I MALAVOGLIA
1) Breve riassunto.
Il libro narra il progressivo declino dei Toscano, detti Malavoglia, una
famiglia di pescatori di Aci Trezza. I loro problemi iniziano nel dicembre
1863, quando il figlio maggiore, 'Ntoni, parte per il servizio militare, e la
famiglia perde così forza lavorativa e quindi guadagni. Accettano dunque
l'incarico di trasportare un carico di lupini fino a un paese vicino, ma nel
viaggio la barca di famiglia, la Provvidenza, affonda, trascinando con sé
Bastianazzo, il padre di 'Ntoni. La famiglia resta quindi fortemente indebitata
con il committente del trasporto, Compare Crocifisso, che poi cederà il credito
a Compare Piedipapera, che sarà molto più intransigente.
Per qualche anno i Malavoglia non fanno altro che racimolare a poco a poco il
denaro, ma la serie di disgrazie si allunga: Luca, il secondogenito, muore in
guerra, la Longa, moglie di Bastianazzo, muore di colera, 'Ntoni, ritornato dal
servizio militare, va a cercar fortuna altrove, ma dopo essere tornato senza
risultati si dà al contrabbando e viene arrestato e l'ultima nata, Lia,
impazzita all'arresto di 'Ntoni, fugge da casa, e nessuno la rivedrà più.
Infine, anche Padron 'Ntoni, il vecchio padre di Bastianazzo, il vero punto di
riferimento della casa durante tutti quegli anni, muore, lasciando soli i due
nipoti rimanenti, Alessi e la sorella Mena. 'Ntoni nel frattempo ha scontato la
sua pena, e torna al paese solo per dire addio ai fratelli, dal momento che
ormai non può più continuare a vivere nel luogo di origine, poiché aveva
disonorato il suo nome e non avrebbe più trovato alcun lavoro.
Sullo sfondo di questa vicenda, si trascina lenta la normale vita di paese: le
chiacchiere delle comari, le fintamente importanti, in realtà vane discussioni
politiche sui cambiamenti in corso nel neonato regno d'Italia, gli amori dei
ragazzi, il lavoro, il denaro, senza per questo scadere in un puro romanzo di
folklore, ma usando con sapienza l'ambientazione per dare quanto più realismo
possibile alla vicenda.
2) Personaggi principali.
Padron 'Ntoni: è il fulcro della famiglia dei Malavoglia, anzi, per usare una
sua metafora, è il dito grosso, in una famiglia che deve essere come il pugno
che mena il remo: le cinque dita si devono aiutare l'un l'altro. Lo si ricorda
principalmente per le perle di saggezza popolare che usa elargire a ogni pie'
sospinto, che consistono in proverbi riguardanti più o meno ogni argomento,
dalla morale alla meteorologia. E' fiero di essere un Malavoglia, e in tutto il
libro ci sono vari riferimenti all'importanza e alla dignità di appartenere a
quella famiglia, specialmente quando rimprovera il nipote 'Ntoni, che esprime
l'insofferenza per quello stile di vita. Anche lui, come tutti gli altri, ci
viene presentato sotto un'altra luce man mano che il declino familiare
peggiora: da grande figura di riferimento e di disciplina all'inizio
dell'opera, al povero, fragile vecchio, slegato dalla realtà delle cose,
fissato su vane speranze di risalita che ci appare alla fine, subito prima di
morire in ospedale.
Maruzza la Longa: la nuora di Padron 'Ntoni e moglie del subito defunto
Bastianazzo. » l'altra figura centrale della famiglia, assieme a Padron 'Ntoni.
Non ha, in effetti, un grande ruolo nell'azione del romanzo, ma la sicurezza
che la presenza della madre garantisce ai cinque figli, diventa evidente solo
quando la poveretta muore di colera, lasciando un vuoto difficilmente colmabile
al centro della casa.
'Ntoni: è il vero simbolo, assieme al nonno, del declino della famiglia. Ci
viene inizialmente presentato come un bighellone di circa vent'anni, che si
buscava tutt'ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per
rimettere l'equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte (pag.
46), quindi con una certa severità mista ad ironia, come a dire che adesso è
ancora giovane, ma col tempo, come ci viene detto altrove, risponderà alle
speranze che tutti hanno in lui, il primogenito, la base per il futuro della
famiglia. Invece, proprio da lui parte la lunga caduta. Con la sua partenza, i
Malavoglia si impegolano nell'affare dei lupini, da cui nascono tutte le loro
disgrazie. Quando torna da militare, 'Ntoni comincia a dimostrarsi insofferente
verso la vita del paese, e a manifestare il desiderio di cercar fortuna
altrove, ma viene sempre trattenuto dal nonno e dalla madre. Quando poi la
Longa muore, il giovane si decide, e parte, promettendo di tornare ricco
abbastanza da risollevare le sorti della famiglia. Ma questa resterà solo una
speranza, e quando il ragazzo ritorna a mani vuote, scende ancora più giù nel
baratro: diventa apatico, lavora svogliato, comincia ad ubriacarsi tutte le
sere e ad imbarcarsi in affari equivoci, oltre che a litigare con il
brigadiere, don Michele, che sospetta di lui. Quando poi verrà arrestato per
contrabbando, 'Ntoni lo accoltella, viene condannato, e lascia la famiglia in
problemi ancora maggiori. Quando verrà scarcerato, dopo che la famiglia, in un
crescendo quasi shakespeariano di tragedie, si ridurrà solo ad Alessi e a Mena,
tornerà al paese, solo per dire addio, e partire per luoghi dove non sia
conosciuto per cercare ancora una volta lavoro (Per altro qui non posso starci,
ché tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera. Andrò lontano, dove
troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono, pag. 289).
Mena: detta Sant'Agata per il suo continuo stare al telaio, è una bella
ragazza, ammirata e stimata in tutto il paese, e considerata da tutti un ottimo
partito per i figli, all'inizio del libro. Anche lei, però, cade nel vortice
discendente dei Malavoglia, e quando l'uomo di cui è innamorata, Alfio Mosca,
la chiede in sposa, alla fine del romanzo, è costretta a rifiutare, perché
ormai i Malavoglia, in paese, non sono più considerati gente onesta, ora che
hanno perso tutti i beni di famiglia e vivono in povertà, e il loro nome è
disonorato (giacché nessuno oserebbe prendersela una Malavoglia, dopo quello
che è successo. pag. 287-8). » anch'essa simbolo della mala sorte che ha
accompagnato la famiglia durante la vicenda.
3) Riflessioni sul tempo, luogo, azione del racconto.
La vicenda narrata si svolge a partire dal dicembre 1863 per circa otto anni,
in Sicilia. L'ambiente è dunque quello del recentemente nato Regno d'Italia,
nascita, questa, che porta grandi e poco graditi cambiamenti nel Sud Italia
ex-borbonico, come tasse più pesanti, e soprattutto la leva obbligatoria, che è
alla base di tutte le tragedie del romanzo, con la partenza di 'Ntoni, e quella
successiva di Luca.
4) Riflessioni sul registro stilistico utilizzato, sulla lingua e sul lessico.
Le poche parti di narrazione vera e propria sono in lingua italiana, le parti
di discorso diretto sono anch'esse generalmente in italiano, con qualche
parola, espressioni e proverbi siciliani. Il lessico è quello che si usa
abitualmente nella vita di un piccolo paese: non ci sono espressioni complicate
o eccessivamente formali, oltre al voi usato comunque con tutti. I discorsi si
svolgono prevalentemente con un registro molto informale, e gli argomenti sono
tutti riguardanti la vita monotona e ripetitiva del paese, e il libro stesso,
alla lunga, ingenera un senso di monotonia e ripetitività. Questo uso eccessivo
del dialogo, comunque, è un'espressione del realismo del Verga, del suo
tentativo di trasporsi nei personaggi del romanzo, che vengono colti come sono
realmente attraverso le loro frasi, molto più efficacemente di quanto
avverrebbe con una descrizione. Dai dialoghi, man mano che si procede nella
lettura, si arriva a conoscere un personaggio nella sua psicologia, che
comunque è scarna, senza sfumature e morbidezze, come richiede la condizione
stessa di vita, vita nella quale non si ha tempo di pensare davvero.
5) Commento generale.
Il libro è interessante per vicenda e ambiente, si fa leggere ed è molto ben
scritto: se lo scopo del Verga era quello di farci immedesimare negli abitanti
di questo paese siciliano, il risultato è stato ottenuto in pieno. Verso la
fine, il racconto comincia a diventare ripetitivo, ma questo è un modo per
descriverci la vita stessa del paese, anch'essa ripetitiva e monotona, piena di
pregiudizi, stereotipi e menzogneri pettegolezzi, sempre sugli stessi argomenti
(amore, denaro, lavoro). E' anche un modo per ricordarci che la vicenda dei
Malavoglia non può essere considerata da sola, ma deve essere sempre inserita nel
contesto sociale della cittadina: infatti la triste storia della famiglia ha
dirette conseguenze sociali, leggibili nel cambiamento del giudizio della voce
comune popolare tra l'inizio e la fine del loro declino.