Animal farm: un "romanzo" antiutopico

Animal farm: un "romanzo" antiutopico

L'antiutopia letteraria in generale ha carattere fortemente pessimistico e il suo scopo è quello di negativizzare il proprio tempo. Se l'utopia rappresenta un sogno irrealizzabile, l'antiutopia vede quel sogno come un incubo pericoloso per l'individuo e distruttivo per lo stato. E l'incubo pericoloso si materializza nello stalinismo fortemente criticato nella favola Animal farm di George Orwell. Nel pieno del secondo conflitto mondiale, scatenato dai due principali totalitarismi, quello comunista e quello nazionalsocialista, per la spartizione della Polonia, e che subitamente investì tutta l'Europa e le principali potenze mondiali, lo schieramento non fu quello dell'inizio. L'Urss, che aveva stretto il patto con la Germania del nazionalsocialismo, con la doppiezza che caratterizza la politica di Stalin, sempre pronta a sfruttare qualsiasi vantaggio a proprio favore, con rapidità si schierò con le potenze occidentali democratiche, quelle stesse potenze capitaliste che avrebbe ben voluto combattere. G. Orwell, che aveva già ben individuato la natura del comunismo ed in particolare quello di Stalin, non comprese mai il livello di quell'alleanza, e con le capacità che gli erano proprie impostò e scrisse Animal farm, una favola, perché in quest'aspetto essa si presenta, ma , in realtà, un'analisi cruda e precisa della negatività del comunismo, che affonda le proprie origini anche in situazioni negative, difficili per molti, ma che degenera in brevissimo tempo, sfruttando l'ignoranza e soprattutto la fiducia di coloro che, onestamente desiderosi di cambiare, finiscono con l'impedirsi di essere autenticamente critici nei confronti della nuova situazione. La scelta del genere letterario della favola da parte di Orwell è quanto mai efficace; non solo lo colloca nella grande tradizione inglese di Robinson Crusoe, de I viaggi di Gulliver, testi che, leggibili anche da bambini, come è accaduto e accade, sono, in realtà, un approfondimento di importanti temi e invitano ad un'attiva riflessione, ma permette a Orwell di contenere anche quella dimensione paradossale cara alla filosofia. La critica dello scrittore è piena e completa allo stalinismo, ma anche a quella visione che nel nome dell'egualitarismo finisce con il negare la libertà, nel proporre il terrore. L'uomo è libertà di progettarsi insieme con i suoi simili nel concorso di tutti, in una visione dove la ricerca del benessere non è solo una questione di "cibo". Là dove la libertà è a fondamento, là la civiltà si sviluppa, là la pace autentica, non quella delle manifestazioni, diviene valore. Ciò è però una conquista, una fatica, non una semplice legge, un comandamento. Non bastano buoni principi, se sono disattesi, non sono validi i fini se i mezzi sono negativi. Ecco la denuncia dell'antiutopia di G. Orwell nei confronti del comunismo. In questo si sintonizza con Dickens, che egli considera quasi un suo antesignano. È la libertà, la tanto agognata libertà, che costituisce la dignità dell'uomo, perduta questa non c'è né morale, senso del dovere, né benessere civile, non c'è giustizia ma sola prevaricazione. Quanto il totalitarismo ha compiuto è la costruzione di un uomo privo di libertà, di spirito, una macchina irreale.

BIBLIOGRAFIA

Sezione: Filosofia

S. Castignone (a cura di ), I diritti degli animali, Il Mulino, Bologna, 1985.

J.M. Coetzee, La vita degli animali, Adelphi, Milano, 2003.

Sezione: Storia dell'arte

V. Cwalinski (a cura di), Animali nell'arte - Dalla preistoria alla nuova figurazione, Skira editore, Milano, 2004.

Sezione: Letteratura italiana e inglese

J.M. Coetzee, La vita degli animali, Adelphi, Milano, 2003.