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Crepuscolari




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CREPUSCOLARI


Crepuscolarismo > 1910, G. A. Borgese: maniera scrittoria capace di esprimere soltanto la malinconia di non avere

nulla da dire.


CREPUSCOLO > esaurimento della grande tradizione ottocentesca


Questo non si costituì come un movimento, ma privilegiando interventi individuali e disorganici, formò una linea tenuta insieme dal medesimo intendimento del fare poetico e dell'uso affine di modelli.


Vocazione antidannunziana: alla poesia come attività eroica riserva ad eletti, i crepuscolari contrappongono una pratica

"quotidiana, colloquiale, inutile" Questi aspirano ad una lontana dal simbolismo e estetismo dannunziano, la scrittura non ha più vocazione morale o civile ma è solo un esercizio solitario e consolatorio.

Vita quotidiana

Versanti grigi e banali della vita

Rinuncia alla lotta

Ripiegamento interiore


Modelli

Il Pascoli cantore delle piccole cose, della contrizione e del lutto

Il D'Annunzio malinconico, dimesso e languido del Poema paradisiaco

Gli autori minori della Scapigliatura e del secondo Ottocento

I simbolisti francesi e fiamminghi ottocenteschi (scrittura poetica nostalgica e intimista, pervasa da senso di morte e malattia con note di ironia e grottesco)


Linguaggio e temi intonati alle ombre del crepuscolo e alla piovosità autunnale.

Temi principali rievocazione del suono malinconico degli organetti di Barberia (autori del Decadentismo francese),

simbolo di una musicalità umile e dimessa, carica di nostalgia e ricordi della felicità perduta

Linguaggio:

Intonazione realistica e prosastica da cui discendono la povertà e la concretezza di un bagaglio quotidiano modellato sugli usi colloquiali e quotidiani

Sintassi strutture piane e lineari

Metrica anche recuperando le misure della tradizione, rifugge dall'armonia, andamento dimesso e narrativo a tratti

"zoppicante". Le rime acquistano qualità spesso giocosa e divertita.


Capisaldi della scuola:

Piccolo libro inutile (1906) di S. Corazzini

La via del rifugio (1907) e  I colloqui (1911) di G. Gozzano

Poesie di tutti i giorni (1911) di M. Moretti


La poesia crepuscolare si presenta come una confessione individuale che oscilla tra struggente malinconia, presagio di morte, patetismo marcato, garbata autoironia, desiderio di fuggire dalle tristezze della realtà e mito nostalgico di un'infanzia felice perduta. Lo scrittore crepuscolare non ha niente da dire, niente da insegnare.








SERGIO CORAZZINI

La voce "piangevole" del Crepuscolarismo.

Scrittura: si fa lamento triste e sconsolato dinnanzi al consumarsi di ogni cosa. L'abbassamento di tono coincide con la

desolazione spirituale: la prestanza del superuomo è qui erosa dalla malattia, degradata dalla stanchezza.

Gli oggetti e le situazioni tipicamente crepuscolari di Corazzini sono dominate da toni grigi e malinconici.

La materia psicologica esaminata nei suoi versi è adolescenziale (il povero poeta sentimentale).

Si riconosce a Corazzini una notevole capacità innovativa sul versante formale: egli supera le forme chiuse e regolari della metrica tradizionale muovendo in direzione sia del verso libero, sia della prosa poetica, pur senza rinunciare ai valori dell'armonia e della musicalità dei testi.


Desolazione del povero poeta sentimentale

È il testo di apertura della raccolta Piccolo libro inutile (1906), vale dunque come un involontario manifesto e testamento in cui l'autore circoscrive esattamente i toni patetici che definiscono la sua vocazione lirica.

La malattia e la morte sono ritratte come l'unica legittimazione alla sua esperienza letteraria.


Struttura: otto strofe di versi liberi piuttosto nuovi (un po' prosastici), di diversa lunghezza ma legate tra loro da

Ripetizioni.

Linguaggio: tono colloquiale, dimesso e disadorno.



MARINO MORETTI

La sua stagione propriamente crepuscolare è circoscritta in tre raccolte:

Poesie scritte col lapis

Poesie di tutti i giorni (1911)

Il giardino dei frutti

In questi volumi è ricorrente l'interrogativo che indaga sul valore e sul significato dell'opera poetica: dal momento che le sorti del mondo sono determinate dalle leggi inesorabili della fortuna e ricchezza, i letterati vengono ritenuti "con poco cervello".


La sua scrittura anziché ribellarsi, accetta e amplifica il ridimensionamento della figura pubblica del poeta. Nei suoi testi egli si limita a osservare e ritrarre le vicende della vita quotidiana, mettendone in risalto la noia, la monotonia, la ripetitività, solo a tratti cedendo all'ironia; il grigiore è la tonalità dominante, simbolo della mediocrità, allusiva a forma moderata di tormento irrisolto dell'anima.


A Cesena

Appartiene alla raccolta "Il giardino dei frutti" (1916). Moretti delinea l'ambiente esterno e lo stato d'animo complessivo con la descrizione di una giornata piovosa e triste (tipica ambientazione grigia crepuscolare). Si formano due sentimenti contrapposti:

Il timore per l'oscuro futuro che attende i due fratelli

Il desiderio di evasione che si fissa nel processo di riscoperta dei momenti felici passati



Struttura: serventese incatenato, terzine (di endecasillabi) non dantesche. L'ultimo verso isolato riprende e chiude

l'ultima terzina. Ogni rima ricorre solo due volte, ampia variazione rimica. Frequentissimi enjambements.

Linguaggio: lessico quotidiano in apposizione a quello dannunziano e futurista. Tono colloquiale e dimesso,

alternanza tra discorso diretto e indiretto.


GUIDO GOZZANO

È il più rappresentativo degli autori crepuscolari

Scrittura: la sua poesia è prosastica e dimessa. Affronta temi e occasioni semplici e banali dell'universo domestico

borghese, rifiuta l'estetismo eroico e retorico di D'Annunzio, celebrando invece i valori sentimentali e esistenziali nutriti dalla semplicità e dall'ingenuità.

Egli costruisce una lingua poetica per mezzo della quale i miti tardo romantici e decadenti possono essere rivisitati in chiave divertita e raffinata.

Si concede di oscillare ambiguamente fra il gelido distacco e l'adesione sentimentale come se egli volesse bilanciare la dolcezza dei ricordi con l'illustrazione della loro inutilità.

Tramite la sua poetica delle "buone cose di pessimo gusto" corrode dall'interno il mondo dannunziano.


Invernale

Questo pezzo è tratto dalla raccolta "I colloqui" (1911). La raccolta è divisa in tre parti: Invernale è contenuta nella prima (Il giovanile errore) mentre L'amica di nonna Speranza nella seconda (Alle soglie).

Presenza di sentimenti contrapposti rappresentati dai due protagonisti:

Il pattinatore rappresenta la paura, la prudenza e l'inettitudine. Questo prova delle emozioni contrastanti: il desiderio di seguire il desiderio amoroso e il timore, che alla fine prevale.

La pattinatrice che rappresenta il coraggio, l'amore del rischio e l'ardimento

Questa è la storia di un piccolo fallimento: il pattinatore prima prova attrazione per la pattinatrice e per il rischio, poi il rinsavimento che lo fa fuggire, facendolo perdere nel gioco dell'amore.

Queste due figure alludono anche:

Il pattinatore al disagio e allo smarrimento del poeta sulle soglie del nuovo secolo (la condizione crepuscolare)

La pattinatrice al ricordo del superuomo dannunziano


Struttura: sestine di endecasillabi.

Linguaggio: presenza del discorso diretto.


L'amica di nonna Speranza

Già presente nella raccolta "Via del rifugio" (1907) è riproposta con qualche variante ne "I colloqui" (1911).

L'oggetto poetico, una vecchia fotografia, risale al 1850 ma viene descritto dall'autore al ritrovamento, nel 1900. Con questa il poeta rivisita il passato ed esprime un desiderio di fuga da proprio tempo per rinascere nella stagione romantica dell'Italia risorgimentale. Grazie alla fotografia Gozzano ricorda ai vecchio oggetti del salotto, rivisita gli episodi di cronaca famigliare, i significati storici, i valori culturali, i canoni etici, i codici comportamentali e le opere dell'età ottocentesca.

La fotografia è lì immagine in cui si definisce l'essenza della memoria crepuscolare: questa tiene in equilibrio precario passato e presente e permette al poeta di fuggire dalla sue angosce rievocando stili, forme, oggetti e luoghi che mentre placano l'anima, rispecchiano la loro natura di fantasmi.


Struttura: distici di doppi novenari (con eccezioni). Rime al mezzo, finali e interne. Gozzano è ricorso ad una scrittura narrativa, dove trovano spazio sia le battute del dialogo, sia le lunghe descrizioni.

Linguaggio: i distici della poesia sono colmi di oggetti e parole morte che alludono allo sfacelo e all'ombra che li ha avvolti. L'autore ha legato fra loro espressioni colte e letterarie, voci tecniche e scientifiche, forme volgari del linguaggio quotidiano.




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