TRSCRIZIONE E TRADUZIONE DELLA VERSIONE 319
PG. 195 DEL LIBRO "STUDIUM" DI GIUSEPPE DE MICHELI
HOMO DOCTUS IN SE SEMPER DIVITIAS
HABET
Simonides, qui
scripsit egregia carmina, quo facilius paupertatem sustinēret, circum ire
coepit nobiles Asiae urbes, laudem victorum canens mercede accepta. Hoc genere
quaestus postquam locuples factus est, redire in patriam voluit cursu
pelagio ; erat autem, ut aiunt, natus in Cia insula: ascendit igitur
navem, quam tempestas horrida simul et vetustas medio mari dissolverunt. Hi zonas, ili res pretiosas
colligunt, subsidium vitae. Quidam
curiosior: « Simonide, tu nihil ex opibus tuis sumis? ».
« Mecum », inquit poeta, « mea cuncta sunt ». Tunc pauci enatant,
quia plures, onĕre degravati,periĕrant. Predones adsunt et quod
quisque extuluit rapiunt. Forte prope antiqua urbs Clazomenae fuit, quam
petiērunt naufragi. Hic litterarum
quidam studio deditus, qui saepe Simonidis versus legĕrat eratque absentis
admirator maximus, eum ab ipso sermone cognitum cupidisse ad se recēpit ac
veste, nummis, familia exornavit. Ceteri tabulam suam portant rogantes victum. Quos casu obvios Simonides ut
vidit : «Dixi», inquit, «mea mecum esse cuncta ; quod vos
rapuistis, autem, periit ».
L'UOMO DOTTO HA SEMPRE IN SE RICCHEZZA
Simonide, che
scrisse straordinarie poesie, per sopportare più facilmente la povertà,
cominciò ad andare in giro per famose città dell'Asia, cantando dietro compenso
l'elogio dei vincitori. Dopochè diventò ricco con questo genere di guadagno,
desiderò tornare in patria per mezzo di viaggio marittimo; era infatti, come
dicono, nato nell'isola di Ceo: dunque salì sulla nave, che una spaventosa
tempesta e la vecchiaia in mezzo al mare sfasciarono. Alcuni legano insieme le
borse del denaro, altri come aiuto per la vita legano cose preziose. Qualcuno
alquanto curioso: «Simonide, tu nessuna tra le ricchezze tue prendi?». «Con me»
disse il poeta «ho tutte le mie cose». Allora pochi si misero in salvo a nuoto,
poiché la maggior parte, gravati dal fardello, perirono. I predoni vennero poi
a rapinarli. Per caso c'era nelle vicinanze l'antica città di Cazomene, verso
la quale i naufraghi si diressero. Qui un tale dedito allo studio delle
lettere, il quale spesso aveva letto i verso di Simonide ed era un grandissimo
ammiratore da lontano, lo accolse presso di se dopo averlo conosciuto dallo
stesso sermone e ardentemente lo fornì di vesti, di denaro, di servi. Gli altri
portarono la loro tavoletta dipinta chiedendo nutrimento e Simonide non appena
vide questi che per caso gli venivano incontro disse: «Dissi che avevo con me
tutte le mie cose; ciò che voi avete rubato, invece, è andato perduto ».