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Grandi peccatori, grandi cattedrali




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GRANDI PECCATORI, GRANDI CATTEDRALI


Questo libro è un'opera di CESARE MARCHI, autore italiano, che nato nel 1922 e morto a nel 1992. Si laureò in lettere a Padova e insegnò nelle scuole medie. Tra le sue opere principali ci sono: 'Siamo tutti latinisti' e 'Non siamo povera gente'.

Il libro narra la storia di quindici chiese europee sorte nel medioevo e l'importanza che queste avevano per il popolo.

Il MEDIOEVO è l'età di mezzo tra la caduta dell'impero romano e la scoperta dell'America che Illuministi e Positivisti avevano chiamato 'secoli bui'. Se quest'età di mezzo fu una lunga notte fra l'antica e la moderna, in quella notte, ha osservato qualcuno, brillarono le stelle. Ad esso dobbiamo geniali invenzioni tecnologiche (mulino ad acqua ed a vento), la lettera di cambio, il contratto d'assicurazione, la democrazia comunale, la Chanson de Roland e la DIVINA COMMEDIA. Inoltre gli dobbiamo le cattedrali, l'improvvisa e impetuosa fioritura di splendide chiese, testimonianze di fede religiosa e sviluppo economico.

Infatti, come afferma Rodolfo il Glabro:

Era come se il mondo stesso,

scrollandosi di dosso la sua vecchiezza,

si rivestisse di cattedrali.

La costruzione di chiese e di cattedrali divenne quasi una gara a chi riusciva a costruire la più grande ed imponente, così ogni città s'impegnava a costruire la propria. A favorire il sorgere di queste c'era un grande impegno da parte di tutto il popolo.

Talvolta erano inflitte delle multe ai peccatori e i soldi ricavati erano sfruttati per la costruzione delle chiese, da qui il nome del libro GRANDI PECCATORI, GRANDI CATTEDRALI.

Inoltre la chiesa doveva essere grande e ricca perché era anche la casa del popolo.

Le storie delle cattedrali che mi hanno maggiormente interessato sono: San Petronio perché è rimasta incompleta in seguito all'accordo tra papa e imperatore, il duomo di Siviglia perché è l'unica chiesa al mondo dove si può ballare e Notre- Dame perché ha visto transitare sotto le sue mura tutta la storia di Francia.


Bologna - San PETRONIO

La chiesa di San PETRONIO avrebbe dovuto avere dimensioni faraoniche (294*150 metri) in modo da scalzare il primato architettonico di Roma, prendendo per stile il modello gotico, ammorbidito dall'impiego di un materiale 'caldo', cioè il mattone. I lavori iniziarono il 7 giugno 1390, quando il clero e i magistrati della città usciti in processione posero la prima pietra, benedetta dal vescovo. Per finanziare i lavori si defalcò una percentuale da tutti i pagamenti fatti dall'erario a qualsiasi titolo. L'avanzamento della chiesa portò alla demolizione d'altre chiesette di poca importanza, i lavori proseguirono con ritmo soddisfacente fino a quando arrivò un cardinale, Baldassarre Cossa, affamato di soldi, a bloccarli poiché sosteneva che nella scala  delle scelte prioritarie San Petronio era la meno urgente. Costui lavorando per simonia , diventò papa col nome di Gregorio XXIII, poi fu catturato, ma fu perdonato dal nuovo papa. Così i lavori ripresero, infatti, nel 1245 fu chiamato Jacopo della Quercia a decorare la porta centrale, e pretendeva la massima puntualità nei pagamenti e quando vide che questa non c'era minacciò di piantare tutto e di ritornare a Siena, così, per fronteggiare le spese, il comune assegnò le entrate della frutta e chiese al papa Martino V il permesso di abbattere quattro chiesette meno importanti e intascarne le rendite. Poi nel 1530 in San Petronio fu incoronato imperatore Carlo V il quale promise che avrebbe dedicato una cappella a S. Petronio, ma tornato in Spagna se né dimenticò. L'accordo tra papa e imperatore significava il passaggio della penisola sotto il controllo spagnolo, così si abbandonarono i progetti d'allargamento di San Petronio. Infatti, all'inizio del 500 fu redatto un progetto secondo il quale questa chiesa avrebbe battuto ogni primato ma, mutate le condizioni politiche e data l'enorme spesa, fu accantonato. Così la chiesa non raggiunse mai questo primato e la facciata anteriore rimase scura, con i mattoni sporgenti per sorreggere i marmi che non furono mai messi.


Siviglia- NACCHERE E DANZE DAVANTI ALL'ALTARE

Siviglia era occupata dagli arabi, i quali svolgevano i loro culti all'interno della moschea, detta Giralda, e da quando, nel 1248, Ferdinando il Santo aveva strappato la città ai mori, il culto cristiano si svolgeva nella moschea, convertita d'ufficio al cristianesimo. Per questo motivo nei canonici c'era l'insofferenza di 'dir messa in casa d'altri, nella casa dell'infedele', così decisero di innalzare al suo posto una cattedrale dalla quale si aspettavano con ansia la fama di pazzi. I lavori, iniziati nel 1403, furono ultimati nel 1506.

Questa chiesa è tanto grande che potrebbe contenere due- tre chiese normali e l'aspetto esterno, di fortezza massiccia, fa pensare ad un cristianesimo da trincea, ad una fede d'assalto. Sul muro settentrionale, appartenente all'antica moschea, c'è la PORTA DEL PERDON, davanti alla quale passano i condannati chiedendo in lacrime il perdono, questa porta immette nel cortile degli ARANCI, severi chiostri, e nel mezzo di questo cortile sorge una fontana visigotica, perché i visigoti costruirono una chiesa proprio dove gli arabi, successivamente, costruirono la moschea. Mentre in altre cattedrali, come Chartres, il credente può solo pregare, e l'ateo meditare, nel duomo di Siviglia, plurisecolare stratificazione di stili dal gotico al barocco, dall'arabo al plateresco, nel tripudio d'ori, avori, stucchi, marmi fatti per 'parlare ai sensi prima ancora che allo spirito, si può anche pensare al flamenco'. Infatti, qui si danza.

Questa è l'unica chiesa al mondo che vanta tale privilegio.




Parigi- LA RIVOLUZIONE TRASFORMA NOTRE- DAME IN MAGAZZINO

La chiesa di Notr- Dame fu dovuta a Maurice de Sully, figlio di una contadina, che diventato maestro di teologia e vescovo di Parigi fece abbattere due vecchie e piccole chiese sull'isola della Senna dedicate a Santo Stefano ed a Notre- Dame, e nel 1163 pose la prima pietra del nuovo edificio che venne finito nel 1330.

Il popolo voleva la chiesa grande, bella, ricca, perché era la sua casa, oltre che la casa del Signore, infatti, per lungo tempo i mendicanti di Parigi, non sapendo dove andare dormirono in Notre- Dame.

Questa chiesa vide transitare sotto le sue arcate tutta la storia di Parigi.

La chiesa fino ad oggi ha subito vari cambiamenti, il secolo per essa più distruttivo fu il XVIII. L'architetto Jules Hardovin- Monsart distrusse l'altare maggiore risalente al XIII secolo, le tribune, i bassorilievi del coro, le statue dei giacenti e dei gementi sulle antiche tombe di marmo. Tutto ciò riebbe una sistemazione barocca, secondo il gusto del secolo che detestava il gotico. In seguito, nel 1771 Jacques- German Soufflot invece di abbassare dei baldacchini che non passavano attraverso la porta, sventrò la porta centrale distruggendo preziose sculture del XII sec.,  mentre le porte laterali restarono intatte perché c'era una leggenda che annunciava che erano state chiuse dal diavolo e non potevano essere riaperte.

Dopo le devastazioni dei restauri balocchi, la cattedrale subì quella dei rivoluzionari atei. 

Nel 1789 per fermare l'armata persiana la rivoluzione fece fondere i reliquiari, i candelabri, i crocifissi di bronzo e le campane che diventarono cannoni, e col piombo delle bare arcivescovili si fabbricarono palle d'artiglieria. Nel 1793 la rivoluzione decise che nessun segno della regalità sopravvivesse, perciò abbatté, credendoli re di Francia, le statue dell'antico testamento. Poi fu distrutto tutto ciò che poteva offendere gli occhi dei repubblicani, i giacobini eressero un palco e vi esposero i busti di Voltaire, Rousseaw e Franklin con la scritta 'alla filosofia'. Successivamente la cattedrale fu messa all'asta e la comprò Cloude- Henri de Rouvroy, fondatore del socialismo francese. Egli voleva distruggerla, ma le pratiche dell'acquisto si arenarono per formalità di procedura. Per qualche anno la cattedrale fu adibita a magazzino di vini. Né 1800 il governo stanziò due milioni di franchi incaricando gli architetti Lassus e Viollet le Duc che ripristinarono altari, statue e bassorilievi distrutti dalla rivoluzione.


Dopo il Medioevo si costruirono ancora chiese e cattedrali, ma non così belle, non con lo stesso entusiasmo.

Secondo me, oggi, le chiese hanno assunto scarsa importanza, infatti, non rappresentano più un elemento fondamentale per la vita e la cultura del popolo, il quale le custodiva con gelosia (come nel medioevo), anzi sono diventate quasi un luogo dove si va la domenica per incontrare gli amici.



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