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Analisi del testo "Al gaio suono" di Arnaut Daniel
La canzone "Al gaio suono", composta dal poeta provenzale Arnaut Daniel è costituita da sei strofe di sette versi endecasillabi, seguite da un congedo finale di tre versi. La lirica inizia con la descrizione del lavoro necessario al poeta per l'affinamento del testo e prosegue elencando le sensazioni che l'amore produce nell'animo dell'innamorato. Il componimento termina con un congedo che sa di tristezza, esprimendo l'impossibilità di raggiungere il compimento dei sentimenti.
Il testo rappresenta il risultato conseguito da un lavoro di selezione e continuo raffinamento del lessico, della struttura e degli argomenti da parte del poeta. Egli, per riuscire nel suo scopo, utilizza simbolicamente uno strumento, la "lima", che gli consente di perfezionare la poesia. Infatti la prima coblas costituisce una metafora in cui Arnaut Daniel si descrive come un falegname che forma i suoi versi, rendendoli perfetti.
Il tema di maggior rilievo è senza dubbio quello del "Fine Amor" (parola-chiave presente al verso 37), inteso dal poeta come un amore che "raffina" non solo l'anima ma anche il suo stile. L'identità dell'innamorata, sempre descritta come sinonimo di bellezza, è celata attraverso l'uso del "senhal" evidente nella perifrasi al verso 6 "il canto che si origina da quella". Inoltre la presenza del climax ascendente ".gentil giovane e snella" (v.20), della similitudine "come donna d'ogni nobil solere" (v.10) e di un'ulteriore metafora al verso 19 ".la bionda chioma.", enfatizzano maggiormente l'immagine della donna amata. L'innamorato, invece, grazie a ciò che prova, acquisisce virtù e qualità positive; difatti un così nobile sentimento non potrebbe albergare in un animo malvagio, vile e meschino.
Analizzando il testo dal punto di vista del significante si può notare la presenza di alcune figure metriche e retoriche. Sul piano metrico sono individuabili la sinalefe "gaio" (v.1), la sineresi ".leggiadro e." (v.1) e l'episinalefe ".indora/il." (vv.5-6). Oltre a ciò la raffinata abilità metrica del poeta si riscontra nella collocazione perfettamente simmetrica delle rime e delle assonanze in ogni strofa. Tale caratteristica conferisce alla lirica maggiore intensità ritmica. Numerose sono le immagini messe in rilievo dall'uso di figure retoriche. A livello fonico troviamo le allitterazioni "accendo ceri" (v.16) e "caccia, controcorrente" (v.45), con la ripetizione della consonante "c" e "esco dalle scole" (v.37), con la ripetizione della "s". A livello sintattico, oltre alle figure già menzionate, bisogna notare la presenza dell'anastrofe "la figura gentil giovane e snella,/più l'amo di chi desse a me Lucerna." (vv.20-21), che capovolge la struttura sintattica consueta, e della franalessi ".ad ora ad ora" (v.43).
Nel componimento preso in esame ci sono anche riferimenti all'attualità del 1100. Si parla del rapporto feudale tra l'amata e l'innamorato, in cui lui è completamente sottomesso e ha l'obbligo di essere leale così come farebbe con il proprio signore ("amando lei, che si venera e cole/come donna d'ogni nobil solere" vv.9-10). È menzionata Lucerna (v.21), città immaginaria citata nelle "Chansons de geste". Vi è il riferimento all'impero di Roma ed al notevole prestigio che il Papa ricopriva all'epoca, che, dal punto di vista del poeta, non valgono nulla al confronto con la donna amata, per lui unico e vero bene prezioso (vv.29-31). Sono pure citati Monclin e Audierna (v.42), due amanti dei romanzi d'amore del tempo e per noi sconosciuti.
Il poeta provenzale, che canta tutti questi temi, non è altro che un giullare, termine che non ha il significato da noi attribuitogli oggi. Egli è intrattenitore di corte, persona colta e raffinata, che canta in musica le sue poesie. È un girovago che diffonde le sue opere e gira per tutte le corti del suo paese. Arnaut Daniel apparteneva a questo filone; fu infatti un trovatore che frequentò le corti della Francia meridionale.
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