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Opera della vecchiaia anch'essa in volgare riprova l'incapacità del Petrarca a tradurre poeticamente la frammentarietà dei suoi sentimenti. Si tratta di un poema allegorico in forma di "visione" iniziato nel 1352 e continuato fino alla morte; probabilmente risentì l'influenza della Commedia, di essa riprende il metro in terza rima, l'allegoria di tipo medievale, il cammino verso l'elevazione spirituale attraverso i regni delle virtù.
In sogno il poeta vede uno dopo l'altro sei cortei. Primo è il "Trionfo dell'Amore" che si tira dietro i suoi prigionieri, tra cui lo stesso poeta. Ma sull'amore trionfa in un allegorico duello, la "Castità" raffigurata in Laura, seguita da uomini e donne famose per la loro virtù.
Qui s'inserisce la vicenda personale del poeta: sulla castità e su ogni virtù trionfa la "Morte", su questa trionfa la "Fame", ma anch'essa è distrutta dal "Tempo", vinto solo dall'"Eternità".
La parte migliore è sicuramente quella in cui è descritto il "passaggio" di Laura all'altra vita, ritorna l'amore con un senso religioso della bellezza terrena. Pur preferendo in gioventù il latino, con i Trionfi il Petrarca maturo dimostra maggior attenzione e stima nei confronti del volgare; egli inizia in conclusione una tradizione che durerà fin quasi al nostro secolo, modellando il linguaggio italiano ed imprimendogli un carattere nitido ed elegante, schivo di realismi e ottenuto al contemperamento, musicale delle parole.
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