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) Si tratta di una ballata, come si può notare dalla presenza stanze ripartibili in fronte e sirma; in particolare, la fronte è composta da due piedi. C'è inoltre una ripresa, la cui struttura ricompare nella sirma. Lo schema metrico è ABB, CDCDDBB, dove D funge da concatenatio. Nell'ultimo verso della seconda stanza si ha una rima siciliana.
) Io stavo in cielo, e vi tornerò di nuovo
Per allietare altri con la luce dei miei occhi,
e chi mi vede e non si innamora del mio sguardo,
non conoscerà mai l'amore:
non mi fu rifiutata nessuna bellezza
quando la Natura mi chiese a Dio
il quale volle, donne, mettermi insieme a voi.
) La figura femminile viene rappresentata come un angelo: proviene dal Paradiso, del quale rappresenta e mostra le meraviglie, perché la sua bellezza virtuosa è talmente alta da rendere ciechi "ne sono a rischio di perder la vita.da un ch'io vidi dentro li occhi suoi", ha occhi come stelle luminose, ed è in grado di abbagliare chi la incontra, ricordandogli il luogo da cui lei proviene.
Ecco quindi emergere le caratteristiche della rappresentazione stilnovista della donna, enfatizzate da Dante, che la porta ad essere quasi una santa.
) Il discorso diretto della pargoletta è metafora di ciò che il narrante vede e pensa di lei: "queste parole si leggon nel viso/ di un'angioletta."
) E' attraverso gli occhi che si esercita l'esperienza amorosa, e la causa che fa scaturire il nobile sentimento è proprio il vedere la bellezza che simboleggia l'animo elevato.
Ed è appunto attraverso il suo mostrarsi che l'angioletta svolge il proprio compito: mostrare la bellezza che Dio è in grado di creare, tanto che chi, vedendola, non se ne innamora immediatamente, non sarà mai in grado di provare tale sentimento.
) Nel testo sono presenti elementi riconducibili allo stilnovismo. La donna è rappresentata come un angelo, che emana luce e proietta nella bellezza esteriore il valore spirituale; ella esercita, in particolar modo attraverso lo sguardo, un potere benefico su quelli che la guardano. C'è la tematica del cuore gentile, il solo in la donna possa suscitare l'amore ("e chi mi vede e non se ne innamora/ d'amor non avrà mai intelletto"). Infine, si ha la personificazione di concetti astratti: Natura e Amore.
) Tra gli elementi che possono far attribuire il testo a Dante Alighieri c'è la visione della passione come fonte di sgomento, caratteristica della produzione giovanile di Dante, quando non aveva ancora perfezionato lo stile che lo distinse poi dagli stilnovisti. La donna è vista come una creatura perfetta e irraggiungibile; il testo,dunque, è riconducibile alle opere relative a Beatrice, poiché si riferisce probabilmente al primo incontro che il poeta, ancora bambino, ebbe con lei.
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