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Edgar allan poe - la vita, petronio arbitrio




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EDGAR ALLAN POE


LA VITA


E.A. Poe nasce a Boston nel 1809. da due attori girovaghi, entrambi morti di tisi, quando ancora egli era piccolissimo.

Di lui si prende immediatamente cura un commerciante scozzese di Richmond, John Allan, assieme alla moglie Frances Keeling Valentine, cui lo scrittore rimarrà per sempre legato affettivamente.

Nel 1815 gli Allan si trasferiscono in Inghilterra, dove il piccolo Poe comincia gli studi, che poi proseguirà anche al rientro negli Stati Uniti, iscrivendosi alla Virginia University di Charlottesville, dove studia lingue antiche e moderne. Ben presto, però, nonostante i suoi ottimi voti, viene espulso dall'Università per i suoi eccessi alcolici e per i suoi debiti di gioco. Questo ed altri fattori lo fanno entrare in duro contrasto con il patrigno, tanto che nel 1827, a soli 18 anni, decide di abbandonare la famiglia e di trasferirsi a Boston, dove pubblica a sue spese ed anonimo un libretto di poesie Tamerlane and other poems by a Bostonian (Tamerlano ed altre poesie). Il libro viene accolto dall'indifferenza generale e, per la delusione Poe decide di arruolarsi come soldato semplice nell'artiglieria federale con il nome di Edgar A. Perry. Nel 1829, però, interrompe il suo servizio per recarsi a Richmond per la morte della signora Allan. Questo evento luttuoso porta un riavvicinamento con il patrigno, anche se la rottura sarà ormai insanabile, tant'è vero che, quando nel 1834 Allan morirà, non lascerà nulla in eredità allo scrittore.

Grazie all'aiuto di John Allan, Poe riesce a sottrarsi al suo dovere nell'esercito, dove avrebbe dovuto restare ancora un paio d'anni.

Il 22 settembre dello stesso anno sposa a Richmond la cugina Virginia Clemm, appena quattordicenne.

Nel 1838 pubblica il suo primo ed unico romanzo The Narrative of Arthur Gordon Pym (La storia di Arthur Gordon Pym), che però non ha successo. L'anno successivo a Filadelfia pubblica, invece, una raccolta di tutti i racconti che aveva sino ad allora scritto, intitolata Tales of Grotesque and Arabesque (Racconti del grottesco e dell'arabesco). Lavora poi nella redazione del Gentleman's Magazine, ed ancora una volta le sue straordinarie capacità di giornalista portano il giornale ad aumentare vertiginosamente la tiratura (addirittura dalle iniziale 500 copie a ben 40000!!). Si fa apprezzare sia come scrittore di racconti che come critico letterario, purtroppo i rapporti con il direttore del quotidiano diventano sempre più critici, tanto che Poe decide di abbandonare il giornale e fondarne uno tutto suo, attraverso una raccolta di fondi. L'esperienza di The Stylus, come Poe aveva chiamato il suo giornale, dura un paio di anni e non è delle più felici.

Inizia adesso il periodo più terribile di tutta la sua vita. La moglie si ammala gravemente e lo scrittore non avendo i mezzi per farla curare, si dà all'alcol e al laudano.

Nel 1844 è di nuovo a New York, pubblica sulla rivista The Evening Mirror la sua poesia più famosa The Raven (Il corvo), con la quale ottiene finalmente il successo che inseguiva da anni. Purtroppo per una serie di vicende il suo successo non dura a lungo. Infatti si riempie di nuovo di debiti di gioco e ricomincia a bere senza misura. Nel 1847 inoltre la moglie, a cui Poe era molto legato, muore di tubercolosi, da questo momento in poi lo scrittore cade in uno stato di prostrazione e di disperazione da cui non uscirà più. In questo periodo pubblica solo il poemetto in prosa Eureka. Il 3 ottobre 1849 viene trovato in stato di incoscienza in una locanda di Baltimora, ricoverato al Washington Hospital, muore di delirium tremens il 7 ottobre alle cinque del mattino.

















James Augustine Aloysius Joyce, uno dei più grandi autori di narrativa di questo secolo, nasce a Rathgar, una frazione di Dublino, il 2 febbraio 1882.
Appartiene ad una famiglia della buona società di Dublino, le cui condizioni finanziarie vanno però via via declinando fino al punto che l'indigenza lambisce la famiglia Joyce in modo preoccupante. I suoi genitori lo iscrivono ad una scuola cattolica, precisamente presso un istituto di gesuiti, il Clongowes Wood College (ma studierà anche al Belvedere College, sempre di proprietà dei gesuiti).
Successivamente, iscrittosi all'università di Dublino, si laurea in lingue moderne. In questi anni inizia a manifestare un carattere anticonformista e ribelle. Difende con articoli e conferenze il teatro di Ibsen, considerato ai tempi immorale e sovversivo e, trascinato dalla sua foga idealista, pubblica 'Il giorno del Volgo', un pamphlet nel quale si scaglia contro il provincialismo della cultura irlandese.
compone anche molte delle poesie, raccolte in seguito raccolte nella silloge dal titolo 'Musica da camera'. L'opera, però, è ancora attardata su modelli romantici e tardo-romantici. Sul giornale 'Irish Homestead' escono tre racconti poi compresi in un altro fondamentale libro di Joyce, 'Gente di Dublino'.

Incontra Nora Barnacle, proveniente dall'Ovest dell'Irlanda e in cerca di un lavoro come cameriera a Dublino poi sua compagna per tutta la vita. A Trieste proseguono le esperienze di insegnamento ma, irrequieto, presto sente che quella città gli sta stretta e preferisce trasferirsi a Zurigo. Nel 1922, invece, si stabilisce ancora una volta a Parigi e qui rimane fino al dicembre 1940, quando l'avanzata vittoriosa dei nazisti lo costringe a rifugiarsi nuovamente a Zurigo.
Le tecniche usate per esprimere il flusso di coscienza includono il ' flash back ', la storia nella storia, l'uso di similitudini e metafore e di una particolare punteggiatura. Il metodo utilizzato disdegna spesso i passaggi logici, la sintassi formale e la punteggiatura convenzionale proprio per riflettere la sequenza caotica dei pensieri.

Sul piano della vita privata, invece, una grave malattia agli occhi che per alcuni periodi lo prova quasi completamente della vista, lo costringe a numerosi interventi chirurgici. Viaggia frequentemente tra Inghilterra, Svizzera e Germania. Frammenti di 'Finnegans Wake', l'estremo capolavoro, sono pubblicati dalle riviste letterarie d'avanguardia, suscitando immancabilmente giudizi perplessi e polemici.
Iniziano a manifestarsi i primi disturbi mentali della figlia, ma Joyce vorrà tenerla sempre con sè, lasciandola in clinica solo nei momenti di crisi più violenta.
Nel 1939 viene finalmente pubblicato il Finnegans, una evoluzione monumentale dei temi strutturali e sovrastrutturali dell'Ulisse, ispirato alla filosofia della storia di G. B. Vico.
Dopo l'inizio della guerra Joyce si trasferisce a Zurigo dove morirà in seguito ad una operazione chirurgica nel 1941.








PETRONIO ARBITRIO

Tacito, nei suoi Annali, parla diffusamente di un certo Petronio, senza per altro far alcun riferimento a lui come autore del Satyricon. Lo storico romano nomina un G. Petronio, presumibilmente identificabile con Gaio Petronio Ponzio Nigrino. Tuttavia, tale notizia sembra errata. Tacito pare confondere il padre con il figlio (nel senso che Tacito, scrivendo tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C., conferisce il nome del padre al figlio, del quale pure intende descrivere il profilo). Secondo gli studi più recenti, infatti, Petronio corrisponderebbe a Tito Petronio Nigro (dunque il figlio di Gaio Petronio Ponzio Nigrino), illustre intellettuale della cerchia degli intimi di Nerone, uomo avvezzo a ribaltare le più elementari regole della convenzione comune: passava il giorno a letto dormendo e la notte dedicandosi ai suoi affari e ai piaceri della vita. Nonostante il suo atteggiamento, naturale o studiato, di neghittoso, chiamato ad assumere alte responsabilità politiche soprattutto in Bitinia, secondo Tacito, si rivelò energico e all'altezza dei suoi compiti. Sempre secondo lo storico romano, mentre molti erano arrivati alla notorietà grazie a un impegno frenetico, Petronio vi giunse attraverso un'ostentata indolenza. Probabilmente, proprio questa sua caratteristica lo pose al centro dell'attenzione di Nerone e della sua corte. Ma ciò gli fu fatale. Per Tacito, infatti, Tigellino, prefetto del Pretorio, ne divenne presto invidioso. Per farlo cadere in disgrazia, egli insinuò in Nerone il sospetto che Petronio fosse implicato nella congiura pisoniana. Tigellino fece sterminare gran parte della classe intellettuale e dirigente di Roma. Petronio, venuto al corrente della vicenda, non volle aspettare la condanna dell'imperatore e decise di darsi la morte (credibilmente a Cuma), ma senza fretta: si recise le vene, le fasciò e le aprì di nuovo, come fosse un giorno qualsiasi. Egli mangiò, ascoltò musica e versi di poesia, discusse di filosofia, ma in maniera leggera; poi riposò, in modo tale che la morte sembrasse casuale.     Il Satyricon è un'opera latina attribuita a Petronio Arbitro. In considerazione della frammentarietà e della lacunosità del testo, molti dati su di esso rimangono incerti e costituiscono materia di discussione tra gli studiosi. Non si hanno certezze riguardo l'autore, dal momento che l'opera, o meglio i frammenti che ne restano, non consente di riconoscerlo in modo inequivocabile. L'indicazione fornita dai manoscritti, infatti, è limitata al nomen dell'autore, cioè Petronio, senza alcuna altra specificazione. Nel passato, diverse ipotesi sono state formulate. Oggi, generalmente, è accettato il riconoscimento del Petronio autore del Satyricon nel Gaio Petronio, personaggio in vista della corte di Nerone ma improvvisamente caduto in disgrazia presso l'imperatore e condannato a morte nel 66.

Encolpio, il giovane protagonista, racconta le avventure occorsegli durante un viaggio fatto in compagnia del giovane Gìtone di cui è innamorato e dell'amico Ascilto, in una non bene precisata località della Campania (da alcuni identificata con Pozzuoli). Dopo una discussione con il retore Agamennone sul tema della decadenza dell'eloquenza, i tre iniziano a vivere le avventure più disparate. Vengono anche accusati di aver offeso il dio Priapo in persona, avendo interrotto un rito in suo onore. Costretti quindi a rimediare al sacrilegio, sono coinvolti in un'orgia purificatrice, durante la quale subiscono estenuanti prove erotiche.

Inizia allora il racconto della 'cena' a casa di Trimalchione, episodio centrale dell'opera, di cui occupa quasi la metà. Ospiti, oltre ai tre ragazzi, sono vari personaggi del rango di Trimalchione, liberto arricchitosi, che fa sfoggio con ostentata esagerazione delle sue ricchezze. La conversazione fra i convenuti verte su argomenti comuni (il clima, i tempi, i giochi pubblici, l'educazioni dei figli), ma offre uno spaccato vivace e colorato, non senza punte di chiara volgarità, della vita di quel ceto sociale.

In seguito, Encolpio, allontanatosi dagli altri due compagni, incontra Eumolpo, un vecchio letterato che, notato l'interesse di Encolpio per una quadro raffigurante la presa di Troia, gliene declama in versi il resoconto (è la celebre Troiae halosis). I due diventano quindi compagni di viaggio e, dopo una serie di avventure, che li vedono viaggiare per mare e rischiare anche la vita, si ritrovano, insieme a Gìtone nella città di Crotone.

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