DIRITTI D'AUTORE SU GESÚ
Passando davanti alla vetrina della libreria, s'innalzano
pomposi dei volumi, che per qualche motivo sembrano attirarci e incuriosirci di
più che degli altri libri "anonimi". Quelle copertine mostrano nomi come "Il
Codice da Vinci", di Dan Brown, o ancora "Inchiesta su Gesù" di Corrado Augias.
Può sembrare strano, ma quei due libri sono stati e sono tuttora al centro di
alcune delle più accese discussioni politiche.
Questi due eventi questa settimana la figura
di Gesù Cristo agli "onori della cronaca", accompagnati dalla presentazione del
film-documentario "La tomba perduta di Cristo" di James Cameron, che ha come
oggetto gli scavi archeologici condotti, nelle necropoli di Gerusalemme e come
tesi quella del ritrovamento del reale luogo di sepoltura di Gesù di Nazareth.
Si tratta d'eventi e prodotti culturali
molto diversi tra loro ma con un unico comun denominatore: sono al centro di
polemiche e controversie per aver raccontato o spiegato la figura storica di
Gesù in un maniera diversa da quella delle gerarchie ecclesiastiche cristiane.
Più che entrare nel merito delle polemiche, è
forse più importante soffermarsi su una delle possibili domande che questi
fatti ci pongono: chi può parlare di Gesù? E come dovrebbe essere giusto raccontare
e studiare una figura che si presenta a noi come uomo e come figlio di Dio?
E' soprattutto il "processo" al libro di
Augias, per l'innegabile qualità intellettuale e la sua raffinatezza
espositiva, che desta più scandalo.
In questo libro non si trovano ipotesi fantasiose o contrarie alla dottrina
cattolica, ma vi è solo il tentativo di parlare di Gesù di Nazareth
raccontandolo come un uomo, lasciando da parte la fede per concentrarsi sulle
sue parole e sulle sue azioni.
Un libro che dà l'immagine di un uomo che, a prescindere dalle credenze
religiose, ha cambiato in maniera decisiva la storia del mondo. Tutto questo
sembra essere giudicato inammissibile dalla Chiesa di Roma, per la quale
l'unica possibilità concessa a uno scrittore o ad uno storico per raccontare la
figura di Cristo è quella di rifarsi alle fonti. Che sono però, come ricorda lo
stesso Augias, al 99% ecclesiastico-religiose. Impedendo in tal modo a chi non
sia credente di interrogarsi su Gesù di Nazareth.
Nel documentario di Cameron invece, si sostiene, con
prove documentali che i due considerano esaustive, l'avvenuto ritrovamento del
sarcofago di Gesù di Nazareth, e se ne propone una biografia diversa da quella
canonica: Gesù, secondo i due autori, avrebbe infatti avuto un figlio, Yehuda,
da Maria Maddalena. La tesi è contestata da parte di numerosi.
Oltre alla doverosa verifica delle fonti, però, una delle principali
confutazioni a questa tesi è: il luogo del ritrovamento dista più di un
chilometro dal luogo che i primi cristiani veneravano come il Santo Sepolcro,
pertanto questa non può essere considerata plausibile
Una credenza dei primi cristiani, che la Chiesa ha reso canonica, e per la quale non
vengono tollerate confutazioni o nuove ipotesi. E allora quale di queste due
credenze, se non dovesse esserci una conferma storicamente ineccepibile, può
essere considerata valida?
Quella fatta propria dalle chiese cristiane o quella di semplici fedeli che
vedono in un altro luogo il reale Santo Sepolcro? Gesù appartiene alla Chiesa o
a chi ha creduto alle sue parole e seguito il suo messaggio? Gesù di Nazareth
si definisce nelle scritture testamentarie "Figlio dell'Uomo". Rifacendosi ad
una profezia biblica ma anche volendo sottolineare la sua natura umana. Se una
cosa è chiara , dopo secoli di guerre di religione e d'integralismi, è che la
lettura dei testi sacri non può mai essere letterale. Perché il testo deve
essere interpretato.
Ma se l'interpretazione è concessa solo a chi si muove in un ambito di fede, e
se anche all'interno di questa sfera solo alcuni alti prelati e teologi possono
aver parola, quale fede e interpretazione è possibile per il fedele o per chi
vuole semplicemente capire, ispirarsi o seguire, anche da non religioso,
l'esempio e la via indicata da Gesù?Chi detiene il copyright sulla vita di
Gesù?Una Chiesa? I fedeli? Il genere umano?A chi possono appartenere la figura
di Gesù di Nazareth e le sue parole?Una domanda che quasi nessuno vuole porsi,
perché la risposta potrebbe portare a negare costruzioni dogmatiche e temporali
costruitesi nei secoli.
E a restituire alla sua umanità, piccola e universale, un giovane uomo ebreo,
figlio di un umile falegname, le cui parole, rivolte al suo popolo, sono state
udite in ogni angolo del mondo da miliardi d'orecchie.
Da miliardi di menti e di cuori che ne conservano ricordi e significati, e che
nessuna cattedra potrà mai ricondurre ad un dogma.