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D'ANNUNZIO
Tre fattori principali sono alla base della formazione e dell'erudizione di d'annunzio: l'ingegno molto precoce, la straordinaria capacità retorica e di versificazione e l'abilità di assimilazione e di appropriazione delle esperienze letterarie e culturali altrui. Tutta la sua opera infatti è nel segno della citazione, della ripresa, del rifacimento e della ripetizione dell'accumulo e dell'enumerazione.
D'annunzio vuole impersonare il modello del superuomo e crede nel valore assoluto dell'arte, tanto da ridurre ogni aspetto dell'esistenza ad attività artistica.
La prima fase della sua produzione (primo vere, canto novo, terra vergine) è già caratterizzata da una forma di VITALISMO NATURALISTICO, dove il poeta canta una natura variopinta, multiforme e selvaggia in cui egli si immerge. Questa fase è quindi caratterizzata dal PANISMO, ormai riconosciuto come la linea tematica di tutta la sua opera. In seguito sempre durante questa fase (terra vergine, novelle di Pescara) pare sempre più decisiva l'influenza del naturalismo di Maupassant e Zola. I personaggi umani si fondono con gli elementi naturali del paesaggio abruzzese.
La seconda fase è caratterizzata dall'ESTETISMO e dal PIACERE (il piacere). Negli anni romani prende sempre più forma il personaggio d'annunziano, un poeta languido e raffinato, esteta aristocratico che si distacca dai modi e dai gusti della gente comune. Durante questo periodo si va realizzando l'aspirazione di rappresentare in forme letterarie raffinate le eleganze e le stravaganze degli ambienti aristocratici romani.
La terza fase è quella del SUPEROMISMO e del PANISMO (le vergini delle rocce, il fuoco). Questi due atteggiamenti coesistono in qualche misura e si alternano in vario modo in una produzione ancora copiosa, finché quello superomistico cede il passo a un più maturo panismo.
A questa fase è legata buona parte della produzione teatrale. D'annunzio si propone infatti di creare un teatro di poesia al fine di creare un'atmosfera ideale in cui vibri tutta la vita della natura. Spiccano i temi della morale superomistica, della lussuria, del sangue e della violenza (laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Alcyone.)
L'ultima fase è quella del notturno, comprende le pagine scritte dopo l'incidente aereo che gli causò una grave ferita all'occhio.
ESTETISMO, SUPEROMISMO, PANISMO
Il termine estetismo, nato nel settecento, definisce la filosofia che si occupa del bello e dell'arte. L'estetismo è anche un atteggiamento culturale che attribuisce priorità ai fattori estetici e alla bellezza, considera l'arte la più alta espressione dell'uomo e subordina ogni altro valore anche morale. Si accompagna a questo movimento anche la concezione espressa in francese l'art pour l'art, che identifica lo scopo dell'opera d'arte nell'opera stessa. l'estetismo insegue anche la fusione tra l'arte e la vita.
Una visione importante dell'estetismo si trova nel pensiero del giovane filosofo Nietzsche che individua nello spirito dionisiaco, espresso in arte dalla musica, una fonte essenziale della classicità. Attraverso la critica della razionalità socratica e della morale cristiana, Nietzsche giunge a formulare la teoria dell'Ubermensch, il SUPERUOMO. Infatti secondo la sua teoria l'uomo sta in mezzo tra l'animale e il superuomo.
Il superuomo d'annunziano si identifica con quello nietzscheiano nel disprezzo della vita grigia e volgare della massa, nella volontà di potenza, nella libertà dalle regole, ma si risolve poi spesso verso ideali nazionalistici e aristocratici dell'eroismo militare.
Il superomismo si intreccia con la concezione definita PANISMO, che vede l'uomo come parte inscindibile della natura. Anche questa teoria deriva dal pensiero di Nietzsche che descrive l'annientamento del velo che separa l'uomo dalla natura e l'erompere dello spirito dionisiaco della musica orgiastica che produce la fusione totale, cioè panica.
LINGUA E STILE
Per D'Annunzio il verso è tutto, è la sua regola d'arte e di vita. La sua grandezza artistica si concentra infatti nella sua lingua poetica: la forza innovatrice dei ritmi e della metrica, la raffinata perizia stilistica, sconfinata ampiezza del lessico, musicalità del verso e ricchezza illimitata delle immagini.
Anche quando suona falso e vuoto, il linguaggio d'annunziano non cessa di stupire per la straordinaria abbondanza di risorse formali a cui fa ricorso.
Il lessico è ricco e di una grande varietà espressiva grazie all'adozione di termini preziosi, letterari e arcaici, alle parole dialettali e alla terminologia tecnica.
Anche in prosa si distingue l'uso di figure del linguaggio poetico, come anafore, metafore e allitterazioni, la ricerca di ritmi musicali e l'impiego frequente della paratassi, attraverso enumerazioni e ripetizioni. A tutto questo si aggiunge l'enfasi oratoria.
Nella produzione in versi spicca la ricerca della musicalità del verso e la serie di sperimentazioni metriche. Per ottenere la musicalità utilizza i soliti espedienti retorici (anafore, similitudini, ripetizioni, accumuli e enjambements) e alla scarsa o nulla punteggiatura e dalla scissione delle parole in puri suoni. I versi d'annunziani ricercano complete sinestesie di immagini, colori e ritmi per arrivare alla poesia pura, che risponde a uno dei principi fondamentali del panismo: l'essenza musicale dell'armonia che lega tutti gli esseri della natura in un unico e immenso corpo vivente.
D'annunzio è il primo in Italia fare uso del verso libero.
VERSO LIBERO
Con la definizione di verso libero ci si riferisce a quei testi poetici in cui i versi sono liberi da precisi schemi metrici. Anticipatore della svolta è Walt Whitman. Il primo dei grandi italiani a servirsene è appunto d'annunzio, soprattutto nelle laudi.
Spesso i versi liberi sono tradizionali versi isosillabici spezzati in modo anomalo (Ungaretti), ma talora i poeti alternano versi liberi a forme metriche tradizionali (Montale). Comunque si può affermare che ogni poeta novecentesco ha un proprio stile di verso libero.
Perché si possa parlare di verso libero devono essere presenti tre requisiti fondamentali:
la perdita di regolarità o la scomparsa della rima
la libera polimetria (associazione di versi differenti)
l'irregolarità o assenza di strofe (anisostrofismo).
ALCYONE
In quest'opera di D'annunzio il panismo ha il suo culmine. Egli annulla ogni distinzione tra corpo e spirito e fa di ciascuna creatura vivente parte della natura e della natura un unico grande corpo. Il panismo assume qui connotati quasi religiosi. D'annunzio afferma che il progresso e la massificazione hanno portato a un distacco sempre più netto dalla natura. Bisogna quindi ritornare alla natura e riaffermare l'identità profonda con essa. La natura è infatti la divinità che comprende tutto e che si identifica con la vita. E poiché esiste un'opposizione tra civiltà e natura, bisogna costruire un tempio che consenta la celebrazione dei riti del panismo: l'estate di Alcyone dove operano il poeta superuomo e la sua donna Ermione e dove avviene la continua trasformazione dall'umano al naturale e dal naturale all'umano; l'amore svolge un ruolo fondamentale in quanto espressione e forza vitale del cosmo.
I temi dell'Alcyone sono:
il silenzio (la pioggia nel pineto) che serve a distaccarsi della dimensione umana corrente e a tracciare il sentiero verso il tempio
la mitologia che serve ad espellere la storia dal tempio e preparare il clima necessario ai riti pan
la metamorfosi, il rito della fusione dell'io individuale col tutto, la naturalizzazione
lo scorrere del tempo che rappresenta l'universo nella sua dinamica di vita e morte
l'arte e la parola che sintetizza tutti i linguaggi della natura e permette al poeta di rivelare i misteri del tempio del panismo
La strofa lunga e il verso libero insieme alle immagini analogiche e simboliche, i giochi delle sinestesie, le variazioni di timbri suoni e ritmi, i fraseggi musicali e l'espansione lessicale fanno dell'alcyone la punta di diamante della poetica d'annunziana.
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