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Il conte zio, spinto dal colloquio avuto con il nipote Attilio, decide di invitare a pranzo il padre provinciale dei cappuccini, per indurlo a mandare in un altro convento Padre Cristoforo, che intralciava i piani di Don Rodrigo. Insieme a lui sono invitate persone che erano state scelte dal conte zio per intimorire il padre provinciale e allo stesso tempo per farlo sentire onorato di sedere a tavola insieme a tanti personaggi importanti. Fra gli altri erano presenti persone (clienti) che ormai non sapevano più contrastare qualsiasi cosa venisse detta dal padrone di casa. Sin dall'inizio del dialogo fra il conte zio e il padre provinciale, che avviene in separata sede, quest'ultimo capisce le intenzioni del conte, tuttavia non si arrende e combatte affinché Fra Cristoforo possa restare nel convento di Pescarenico. Notiamo, comunque, una notevole differenza fra le frasi pensate dal padre provinciale e quelle che poi effettivamente dice, come quando il padre provinciale pensa, arrabbiato: "E già! Vedo dove vuoi andar a parare: delle solite; quando un povero frate è preso a noia da voi altri, o da uno di voi altri, o vi dà ombra, subito, senza cercar se abbia torto o ragione, il superiore deve farlo sgomberare.", e poi, molto gentilmente, dice al conte zio: "Intendo benissimo, quel che il signor conte vuol dire; ma prima di fare un passo.", da questo si può capire che il padre provinciale guarda un po' dal basso verso l'alto il conte zio, non ha un'importanza tale che gli permette di dire al conte quello che pensa realmente. Il conte zio insinua inoltre, per favorire il trasferimento, che Fra Cristoforo abbia ancora le inclinazioni di un giovane come può esserlo Don Rodrigo e che sia quindi attratto da Lucia, lasciando intendere che ne potrebbe derivare uno scandalo: è meglio invece "troncare, sopire, sopire, troncare".
Anche il conte zio comunque parla al padre provinciale con molto riguardi, che però sono esclusivamente formali e legati allo scopo che il conte zio vuole raggiungere e per il quale è necessario l'intervento del padre provinciale. Comunque sia, il padre provinciale lotta fino alla fine perché Fra Cristoforo non venga trasferito, poi, non avendo più appigli, ubbidisce al conte zio e nelle ultime battute si organizzano per rendere il trasferimento del frate il meno strano e sospetto possibile agli occhi della gente di Pescarenico. Molto probabilmente però il conte zio non aveva previsto tutte queste resistenze, gentili ma risolute, da parte del padre provinciale, infatti in alcuni punti del colloquio lo troviamo in difficoltà a rispondere, e in certi punti diventa arrogante e volgare, nel voler ottenere per forza una cosa senza fornire troppe spiegazioni che avrebbero potuto scoprire i loschi piani del nipote, Don Rodrigo.
Il padre provinciale esprime al conte zio il timore che Don Rodrigo si vanti del trasferimento di Fra Cristoforo come una sua vittoria personale, e il conte zio lo rassicura che questo non avverrà; il padre provinciale chiede però un atto esplicito di riguardo di Don Rodrigo nei confronti dell'ordine dei cappuccini: si presume che questo consista in una qualche donazione di tipo economico.
Attraverso questo dialogo Manzoni vuole sottolineare l'importanza della nobiltà nella società del '600 che utilizza il suo potere per sottomettere al loro volere le persone più deboli: per soddisfare il capriccio di Don Rodrigo di possedere Lucia per la scommessa con il cugino conte Attilio non si tiene nessun conto dei sentimenti di Renzo e di Lucia stessa. L'unica persona che aveva tentato di contrastare Don Rodrigo, e cioè Fra Cristoforo che viene quindi rappresentato come l'eroe, il difensore degli umili, viene sconfitta.
Fin dalle prime battute del dialogo, come ho scritto sopra, il padre provinciale sa esattamente a cosa mira il conte zio, e sa perfettamente che questi otterrà quello che desidera; il conte zio da parte sua si preoccupa molto poco delle resistenze del padre provinciale perché anche lui sa che avrà la meglio. È però un dialogo necessario per confermare l'ipocrisia e il formalismo che caratterizzano quella società.
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