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Sappiamo tutti che l'AIDS è una malattia che conduce quasi sempre ad una morte certa, fino a che non sarà trovato un vaccino adeguato. Infatti per gli ammalati di AIDS una semplice influenza o un'altra qualsiasi infezione possono diventare causa di morte. Ma a noi interessa soprattutto capire come affrontare questa malattia. Innanzitutto vale la pena di sottolineare l'importanza della prevenzione. Sappiamo infatti che l'AIDS si diffonde tramite rapporti sessuali o trasfusioni di sangue. Occorre quindi informare tutti dell'importanza dei metodi contraccettivi, da una parte, ed osservare con scrupolo le norme di prevenzione nei casi di trasfusione, dall'altra. Siccome, poi, il virus può penetrare nell'organismo umano restandovi per anni senza provocare alcun sintomo di malattia, è necessario effettuare analisi approfondite sugli individui potenziali portatori di anticorpi anti-AIDS (sieropositivi) per attuare le dovute forme di prevenzione, nell'interesse della persona stessa.
Questo non vuol dire alimentare paure immotivate. Per esempio una persona sana non corre alcun rischio di ammalarsi donando sangue perché gli aghi e l'altro materiale usato per il prelievo sono sterili e monouso. Allo stesso modo non si corrono rischi dal dentista perché gli strumenti sono sterilizzati, a norma di legge, e le associazioni professionali vigilano affinché ciò avvenga.
Inoltre, la ricerca medico-scientifica ha appurato che possiamo mangiare con un sieropositivo, parlargli e persino baciarlo senza il minimo rischio di contagio.
Infine alcuni farmaci, pur non guarendo totalmente il malato di AIDS, rallentano in ogni caso il decorso del morbo donando tempo prezioso ai ricercatori impegnati a ritmo serrato in tutto il mondo.
Le strutture sanitarie possono offrire quindi un aiuto concreto per contrastare efficacemente il male, anche in base alle disposizioni vigenti. La legge 135 del 1990, per esempio, prevede non solo cure mediche ma anche la preparazione del personale medico e paramedico, per evitare la rapida diffusione della malattia.
Ci sono anche centri specializzati nelle maggiori città italiane che eseguono analisi approfondite e completamente anonime, per aiutare coloro che temono di aver contratto l'AIDS e non vogliono farlo sapere.
Anche la scuola è chiamata a fare la sua parte. Gli insegnanti, per esempio, devono favorire l'inserimento e successivamente l'integrazione dei bambini e dei ragazzi ammalati di AIDS, che hanno diritto all'istruzione, ma anche e soprattutto al sostegno ed al conforto. Essi, infatti, non rappresentano nessun pericolo per i loro compagni, a condizione, naturalmente, che siano osservate le ordinarie e basilari norme igieniche. I bambini sono infetti spesso perché figli di una madre sieropositiva. In questi casi, infatti, la probabilità che il figlio contragga la malattia sono molto alte. Essi, come del resto i loro genitori, non devono essere emarginati e respinti, ed hanno anzi bisogno di affetto e di aiuto, come tutte le persone in condizioni di disagio.
Non è giusto, e neanche umano, richiamare in vita atteggiamenti che uomini di epoche passate hanno adottato con gli appestati o i lebbrosi. È invece opportuno aumentare e ritrovare le ragioni della solidarietà, in un paese, come il nostro, che si è sempre distinto in questo campo.
In definitiva l'AIDS ci ha aiutato a capire che certi sogni di onnipotenza e di fiducia cieca nelle nostre possibilità, anche in campo medico-scientifico, vanno accantonati e sostituiti da un fattivo e maturo realismo. La realtà è questa: l'uomo è ancora soggetto a malattie e patologie, non solo l'AIDS, per le quali le cure non sono risolutive.
Forse la malattia più grave, però, del giorno d'oggi, non è l'AIDS, e nemmeno lo sono i tumori, o altro, ma i pregiudizi e l'indifferenza. Quest'ultima diventa ancora più diffusa, quando i colpiti da questa malattia non sono nel nostro paese.
Se in Italia, come del resto nei paesi occidentali, infatti, la malattia sta incontrando una fase di relativa stasi, in alcuni paesi sottosviluppati soprattutto dell'Africa, la sua espansione non è mai diminuita. Penso che una prova dell' effettivo progresso dell'umanità sia proprio la capacità di aiutare anche i paesi più deboli ad affrontare questi problemi, senza lasciarli soli come avviene ancora per la fame, la mancanza di vaccinazioni e di prevenzione sanitaria.
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