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GLI ANNI DEL REGIME FASCISTA (1925-1939): IL "RITORNO ALL'ORDINE", LA "LIRICA PURA", L'ERMETISMO
Fra il 1925 e il 1939 è l'età dei fascismi. Nonostante il persistere delle avanguardie, nell'Europa fra le due guerre prevale un clima postavanguardistico, talora antivanguardistico e propenso alla restaurazione della letteratura, cioè al recupero della tradizione e del classicismo. Questo ritorno all'ordine è forte in Italia. Esso è evidente nella lirica pura cioè in una poesia fatta di sensazioni musicali e di temi intimi ed esistenziali, che rifiuta la riflessione filosofica, etica o politica. Il ritorno alla tradizione coincide spesso con il recupero del Simbolismo: in esso viene assorbito anche il Surrealismo francese, privato delle sue punte sperimentali. Nasce di qui l'Ermetismo. La sua data di inizio è il 1932 quando escono "Isola" di Gatto e "Oboe sommerso" di Quasimodo. Il suo centro è Firenze. L'Ermetismo teorizza una poesia difficile, chiusa in se stessa, oscura. La vita, concepita come esperienza puramente interiore e spirituale, viene identificata con la letteratura. E poiché quest'ultima deve tendere ad un'ideale umanità originaria, astorica e atemporale, essa diventa una sorta di religione. Il poeta trova nella poesia non solo la sua sola ragione di dignità, ma di vita. L'Ermetismo si ispira al Simbolismo di Mallarmè, ad alcuni surrealisti e all'orfismo di Campana e all'Ungaretti di Sentimento del tempo. Pratica l'analogia, la sinestesia e insiste su giochi di corrispondenza sonora e musicale, fantastica e alogica.
Il termine Ermetismo, usato per la prima volta dal critico Flora, aveva un'accezione negativa e voleva indicare il carattere oscuro e chiuso della nuova poesia giovanile che usava un linguaggio cifrato e allusivo di origine simbolista, complicandolo con tecniche oniriche di origine surrealista. Ora questo termine indica la tendenza poetica affermatasi negli anni Trenta.
L'ITALIA: L'ERMETISMO. QUASIMODO
Le sorti della poesia italiana degli anni Trenta sono condizionate dalla
situazione storico-politica. La distinzione operata dal fascismo fra
cultura-azione che interessava le grandi masse e cultura-laboratorio elaborata
da piccoli gruppi di intellettuali per un pubblico d'èlite costrinse i
letterati a scegliere tra due strade: o fare arte-propaganda per conto del regime e così venire in contatto con
il grande pubblico, o ritirarsi in un atteggiamento di distacco e di purezza (cioè di estraneità a ogni forma di impegno
sociale e politico limitandosi a scrivere per pochi. Per i poeti che scelgono
la seconda strada ritorno alla tradizione significa ritorno alla purezza della
lirica. Fra il 1925 e il 1935 prevale un eclettismo lirico ispirato alla linea
di poesia pura in cui si distinguono poeti come Quasimodo, Sinisgalli e De
Libero. Questo gruppo di poeti e la grande
lezione del "Sentimento del tempo" di Ungaretti prono la strada
all'Ermetismo. L'Ermetismo è un episodio
di estremismo postsimbolista. Il Surrealismo francese che pure è tenuto
presente viene smusato nelle sue tendenze provocatorie. E poiché le singole
parole devono tendere a un massimo di assolutezza si mira a renderle
indeterminate ed astratte. Il centro dell'Ermetismo fu Firenze dal 1932 al
QUASIMODO
Legato prima al clima della letteratura ermetica degli anni Trenta e poi
a quello dell'impegno neorealistico fra il 1943 e il 1956 resta sempre fedele a
una concezione di poesia come momento di sintesi delle contraddizioni personali
e storiche e come punto di vista superiore e privilegiato. Si nota dopo il
POESIE
Quasimodo "Ride la gazza, nera sugli aranci"
Fa parte delle Nuove poesie comprese in Ed è subito sera. Sono presenti
alcuni temi tipici della poesia di
Quasimodo: la rievocazione nostalgica della propria terra lontana
Quasimodo "Milano,
agosto
Fa paret della raccolta Giorno dopo giorno. Dal linguaggio prezioso e alliusivo dei testi precedenti si passa a un lessico realistico benchè privo di punte violente. E' l'esperienza tragica della guerra a suggerire un impegno nelle vicende storiche e sociali in contrapposizione ai miti letterari delle opere precedenti. La posizione del poeta è critica nei confronti della degenerazione bellica così come nella società del dopoguerra segnata dalle ingiustizie e dalla follia consumistica. Il testo trae ispirazione dal bombardamento che colpì Milano e fin dal titolo rifiuta la sublimazione degli artifici letterari per esprimere l'orrore della tragedia. A tal fine sono usate le replicazioni insistenti ruotanti sul termine-chiave "morte" ripetuto cinque volte.
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