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Il periodo che intercorre tra l'inizio del Quattrocento e la fine del Cinquecento è solitamente definito Età della Rinascenza e rappresenta una tappa importante della civiltà. Nasce, infatti, e si afferma proprio nel Quattrocento (per poi giungere a maturazione nel secolo successivo) un vasto movimento di pensiero che coinvolge le varie attività dello spirito, da quelle speculative ed artistiche a quelle morali e politiche.
Esso sorge come coscienza riflessa della civiltà europea rinata intorno all'anno Mille; non è un prodotto delle corti, ma vi trova un ambiente proprio, giacché esse rappresentano dei floridi centri di cultura, molto più dell'università, che già a partire dal Trecento avevano invece perso tale funzione, subendo progressivamente l'influenza delle varie forze politiche (il Papato ad es.).
La fase preparatoria del Rinascimento, specialmente nel suo aspetto filologico, è solitamente designata col nome di Umanesimo, termine che deriva dal latino "humanae litterae" (letteratura filosofica dell'antichità classica); "humanistae" erano infatti detti i maestri di discipline letterarie, in opposizione a quelli che insegnano medicina, giurisprudenza, teologia e "Studia Umanitatis" erano definite, già presso i romani, le discipline letterarie, perché si riteneva che fossero più adatte a educare l'uomo e a perfezionarne la natura, prescindendo da qualsiasi utilità pratica e professionale.
L'Umanesimo quindi si configura inizialmente come un indirizzo di studi che continua a svolgersi contemporaneamente ad un altro, vantando polemicamente ognuno dei due la propria superiorità.
Esso diviene poi una vera e propria rivoluzione di pensiero, che travolge ogni aspetto della società, la quale si avvia così ad un completo rinnovamento, aprendo le porte all'Età Moderna. A tale rinnovamento concorrono importanti avvenimenti storici, strettamente connessi alle vicende culturali. Non si può quindi comprendere a fondo l'Età della Rinascenza, prescindendo da un più generico contesto.
L'Italia è la patria del Rinascimento eppure paradossalmente, proprio mentre conquista il dominio assoluto su tutta l'Europa in campo artistico e culturale, essa va perdendo la propria indipendenza politica.
Nella prima metà del Quattrocento trovano soluzione alcuni gravi avvenimenti quali la guerra dei Cent'anni (1453) e il Grande Scisma d'Occidente, che aveva provato duramente la Chiesa; il Concilio di Costanza (1414-18) e successivamente quello di Basilea (1431) infatti sembrano risollevarne le sorti, restituendo al papa la sua piena autorità.
Mentre vanno consolidandosi a livello europeo le varie monarchie nazionali, in Italia le Signorie si rafforzano ulteriormente: il Signore tende a diventare un vero e proprio principe, ottenendo dall'Imperatore o dal Pontefice un titolo che sancisce la nobiltà del proprio casato; i Signori che disponevano inoltre di forze adeguate, riescono dove altri in precedenza avevano fallito: ampliando i confini dei loro Stati dando una nuova fisionomia alla carta politica italiana, che viene così ad articolarsi attorno ad una serie di Stati Regionali: Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Regno di Napoli, Stato Pontificio, Comune di Firenze (più altri Staterelli minori).
Nel tentativo costante di affermare ciascuno la propria egemonia sugli altri, gli Stati italiani si scontrano per tutta la prima metà del secolo, senza peraltro giungere mai a soluzione in quanto le loro forze risultano equilibrate. IL panorama politico italiano muta continuamente: con la pace di Ferrara (1433) Cosimo de' Medici si fa Signore di Firenze; con quella di Cremona (1441) Alfonso il Magnanimo (della casa Aragonese) s'impadronisce del regno angioino di Napoli; nel 1450 il condottiero Francesco Sforza si fa riconoscere Duca di Milano (la città che egli avrebbe dovuto in realtà difendere militarmente), subentrando ai Visconti.
Ma nel 1453 giunge in occidente notizia della caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi: gli Stati italiani sentono così la necessità di accantonare le proprie rivalità per far fronte comune davanti alla minaccia turca; si giunge così alla pace di Lodi (1454) che segna l'inizio di una politica di equilibrio di cui si fa garante Lorenzo il Magnifico (Lorenzo de' Medici), detto appunto per questo l'"ago della bilancia italiana". Ne consegue un periodo di pace, che caratterizza la seconda metà del secolo e crea le condizioni propizie per una rifioritura delle arti e di ogni attività culturale, le città italiane si abbelliscono di monumenti; Firenze che nella prima metà del secolo era il centro propulsore dell'arte, vantando il genio creativo di Masaccio, Donatello o Brunelleschi, ora perde il suo primato; sorgono così importanti altri centri artistici e culturali in tutta la penisola (Urbino, Ferrara, Venezia, Mantova, Roma, ecc).
Gli scambi culturali tra le varie corti poi s'intensificano; lo stesso Lorenzo il Magnifico invia suoi artisti presso altre corti. Alla sua morte però i contrasti tra i vari Stati riprendono, rendendo l'Italia particolarmente vulnerabile e facile preda delle ambizioni dei maggiori Stati europei quali Francia e Spagna che di lì a poco si contenderanno il dominio della penisola.
Il Quattrocento è però anche il secolo delle invenzioni e delle scoperte: nascono le prime macchine, che possono alleviare in parte le fatiche dell'uomo; Gutemberg inventa nel 1450 la stampa a caratteri mobili: essa consente una più rapida produzione dei libri, abbassandone i costi favorendo così una più ampia diffusione della cultura. Viene inoltre rinnovata la tecnica guerresca con l'invenzione delle armi da fuoco, che vanificavano l'importanza della cavalleria su cui si fondava il primato militare della nobiltà, contribuendo così ad accelerare il processo di decadenza di tale classe sociale. Tutte le tecniche si sviluppano in maniera massiccia, ma cosa ancora più importante è che ora si tenta di elaborare una giustificazione teorica della tecnica stessa; questa fino ad allora disprezzata, ora viene esaltata e ritenuta degna di essere integrata con la scienza.
Sempre nel corso del secolo si assiste ad uno sviluppo della finanza e alla nascita di quello che può essere definito "precapitalismo"; iniziano anche le prime collusioni tra potere politico e potere economico (i cui effetti saranno particolarmente evidenti nel Cinquecento). Il secolo si chiude con la scoperta dell'America (1492) e l'inizio delle grandi esplorazioni del globo terrestre.
Il Quattrocento è quindi particolarmente ricco di eventi destinati in qualche modo a lasciare un segno profondo nella storia. Tali eventi sicuramente scaturiscono da un mutamento profondo del pensiero, ma a loro volta su di esso esercitano una qualche influenza: certamente segnano il passaggio dal Medioevo ad una nuova fase della storia, qual è appunto quella designata con il termine di Età Moderna.
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