'impatto provocato dai Promessi sposi: i romanzi storici, schematici e poco sofisticati sul piano narrativo, puntavano soprattutto sulle emozioni forti. Enorme successo di pubblico e critica ebbe anche il Marco Visconti (1834) di Tommaso Grossi, da lui dedicato a Manzoni. Fortunato fu pure il romanzo storico-patetico Margherita Pusterla (1838) di Cesare Cantù, opera che Silvio Pellico definì 'il romanzo più popolare in Italia dopo i Promessi sposi'.
Oltre a questi vanno ricordati almeno i romanzi storico-patriottici di Massimo d'Azeglio (Ettore Fieramosca, 1833, e Niccolò de' Lapi, 1841) e i romanzi storici di Francesco Domenico Guerrazzi (tra gli altri, L'assedio di Firenze, 1836; Veronica Cybo, 1838; Pasquale Paoli, 1860).
Completamente diverso è l'approccio alla dimensione storica in Cento anni (1857-1858) di Giuseppe Rovani e in Le confessioni d'un italiano (pubblicate postume nel 1867) di Ippolito Nievo. La forma di questa tipologia di romanzo è centrata sulla rappresentazione di vicende e personaggi che appartengono a epoche storiche precise e ricostruite con cura.
A volte vicende e personaggi sono storicamente reali, ma le prime si sviluppano lungo direzioni romanzesche e dei secondi viene messa al centro la dimensione passionale. Altre volte si tratta di vicende inventate ma inserite in un contesto storico reale, ricostruito non senza passione antiquaria. Una delle intenzioni del romanzo storico è, infatti, quella di ricostruire la fisionomia di un'epoca storica con documentazioni attendibili.
Sulla nascita in Italia del romanzo storico influì, in ambito extraletterario, la mutata concezione della storia, allora intesa come processo dinamico capace di interpretare il presente e chiarirne condizioni e contraddizioni. Tale orientamento storiografico si combinò con l'esigenza di contribuire, attraverso un confronto con un pubblico ampio, all'educazione civile del popolo, esigenza questa tipica di tutta l'età risorgimentale.
Tuttavia i due perni del romanzo storico continuarono a essere la fanciulla perseguitata e l'amore contrastato, a testimonianza del fatto che la componente sentimentale - romanzesca fu quella fondamentale e prevalente.
Inoltre, paradossalmente, la dominante fatalità degli eventi narrati o la presenza di un'ideologia che spiega e giustifica gli eventi in una dimensione extrastorica rivelano una radicale sfiducia nella storia da parte degli scrittori italiani.
In ogni caso, il romanzo storico si diffuse in età romantica soprattutto per la nuova attenzione riservata alla storia delle nazioni e per una curiosità specifica verso il Medioevo.
L'ottimismo risorgimentale che accompagnò la fioritura del romanzo storico si manifesta, sul piano della narrazione, in due tratti distintivi: il punto di vista onnisciente del narratore, che conosce non solo i fatti ma anche le vibrazioni più segrete dei personaggi; e l'uso delle digressioni, cioè quelle pause di natura riflessiva e moraleggiante che si possono spiegare solo con l'onniscienza del narratore.
I caratteri dominanti del romanzo sono di natura romantica: atteggiamenti melodrammatici e pose teatrali, la corrispondenza tra ambiente e avvenimenti, l'iperbole sentimentale, il paesaggio psicologizzato, la funzione scenografica delle descrizioni ambientali, la rigidità dei caratteri.
Già negli anni Quaranta, però, la narrativa storica di ispirazione medievale si andava cristallizzando in schemi ripetitivi. Lo stesso Manzoni nel
saggio Del romanzo storico nel 1845 dichiarava finito questo genere di romanzo, in quanto non rigorosamente storico e, quindi, non attendibile.
Superata la metà del secolo, con la fine del Risorgimento, il genere è ormai in piena decadenza e i romanzieri tendono ad avvicinarsi ad un passato più recente o addirittura al presente, raccontando storie, i cui protagonisti rispecchiano fedelmente la vita della società contemporanea.
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