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Freud, la "follia isterica" e la psicoanalisi




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Freud, la follia isterica e la psicoanalisi



Sin dalla gioventù gli studi medici e psicologici di Sigmund Freud erano indirizzati verso la follia e in particolare, come lui stesso la definisce, verso la "follia isterica" . Durante i suoi studi fu fondamentale l'incontro e il rapporto di amicizia che instaurò con Josef Breuer, medico e scienziato. Freud divenne assistente di Breuer e lo supportò nei suoi casi e nelle sue ricerche, in particolare in quelle che prevedevano casi di isteria. Dal 1880 al 1882 a Breuer si presentò il caso di una giovane donna di 21anni, Berta Pappenheim, o meglio conosciuta come Anna O., il caso più famoso condotto da Breuer e l'ispiratrice delle teorie psicoanalitiche di Freud. La paziente contemporaneamente alla morte del padre aveva manifestato una serie di sintomi molto invalidanti: paralisi di tre arti, disturbi gravi e complessi della vista e del linguaggio, impossibilità a nutrirsi e tosse nervosa molto fastidiosa; si manifestava anche una doppia personalità che vedeva la paziente passare da una fase di auto-ipnosi ad una di lucidità. Fu con l'uso della "talking cure", cioè della cura con le parole, che la paziente sotto ipnosi poteva far affiorare le associazioni, così da potersene liberare; questo metodo fu nominato dalla stessa paziente "chimney sweeping"(spazzacamino), ossia la pulizia della sua anima.

"La paziente con gli occhi pieni di lacrime, era seduta al capezzale del padre malato quando questi gli chiese improvvisamente l'ora. Ella non distingueva chiaramente, aguzzò gli occhi per vedere, avvicinò a sé l'orologio, col quadrante che appariva ingrandito; oppure si sforzò al massimo di trattenere le lacrime, acchè il malato non la vedesse piangere".

" Una notte ella vegliava nella più grande ansia il malato che era in preda a una febbre altissima, tutta in tensione perché da Vienna doveva arrivare un chirurgo per operarlo. La madre era uscita, e Anna sedeva accanto al letto, col braccio destro penzolante lungo la spalliera della sedia. Cadde così in una reverie, e vide un serpente nero come sbucare dalla parete e avvicinarsi al malato per morderlo. (E' molto probabile che la ragazza avesse visto realmente parecchi serpenti nel prato dietro casa e ne fosse rimasta spaventata). Cercò di scacciare la bestia, ma sembrava paralizzata. Il braccio destro, che penzolava dietro la sedia, si era addormentato diventando insensibile e paretico, e quando ella lo guardò, le dita si trasformarono in tanti serpentelli con teschi. E' probabile che ella abbia cercato di allontanare il serpente con la mano destra paralizzata, così che l'anestesia e la paralisi dell'arto vennero ad associarsi con l'allucinazione del serpente.

Quando questa svanì, ella, in preda all'angoscia, cercò di parlare, ma non ci riuscì. Non poteva esprimersi in nessuna lingua, finché non le vennero in mente le parole di una filastrocca inglese e da quel momento poté pensare e parlare solo in quella lingua".

"Si era d'estate, in un periodo di afa intensa, e la paziente aveva sofferto moltissimo la sete; ché, senza ragioni plausibili, all'improvviso ella non era riuscita più a bere. Così, prendeva un bicchier d'acqua, ma non appena lo portava alle labbra lo respingeva bruscamente come se fosse affetta da idrofobia. Naturalmente, in quei brevi attimi, era in stato di assenza. Per alleviare in qualche modo la sete che la torturava, la paziente mangiava solo frutta. Dopo circa sei settimane di un tale stato di cose, un giorno, mentre in ipnosi stava parlando della sua antipatica governante inglese, le uscì finalmente detto, con evidenti segni di ribrezzo, che una volta era entrata nella sua stanza e aveva visto il suo odioso cagnolino che beveva in un bicchiere. Per una forma di cortesia, la paziente non aveva detto nulla. Ora, dopo esser riuscita ad esprimere violentemente tutta la sua collera repressa, ella chiese di bere e trangugiò una grande quantità di acqua senza il minimo disturbo; si svegliò dall'ipnosi col bicchiere alle labbra. Da allora il sintomo scomparve definitivamente" (da "Studi sull'isteria" )


Mai nessuno, fino allora, aveva guarito un sintomo isterico con tali sistemi. Era necessario ripetere l'intera sequenza dei ricordi patogeni in ordine cronologico e procedere a ritroso per poter risalire al trauma.

I due scienziati scoprirono che la paziente si era ammalata poiché non riusciva a trovare una via di uscita per poter sfogare le sue paure. "I nostri pazienti isterici soffrono di reminiscenze", così Freud introduceva il suo metodo: la Psicoanalisi, parola fu usata da Freud per la prima volta nel 1896 in uno scritto francese.

Il metodo della psicoanalisi, seguendo quello di Breuer, fu inizialmente definito catartico e consisteva nel tentativo di provocare una scarica emotiva (abreazione), facendo riemergere attraverso l'ipnosi ricordi, pensieri e impulsi che erano stati rimossi, o meglio sembravano essere usciti dalla coscienza. Il compito del medico era quello di ascoltare e interpretare quello che il paziente gli riferiva mediante il transfert, il passaggio di stati d'animo dal paziente al medico. Così il metodo di Freud passò da catartico ad analitico, mediante il processo delle libere associazioni, introdotto tra il 1892 e il 1895, con il caso di Elizabeth von R.. Il procedimento che egli adottò fu quello di chiedere alla paziente di distendersi sul divano ad occhi chiusi, di concentrare la sua attenzione su un sintomo tentando di richiamare qualunque ricordo potesse chiarire l'origine di esso.

Attraverso la psicoanalisi Freud si propose di studiare quella parte oscura della struttura umana che si agita al nostro interno, un calderone di impulsi ribollenti che egli chiama inconscio. Divise quindi l'apparato psichico in es, io e super-io.

L'es è l'insieme degli impulsi inconsci della libido, la parte sepolta della coscienza nella quale sono relegate le pulsioni e i traumi che non possono emergere per censura drastica dell'io.

L'io è la parte del pensiero consapevole che mantiene in equilibrio la mente umana; svolge la funzione di censore e fa penetrare allo stato di consapevolezza ciò che può essere ricordato senza danni.

Proprio dalla giusta relazione tra l'io e l'es nasce l'equilibrio psichico o la sindrome nevrotica. La funzione censoria dell'io si registra nell'attività onirica e in particolare attraverso l'interpretazione del sogno l'analista può recepire le motivazioni del trauma nevrotico o psichico.

Il super-io è sede della coscienza morale e dei sensi di colpa e rappresenta le norme di comportamento che un individuo ha assimilato durante la crescita. Se tali norme sono state percepite senza forti traumi si ha un equilibrio tra l'io e il super-io, altrimenti c'è conflittualità tra le due parti del pensiero, con la conseguente nascita di una volontà di trasgressione violenta proiettata all'esterno e che talvolta può sfociare nel patologico.

Bisogna per Freud cercare di reprimere le forze dell'inconscio che ci spingono verso il piacere la libido attraverso la ragione e il principio di realtà che costringe le pulsioni della notte ad incanalarsi per le vie della produzione artistica, della scienza e così via. Se questa sublimazione non avviene si ha la nascita della malattia, la nevrosi, che porta al delirio e all'indebolimento mentale dell'individuo in perenne conflitto con se stesso. E' qui che nasce la follia, il pensiero assurdo e illogico il totale abbandono della ragione.



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