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DECADENTISMO
In una società sempre più capitalisticamente avanzata, lo scrittore (e l'artista in generale), si ritrova a far parte di un immensa folla e a sopportare gli urti di quest' ultima, che lo guarda sempre più con indifferenza, facendogli perdere quindi la propria funzione sociale di fondatore di ideologie. L'artista comincia a rendersi conto (come è gia successo a Verga) della perdita di centralità da parte dell'arte, e se a ciò aggiungiamo la nascita di una nuova società (la società di massa), che riduce l'opera d'arte a semplice merce per il mercato, possiamo comprendere cosa volesse dire Baudelaire nel suo famoso apologo, parlando di quella perdita dell'aureola da parte dell'artista: l'arte ha ormai perso la sua sacralità, e di conseguenza l'artista ha perso il suo ruolo sociale diventando una prostituta e, come essa, è costretto a vendere qualcosa che è per natura invendibile. E' proprio per questo motivo che si emargina sempre di più dalla società, conducendo una vita sregolata, scioperata, "maledetta". Ma in quale altro modo può reagire l'artista? Al contrario di quanto accaduto nel verismo in cui veniva accettata questa condizione (che stilisticamente veniva espressa attraverso il canone dell'impersonalità), i poeti decadenti tendono a recuperare questo privilegio: chi attraverso una fusione panica con la natura, chi attraverso una celebrazione del valore assoluto dell'arte.
In Italia però (soprattutto da D'annunzio) il rapporto con la massa viene vissuto diversamente e in modo abbastanza contraddittorio; anche qua abbiamo un disprezzo e un atteggiamento di superiorità nei confronti di quest'ultima, ma essa non viene affatto ignorata: si cerca piuttosto di sfruttarne i comportamenti a proprio favore; l'artista si pone come guida, come modello di vita nei confronti del popolo. Riesce insomma, diventando oggetto di culto, a sfruttare i meccanismi di quella società che l'aveva declassato, pur mantenendo la sua distinzione da essa (Nasce così anche il divismo).
Ma quando avvenne tutto questo? E' molto difficile segnare i limiti cronologici di tale corrente: se è vero che, ufficialmente, essa nasce nella prima metà degli anni ottanta dell' ottocento, è altrettanto vero che gia nel 1857 era uscita una raccolta di poesie di Baudelaire dal titolo i fiori del male, d'atmosfera decisamente decadente, che anticipava di vent'anni la poetica simbolista (poetica principale del decadentismo). Ancora più difficile risulta trovare tali limiti alla sua fine: i critici sono quasi unanimemente d'accordo nel considerare come termine, la nascita delle prime avanguardie novecentesche, ma, oggettivamente, quel senso di decadenza e di crisi tipico di quel periodo, non ci ha ancora del tutto abbandonati. Per comodità affronteremo questo tema, usando come riferimento i "confini" ufficialmente assegnati a questa corrente; di decadentismo si comincia a parlare per la prima volta, dopo la pubblicazione, sulla rivista le chat noir, di un sonetto di Paul Verlaine, dal titolo Languore, che recitava tale verso: "sono l'impero alla fine della decadenza". Vi affiorava il concetto che la raffinatezza e l'eleganza, sono proprie appunto, delle epoche storiche in decadenza, e il poeta identificava la sua situazione con quella di un impero in decadenza; in effetti la nuova tendenza è caratterizzata da una rivendicazione dell'artificio e della raffinatezza musicale.
Il decadentismo trova il suo principale manifesto in Francia nel 1884, con il romanzo Au rebours di Huysmans, per poi propagarsi in tutta Europa, a cavallo fra i due secoli, facendo dell'estetismo la principale parola d'ordine e, dell'irrazionalità l'ideologia privilegiata: il poeta rivela una verità superiore, concepita intuitivamente, misticamente, o attraverso una fusione con la natura, dunque in maniera del tutto irrazionale; di qui la sua predizione per il simbolismo.
Possiamo riassumere i principali contenuti decadenti nei seguenti punti:
In Italia il decadentismo fiorirà solamente tra il 1889 e il 1891 con l'uscita de Il piacere di D'annunzio e di Myricae di Pascoli.
Nel 1857, con l'uscita di Le fleurs du mal di Charles Baudelaire, nasce un nuovo tipo di poesia: la poesia moderna. Quest'ultima si trova di fronte ad un bivio: o proietta il proprio bisogno di significato nella ricerca di "corrispondances" con la natura (corrispondenze è il titolo di una poesia di Baudelaire, che riassume al massimo la poetica simbolista), oppure, conscia dell'impossibilità di tale progetto, rappresenta la realtà della profonda scissione tra uomo e natura, e della trasformazione di quest'ultima in una seconda natura artificiale (è il caso dell'allegorismo.
In Baudelaire sono presenti entrambe le strade: il Simbolismo serve al poeta come eco di un epoca passata in cui la fusione con la natura era ancora possibile, e come aspirazione di un simile futuro; mentre l'allegorismo è usato come presa di coscienza di tale impossibilità, data la condizione del poeta in questa società "alienante"
Queste due linee si scinderanno successivamente: il simbolismo troverà spazio negli anni settanta dell'ottocento, per diventare la principale poetica del decadentismo, mentre per un ritorno dell'allegorismo bisogna aspettare il novecento con l'espressionismo.
IL SIMBOLISMO
Abbiamo gia descritto questa poetica, come la principale nel decadentismo, quindi è necessario, per capire a fondo quest'ultimo, darne un ulteriore chiarimento, ed esporne i punti fondamentali.
Il simbolismo nasce in Francia con l'uscita del poemetto l'apres midi d'un faune (1876) di Stephan Mallarmè, ma già Rimbaud aveva espresso le basi di questa poetica nella lettera del veggente (1871) e, persino Verlaine, gia nel 1866, si era avvicinato al simbolismo con Poemi saturnini, ispirandosi a Baudelaire. Con l'uscita dell'antologia Poeti maledetti (1884), curata dallo stesso Verlaine, questa poetica diventa una realtà destinata a dominare gli anni a cavallo fra i due secoli, e ad influenzare gran parte della poesia del novecento.
Il simbolismo si rifà largamente a Baudelaire; cerchiamo di sintetizzarne i punti principali: il poeta cerca un rapporto con il mondo sensuale, che non sia mediato dalla ragione. I rapporti tra la percezione sensoriale e la natura inclinano a soluzioni mistiche, paniche, che comportano un largo uso della sinestesia che, accostando aspetti fra loro contrastanti, si presta bene a esprimere le corrispondenze tra uomo e natura, e in natura tra suoni, odori e colori. Solo attraverso uno sregolamento di tutti i sensi (come diceva lo stesso Rimbaud), il poeta diventa veggente di una verità oscura, che in quanto tale è esprimibile solo attraverso allusioni, suggestioni musicali ("la musica prima di ogni altra cosa" diceva Verlaine in una sua poesia); da qui la rivalutazione dell'aspetto fonosimbolico (ogni singolo suono ha un suo valore evocativo). La figura del poeta veggente, spiega la nuova tendenza della poesia di imporsi come religione; da qui l'esaltazione dell'arte tipica dell'estetismo, che in fondo può essere considerato una religione della bellezza.
Le fleurs du mal
E' una raccolta di poesie di Baudelaire, uscita per la prima volta nel 1857. Fu poi revisionata a causa dello scandalo provocato, tra i moralisti, da alcune poesie. Nell'edizione finale era composta da cinque sezioni (spleen e ideale, quadri parigini, i fiori del male, la rivolta, il vino, la morte) divise tematicamente. Lo stesso titolo indica una scelta di poetica allegorica, infatti viene associata un idea (l'idea del male) ad un immagine (quella del fiore), cosicché il fiore diventi la figura del male; questo provoca anche un inevitabile effetto ossimorico, poiché il fiore, comunemente associato all'idea di purezza, di freschezza, di bene, viene ora associato all'idea di male.
L'intera raccolta possiede un organizzazione tematica: la prima e la seconda sezione sono dedicate alla nuova condizione del poeta, e al contesto geografico, ed esprimono la situazione del poeta, diviso tra degradazione ed elevazione. Nella maggior parte delle poesie della seconda sezione, sono la folla, le prostitute e i mercati, i veri "paesaggi" del poeta, Il quale è diventato uno fra tanti nella folla e si rende conto dell' impossibilità di una fuga, peraltro tentata nelle successive sezioni: non a caso l'ultima poesia della raccolta si chiama Viaggio.
Possiamo chiudere questa parentesi decadente con la lettura di una poesia di Paul Verlaine (che è quasi il riassunto di ciò che abbiamo detto fino a adesso sul simbolismo), che ci può rendere più chiara l'importanza della musicalità e delle scelte stilistiche nella poetica fino a adesso descritta
Arte poetica
(Paul Verlaine)
Musica prima di ogni altra cosa,
e perciò preferisci il verso Dispari
più vago e più solubile nell'aria
senza nulla che pesi o posi.
Bisogna pure che le parole
tu le scelga non senza qualche equivoco:
nulla è maglio del canto ambiguo, dove
l'Indeciso al Preciso si sposa.
Sono i begli occhi da dietro un velo,
la gran luce che trema a mezzogiorno,
è, per un tiepido cielo d'autunno,
la farragine azzurra delle stelle!
La sfumatura è ciò che ci vuole,
non il Colore, soltanto l'alone!
Oh, Fidanzi la sfumatura sola
il sogno al sogno, il flauto al corno!
Fuggi l'Arguzia che assassina,
lo Spirito tagliente e il Riso impuro
per cui piangono gli occhi dell'Azzurro,
tutto aglio di bassa cucina!
Strangola l'eloquenza, e sull'aire
di questa energia, fa attenzione
che la rima abbia un po' di discrezione,
altrimenti, dove andrà a finire?
O chi dirà i torti della rima!
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci forgiò questo gioiello da un soldo
vacuo e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
e senti che con anima irrequieta
fugge verso altri cieli, altri amori.
Sia il tuo verso la buona avventura
sparsa al vento frizzante del mattino
che porta odori di menta e di timo.
e tutto il resto è letteratura.
PICCOLA GUIDA ALLA LETTURA
Gia dalla prima strofa il viene ribadita l'importanza della musicalità, e del conseguente uso di versi "dispari", che eliminano quella cadenza rigida, con pause sempre allo stesso posto, tipica dei parisillabi. Nei vv. 7-8 è espressa un'importante dichiarazione di principio: il "canto" è il mezzo più adatto a sposare "indeciso" e "preciso", ovvero: viene ribadita la necessità di esprimere la verità attraverso espressioni allusive (l'indeciso), ma pur sempre attraverso un'operazione del poeta che deve essere compiuta con consapevolezza e precisione (il preciso); ciò implica il rifiuto della poetica romantica della spontaneità. Per ottenere questi effetti (come è espresso nella quinta strofa), bisogna rinunciare alla comicità e alla satira, che ci allontanano dall'assoluto ("l'azzurro"), e (vedi sesta strofa) all'eccessiva eloquenza.
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