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- Una storia di licantropia
- Il Satyricon, analisi dell'opera
- Plinio il Vecchio : Eclisse ( Nat.His. Lib.II ) ,autore ed analisi dell'opera
Provocato da Trimalchione, un tal Nicerote racconta una storia terrificante
6 Ai tempi che ero ancora uno schiavo, si abitava in Vico Stretto; oggi è la casa di Gavilla. Lì, come dio vuole, incominciai a trescare con la moglie di Terenzio, quello dell 'osteria. La ricordate, Melissa di Taranto, una splendida cicciona. 7 Io però, giurabbacco, non era mica per il fisico, o per farci l 'amore, che mi interessavo a lei, ma perche era tanto morale. 8 Se le chiedevo qualcosa, mai che mi dicesse di no; se guadagnava un soldo, mezzo soldo era per me; lo depositavo nel suo seno, ne mai che restassi fregato. 9 Il suo compagno venne a morte mentre erano in campagna. []
62.1 Volle il caso che il padrone fosse partito per Capua a smerciar il meglio delle sue cianfrusaglie. 2 Afferrata al volo l'occasione, convinco un tale, ospite lì da noi, a venire con me sino al quinto miglio. Non per nulla era un soldato forte come un demonio. 3 Leviamo le chiappe, verso il canto del gallo. La luna luceva come a mezzo giorno. 4 Arriviamo a un cimitero: il mio uomo si mette a farla tra le tombe, io mi siedo canterellando e conto le tombe quante sono. 5 Poi, come torno con gli occhi al compagno, quello è lì che si sveste e depone tutti gli abiti al margine della strada. 6 Io avevo il cuore in gola, ero più morto che vivo. Quello allora piscia in cerchio intorno agli abiti e all'improvviso diventa lupo. Badate che non scherzo: non mentirei per tutto 1 'oro del mondo. 7 Dunque, come dicevo, una volta quel che divenne lupo, incominciò ad ululare e fuggì nelle selve. 8 Sulle prime non sapevo più dove fossi. Poi mi feci vicino, per raccattare gli abiti di quello là, ma gli abiti erano diventati di pietra. A morir di paura, chi più morto di me? 9 Tuttavia strinsi in pugno la spada, e, abracadabra, andai infilzando le ombre, sin quando non giunsi al podere della mia amica. 10 Entrai che ero uno spettro, mezzo scoppiato, ma con il sudore che mi correva per la forcata, con gli occhi fissi: ce ne volle per rimettermi. La mia Melissa sulle prime era stupita che io o gli fossi in giro così tardi, e 'Se arrivavi un po' prima, -disse -almeno ci davi una mano, che un lupo si è introdotto nel podere e da vero macellaio ci ha sgozzato tutte le bestie. Però non l'ha fatta pulita, anche si se è riuscito a fuggire, che uno dei nostri schiavi gli ha trapassato il la collo con la lancia'. 12 A sentir questo, non riuscii più a chiuder occhio, ma, appena fatto giorno, via di corsa alla casa del nostro Gaio, che sembravo l'oste dopo il repulisti. E una volta che giunsi in quel luogo, dove gli abiti erano diventati di pietra, non altro trovai che del sangue. 13 Come poi giunsi a casa, il mio soldato giaceva sul letto che che sembrava un bove e c'era un medico che gli curava il collo. Mi fu chiaro che era un lupo mannaro, ne ho potuto da allora dividere il pane con lui, nemmeno se mi avessero ammazzato. 14 Comodi gli altri di pensarla in proposito come vogliono, ma io, se mento, che il cielo mi punisca.
Questa 'storia di licantropia' è solo una delle molteplici ( 'Una soria di streghe' , 'La matrona di Efeso' ecc. ) storie inserite ed incastonate all'interno del romanzo.
In particolare la storia di streghe è la dimostrazione di quanto Trimalcione ( uno dei personaggi più famosi del Satyricon ) non volle essere secondo a nessuno, nemmeno nel racconto di fatti strani ed insoliti, replicando subito a Nicerote con una non meno inverosimile storia di streghe alla quale i convitati fingono di credere per buona creanza.
Il Satyricon, capolavoro a livello mondiale, in realtà non ha niente di certo tranne il suo valore: infatti non sono certi né l'autore ( anche se la maggior parte dei critici sia propensa nell'attribuirlo a Petronio ), né la datazione, né la lunghezza, né la trama. La datazione è certamente attribuibile non oltre l'impero di Nerone. L'autore stesso ha dei punti di contatto con il suo periodo storico: il gusto per i bassifondi, in complicità con i gusti di Nerone che aveva un'intensa vita notturna, e per i bassi strati della società. Lo stile del romanzo ha dato più problemi ai critici: infatti il linguaggio parlato di alcuni personaggi minori è profondamente diverso dal linguaggio letterario normalmente usato. Questi volgarismi sono riconducibili, attraverso altre fonti in altre opere), al linguaggio parlato dai strati più bassi della popolazione. Petronio quindi fece una grossa opera per portare alla luce questo tipo di linguaggio armonizzandolo perfettamente al resto del linguaggio del romanzo.
Nessuno dei termini che noi usiamo per definire la narrativa (romanzo, novella) ha dei corrispondenti nel mondo antico, in quanto venivano considerati argomenti frivoli e molti si vergognavano di ammettere di leggere questo tipo di romanzo.Vi sono solo un gruppo di opere dell'antichità che i moderni definiscono 'romanzi':
due testi importanti come il Satyricon di Petronio e la Metamorfosi di Apuleio.
una serie di testi greci del I sec d.C.
Questi romanzi greci sono uniti da una continuità di temi trattati e di caratteristiche delle opere. La trama è quasi invariabile: vi sono due innamorati che a causa di avversità vengono separati e si ritroveranno solamente dopo mille peripezie. La suspense in questi romanzi è data dal modo in cui la donna mantiene la sua castità per il giovane amato. Lo scenario invece è variabile tra diverse città del Mediterraneo, inoltre è scarso l'inquadramento storico e l'interesse per la realtà contemporanea.Nel Satyricon invece l'amore è visto in modo ben diverso: non c'è spazio per la castità e il tema del sesso viene espresso esplicitamente. Tant'è vero che il protagonista, Encolpio ha dei rapporti amorosi di ogni tipo e il suo partner preferito è il maschile. Si è pensato addirittura che il Satyricon possa essere la parodia del romanzo idealizzato greco, vedendo nella coppia Gitone-Encolpio la parodia della coppia greca; è anche vero però che i due non si separano mai, e quindi è pensabile che Petronio si sia riferito ad un altro genere di letteratura, quella novellistica, che trattava temi più frivoli.
Un filone importante è quello che gli antichi spesso etichettano come fabula Milesia (dalla Milesiaka di Aristide). Petronio fece largo uso di questo tipo di poesia, come, per esempio possiamo vedere nel racconto di Eumolpio sulla vedova matrona di Efeso che, innamoratasi di un giovane soldato, arriva a esporre sulla croce la salma del marito pur di salvare il suo amante.
Il Satyricon è un romanzo molto complesso dal punto di vista della trama, con continui intrecci di personaggi che ritroviamo dopo molto tempo la loro comparsa (Lica e Trifena); inoltre ci sono situazioni tipiche che si ripetono, anche se cambiano i personaggi minori, ma che in comune hanno l'umiliazione, l'intrappolamento di Encolpio: il protagonista uscirà da queste situazioni, ma degraderà in altre ancora peggiori. Ancora più complessa è la forma del romanzo, in cui vi sono alternanze di versi poetici alla prosa comune (si guardi alla Presa di Troia e alla Guerra Civile cantati da Eumolpio). Tra questi inserti poetici ogni tanto il narratore si ferma abbandonando gli avvenimenti per commentarli.
La libera alternanza tra prosa e poesia fa pensare subito alla satira menippea, il cui esempio più vicino è l'Apokolokyntosis di Seneca.
Il dato più originale del Satyricon è il suo realismo.
Il romanzo ha una sua trama ben definita, ma fra una disgrazia e un'altra di Encolpio a Petronio piace soffermarsi sulla descrizione degli ambienti comuni ai romani quali la pinacoteca, la scuola di retorica, il banchetto in casa Trimalcione, la piazza del mercato. Inoltre il realismo è evidente dalla scelta del linguaggio quotidiano da parte di Petronio.
Il realismo della satira si concentra soprattutto su alcuni tipi di personaggi guardati tutti attraverso un filtro morale.
Il Satyricon ha una forte tendenza verso la parodia di brani classici greci e latini: si notano infatti citazioni di autori come Omero, Virgilio, Seneca.
Vi sono forti richiami alla grande epica e soprattutto all'Odissea. Intanto le peripezie di Encolpio possono essere considerate come la parodia di quelle di Ulisse; inoltre Encolpio è perseguitato dall'ira di Priapo, come Ulisse era perseguitato da Nettuno e Helios.
Anche le avventure di Encolpio inoltre sembrano causate da uno sgarbo iniziale contro Priapo, anche se solo intuibile dalla trama.
Plinio il Vecchio , Eclisse ( Nat.His. Lib.II )
[] E, primo tra i Romani, illustrò la ragione dell'eclissi di entrambi Sulpicio Gallo, che fu console con M.Marcello ma anche tribuno militare, liberando l'esercito dall'ansietà il giorno prima che Perseo fosse sconfitto da Paolo, con un discorso nel quale, invitato dal comandante, prediceva l'eclissi in base ad una sovrapposizione dell'orbita.
Tra i Greci le studiò primo di tutti Talete di Mileto che predisse l'eclissi di sole dell'anno quarto della XLVIII (48) Olimpiade, che accadde sotto il regno di Alyatte nell'anno CLXX (170) ab urbe condita. Dopo di loro Ipparco predisse il corso di entrambi gli astri per seicento anni, specificando mesi, giorni, ore, e riassumendo la posizione dei luoghi e l'aspetto visto dalla gente, testimoniando l'eternità in nessun altro modo che secondo le leggi della natura.[]
Questo è un estratto tradotto del secondo libro ( secondo di 37 ) della Naturalis Historia, la maggiore opera di Plinio detto il Vecchio.
L'autore nacque a Como nel 23-24 d.C.; egli apparteneva all'ordine equestre romano e comandò a lungo uno squadrone di cavalleria sul Reno. Vero modello di funzionario imperiale, ricoprì anche importanti incarichi amministrativi durante i regni Vespasiano (69-79 d.C.) e Tito (79-81 d.C.). Ammiraglio, infine, della flotta romana stanziata a Miseno (vicino a Napoli), durante il regno di Tito, egli esercitava ancora questo comando quando trovò la morte per asfissia causata dall'eruzione del Vesuvio, che seppellì le città campane (soprattutto Pompei ed Ercolano) nell'agosto del 79 d.C., quando si trovava a Stabile (odierna Castellammare), dove era andato per studiare da vicino lo straordinario evento e per recare aiuto agli abitanti del luogo.Una buona parte delle nostre informazioni su di lui (sulla vita, sul catalogo delle opere e sul suo metodo di lavoro) ci provengono dalla corrispondenza di un suo nipote e figlio adottivo, Plinio 'il Giovane'.
Sotto gli imperatori della casa Flavia (Vespasiano, Tito e Domiziano) vennero represse le forze dell'animo e del pensiero (per esempio, iniziarono le persecuzioni contro i filosofi) e trionfò invece lo spirito dell'imitazione e dell'adulazione; inoltre, era ancora consentito lo sviluppo nel campo dell'erudizione o della cultura tecnica e scientifica, del quale uno dei più importanti rappresentanti fu Plinio.
Fu autore, come ci testimonia il nipote nel suo elenco, di saggi storici molto stimati.
Tuttavia, per noi, Plinio è soprattutto un 'enciclopedista', le cui straordinarie conoscenze si trovano raccolte nei 37 libri della sua 'Naturalis histroria' ('Storia naturale', ma il senso esatto sarebbe piuttosto 'La scienza della natura'), vasta indagine (finita del 77-78) su tutto ciò che esiste in natura, partendo dall'essere umano e passando ad argomenti che spaziano dall'arte alla medicina, una vera e propria summa del sapere reperibile fino a quel momento in autori soprattutto greci, ma anche latini; infatti lui stesso sottolinea che non si tratta di un lavoro originale e neppure di un'opera letteraria elaborata che abbia come fine quello di catturare l'attenzione del lettore, è piuttosto un grande archivio di dati, desunti da un lavoro di schedatura e riassunto di circa 2000 volumi scientifici.
Il piano dell'opera, aperta da un'epistola dedicatoria e illustrativa rivolta al futuro imperatore Tito, è il seguente:
libro I: indice generale dell'opera e bibliografia (una vera novità, questa, nel mondo classico) libro per libro
libro II: cosmologia e geografia fisica (astronomia)
libri III-VI: geografia
libro VII: antropologia
libro VIII-XI: zoologia
libri XII-XIX: botanica
libri XX-XXXII: medicina derivata dal regno animale
libri XXXIII-XXXVII: metallurgia e mineralogia, con ampi excursus sulla storia dell'arte, con particolare riguardo per la scultura e la pittura
Il VII libro, dedicato all'antropologia, è uno dei più importanti poiché in esso attacca il provvidenzialismo della natura che porta a giustificare i danni e le calamità che la natura arreca all'uomo (malattie, terremoti.); tale idea è in contrasto con la constatazione razionale e pessimistica della condizione infelice dell'uomo, in cui l'autore vede l'unico essere vivente che la 'natura matrigna' ( doveroso un collegamento alle teorie di Leopardi ) getta piangente e nudo a terra, senza niente che lo protegga, quindi l'uomo è debole e indifeso, ma nello stesso tempo superbo e avido, tanto da indurlo spesso a danneggiare i propri simili, cosa che non fanno mai gli esemplari delle altre specie.Tuttavia non attribuisce alla natura una colpa intenzionale, ma si limita a evidenziare la sofferenza dell'uomo, attenuando quindi il proprio pessimismo antropologico.
In realtà, l'interesse di Plinio non si può definire propriamente 'scientifico', poiché l'autore non si preoccupa, per esempio, di sottoporre le notizie a un'adeguata e rigorosa verifica, né sente l'esigenza di proporre un lavoro originale e metodologicamente impostato, infatti egli è piuttosto un avido ed eclettico collezionista, mosso da una forte curiosità. Infatti non si rivolge agli specialisti, ma vuole rendere disponibile la propria opera a tutti come strumento di pubblica utilità.
Comunque, mescolando esperienze personali e testimonianze di fonti antiche, ci dà, oltre a innumerevoli, precise e preziose notizie sulle conoscenze scientifiche e letterarie del tempo, un esempio unico della vastità d'interessi della cultura latina del I secolo d.C., una lampante testimonianza della diffusione e dell'ascesa dei ceti tecnici e professionali, con la conseguente domanda di cognizioni specifiche ai relativi settori.
Non è dunque un ricercatore o uno scienziato nel senso moderno del termine, tuttavia la sua enciclopedia, opportunamente ridotta o pubblicata per sezioni, diventò uno dei testi fondamentali nella tarda latinità e nel Medioevo ed ebbe un ruolo di primo piano della trasmissione del patrimonio delle conoscenze della civiltà greco-latina e, quindi, nella formazione delle strutture culturali della nostra società; per esempio, per tutto il Medioevo, uno dei testi fondamentali per la formazione dei medici era la 'Medicina Plinii', un estratto dei libri della 'Naturalis historia' che trattano della medicina.
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