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Galileo nasce a Pisa il 15 febbraio 1564; la sua vita è piena di scoperte e opere e può essere divisa in quattro principali periodi:
Dopo l'infanzia pisana ( 1564-74 ), la giovinezza fiorentina ( 1574-89; durante le quale però frequenta per quattro anni la facoltà di medicina dello studio pisano ) dove alterna ricerca scientifica a ricerca letteraria, Galileo ottiene il primo incarico di insegnamento matematico presso l'università di Pisa ( 1589-92 ). In questo primo periodo scopre la legge dell' isocronismo del pendolo, studia il moto dei gravi e si interessa di letteratura, tenendo all' Accademia di Firenze dibattiti su Tasso, Ariosto e Dante. Inoltre scrive anche versi burleschi e liriche petrarcheggianti.
Questo periodo coincide con l'insegnamento a Padova e contemporaneamente costruisce vari strumenti, come il compasso geometrico e militare, l'orologio a pendolo e macchine per l'irrigazione. Fin dal 1597 accoglie le tesi astronomiche di Copernico, anche se mantiene una certa prudenza, mancando ancora di prove certe. Infatti scrive, fra il 1613-15, una serie di lettere famose sulla teoria copernicana, affrontando anche il tema pericoloso dei rapporti tra scienza e Sacre Scritture tanto che i gesuiti e soprattutto i domenicani cominciano ad attaccarlo, finché nel 1615 viene denunciato all'Inquisizione. Grazie all'uso del telescopio a partire dal 1609 compie le osservazioni astronomiche che poi nel 1610 confluiranno nel Sidereus nuncius : il libro gli acquista fama internazionale e la nomina da parte dei Medici, a cui aveva dedicato col nome di " Pianeti medicei " i satelliti di Giove, a matematico primario dell'università di Pisa.
Fra il 1616 e il 1632 Galileo pubblica le sue opere più importanti in situazione di difficoltà e contrasti sempre crescenti. Nel 1623 pubblica il Saggiatore in aperta polemica contro la fisica aristotelica e lavora al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo che pubblica nel 1632 per la quale interviene la censura e il Tribunale dell'Inquisizione.
Il processo si conclude nel 1633 con la condanna delle tesi di Galileo e la sua abiura. Esso deve ritirarsi forzatamente ad Arcetri, poco fuori le mura di Firenze, dove vecchio e ammalato trascorre l'ultima parte della sua vita. L'ultimo suo grande trattato esce in Olanda nel 1638 con il titolo Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica ed i movimenti locali. Muore l'8 gennaio 1642.
Con Galileo si compie una vera rivoluzione nel sistema del sapere. A una concezione del mondo e della natura che nel Rinascimento si fonda ancora su un complesso di nozioni filosofiche e metafisiche rielaborate dalla Scolastica sulla base di Aristotele, Galileo contrappone non un sistema chiuso e definito, ma un metodo di analisi della realtà. La volontà di mandare in frantumi le convinzioni enciclopediche e sistematiche della Scolastica spinge Galileo ad adottare il genere letterario del dialogo. Nel dialogo la verità non emerge come enunciazione apodittica, ma nasce come confronto e discussione aperta sui problemi, alla ricerca della migliore interpretazione dei dati. Questo è anche uno straordinario mezzo di polemica: la superiorità del metodo sperimentale e matematico viene dimostrata confutando sui singoli punti le tesi degli avversari, di cui viene sottolineata la natura di astratta riflessione libresca, incapace di dar conto della concretezza dell'esperienza. All'autorità dei grandi pensatori del passato, codificata nei libri, si sostituisce una ricerca sperimentale che si fonda sull'osservazione oggettiva dei fenomeni e sulla loro traduzione in rigorose misurazioni matematiche: la possibilità di misurare l'esperienza sgombra il terreno da ogni implicazione metafisica e apre il cammino alla scienza moderna. Tutto ciò che esula dall'osservazione sperimentale della realtà non sollecita alcuno interesse nello scienziato Galileo. Infatti sul piano scientifico e filosofico egli si collega alla ricerca degli intellettuali anticonformisti a cavallo fra '500 e '600, come Bruno che aveva ripreso le teorie copernicane e intravisto la fine del privilegio antropocentrico. Sul piano letterario rinnova anche profondamente il genere della trattatistica, rendendolo adatto ad una comunicazione più vasta e varia e ad un pubblico più ampio. Con Galileo nasce insomma una comunità scientifica internazionale.
Come scrittore, Galileo introduce un'importante innovazione : usa il volgare fiorentino. La rinuncia al latino, la lingua della Scolastica e della saggistica scientifica che ad essa si ispirava, comporta la necessità di modellare l'italiano in modo da farlo diventare il linguaggio della comunicazione scientifica: in questo modo l'italiano letterario nella sua prosa tende a perdere gli eccessi di ambiguità e indeterminatezza, rinuncia ai latinismi cercando di trovare degli equivalenti nel linguaggio comune guadagnando in precisione e chiarezza tecnica. Galileo perseguiva insomma un'alternativa al latino della Chiesa e delle chiuse accademie dei dotti: un'alternativa linguistica, letteraria e culturale. Egli si rivolge sia agli ambienti dei letterati e degli intellettuali, sia al mondo dei tecnici, degli ingegneri, degli artigiani per creare un consenso alla sua proposta e trovare un punto di accoro con le autorità ecclesiastiche. Solo una prosa letteraria e scientifica insieme, raffinata ed elegante ma allo stesso tempo precisa e concreta, poteva soddisfare tali aspettative. L'aiutarono in ciò la formazione culturale fiorentina e i naturali agganci che essa conservava con la tradizione dell'umanesimo e di un classicismo moderato. Dal toscano trasse inoltre la sua tendenza al realismo. La prosa galileiana è indubbiamente molto precisa, essa costituisce infatti il primo grande modello di prosa scientifica moderna. Dalla matematica, dalla quale trasse la coerenza logica, l'astratto rigore e la struttura argomentativi, egli deriva quella nettezza espositiva che lo allontana dalle soluzioni barocche adottate invece a Roma.
La Controriforma aveva stabilito che ogni forma di sapere dovesse essere in armonia con la Sacra Scrittura, nella precisa interpretazione che ne aveva fornito la Chiesa cattolica. Applicato alla scienza moderna, tale decreto poteva generare il problema se il credente dovesse accettare solo il messaggio religioso e morale della Bibbia oppure ogni affermazione scritturale. Alcuni teologi sostenevano la seconda soluzione, credendo che il negare alcune affermazioni delle Scritture, pur non intaccando i fondamenti della fede, invalidasse la verità della Bibbia che, essendo scritta sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, deve esser per forza vera in tutte le sue affermazioni. Galileo riteneva che una simile posizione avrebbe ostacolato il libero sviluppo del sapere e danneggiato la religione stessa. Di conseguenza nelle Lettere copernicane affronta il problema dei rapporti tra scienza e fede ed arriva alla seguente conclusione : la natura ( oggetto della scienza ) e la Bibbia ( base della religione ) derivano entrambe da Dio, una come " esecutrice degli ordini di Dio " e l'altra come " dettatura dello Spirito Santo ". Come tali esse non possono contraddirsi fra loro. eventuali contrasti tra verità scientifiche e religiose sono soltanto apparenti. In conclusione, se la Bibbia si occupa dell'ambito etico-religioso, la scienza si occupa di quello delle verità naturali, in relazione alle quali non è la scienza che deve adattarsi alla Bibbia ma viceversa. L'errore dei teologi consiste dunque nella pretesa che la Scrittura faccia testo anche nelle questioni di tipo " naturale " e che quando la Bibbia appare in contrasto con la scienza, essa vada reinterpretata. La Chiesa stessa con il tempo ha finito per riconoscere l'autonomia operativa della scienza nel campo delle conoscenze naturali, dimostrandosi eventualmente disposta a reinterpretare la lettera dei testi biblici in conformità con la scienza.
LA FORTUNA DI GALILEI NEL SEICENTO
Dopo la condanna del 1633, l'intera scuola galileiana subì una dura battuta d'arresto. Nel 1651 l'accademia dei Lincei cessò le proprie attività e l'astronomia tornò saldamente in mano a studiosi d'impostazione aristotelica e gesuitica. Tuttavia Galileo ebbe una straordinaria risonanza in tutta Europa, soprattutto tra esponenti dell'empirismo filosofico. Se nel Nord Europa il suo pensiero trovò numerosi ammiratori tra i quali Thomas Hobbes, in Italia la ricezione delle opere dello scienziato fu emendata da ogni cenno alle teorie copernicane e dopo quanto era accaduto lo stesso genere dialogico veniva guardato con sospetto dalla censura ecclesiastica.
LA RICEZIONE NELL'ETA' DELL'ILLUMINISMO
Il significato decisivo della battaglia culturale di Galileo nella storia del mondo moderno iniziò a rendersi palese a partire dal '700 illuministico. La rivendicazione della piena autonomia del sapere scientifico rispetto al campo dell'autorità religiosa costituì un fermo punto di riferimento per la vittoria che la scienza celebrerà nell'epoca dei Lumi.
LEOPARDI E IL MODELLO GALILEIANO
Nella prima metà dell' 800 l'autore che maggiormente si confronta con la prosa galileiana è certamente Giacomo Leopardi. Sono soprattutto le prose filosofiche leopardiane delle Operette morali a ereditare il modello dei Massimi sistemi, riprendendone temi, come in Copernico o in La storia del genere umano, la forma dialogica, ma anche la corrosiva ironia, la battaglia contro le illusioni umane generate dalla paura della morte.
LA RICEZIONE NEL NOVECENTO
Nel novecento le interpretazioni di Galileo si complicano e si intrecciano alle critiche rivolte da più parti alle scienze della natura. C'è chi vede in lui il teorico dell'autonomia della scienza da ogni altra autorità, religiosa e politica, e chi invece trova nella sua scelta di lasciare uno stato repubblicano come Venezia per uno stato assolutistico come il Granducato di Toscana, nella sua ricerca di un compromesso con la Chiesa e poi nella sua abiura la riprova della sua subordinazione e poi della ricerca scientifica moderna nei confronti del potere costituito, dei suoi finanziamenti ma anche dei suoi interessi politici, economici e militari..
Il poeta e drammaturgo tedesco Bertolt Brecht ( 1898-1956 ) dedicò a Galileo un importante dramma, Vita di Galileo, il cui tema centrale è la funzione sociale dell'intellettuale. Dell'opera vi furono tre redazioni e nella terza il personaggio di Galileo fa , prima di morire, una dura autocritica: egli ora vede nella propria abiura un cedimento nei confronti del potere che ha trasformato la natura della scienza, subordinandola non agli interessi del popolo ma quelli dei ristretti gruppi dominanti che possono usarla a scopi di dominio, di guerra, di sopraffazione.
E' interessante anche seguire la posizione di Italo Calvino, che si occupa di Galileo sia nei saggi raccolti in Una pietra sopra, sia nelle Lezioni americane. L'attualità di Galileo, secondo Calvino, consiste nell'aver scoperto e valorizzato la velocità del pensiero e l'insostituibilità della comunicazione scritta in un mondo dove sembra contare solo la velocità della motorizzazione. Ma Calvino rende attuale questo scienziato anche nei suoi racconti in quanto esso con le sue scoperte ha <<dissolto l'ordine impassibile delle sfere>> abbandonando l'uomo allo smarrimento dell'ignoto.
IL RAPPORTO CON LA CHIESA DI OGGI
Galileo è sempre apparso come un maestro di libero pensiero in contrapposizione al carattere chiuso e dogmatico della teologia ufficiale della Chiesa. D'altra parte quest'ultima solo con molto ritardo ha cominciato a rivedere la propria posizione su Galileo. Infatti solo nel 1979 il papa Giovanni Paolo II invitò ad una composizione onesta dei contrasti fra la Chiesa e Galileo. La cancellazione effettiva della sua condanna è avvenuta da parte della Chiesa solo il 31 ottobre 1992, sotto lo stesso papa, dopo tredici anni di studi effettuati da una commissione di nomina pontificia.
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