Analisi poesia "DALLA
SPIAGGIA"
Pascoli incluse la poesia "Dalla Spiaggia" nella famosa raccolta
Myricae nel 1894 essendo accomunata agli altri componimenti dall'ambientazione
naturale nella quale il poeta osserva la realtà e la interpreta. Infatti come è
chiarito dapprincipio nel titolo, è dalla spiaggia che Pascoli ha la sua
particolare visione del mare, elemento naturale che consente alla sua mente di fanciullino
di immaginare, di intuire laddove il mare si ricongiunge al cielo, ossia
nella linea dell'orizzonte, le rovine di un tempio antico che si erge maestoso
sulle sue colonne di candido splendore. Mentre il poeta immagina che tutto ciò
gli venga cantato dal mare stesso attraverso il ripetitivo movimento delle onde
sulla risacca, la visione, che aveva lasciato un'atmosfera quasi di
sospensione, svanisce lasciando il posto alla cruda realtà. Il fantastico
colonnato lascia il posto a due concretissime imbarcazioni, sole nella distesa
d'acqua, immobili, quasi smarrite. Risulta evidente dal punto di vista del
significato la divisione all'interno della poesia che è rimarcata dalla stessa
struttura formale. La prima parte, caratterizzata da colori luminosi quali il
bianco e l'azzurro, da una sovrabbondanza di luce che viene riflessa sia dalla
superficie del mare sia dalle colonne del tempio e da un'apertura, resa anche
dall'uso di vocali aperte in successione (che rimane limitata nello spazio
anche se indeterminata), si contrappone chiaramente alla seconda in cui spicca
un colore più deciso come il nero e il tutto è pervaso da una sensazione di
infinità che può risultare persino opprimente. Da notare come nella prima parte
sia subito il mare, percezione sensibile, a caratterizzarsi concretamente e ad
esso venga accostato in un secondo momento l'elemento illusorio costituito dal
tempio. Invece nella seconda parte sono le barche ad essere subito definite,
mentre in un secondo momento non viene presentato il mare, bensì un qualcosa di
infinito e quindi indefinito ai sensi in cui le due imbarcazioni sono
abbandonate.
Le tematiche sviluppate da Pascoli in questo componimento non
costituiscono uno stacco dalla norma e si possono suddividere in tre sezioni
fondamentali. Il sentimento di solitudine trasmesso dall'immagine delle due
barche abbandonate, la percezione della morte suggerita dall'immagine delle
bare smarrite nell'infinito, e il contrasto tra illusione fanciullesca e realtà
cosciente che accompagna lo svolgersi stesso della poesia. La contrapposizione
è poi rimarcata se s'interpreta il bianco colonnato come l'immagine del nido
familiare che è candido, solitario, in rovina perché ormai impoverito ma pur
sempre protettivo e puro, e le barche-bare come l'apparizione dei defunti che
assillano la memoria e la coscienza del poeta lasciandogli poco tempo
all'immaginazione e costituendo una presenza ricorrente e inquietante.
Si nota facilmente che la divisione in blocchi distinti è suggerita
anche dall'interrogativa centrale dei vv. 9 e 10, in cui il poeta si rende
conto dello scarto presente tra le sue capacità extrasensoriali di veggente con
cui carica la realtà di sogni, fantasmi e di significati ulteriori, e la
normale veduta di un uomo che scorge gli oggetti materiali. Ma anche qui
intravede qualcosa aldilà dell'oggetto stesso e si affida al linguaggio
analogico per esprimerlo: le barche diventano la concretizzazione di un
elemento appartenente ad una realtà ulteriore. Le nere bare simboleggiano
infatti la morte. Un'altra metafora è riscontrabile nei primi versi, in cui i
riflessi che la luce del sole produce sul lento movimento della superficie del
mare sono paragonati alla tessitura di una maglia.
Da un punto di vista metrico la poesia è suddivisa in sei strofe
costituite da endecasillabi. La prima parte si divide in una quartina con rima
alternata A-B-A-B e in due distici con rima baciata e la medesima struttura si
ripete nella seconda parte che coincide quindi con la prima. Inoltre il secondo
distico di entrambe le parti ha il medesimo significato e offre le stesse
informazioni, ossia che ci troviamo d'estate e che il mare s'infrange
dolcemente a riva producendo un suono che culla l'ascoltatore. Entrambi i
distici che si incontrano per primi nelle due sezioni riprendono la stessa
figura presentata nella rispettiva quartina. Sintatticamente il componimento è
costituito da frasi brevi, coordinate fra loro e suddivise dalla punteggiatura
che quindi coincidono ovunque con l'estensione dei versi.
Il carattere evocativo e illusionistico di questa poesia in cui un
elemento naturale viene presentato con tratti impressionistici e si colloca in
un'atmosfera illusoria è tipico della raccolta in cui è inclusa ed è facilmente
riscontrabile anche in "Novembre". Qui Pascoli osserva la realtà che lo
circonda facendola svanire e sfumare in una realtà illusoria alla quale poi
subentra nuovamente la prima, caricata però della dimensione non realistica e
soggettiva della morte.