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IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI
BASSANI
INTRECCIO
L'opera è introdotta da un bellissimo prologo, una visita alle tombe etrusche di Cerveteri durante la quale al narratore viene in mente il destino dei Finzi-Contini, ebrei agiati di Ferrara, morti in qualche campo di sterminio nazista, scomparsi nel nulla.
Dal silenzio della necropoli l'io narratore è ricondotto nello slancio della memoria, al ricordo della casa appartata dei Finzi-Contini e del magnifico giardino che la circondava, spazio allusivo della loro VOCAZIONE ALLA SOLITUDINE.
La famiglia era costituita dal professor Ermanno, dalla moglie Olga, dai figli Alberto e Micol e dalla vecchia madre di Olga,signora Regina.
Dopo aver ricordato i primi e rari incontri con i due fratelli durante le cerimonie religiose, il narratore si sofferma a parlare di Micol, che un giorno, nel '29, lo aveva invitato a scavalcare il muro di cinta della villa, familiarizzando amichevolmente con lui. Uno stacco di quasi dieci anni, ci porta nel 1938, l'anno della promulgazione delle leggi razziali fasciste, allorché Alberto e Micol aprono il loro giardino, con l'annesso campo da tennis, alla frequentazione di alcuni coetanei, estromessi dal circolo tennis.
Il protagonista - narratore ha modo di conoscere meglio i due giovani Finzi-Contini, il fragile e chiuso Alberto, la bella e d enigmatica Micol, della quale inevitabilmente si innamora, ora incoraggiato ora deluso dalla ragazza, che improvvisamente parte per Venezia, per concludere gli studi.
Egli continua a frequentare la casa dei Finzi-Contini, approfittando della loro fornitissima biblioteca, a parlare con Alberto e con Giampiero Malnate, un comunista milanese.
I rapporti con Micol si raffreddano, perché la giovane lo respinge, mentre si rafforza il sospetto che ella ami Malnate.
Nell'epilogo vengono riassunti gli avvenimenti successivi: Alberto muore di linfo-glaucoma, prima di vedere la rovina della famiglia; Malnate scompare sul fronte russo; Micol, i genitori e la nonna sono deportati in Germania, da dove non faranno più ritorno.
E' evidente il procedimento della MEMORIA GUDICANTE di Bassani che, da un lato rievoca a posteriori le vicende tragiche dei personaggi, condensandole nell'epilogo, dall'altro ne anticipa il senso, attraverso i presentimenti dolorosi del personaggio. L'intrecciarsi della doppia prospettiva crea un grande effetto poetico, soprattutto quando la rappresentazione di una quotidianità inerme si carica di presagi funerei.
Gli stessi oggetti, la carrozza abbandonata, il cane sdentato, il campo da tennis senza giocatori, assumono un significato di abbandono o di morte, di cui si fa consapevole Micol, sempre malinconicamente aggrappata al CARO, DOLCE, PIO PASSATO.
Il romanzo appare nel 1962, ma la gestazione di tale romanzo risale agli inizi degli anni '40, un'elaborazione memoriale, che dimostra come la resa di un libro sia direttamente proporzionale al tempo necessario per maturarlo.
La Bellonci ha definito così Il giardino dei Finzi-Contini: "Bassani non cede ad una memoria evocatrice e lirica, ma inserisce le persone e le cose della realtà in un mondo di immagini in un intrico di analogie. Si giova di precisi ricordi, creati come documento d'archivio, per ricostruire la realtà nella sua certezza sociale e morale."
Bassani conduce il suo personaggio nel vivo della narrazione, cosi che nessuna esperienza, a cui lui partecipa, ci diventa estranea.
Tutto è ridotto al presente, un presente storico, ingigantito da una memoria e da un'intelligenza vigile che resuscita ricordi, emozioni e particolari psicologici.
Viene colta la vita e lo stile della borghesia agiata degli anni '40, in un periodo di cocente trapasso, di timori e di irrevocabili decisioni.
La famiglia Finzi Contini è rappresentata al massimo del suo splendore e conscia di stare vivendo gli ultimi memorabili giorni della sua storia. Eppure in tutto questo presentimento non vi è un tetro CUPIO DISSOLVI, un desiderio di dissolvimento e morte, quanto un desiderio di immutabilità, anche se tale presunzione si manifesta nel momento meno adatto, ovvero quando l'ingranaggio implacabile della storia si è messo in moto, per distruggere con i Finzi-Contini il loro mondo, il civilissimo mondo israelita.
I Finzi-Contini sono una famiglia israelita di primissimo rango, quasi dei principi borghesi, La loro villa e le loro terre hanno qualcosa di aristocratico. Essi vivono appartati nei confronti dei loro corregionali, che hanno invece potenti collusioni, come l'io narrante, con la società e con i cattolici, che si preparano invece ad infliggere una memoriale persecuzione agli ebrei di tutto il mondo. Questa famiglia, che Bassani prende in esame, vive in questa sua dimora, al fondo della via più antica e meno frequentata della città,Ferrara.
Nella MAGNA DOMUS, dove il tempo sembra essersi fermato, in mezzo ad un enorme parco, dove esistono le essenze più pregiate, alcune quasi sconosciute, non solo in Italia, ma anche nei paesi di origine: Esiste un campo da tennis, grande passione di Bassani, dove sono ammessi solo pochi privilegiati, fra cui il protagonista, che racconta la storia.
I Finzi-Contini vivono in una solitudine orgogliosa, ad esempio il professor Ermanno fa restaurare una piccola sinagoga, da adibire a luogo di culto per sé e per la sua famiglia, oltre al fatto che l'intera famiglia parla per così dire, quasi con posa decadente, un linguaggio vecchio e logoro, che si può definire finzi-continiano.
Vi sono espressioni di Colette, di Gide, di Oscar Wilde. Il professor Ermanno, studioso di letteratura e di agraria, colmo di orgoglio, rasenta perfino un'aridità di cuore, ma è tutt'altro che arido, se apre la sua casa, la sua biblioteca, la sua esperienza di studioso al giovane israelita, che narra la vicenda e che si deve laureare in lettere.
Professor Ermanno e Olga (sua madre è Regina)
ALBERTO MICOL GUIDO(morto a sei anni, sepolto in un mausoleo)
Alberto è un giovane dai comportamenti contraddittori, aperto alle idee nuove, eppure esclusivo negli affetti e nelle amicizie. Veste all'inglese, si apparta da tutti e dalla vita a poco a poco.
Morirà di linfoglaucoma prima della deportazione ebraica.
Micol, sorella di Alberto, di lei si innamora l'io narrante, corrisposto solo in parte.
E' la figura centrale del romanzo, viva e intelligente, di pronta sensibilità.
Ha i capelli biondi, gi occhi chiari, corpo slanciato, pelle color del miele.
Si laurea in letteratura inglese su Emily Dickinson, ama Baudealire e Mallarmè. Ricorda i personaggi di Proust.
Questa vivacità non le impedisce di considerare il senso della morte, come un sentimento naturale, Micol ritiene che quando una cosa è vecchia, è giusto che debba morire. Quando Micol getta via la barca, con cui giocava da fanciulla, lo fa senza rimpianti.
Attraverso Micol, Bassani entra in sintonia con il lettore, proprio nella doppia qualità di essere appassionato e ragionevole allo stesso tempo.
Micol è legata alle bellezze di oggi e alla dolcezza del passato. Micol è un misto di concerto e sognante che la distingue, e con cui attira il narratore producendo una ferita che non si cicatrizzerà più.
Micol pertanto è la punta più alta ed aguzza, nell'ambito della futura tragedia.
Il professor Ermanno, la moglie Olga, la vecchia madre Regina, Alberto e Micol scompaiono nel turbine storico, che divora tutto e tutti.
Alberto è l'unico che non subisce l'oltraggio nazista.
Rinunciatario in tutto nell'ozio, nell'intelligenza, negli studi, nell'amicizia, si avvierà verso la morte con la consapevolezza dei forti o meglio dei deboli, che al momento della prova sanno mostrare forza d'animo.
Siamo ormai alla fine del Romanzo nel 1942 e i Finzi-Contini saranno deportati in Germania e di loro non resterà traccia.
Bassani quindi ricostruisce la trama della vita dei Finzi, con l'affetto del postero.
Il libro che si era aperto con un Prologo fra le tombe etrusche, si chiude su quelle dei Finzi-Contini, che proprio come gli Etruschi hanno vissuto appartati tra i contemporanei, legati al culto degli antenati, alla memoria della loro GENS, pur essendo allo stesso tempo affabili e conversevoli.
Fin dal prologo tutto si dispone a nascere e a morire, quasi musicalmente, si crea infatti una tessitura ritmica, che allarga cerchi sempre più tremolanti e con isolate voci di strumenti, che folgorano i momenti decisivi della storia sentimentale e politica.
Questa tecnica narrativa fa si che a libro terminato rimanga una mesta tenerezza a galla dell'anima, per quei personaggi che se ne sono andati quasi in punta di piedi, per Micol.
Il romanzo è comunque una grande metafora della vita e della morte, ma anche della poesia.
Bassani come uomo sente il desiderio di dare, anche attraverso la sua narrativa poetica, un contributo concreto agli altri uomini.
L'autore avverte la necessità di fuggire dai regni luminosi,ma irreali dell'arte, per impegnarsi tutto nella vita. Micol rappresenta, con il suo sognante atteggiamento e con la sua negazione della vita, l'atteggiamento del poeta e il suo ruolo nella società.
Bassani vorrebbe addentrarsi nel labirinto della vita, ma riesce ad addentrarsi solo in quello della sua città, Ferrara.
Attraverso la scoperta di Ferrara e di ciò che c'è al di là del muro di cinta della villa dei Finzi, egli vuole scoprire il segreto poetico.
In virtù di ciò l'autore costruisce il romanzo non della memoria ma della realtà memoriale, per realizzare una visione storica e storicista della realtà, introduce date, distingue le varie specie di fascismo, analizza compiutamente non da contemporaneo, ma da postero di se stesso, il dato fenomenico di quanto accade.
Si occupa di una famiglia campione, quella dei Finzi-Contini, per cercare di cogliere la dicotomia fra poeta e letterato. Il poeta desidera il contrario di ciò che fa, il letterato fa ciò che desidera.
Questa scoperta avviene metaforicamente, attraverso il simbolo della camera di Micol.
La camera di Micol è lontana, difficile da raggiungere, come avviene appunto per la poesia, che alla fine del romanzo ha il volto di una donna e di una fanciulla, frutto del ricordo del volto ambiguo di Micol.
Sulla vita si stende sempre l'ombra della morte, forse potremmo dire che l'opera prende le mosse proprio dalla morte, come se l'autore solo così possa arrivare ad una rinascita e ad una rifondazione dell'esistenza.
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