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"A ciascuno il suo"
Leonardo Sciascia
Einaudi
1966
Torino
L |
a vicenda si svolge intorno gli anni '60 in un paesino dell'entroterra Siciliano, in provincia di Palermo. Il farmacista del paese riceve una lettera anonima, che lo minaccia di morte, nonostante egli non abbia mai avuto problemi né con la giustizia, né con la malavita. All'inizio la gente crede che la lettera sia solo uno scherzo, ma si ricrederà, quando il farmacista viene ucciso insieme al Dottor Roscio durante una battuta di caccia.
Oltre la polizia, del caso se ne interessa un comune amico: il professor Laurana.
La polizia abbandona le indagini, credendo che la causa della morte dei due, sia stata una relazione segreta del farmacista culminata con l'assassinio. Il prof. Laurana, invece, trova subito degli indizi che lo portano a proseguire le indagini. Credeva che la causa dell'assassinio, fosse stato il Dottor Roscio, e infatti il povero farmacista non c'entra niente. Tutte le prove lo portavano sempre di più a vedere in un cugino della moglie di Roscio, l'avvocato Rosello, il mandante dei delitti. Alla fine il prof. Laurana non solo ne ha la certezza, ma arriva anche a supporre che la signora Luisa, moglie di Roscio e gran bella donna, sia l'amante del cugino Rosello, e il marito nel venirne a conoscenza, trova delle prove che potrebbero mandare in galera Rosello, inducendo allora i due amanti ad architettare un piano per ucciderlo.
La signora Luisa, viene a conoscenza delle conclusioni del prof. Laurana, che la vedrebbero colpevole della morte del marito, e decide di incontrarlo in un bar giù in paese: il "caffè Romeris". Laurana, che prima era certo della colpevolezza della vedova del defunto, si ricrede, anche perché affascinato dalla donna.
Il professore, dopo aver passato tre ore al bar, decide di ritornare a casa.
Lungo il cammino per la stazione, viene accostato da un'automobile, il conducente della vettura è un paesano, di cui non abbiamo nessuna informazione, che intende dargli un passaggio. Da quel momento del prof. Laurana se ne perde ogni traccia.
Qualche tempo dopo, in occasione della festa di Maria Bambina, viene annunciato il fidanzamento dei due cugini, dopo un anno e due mesi dalla morte di Roscio.
Mentre prima il fidanzamento tra i due sarebbe stato considerato uno scandalo, ora era visto solamente come un atto di pietà da parte del cugino Rosello che sposava una donna rimasta vedova con a carico una bambina.
Nelle ultime pagine la vicenda viene spiegata per filo e per segno da don Luigi, che ne conosce i particolari: Roscio sapeva della relazione della moglie, dato che li aveva sorpresi insieme. Forse per amore forse per mantenere l'onore e la dignità il dottore non disse niente per circa un mese. Poi, un giorno, andò dall'arciprete dandogli un ultimatum: o il nipote (Rosello) lasciava il paese, o lui consegnava certi documenti ad un amico, un deputato comunista, che avrebbero mandato l'avvocato in galera.
Il libro termina con un'esclamazione: "Era un cretino". Questa affermazione di don Luigi, è riferita al professore Laurana, il quale stupidamente si era innamorato della signora Luisa.
Il libro è particolarmente avvincente in quanto è ricco di colpi di scena, quali per esempio la morte di Laurana o la relazione segreta della mogli dell'ucciso, o ancora la stessa uccisione del farmacista, preceduta da minacce, al solo scopo di confondere le indagini.
La lettura è resa piacevole dall'uso costante della lingua italiana, probabilmente giustificato dal fatto che a parlare sono sempre persone colte, e di un registro linguistico semplice, usuale, non diverso da quello che utilizziamo tutti i giorni.
Cercando di collocarlo in un genere letterario notiamo un altro colpo di scena, all'apparenza sembra un libro giallo, ma al tempo stesso ci offre uno squarcio nella vita e negli usi dell'entroterra siciliano degli anni '60, quando la mafia cominciava ad evolversi, organizzarsi e fondersi con la politica.
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