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Spagna




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Spagna (Spagnolo, España), monarchia costituzionale dell'Europa sudoccidentale. Occupa la maggior parte della penisola iberica e confina a nord-est con la Francia e Andorra e a ovest con il Portogallo; è bagnata a nord dal mar Cantabrico, a sud-ovest dall'oceano Atlantico e a sud e a est dal mar Mediterraneo. La dipendenza inglese di Gibilterra è situata all'estremità meridionale della Spagna. Sono territori spagnoli le isole Baleari nel Mediterraneo, le Canarie nell'Atlantico, Ceuta e Melilla in Marocco, le isole Peñón de Vélez de la Gomera, Peñón de Alhucemas e l'arcipelago di Chafarinas al largo delle coste africane. La superficie del paese, compresi i territori insulari, è di 505.954 km e la capitale è Madrid

Territorio e risorse





La Spagna occupa circa l'85% della penisola iberica; la costa mediterranea è lunga circa 1660 km, e il litorale atlantico è di circa 710 km. La lunga e ininterrotta catena dei Pirenei, che si estende per circa 435 km segnando l'intero confine con la Francia e Andorra, culmina nel Pico de Aneto (3404 m); nell'estremo sud lo stretto di Gibilterra separa la Spagna dall'Africa. Oltre metà del territorio ha un'altitudine media di oltre 500 m. Il grande e semidesertico altopiano centrale, la Meseta, che ha un'altitudine media di circa 610 m, comprende numerose catene montuose; la più estesa è il Sistema Centrale, i cui rilievi maggiori sono costituiti dalla Sierra de Guadarrama, la Sierra de Gredos e i Montes de Toledo. La Meseta è delimitata a nord dalla Cordigliera Cantabrica, a nord-est dal Sistema Iberico, a sud dalla Sierra Morena. Oltre la pianura del fiume Guadalquivir si trova il Sistema Betico, i cui rilievi maggiori sono quelli della Sierra Nevada che comprende la vetta del Mulhacén (3478 m); la cima più elevata del territorio spagnolo è tuttavia il Pico de Teide sull'isola di Tenerife (Canarie).

La pianura costiera raramente supera i 32 km d'ampiezza e in molte zone è interrotta da rilievi che scendono verso il mare a formare promontori rocciosi, particolarmente lungo la costa mediterranea, dove il solo porto di grandi dimensioni è quello di Barcellona. Altri porti importanti si trovano lungo la costa nordoccidentale, soprattutto in Galizia. L'unica pianura estesa, di origine alluvionale e formata dal Guadalquivir, si trova nella parte sudoccidentale del paese

Il territorio spagnolo, in prevalenza montuoso, alimenta una considerevole rete idrografica caratterizzata da fiumi di modesta portata, dato il clima arido del paese, che scavano profondi letti nel loro corso accidentato. Quattro sono i fiumi che sfociano nell'Atlantico, il Douro (il più esteso del paese), il Tago, il Guadiana e il Guadalquivir, mentre l'Ebro, l'unico navigabile, attraversa le regioni nordorientali e sfocia nel Mediterraneo.

Clima


La Spagna presenta notevoli differenze climatiche, dovute a vari fattori: l'altitudine media, la disposizione dei rilievi, gli influssi marini e oceanici, la forma stessa della penisola Iberica. L'area atlantica è caratterizzata da un clima umido (da 1000 a 2500 mm annui di pioggia), dovuto ai forti venti dell'oceano che scaricano sulle coste il vapore acqueo accumulato. La corrente assicura stagioni temperate, con medie invernali fra i 5 e i 10 °C ed estive fra i 18 e i 20 °C. Un clima mediterraneo caratterizza la costa orientale, con inverni miti ed estati calde e asciutte; una forte aridità si riscontra nella zona centromeridionale, area di confluenza dei venti continentali e africani. La costa mediterranea meridionale ha un clima subtropicale: Malaga, nell'estremo sud, ha una media invernale di 13,9 °C. L'interno presenta un clima continentale arido, con piovosità molto scarsa (200-500 mm annui) e forti variazioni di temperatura, che può toccare i 40 °C in estate nell'area della capitale o scendere d'inverno a -25 °C nelle valli dell'Ebro e del Guadalquivir. L'altopiano centrale è interessato da estati così aride che quasi tutti i corsi d'acqua si prosciugano. La progressiva desertificazione del territorio spagnolo è un problema sempre più allarmante.

Flora e fauna

Solo una parte limitata della Spagna è boscosa; le foreste crescono soprattutto sui versanti dei rilievi, particolarmente a nord-ovest. L'umidità della costa occidentale favorisce la crescita di latifoglie (querce e faggi) e, ad altitudini maggiori, pini e abeti. La macchia mediterranea, querce da sughero, viti, ulivi, palme nane, limoni, aranci, mandorli, fichi e castagni crescono sulla costa orientale. L'interno è steppico o semidesertico, con oasi di pioppi e vegetazione riparia. Arbusti ed erbe costituiscono la vegetazione comune dell'altopiano centrale. Lo sparto, usato per produrre carta e vari tipi di fibre, cresce in abbondanza. Le specie animali presenti nel paese comprendono il lupo, la lince, il gatto selvatico, la volpe, la capra selvatica, il cervo e la lepre; nei laghi e nei torrenti di montagna vivono molte specie ittiche tra cui tinche, trote e barbi.

Popolazione


La popolazione spagnola presenta una forte mescolanza etnica dovuta a invasioni, migrazioni e dominazioni (celtiche, elleniche, italiche, teutoniche, semitiche e arabe) che si sono succedute nei secoli. Malgrado ciò, alcuni gruppi hanno mantenuto peculiarità etnico-linguistiche: è il caso soprattutto dei baschi (Euskal-dun), che sono circa 2,5 milioni e vivono nel nord-est della Spagna, ma anche dei galiziani, di origine celtica e dei catalani che vantano una specificità culturale, storica e linguistica rispetto al gruppo dominante, quello castigliano.

La popolazione della Spagna è di 38.748.001 abitanti, con una densità di circa 76 abitanti per km , relativamente bassa rispetto alle medie europee. La popolazione urbana è pari al 76,2%. La crescita annua si aggira intorno allo 0,2%, e la speranza di vita è di 78 anni circa. Le zone meno popolate sono quelle interne, mentre un'alta densità abitativa si riscontra lungo i litorali. Nell'area della capitale la popolazione presenta una densità di oltre 616 abitanti per km . Madrid e i suoi sobborghi, con quasi 5 milioni di residenti, ospitano quasi un decimo della popolazione spagnola.

Suddivisioni amministrative e città principali





La Spagna comprende 50 province suddivise in 17 regioni autonome: Andalusia Aragona Asturie Baleari Province Basche Canarie Cantabria, Castiglia-La Mancha, (vedi Mancia), Castiglia-León (vedi Castiglia Catalogna Estremadura Galizia La Rioja, Madrid, Murcia Navarra e Comunidad Valenciana. La capitale spagnola è Madrid (3.041.101 abitanti nel 1994), capoluogo della regione omonima; la seconda città della Spagna, porto e centro commerciale di grande rilievo, è Barcellona (1.623.542 abitanti nel 1991), capoluogo della Catalogna. Altre città importanti sono Valencia (752.909 nel 1991), capoluogo della Comunidad Valenciana, grande centro ferroviario e industriale; Siviglia (678.218), capoluogo dell'Andalusia, centro portuale, commerciale e turistico; Saragozza (592.686), capoluogo dell'Aragona, città di grande rilevanza economica, e Bilbao (383.798), capoluogo della Vizcaya (Biscaglia), centro industriale e finanziario d'importanza nazionale.

Lingua e religione

La maggior parte degli spagnoli parla il castigliano (vedi Lingua spagnola), ma alcune regioni conservano con orgoglio le proprie peculiarità linguistiche: il basco (euskara) è parlato nelle regioni settentrionali; il catalano è parlato nel nord-est, e il galiziano (gallego, simile al portoghese) è la lingua diffusa nel nord-ovest. Il cattolicesimo, fino al 1978 religione di stato, è professato dal 97% degli spagnoli. Esistono nel paese piccole comunità di protestanti, ebrei e islamici.

Istruzione e cultura




Il grande periodo della cultura spagnola ebbe inizio nel Medioevo, quando mori, cristiani ed ebrei fondarono scuole di istruzione superiore a Cordova Granada e Toledo. L'Università di Salamanca (1218) fu un modello per le accademie dell'America latina, istituite dal XVI secolo in poi. Uno dei maggiori istituti universitari del Cinquecento venne fondato ad Alcalá de Henares nel 1510 e divenne nel 1836 l'Università di Madrid. Altre istituzioni culturali storiche sono le università di Barcellona (1450), Valencia (1500), Siviglia (1502) e Granada (1526). L'Accademia reale spagnola venne fondata nel 1713 e l'Accademia reale storica nel 1738.

Il sistema educativo spagnolo comprende oggi istituti pubblici laici e scuole private, generalmente cattoliche. L'insegnamento pubblico è obbligatorio e gratuito per i ragazzi dai 6 ai 16 anni. Successivamente gli studenti possono seguire corsi di preparazione professionale per uno o due anni o il bachillerato di due anni per prepararsi all'Università. Il sistema universitario prevede tre cicli di studi. Il primo, che porta alla diplomatura, dura tre anni. Il secondo ciclo, della durata di due o tre anni, conferisce la licenciatura. Per ottenere il titolo di dottore è necessario completare un terzo ciclo di due anni.

Biblioteche, musei e gallerie d'arte testimoniano la ricchezza delle tradizioni culturali del paese. La maggiore raccolta libraria del paese è la Biblioteca nazionale di Madrid (1712), che contiene più di 4 milioni di volumi, oltre a manoscritti rari, mappe, stampe e la magnifica sala dedicata al grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes. Nella capitale hanno sede inoltre la Biblioteca del Palazzo Reale (1760) e la Biblioteca dell'Università di Madrid (1341). Importanti sono anche la Biblioteca dell'Escorial e la Biblioteca del capitolo della Cattedrale di Toledo, che raccoglie preziosi testi antichi (dall'VIII all'XI secolo). Una delle maggiori collezioni d'arte di tutto il mondo è quella del Museo del Prado, a Madrid, che raccoglie opere di grandi pittori spagnoli ed europei (vedi Diego Velázquez Francisco Goya Bartolomé Estéban Murillo El Greco Hieronymus Bosch Sandro Botticelli Tiziano Rembrandt), mentre il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, ancora a Madrid, è specializzato in pittura spagnola del XIX e del XX secolo; il museo ospita alcune tele di Salvador Dalí e Pablo Picasso, due delle maggiori figure artistiche del Novecento. Oltre a grandi artisti e scrittori, la Spagna ha avuto importanti musicisti, fra cui Antonio Soler (XVIII secolo), Felipe Pedrell, Enrique Granados e Manuel de Falla (XIX-XX secolo) e i contemporanei Andrés Segovia e Pablo Casals. La musica spagnola è caratterizzata da generi popolari celebri in tutto il mondo, come la zarzuela, il bolero, il flamenco e il fandango.

Il cattolicesimo è un elemento determinante della cultura spagnola. Le arti, la letteratura, la storia del paese e la vita stessa dei suoi abitanti sono state segnate, nei secoli, da una profonda religiosità, se non dal misticismo. Fra le più antiche tradizioni folcloriche si annoverano le fiestas e le ferias, che uniscono elementi sacri e profani, solenni processioni, danze, musiche e canti in cui viene coinvolta tutta la cittadinanza. Le ferias di Valencia e Siviglia, il Corpus Christi di Toledo, la Settimana Santa di Valladolid sono alcune delle più celebri ricorrenze spagnole. Uno dei simboli del paese è la corrida, il duello con il toro, antica e difficile arte regolata da un complesso rituale.

Per ulteriori informazioni vedi anche Arte e architettura spagnola Letteratura spagnola

Economia

La Spagna è stato un paese tradizionalmente agricolo, ma dagli anni Cinquanta la crescita industriale è progredita rapidamente. Dal 1964 una serie di piani di sviluppo ha contribuito all'evoluzione dell'economia, ma alla fine degli anni Settanta si è verificato un rallentamento nella crescita industriale del paese dovuto all'aumento del costo del petrolio e di altre materie prime d'importazione. Di conseguenza, il governo ha promosso lo sviluppo della siderurgia, della cantieristica navale, dell'industria tessile e mineraria. Oggi il turismo è una delle risorse maggiori dell'economia nazionale. Il primo gennaio del 1986 la Spagna è divenuta un membro dell'Unione Europea (UE).

Agricoltura


L'agricoltura è il settore principale dell'economia spagnola, e occupa circa l'11% della forza lavoro. Si coltivano soprattutto cereali (frumento, orzo, mais, segale, avena), riso (lungo litorali mediterranei), ortaggi, tabacco, barbabietola e canna da zucchero, cotone, arachidi, girasole, luppolo, soia, colza, olivo, vite, alberi da frutto. Le province mediterranee si avvalgono di validi sistemi di irrigazione grazie ai quali l'arida cintura costiera è divenuta una delle aree più produttive del paese. Ampie zone dell'Estremadura sono irrigate grazie all'intervento del governo, che ha stanziato fondi per il prelievo di acque dal fiume Guadiana. Il tradizionale allevamento di volatili, ovini, bovini, equini e suini è ancora oggi importante per l'economia nazionale.

Silvicoltura e pesca

La quercia da sughero è la risorsa forestale principale della Spagna e la produzione annuale di sughero, seconda per importanza solo a quella del Portogallo, alimenta un'industria fiorente. Anche gli introiti derivati dalla pesca sono determinanti per l'economia nazionale: tonni, piovre, seppie, naselli, sardine, acciughe, sgombri e molluschi si trovano in abbondanza nei mari spagnoli; fra i principali porti pescherecci si annoverano Vigo, Pasajes, Huelva Algeciras Cadice La Coruña

Industria

I principali impianti siderurgici sorgono nella zona di Bilbao, nelle Asturie, presso Santander, nel Levante e in Catalogna. L'industria meccanica ha centri nelle aree di Barcellona, Toledo e Siviglia. I maggiori cantieri navali sono quelli di El Ferrol Cartagena, Cadice, Barcellona e Bilbao. L'industria tessile (cotone) è fiorente soprattutto in Catalogna, dove hanno sede anche impianti chimici di grande rilievo. Fra i comparti più produttivi dell'industria spagnola si ricordano inoltre: il settore meccanico; la produzione di fibre sintetiche; la lavorazione del petrolio, della gomma e delle materie plastiche; la produzione di birra, zucchero, tabacco e, infine, la lavorazione del cemento, del vetro, della carta e dei pellami. La Spagna è inoltre uno dei maggiori produttori mondiali di vino

Il settore terziario è dominato dal turismo, che ha dato impulso allo sviluppo dei trasporti, ma ha provocato seri problemi di degrado ambientale con l'eccessiva espansione delle infrastrutture alberghiere.

La ricchezza del sottosuolo spagnolo è considerevole. Fra le principali risorse minerarie vi sono carbone, lignite, ferro, pirite, zolfo, piombo, zinco, mercurio, fluorite, tungsteno, antimonio, oro, argento, magnesite, sale e sali potassici, uranio, petrolio, gas naturale. Le principali miniere di carbone si trovano nelle Asturie e nel León i maggiori depositi di ferro sono nella stessa zona, intorno a Santander a Bilbao, e nelle aree di Granada, Murcia e Almería. Grandi riserve di mercurio si trovano ad Almadén, nel sud-ovest della Spagna; di piombo è ricca l'Andalusia.

Flussi monetari e commercio

L'unità monetaria è la peseta, emessa dalla Banca di Spagna. Le Borse principali sono quelle di Madrid, Barcellona e Bilbao. Le importazioni superano le esportazioni, che comprendono soprattutto veicoli e macchinari, prodotti minerari e chimici, metalli lavorati, prodotti tessili, pellami, pesce e prodotti ortofrutticoli. Fra i maggiori partner commerciali si annoverano la Francia, la Germania, l'Italia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Portogallo e i Paesi Bassi. Le ingenti entrate che derivano dal turismo aiutano a compensare il deficit cronico del paese.

Trasporti

Nei primi anni Novanta, la rete stradale spagnola si estendeva per 326.616 km, e quella autostradale per circa 6846 km. La rete ferroviaria (12.601 km, di cui 6894 elettrificati) è gestita da compagnie private e statali. Dal 1992 è attiva una linea ferroviaria ad alta velocità da Madrid a Siviglia, che verrà prolungata fino a Barcellona. La linea aerea nazionale è l'Iberia. La flotta mercantile contava più di 2000 navi nel 1992.

Ordinamento dello stato

La Spagna è una monarchia costituzionale di tipo ereditario, governata da re Juan Carlos I di Borbone. La democratizzazione delle istituzioni, iniziata nel 1975 dopo la morte di Francisco Franco, ha avuto come esito la Costituzione del 1978. La funzione legislativa è svolta dalle Cortes, che comprendono il Congresso dei deputati e il Senato, eletti a suffragio universale e diretto. La funzione esecutiva è affidata invece al Governo, guidato da un presidente che viene eletto dai deputati e designato dal re. Il sovrano spagnolo è anche il comandante in capo delle forze armate.

Il sistema giudiziario è governato da un Consiglio Generale retto dal presidente della Corte Suprema. Il più alto tribunale del paese è la Corte Suprema di Giustizia, con sede a Madrid. Vi sono altre 17 corti territoriali, per ciascuna delle regioni autonome, 52 corti provinciali e alcuni tribunali minori che si occupano di questioni penali e civili. Un'apposita corte vigila sul rispetto della Costituzione.

I maggiori schieramenti politici nazionali sono: il Partito socialista operaio spagnolo (PSOE); il Partito popolare, di destra; la Sinistra unita; Convergenza e unione della Catalogna; il Partito nazionale basco ed Herri Batasuna, l'organo politico dell' ETA

Amministrazione locale

Ciascuna delle 17 regioni autonome della Spagna elegge un'assemblea legislativa unicamerale, che seleziona un presidente tra i suoi membri. Sette regioni autonome hanno una sola provincia, le altre dieci sono formate da due o più province. Ciascuna delle 50 province ha un governatore e un Consiglio; ciascuna delle oltre 8000 municipalità è governata da un Consiglio che elegge come sindaco uno dei suoi membri.

Storia

Le prime testimonianze di una presenza umana nella penisola iberica sono le pitture rupestri risalenti al paleolitico superiore, rinvenute nelle grotte della Spagna settentrionale, del golfo di Biscaglia e dei Pirenei occidentali. Origine diversa dovette avere la più tarda cultura neolitica almeriana (3000 a.C.), nella Spagna sudorientale. Le regioni meridionali vennero invase dagli iberi, originari dell'Africa settentrionale, che intorno al 1000 a.C. costituirono l'etnia dominante nella penisola. I celti, venuti dalla Francia, si stabilirono nel nord. Dall'unione fra le popolazioni celtiche e iberiche si formò successivamente il gruppo etnico dei celtiberi, stanziati nella regione centrale, a occidente e lungo le coste del nord.

L'antichità



I primi uomini del Mediterraneo orientale a esplorare la penisola furono i marinai fenici, che attorno all'XI secolo a.C. stabilirono una colonia nel territorio della odierna Cadice. Commercianti di Rodi e di altre città greche colonizzarono la costa del Mediterraneo, mentre i cartaginesi iniziarono la conquista della penisola dopo la prima guerra punica. Il generale Amilcare Barca, nel corso di una campagna svoltasi tra il 237 e il 228 a.C., si impossessò di alcuni territori orientali; la fondazione di Barcellona risale a quegli anni. Nel 197 Roma occupò la penisola, dividendola nelle due province della Spagna Citeriore e Ulteriore.

In età imperiale il territorio iberico venne tripartito nelle province di Lusitania (corrispondente in parte all'attuale Portogallo), Baetica (Andalusia occidentale) e Spagna Terraconensis (altopiano centrale, coste settentrionali e sud-orientali). Nel 409 d.C. alcune popolazioni germaniche (fra cui alani vandali e svevi) passarono i Pirenei e si stanziarono nella penisola, e nel 412 l'imperatore Onorio fece appello ai visigoti per ristabilire il controllo del territorio. Il regno visigoto di Tolosa, nominalmente vassallo di Roma, fu istituito nel 419: nel momento di massima potenza giunse a includere un vasto territorio compreso fra lo stretto di Gibilterra e la Loira

La Spagna musulmana


Nel 711 un esercito musulmano comandato da Tariq ibn-Ziyad attraversò lo stretto di Gibilterra e sconfisse l'ultimo re visigoto di Spagna, Roderico, giungendo in pochi anni a controllare tutti i territori compresi tra la costa occidentale e i Pirenei. L'avanzata musulmana verso nord venne tuttavia arrestata nel 732 da Carlo Martello che sconfisse i mori nella battaglia di Poitiers. Durante l'occupazione araba, una piccola zona della penisola iberica restò parte della cristianità: il regno delle Asturie, fondato nel 718 dal capo visigoto Pelagio, il cui genero Alfonso conquistò gran parte dell'attuale Galizia e del León, e fu incoronato con il titolo di Alfonso I.

Nel X secolo la regione di Navarra divenne un regno indipendente, che sotto Sancio I si estese fino a Burgos e prese in seguito il nome di Castiglia. Il conte Fernán González la rese indipendente dal León nel 932. Nell'XI secolo una parte considerevole dell'Aragona fu presa ai musulmani da Sancio III, re di Navarra, che occupò anche il León e la Castiglia, a capo della quale pose il figlio Ferdinando. Alla morte del padre, questi acquisì la corona del León (1037) e conquistò parte della Galizia.

Consolidato così il suo dominio sulle regioni settentrionali, nel 1056 Ferdinando si proclamò sovrano di Spagna, con il nome di Ferdinando I di Castiglia, e avviò l'opera di sistematica riconquista dei possedimenti musulmani nella penisola. Il più grande dei sovrani omayyadi di Spagna fu Abd-ar-Rahman III, che nel 929 si proclamò califfo di Cordova. La città in breve tempo divenne uno dei principali centri europei, sede di una grande università e di una raffinata cultura. La dinastia ebbe fine con la morte di Hisham III, nel 1036; il califfato venne diviso in numerosi regni indipendenti. La perdita dell'unità politica favorì l'opera di riconquista dei re cristiani della Spagna settentrionale.

Quando Alfonso VI di Castiglia di Castiglia, nel 1086, si impadronì di Toledo, i re delle altre città arabe chiesero aiuto ai sovrani almoravidi, che si impossessarono dei loro domini. Agli almoravidi succedettero gli almohadi, che invasero la Spagna nel 1145. Nella battaglia di Toledo (1212), gli almohadi furono sconfitti e successivamente espulsi dalla Spagna. La presenza araba si limitò a Cadice, fino al 1262, e al regno di Granada, fino al 1492. Grandi beneficiari della riconquista cristiana furono i regni del Portogallo, di Castiglia (che includeva il León, le Asturie, Córdova, l'Estremadura, la Galizia, Cadice e Siviglia) e d'Aragona (comprendente Barcellona, Valencia e le isole Baleari). Il regno di Navarra passò sotto il dominio francese nel 1234, mentre l'Aragona creò un impero mediterraneo che comprendeva la Sardegna, la Sicilia e la Corsica.

L'inizio dell'era moderna




Nel 1469, il matrimonio di Isabella I di Castiglia con Ferdinando II il Cattolico diede avvio al processo di unificazione della Spagna cattolica. Nel 1480 Isabella convocò a Toledo le Cortes, una grande assemblea composta dai rappresentanti dei vari regni iberici, gettando le fondamenta dell'assolutismo monarchico castigliano. Le esplorazioni di Cristoforo Colombo aprirono le porte del Nuovo Mondo: alla metà del XVI secolo la Spagna controllava l'intero continente sudamericano, l'America centrale, la Florida, Cuba e, in Asia, le isole Filippine.

L'affermazione spagnola in Europa fu agevolata dall'applicazione delle strategie e delle tecniche militari sperimentate con successo nelle guerre contro i musulmani. Il principale avversario della Spagna fu in questa fase iniziale la Francia: la lotta, iniziata nel 1495 con la campagna d'Italia di Carlo VIII di Francia, proseguì per tutto il regno di Ferdinando il Cattolico. Dopo la morte di Isabella di Castiglia e di Ferdinando, il nipote Carlo (erede dei regni di Castiglia e d'Aragona) divenne il primo sovrano di una Spagna unita, con il nome di Carlo V. Il nuovo re proseguì la politica antifrancese di Ferdinando con una serie di guerre che resero la Spagna potenza egemone sul territorio italiano e sulle rotte marine del Mediterraneo occidentale, dopo che le vittoriose spedizioni contro Tunisi (1535) e Algeri (1541) bloccarono l'espansione turca nelle regioni nordafricane.

Nel 1555 Carlo abdicò in favore del figlio Filippo II, che inaugurò un lungo periodo di stabilità: l'impero americano era ormai consolidato e forniva grandi ricchezze; le guerre con la Francia erano terminate con il trattato di Cateau-Cambrésis: aveva così inizio il siglo de oro (secolo d'oro) della cultura e dell'arte ispaniche. Nel 1580, la morte del re Enrico di Portogallo fornì a Filippo l'occasione per rivendicare e ottenere la corona lusitana che, con i relativi possedimenti in Asia, Africa e Brasile, portò alla creazione del più vasto impero coloniale del mondo.

Il fanatismo cattolico di Filippo II finì tuttavia per creare gravi problemi nei Paesi Bassi, dove il sovrano spagnolo perseguitò i protestanti e pretese di governare ignorando tradizioni e leggi locali, sino a provocare una rivolta nel 1566. La politica della regina Elisabetta I d'Inghilterra, che appoggiava i ribelli olandesi, richiese l'intervento dell'Invincibile Armata. Nel 1588, la spedizione si risolse in un disastro; anche la situazione interna cominciò a deteriorarsi, poiché i tesori americani non erano più sufficienti a coprire le spese della corona. L'eccessivo potere dato all'Inquisizione provocò il declino della vita intellettuale spagnola; alla sua morte, nel 1598, Filippo II lasciò il paese oppresso da una grave crisi. Il successore, Filippo III, congelò ogni azione militare all'estero; nel 1609 espulse circa 250.000 moriscos (arabi cristianizzati), spopolando ulteriormente la Spagna, già decimata dalle epidemie del 1590, e creando nuovi problemi all'economia.

L'erede al trono, Filippo IV, cedette di fatto la guida del regno a Gaspar de Guzmán, conte di Olivares, che riprese le operazioni in Olanda e coinvolse la Spagna nella guerra dei Trent'anni. Nuovi aumenti delle imposte e la coscrizione obbligatoria causarono la rivolta della Catalogna e del Portogallo. Dopo una serie di sconfitte, Olivares fu estromesso e la Catalogna venne riconquistata, ma nel 1648 l'indipendenza olandese dovette essere riconosciuta, così come quella portoghese nel 1668; il Roussillon e la Cerdagne erano tornati alla Francia nel 1659. L'avvento al trono di Carlo II, impossibilitato a governare dalle sue infermità fisiche e mentali, aprì un periodo di conflitti.

I sovrani di Borbone

Alla morte del re, il ramo spagnolo degli Asburgo si estinse. La corona passò al pronipote di Carlo, Filippo V, duca di Anjou e nipote di Luigi XIV di Francia, inaugurando la dinastia dei Borbone di Spagna e suscitando le preoccupazioni dell'intera Europa. Inghilterra, Olanda, Austria, Prussia e altri stati minori, fra i quali la Savoia, formarono una coalizione per sostenere l'altro pretendente al trono, Carlo d'Asburgo, e diedero inizio alla guerra di Successione spagnola (1701-1714). Nel 1711 l'arciduca asburgico divenne imperatore col nome di Carlo VI, e l'Inghilterra si distaccò dalla coalizione. Un compromesso fu raggiunto con il trattato di Utrecht del 1713: la maggior parte dei possedimenti spagnoli (fra cui i Paesi Bassi, Milano, Mantova, il regno di Napoli e la Sardegna) passò all'Austria, la Savoia ottenne la Sicilia e il Monferrato, ma in compenso il duca di Anjou fu riconosciuto re di Spagna con il nome di Filippo V. Formatosi alla scuola dell'assolutismo di Luigi XIV, Filippo sottomise la Catalogna e l'Aragona al controllo dell'autorità centrale. Le sue riforme amministrative resero il governo più efficace e ridussero i privilegi della Chiesa e della nobiltà. Seguendo una linea antibritannica, la Spagna si alleò con la Francia nella guerra di Successione polacca (1733-1735) e nella guerra di Successione austriaca (1740-1748); grazie a questi conflitti la Spagna riguadagnò molti dei territori italiani persi nel 1713.

Il nuovo re Carlo III offrì alla Spagna un periodo di governo illuminato e varò importanti riforme per migliorare le condizioni del paese. Al contrario, il successore, Carlo IV, fu un sovrano debole, preda degli intrighi e della corruzione di corte. La Rivoluzione francese del 1789 determinò un rinnovato autoritarismo della politica spagnola che temeva il diffondersi di ideologie rivoluzionarie. Nel marzo 1808 una rivolta popolare costrinse Carlo ad abdicare in favore del figlio Ferdinando, ma il nuovo signore di Francia, Napoleone, sfruttò la crisi per estromettere i Borbone e porre sul trono suo fratello, Giuseppe Bonaparte. Il popolo spagnolo rifiutò di riconoscere la sovranità di Giuseppe e diede vita a una tenace resistenza contro l'occupazione francese. Sei anni di guerra minarono gravemente l'economia spagnola e diedero forza ai movimenti indipendentisti nelle colonie: nel 1826, solo Cuba e Portorico rimanevano sotto il governo spagnolo.

Le guerre carliste

Ferdinando VII tornò in Spagna dopo la sconfitta di Napoleone, nel 1814, e restaurò l'assolutismo. Poco prima di morire, non avendo eredi maschi, nel 1831 designò alla successione la figlia Isabella. I conservatori volevano invece sul trono il fratello del sovrano, Carlos, e scatenarono un'aspra guerra civile fra carlisti e cristini (dal nome della madre di Isabella, la reggente Maria Cristina). Per assicurarsi l'appoggio dei liberali, Maria Cristina nel 1834 emanò una carta costituzionale, e nel 1843 Isabella II salì al trono.

Il periodo fu segnato da una forte instabilità politica. Con l'appoggio della nobiltà i moderati mantennero il potere per un ventennio, ma le tendenze assolutistiche della regina provocarono una crisi che culminò in un colpo di stato militare nel settembre del 1868. Isabella venne spodestata e il parlamento approvò una nuova costituzione democratica, in base alla quale la Spagna diventava una monarchia parlamentare. Il nuovo governo, presieduto dal generale Francisco Serrano, dovette affrontare la rivolta di Cuba, la rinascita del movimento carlista, la questione della successione al trono. Quest'ultima fu risolta nel 1870, quando Amedeo di Savoia, figlio del re d'Italia Vittorio Emanuele II, accettò la corona. Avversato sia dai carlisti sia dai movimenti anarchici, il re abdicò nel febbraio del 1873. Il parlamento proclamò immediatamente la repubblica, ma già nel dicembre del 1874 un gruppo di generali, con un colpo di stato, restaurò la monarchia borbonica, eleggendo al trono il figlio di Isabella, Alfonso XII

Evitando di ripetere gli errori degli anni precedenti, il governo applicò la nuova costituzione del 1876 in maniera più flessibile. Una nuova insurrezione carlista (1876) e un'altra rivolta cubana (1878) furono presto represse, ma nel 1898 scoppiò la guerra ispano-americana, che costrinse la Spagna, sconfitta, a ritirarsi da Cuba e cedere Puerto Rico, Guam e le Filippine agli Stati Uniti.

Dalla dittatura alla seconda repubblica

Nonostante le numerose pressioni cui fu sottoposta, la Spagna rimase neutrale nel corso della prima guerra mondiale. Le esportazioni diedero vita a un autentico boom economico, ma nel contempo aumentò anche l'inflazione, e i lavoratori invocarono aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. Le difficoltà interne furono acuite dalla guerra per l'indipendenza nazionale (1919) scoppiata nel Marocco spagnolo; le forze ispaniche furono duramente sconfitte ad Anual nel luglio 1921.

Nel settembre del 1923 il generale Miguel Primo de Rivera, con un colpo di stato, sciolse le Cortes e instaurò un regime dittatoriale, riconosciuto da Alfonso XIII. I partiti furono messi al bando, e la Catalogna perse i diritti di autonomia. Terminata la costosa guerra marocchina (1926), lo sviluppo economico divenne la maggiore preoccupazione del nuovo governo. L'introduzione di misure fiscali indebolì la posizione di De Rivera, che riportò il potere al sovrano nel 1930, ma le elezioni del 1931 decretarono un tale successo dei repubblicani (guidati da Manuel Azaña) da spingere il re ad abbandonare la Spagna.

La seconda repubblica spagnola fu proclamata immediatamente, con Niceto Alcalá Zamora y Torres alla presidenza. La coalizione di Azaña iniziò a sbriciolarsi già nel 1933: i moderati consideravano le sue riforme sociali troppo ardite, i socialisti accusavano il governo di scarsa incisività, mentre i cattolici si opponevano all'anticlericalismo del regime repubblicano. La maggioranza conservatrice che si affermò alle elezioni del novembre 1933 abolì alcune misure introdotte dal recente governo, provocando la reazione delle forze di sinistra, che nel 1936 riottennero la guida della nazione. I generali Francisco Franco e Emilio Mola si fecero promotori di un progetto di rovesciamento delle istituzioni repubblicane che ottenne subito il sostegno dell'esercito.

La guerra civile

L'insurrezione militare ebbe inizio il 18 luglio del 1936 in tutto il paese, che si ritrovò diviso in due zone, una delle quali prevalentemente rurale, controllata dalle forze dei ribelli, e un'altra (che comprendeva numerose aree industriali e urbane) fedele alla repubblica. Cominciò così la lunga guerra civile, durante la quale la sede del governo repubblicano fu trasferita a Valencia. Entrambe le parti ricevettero aiuti dall'estero: Hitler e Mussolini sostennero i ribelli, mentre l'URSS appoggiò i repubblicani, aiutati anche dalle Brigate Internazionali costituite da volontari europei e americani. I ribelli mostrarono grande unità d'azione; il generale Francisco Franco si proclamò capo della Falange nazionalista, un movimento politico di ispirazione fascista. Il fronte opposto, capeggiato da Juan Negrín, era meno compatto: includeva socialisti moderati e anarchici, comunisti e regionalisti baschi e catalani, che potevano contare su un appoggio ufficioso da parte di Francia e Inghilterra.

Fallita la presa di Madrid, le forze nazionaliste tentarono la conquista delle province basche, delle Asturie e delle altre regioni industriali del nord (aprile-ottobre 1937), appoggiate dalle truppe fasciste e dall'aviazione nazista, che il 26 aprile rase al suolo la città di Guernica. Nel 1938 le forze franchiste riuscirono a dividere in due la zona nemica. Dopo una disperata resistenza, Barcellona cadde il 26 gennaio 1939; due mesi dopo fu la volta di Madrid; la guerra civile terminò il 1° aprile.

La dittatura di Franco

Preso il potere, Franco non operò alcun tentativo di riconciliazione nazionale, considerando indistintamente repubblicani moderati e militanti comunisti, socialisti e anarchici come 'nemici della Spagna'. All'indomani della guerra, decine di migliaia di antifascisti furono uccisi e circa 300.000 oppositori del regime andarono in esilio. La legislazione repubblicana a favore di lavoratori e contadini fu revocata. Le uniche istituzioni riconosciute come legittime e dotate di poteri effettivi furono l'esercito, la Chiesa cattolica e la Falange.

In politica estera, Franco fu intransigente sostenitore della neutralità durante la seconda guerra mondiale. Nel corso degli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti considerarono il dittatore un importante alleato contro il comunismo; nel settembre del 1953 concessero a Franco cospicui aiuti economici e militari in cambio del diritto di impiantare basi navali e aeree in territorio spagnolo. A partire dal 1961, l'economia migliorò grazie a una rapida crescita industriale e a forti investimenti stranieri. La carenza di manodopera favorì l'aumento dei salari, mentre l'agricoltura fu meccanizzata per abbattere i costi di produzione. Si verificò una migrazione di massa dalle aree rurali a quelle urbane, dove venne dato impulso all'istruzione secondaria e universitaria. Tali trasformazioni non mutarono però l'essenza del regime.

Nel 1962 Franco istituì la legge marziale, anche a causa delle azioni terroristiche dei separatisti baschi dell' ETA. La Guinea Spagnola ottenne l'indipendenza nel 1968; sette anni più tardi il governo accettò di cedere il Sahara Spagnolo al Marocco e alla Mauritania. Nel 1973 il primo ministro Luis Carrero Blanco fu vittima di un attentato dell'ETA. Il nuovo capo dell'esecutivo Carlos Arias Navarro annunciò un programma di riforme, che includeva la libera formazione di associazioni politiche, proibita fin dal 1939. I falangisti estremisti tentarono di boicottare la linea di Arias, ma la morte di Franco, nel 1975, fermò il tentativo di svolta reazionaria.

La restaurazione della democrazia



Il nipote di Alfonso XIII, Juan Carlos, salì al trono di Spagna. Il nuovo re favorì un processo di piena democratizzazione, ma interessi molto forti giocavano contro i cambiamenti. Adolfo Suárez García, il nuovo primo ministro, falangista moderato, fu l'artefice della transizione verso la democrazia. Nonostante le forti obiezioni dell'esercito, nell'aprile 1977 legalizzò il partito comunista; nel giugno successivo, le prime elezioni democratiche in quarant'anni premiarono la sua politica centrista assicurando al suo nuovo partito, l'Unione del centro democratico, il 34% dei voti.

Tuttavia, a causa della crisi economica crescente e di una progressiva frammentazione delle forze che lo avevano sostenuto, nel gennaio 1981 il premier dovette dare le dimissioni, e fu sostituito da Leopoldo Calvo Sotelo. Un tentativo di golpe (23 febbraio 1981) fu sventato dall'intervento del re, che richiamò i militari ai loro doveri di fedeltà. Le elezioni dell'ottobre 1982 furono vinte dal Partito socialista di Felipe González Márquez, che nel 1986 guidò l'entrata della Spagna nella CEE (oggi Unione Europea). Dal 1990 una serie di scandali ha minato la credibilità del governo socialista, che nelle elezioni del marzo 1996 è stato sconfitto dal Partito popolare di José Maria Aznár.


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