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I generi letterari della poesia: epica lirica didascalica
L' Epica
La letteratura occidentale ha inizio con due poemi epici, l'Iliade e l'Odissea, attribuiti a Omero. Si tratta di poemi di lunga estensione, che narrano le gesta straordinarie di eroi e divinità; essi hanno fatto giungere fino a noi, in forma letteraria, un patrimonio di storia e di leggende assai più antico, tramandatosi di generazione in generazione in forma orale.
Allo stesso modo, possiamo ritrovare il mondo fantastico e avventuroso degli antichi popoli europei in alcuni poemi dell'alto Medioevo. L'Europa cristiana incarnerà i suoi valori in nuovi eroi, campioni della fede e della lealtà verso i propri sovrani, come avviene nella Canzone di Orlando.
In altre culture i poemi epici furono invece creazione individuale di poeti che interpretano gli eventi del passato secondo la loro particolare visione del mondo, come avvenne per il poeta latino Virgilio con l'Eneide, o per il poeta italiano Torquato tasso con la Gerusalemme liberata. La poesia etica si evolse in romanzo.
La poesia Lirica
La poesia lirica esprime, in modo soggettivo, i sentimenti del poeta; il termine lirica significa "accompagnata dalla lira". Una caratteristica specifica di questo genere di poesia è la sua capacità di condensare, nel breve volgere di pochi versi, una straordinaria varietà di significati emozionali e concettuali; la brevità delle composizioni liriche costituisce, inoltre, un decisivo elemento di distinzione rispetto alla struttura dei poemi epici. Sin dalle sue origini, la poesia lirica è contraddistinta da una grande attenzione per la parola poetica, che raggiunge livelli di intensità ignoti alle altre forme di scrittura letteraria.
La poesia lirica raggiunse vertici di eccellenza nell'antichità greca e romana; tra i grandi poeti greci ricordiamo Alceo, Saffo, Anacreonte, Alcmane, Stesicoro, Ibico, Simonie, Pindaro; tra i più alti poeti latini si possono citare Catullo, Orazio, Tibullo, Properzio, Ovidio.
La lirica moderna Europea trovò la sua origine, in Provenza, dove, fiorì la poesia dei trovatori, che poetarono alle corti dei signori feudali svolgendo essenzialmente temi d'amore in strutture metriche originali, caratterizzati anche dalla rima, ignota al mondo classico. Un ruolo determinante nella letteratura italiana lo ebbe, Francesco Petrarca, col suo canzoniere.
Nel novecento la poesia lirica ha accentuato il suo ruolo di canto individualistico, giungendo a rifiutare il codice linguistico comune per avvalersi di un suo esclusivo sistema semantico, che la rende a volte di assai ardua interpretazione.
La poesia Didascalica
Sotto questa definizione si riconoscono opere poetiche di varia struttura, che si propongono di impartire insegnamenti morali e religiosi, o di divulgare teorie estetiche, scientifiche, filosofiche, o di trattenere argomenti storici, geografici, politici. L'aggettivo didascalia deriva dal sostantivo greco didaskalia, che significa "insegnamento". Anche la lettura latina ci ha trasmesso grandi opere poetiche di carattere didascalico, come le Georgiche di Virgilio o il De rerum natura di Lucrezio.
Il genere didascalico ebbe grande fortuna nel Settecento, soprattutto per quanto riguarda la divulgazione delle scoperte scientifiche che stavano in quel tempo rivoluzionando la conoscenza dei fenomeni fisici.
Ma una larga parte della produzione poetica di genere didascalico del Settecento fu motivata da un fine di esortazione morale e civile, e fu rivolta soprattutto all'affermazione di quegli ideali di uguaglianza e di fraternità che erano alla base della filosofia del tempo. Il capolavoro all'interno di questo genere di poesia è il Giorno, un poemetto in endecasillabi sciolti di Giuseppe Parini.
Nell'Ottocento, in collegamento col movimento di liberazione dell'Italia dal predominio straniero, che sfocerà nell'unità nazionale, si sviluppo una vastissima produzione di carattere patriottico, destinata ad affiancare il dibattito politico e ideologico che si svolgeva nei trattati specifici o sui giornali.
Nella seconda metà dell'Ottocento, risolto il problema dell'indipendenza e dell'unità nazionale, si affaccerà all'attenzione degli italiani un altro gravissimo problema : quello delle condizioni di vita miserrime della classe operaia e dei contadini, soprattutto nel Meridione. Molti poeti assunsero come tema delle loro opere questa drammatica realtà, dando vita ad una poesia di carattere sociale-politico.
Nel Novecento la distinzione tra generi poetici viene meno, in favore di una totale libertà espressiva. Alcuni poeti rivolgono però di preferenza la loro attenzione a temi collegati alla realtà sociale entro cui vivono, considerando soprattutto le condizioni di vita degli emarginati, ammassati negli squallidi quartieri sorti alla periferia delle grandi città.
I generi teatrali: Tragedia Commedia
dramma borghese teatro dell'assurdo
L'invenzione del teatro, come comunicazione artistica rivolta alla collettività, appartiene alla antica Grecia e costituisce uno degli apporti culturali più importanti che quella civiltà ha trasmesso al mondo moderno. Alla riflessione teorica dei Greci risale anche la distinzione delle opere teatrali in tragedie e commedie. Prendiamo in considerazione, per una veloce analisi degli elementi che li caratterizzano, quattro generi teatrali, due tradizionali, la tragedia e la commedia, e due propri dell'età moderna, il dramma borghese e il teatro dell'assurdo.
La Tragedia
La tragedia fu sempre percepita come il genere più alto all'interno della produzione teatrale, portatrice non solo di valori estetici, riferiti cioè alla sfera del bello, ma anche di significati morali, civili, politici. Il filosofo greco Aristotele attribuì alla tragedia la capacità di compiere un effetto liberatorio dalle passioni, attraverso la loro rappresentazione sulla scena.
Nell'antica Grecia la tragedia ebbe una struttura fissa; iniziava con il prologo, che aveva il compito di illustrare l'argomento della rappresentazione; proseguiva col parodo, l'ingresso del coro, costituito da 12 o 15 elementi, che si esprimeva col canto e con la danza, accompagnando l'azione scenica; si sviluppa poi in una serie di episodi recitati dagli attori, e si concludeva con l'esodo, l'ultima scena del dramma.
Nella tragedia greca gli attori erano solo tre, ma attraverso l'impiego di maschere potevano sostenere diversi ruoli, sia maschili che femminili. Tra i più grandi tragici greci si pongono Eschilo, Sofocle ed Euripide, le cui opere furono alla base dell'evoluzioni del genere tragico, prima nella cultura latina e successivamente in quella europea.
Esse riguardavano l'unità di luogo, cioè la fissità della scena; l'unità di tempo, secondo la quale l'azione doveva esaurirsi nello spazio di ventiquattro ore; l'unità di azione, per cui la vicenda rappresentata doveva riferirsi ad un unico evento, riguardante il protagonista della tragedia.
Il genere tragico fu prescelto da grandi drammaturghi per dar vita ad opere di altissima poesia, ispirate, a problemi ideologici, religiosi, storici, come avviene nelle tragedie di William Shakespeare. A partire dal settecento, la tragedia fu affiancata da un nuovo genere teatrale, che gradualmente la soppiantò, il dramma borghese.
La Commedia
La commedia è caratterizzata da un argomento lieve, per lo più comico, che si sviluppa in toni giocosi e termina con un lieto fine. Come nella tragedia, anche nella commedia si alternavano parti recitate da attori e parti cantate dal coro; una caratteristica specifica della commedia greca era la presenza della parabasi, che interrompeva la funzione scenica: infatti, proprio nel mezzo della rappresentazione, la scena si vuotava degli attori; il coro, toltosi ogni travestimento scenico, sfilava davanti al pubblico, gli si poneva poi di fronte e discuteva con esso di argomenti di attualità politica, sociale, culturale, spesso con acre spirito polemico.Nella commedia era ammessa una grande libertà di rappresentazione.
Tra i più grandi
commediografi greci si pongono Aristofane e Menandro; a questi modelli si
rifecero i commediografi latini, soprattutto Plauto e Terenzio. Tra i più
grandi commediografi europei ricordiamo il francese Molière, e l'italiano
Un genere particolare di commedia è la commedia dell'arte, essa è caratterizzata dall'improvvisazione degli attori che, sulla base di una schematica traccia preventivamente concordata, creano direttamente davanti al pubblico le diverse scene, ora burlesche, ora amorose, ora malinconiche, dando vita ad una commedia sempre nuova, frutto della loro spontanea creatività.
Ciò si rendeva possibile grazie alla presenza, nella trama della commedia, di "tipi fissi": l'innamoramento, il servo e la servetta intraprendenti e spesso truffaldini, il vecchio avaro, la giovane destinata a nozze non gradite, l'imbroglione, e così via.
Il Dramma Borghese
Esso vuole proporsi come un genere teatrale nuovo (fra tragedia e commedia), adatta alle esigenze del pubblico del tempo, lontano dai toni aulici della tragedia classica, ma non per questo meno serio e capace di suscitare commozione.
Il coinvolgimento del pubblico borghese avviene attraverso la proposta di nuovi temi, attinti alla vita quotidiana, nei quali la gente comune, che ignora le gesta dei grandi eroi mitici, si riconosce.
È evidente che questo genere teatrale si rivolge alla nuova classe sociale, la borghesia, e che fa del dramma uno strumento per la celebrazione della propria vita.
Il Teatro Dell'assurdo
Negli ultimi decenni del Novecento, a partire dagli anni Cinquanta, il teatro ha privilegiato, tra i grandi temi psicologici e morali del nostro tempo, quelli della solitudine, dell'incapacità di comunicare, dell'alienazione.
Questi temi sono stati sviluppati in una dimensione totalmente irreale, nella quale non solo viene a mancare la possibilità di seguire i dialoghi tra i personaggi, che usano un linguaggio privo di nessi logici, ma anche quella di orientarsi all'interno di una vicenda, della quale non è facile individuare l'inizio e la fine. Per indicare la sua totale discordanza da una concezione armonica e unitaria della realtà, questo teatro ha assunto il nome di teatro dell'assurdo.
Il Romanzo
Il romanzo, nella letteratura occidentale, trova sue radici nelle avventure di viaggi come ad esempio nell'Odissea e negli intrecci drammatici o amorosi della tragedia e soprattutto della commedia. Come genere letterario autonomo conosce il suo primo grande sviluppo nell'età ellenistica.
Grande importanza assume all'interno della letteratura ellenistica, la novella milesia di cui si considera inventore Aristide di Mileto, caratterizzata da uno schema fisso per quanto riguarda la fabula; oggetto della narrazione erano vicissitudini di una coppia di innamorati che, pur allontanati l'uno dall'altra da circostanze avverse o dalla volontà ostile di un antagonista, si mantenevano fedeli al loro patto d'amore e alla fine, dopo le più varie peripezie, riuscivano a ricongiungersi. A questo tipo di narrazione si collegano anche i due romanzi della letteratura latina a noi pervenuti: il Satyricon di Petronio e L'Asino d'oro di Apuleio.
Con l'emergere delle lingue e delle letterature volgari, nel Medioevo, il romanzo si afferma come un genere dotato di caratteristiche specifiche, sviluppandosi soprattutto nell'area culturale francese, in forma versificata: le vicende narrate erano prevalentemente amorose e derivavano dal patrimonio culturale classico, interpretato però secondo l'ideale cavalleresco del tempo (come nel romanzo di Troia, scritto in lingua d'oil, una delle antiche lingue della Francia),o si richiamavano ad antiche leggende celtiche (come nel ciclo dei romanzi dei cavalieri del re Artù, Francia del nord), o ancora sviluppavano spunti della favolistica orientale, pur mantenendo spesso l'ambientazione cortese contemporanea.
Nel corso del Trecento si passa dalla stesura in versi a quella in prosa (si può ricordare il romanzo pseudoautobiografico Elegia di Madonna Fiammetta,1343, di Giovanni Boccaccio), mentre nel Quattrocento prevale il gusto per i romanzi cavallereschi.
Si è solito considerara come primo modello di romanzo moderno il Don Chisciotte dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, che ha per tema appunto il conflitto tra il vecchio mondo feudale-cavalleresco, tutto immerso nei suoi sogni generosi ma utopistici, e le concrete esigenze di una realtà quotidiana spesso meschina e assai poco gratificante.
Si deve osservare che la divulgazione del romanzo presso un vasto pubblico è legata soprattutto all'invenzione della stampa a caratteri nobili, che permise la diffusione dei libri, a basso costo, tra quei ceti che ne erano sino ad allora rimasti lontani.
Il romanzo diventò subito il genere prediletto da questi nuovi lettori, subendo nello stesso tempo una trasformazione nelle sue caratteristiche culturali attraverso la trattazione di nuovi temi,assunti dalla concreta realtà quotidiana.
Durante il XVII secolo si sviluppa così un romanzo con caratteristiche simili a quelle moderne, in cui l'invenzione si mescola alla realtà e l'attenzione del narratore si sofferma sulla psicologia dei personaggi; esso si rivolge soprattutto ad una raffigurazione dei costumi della società contemporanea, spesso con intenzioni moralistiche.
A partire dal XVIII secolo, il romanzo diviene il genere letterario più amato dal pubblico e assume i temi più diversi, trattati in forme realistiche o fantastiche.
Tra i generi romanzeschi più noti, si possono ricordare:
Il romanzo d'avventura, ha la caratteristica che la narrazione può prendere l'avvio di un avvenimento imprevisto che turba la situazione iniziale d'equilibrio, o da un progetto ideato dal protagonista stesso, come la sua partenza alla ricerca di un tesoro nascosto, o la sua fuga da casa in cerca di avventure, come ad esempio Lesage; Robinson Cruise di Daniel Defoe.
Il romanzo psicologico: L'analisi dei sentimenti, del mondo interiore, dei conflitti profondi della vita psichica o delle reazioni psicologiche dei personaggi dinanzi a determinati fatti, è presente, a livelli diversi,in ogni romanzo, ma vi sono opere nelle quali l'analisi psicologica costituisce il motivo stesso della scrittura, e che assumono quindi la definizione di romanzi psicologici, come ad esempio La coscienza di Zeno di Italo Svevo.
Il romanzo poliziesco, detto
in Italia anche giallo, dal co
Il romanzo storico, narrazione di una vicenda d'invenzione ambientata in una realtà storica rappresentata con meticolosa attenzione alle usanze e alla mentalità del tempo. Ne sono un esempio i promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Il romanzo di formazione, così definito per il suo intento di seguire l'"apprendistato" del suo protagonista all'interno del complesso gioco dell'esistenza. Ne è un esempio "classico" il romanzo di Wolfgang Goethe Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister.
Il romanzo sociologico, che si propone di raffigurare i conflitti tra le classi sociali, come I miserabili di Victor Hugo.
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