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La scuola nel periodo fascista
Ho scelto di parlare della scuola nel periodo del fascismo perché diversi documenti che appartengono alla mia famiglia hanno suscitato in me interesse e curiosità.
Mi sono subito resa conto che per capire come funzionava la scuola durante il fascismo non si può prescindere dal contesto politico e sociale di quel periodo.
Ecco quindi, in estrema sintesi, gli aspetti fondamentali che hanno determinato la storia italiana nel cosiddetto "ventennio".
Negli anni venti Benito Mussolini diede inizio in Italia ad un sistema politico di genere nuovo "il fascismo". Fu un fenomeno originariamente italiano anche se in tutto il continente europeo, nella situazione di grave crisi economica, politica e sociale provocata dal conflitto, vi fu una diffusa tendenza verso l'affermazione di regimi autoritari che presentava tratti comuni e che aveva cause analoghe con il fascismo.
In Italia, con il suo discorso alla camera, il 3 gennaio 1925, Benito Mussolini annunciò la riforma dello Stato: inizia la dittatura fascista.
Lo stato italiano fascista ha come elementi costitutivi:
Unica ideologia: il fascismo;
Unico partito: il Partito Nazionale Fascista;
Il duce: guida infallibile a cui si deve obbedienza cieca;
La fascistizzazione delle masse: per fare degli italiani una nazione animata da un'unica fede. L'arte, la letteratura, il cinema, la radio, l'architettura e la scuola operano in vista di questo fine. La società tutta e ciascun individuo sono inquadrati dal regime fin dalla nascita. Per meglio coinvolgere e controllare le masse, nel 1926 fu soppressa la libertà di stampa e venne istituita la censura; i mezzi di comunicazione quali la radio e il cinema furono utilizzati per esaltare la figura del duce ed il fascismo.
Tornando quindi al tema da noi proposto e considerando il fatto che la pedagogia (e quindi il sistema educativo) non può prescindere da una visione del mondo che solo la filosofia può offrire, ci sembra opportuno soffermarci sulla figura che tanta parte ebbe nella politica culturale del regime e che affidò allo stesso la riforma della scuola che da lui prese il nome: Giovanni Gentile.
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