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Messico




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Messico

(spagnolo México)



Repubblica federale (Estados Unidos Mexicanos) dell'America Settentrionale.

Superficie: 1.972.547 km

Popolazione: 81.249.000 ab.

Capitale: Città di Messico.

Lingua: ufficiale lo spagnolo, diffusi i dialetti amerindi.

Religione: cattolica (93%).

Unità monetaria: il nuovo peso messicano.

Confini: confina con gli USA a nord, con il Guatemala e con il Belize a sud-est; si affaccia a ovest sull'Oceano Pacifico e a est sull'Oceano Atlantico (golfo del Messico e Mar delle Antille).

Ordinamento: Repubblica federale di tipo presidenziale composta da 31 Stati autonomi e un Distretto Federale.


GEOGRAFIA

n Morfologia. Il Messico presenta un territorio in prevalenza montuoso, costituito da un nucleo centrale con una serie di alteterre serrate lateralmente da catene montuose (Sierra Madre Occidentale e Sierra Madre Orientale) che rappresentano la naturale continuazione verso sud delle alteterre occidentali statunitensi. A sud l'altopiano messicano è chiuso da una poderosa barriera montuosa, le cui massime altezze superano i 5000 m, costituita da numerosi coni vulcanici (Nevado de Colima, Popocatépetl, Malintzin, Citlaltépetl), alcuni tuttora attivi. Tale barriera si estende per ca. 1000 km dall'Oceano Pacifico al golfo del Messico digradando verso sud entro il profondo solco del fiume Balsas. Ancora più a sud si incontra una regione che alterna zone accidentate (Sierra Madre del Sud e Sierra Madre de Chiapas) e vaste pianure (di Veracruz e di Tabasco). Isolate dal nucleo centrale sono le penisole di California e dello Yucatán. La prima è separata dal resto del Paese dal golfo omonimo; la seconda è costituita da un tavolato calcareo. Le coste, che si sviluppano per ca. 9000 km, sono in prevalenza basse e sabbiose, spesso orlate di lagune; solo quelle verso l'Oceano Pacifico in alcuni tratti (penisola di California) sono alte e articolate.

n Clima. È tropicale, caldo e umido a sud, specie nella penisola dello Yucatán e sui versanti rivolti all'Oceano Atlantico. Con l'altitudine il clima si addolcisce, ma le precipitazioni diminuiscono, toccando i minimi nell'altopiano settentrionale, che, con la fascia costiera orientale del golfo di California, è fra le regioni più aride dell'America Settentrionale. In rapporto all'altitudine si notano le seguenti zone climatiche: tierras calientes (terre calde), al di sotto dei 700 m; tierras templadas (terre temperate), fra i 700 e i 1600 m; tierras frías (terre fredde), oltre i 1600 m.

n Idrografia. Il fiume più importante è il Río Bravo (o Río Grande), che segna buona parte del confine con gli USA; a esso tributano fra gli altri il Conchos, il Río Salado e il San Juan. All'Oceano Pacifico tributano il Río Colorado, il Magdalena, il Sonora, lo Yaqui, il Río del Fuerte, il Culiacán, il Mezquital, il Río Grande de Santiago, il Balsas e il Tehuantepec; all'Oceano Atlantico, oltre il Río Bravo, il Pánuco e l'Usumacinta. Numerosi laghi.

n Vegetazione. Si incontrano foreste di tipo equatoriale, ricche di essenze pregiate (mogano, ebano, cedro), e boschi tipici dei Paesi temperati; nelle zone più aride la steppa si alterna a forme cespugliose e a boscaglia di tipo predesertico.

n Popolazione e città. La popolazione, formata per oltre la metà da meticci, per il resto da creoli (discendenti da coloni spagnoli), amerindi e pochi bianchi, si addensa sugli altipiani interni. Scarsamente abitate risultano le regioni aride e desertiche dell'altopiano settentrionale (Mesa del Norte), le aree nordoccidentali e la Bassa California. Principali città, oltre alla capitale sono: Ciudad Juárez, Guadalajara, Chihuahua, Torreón, San Luis Potosí, Monterrey, Tampico, Querétaro, Mérida e Veracruz.

n Economia. Appare oggi tra le più equilibrate e sviluppate dell'America Latina in seguito all'intervento di razionalizzazione del sistema economico nazionale operato dal governo, che lo controlla per il 70%. Nell'agricoltura (che occupa ca. un terzo della popolazione attiva) una considerevole parte dei terreni è di proprietà municipale e viene concessa in usufrutto ai coltivatori diretti, mentre il rimanente appartiene ai privati. Il primo settore produce essenzialmente derrate alimentari (mais, frumento e legumi), mentre il secondo, costituito da grandi aziende capitalistiche, si dedica alle colture industriali, quali il cotone , il caffè, il tabacco e lo henequén (nome commerciale dell'agave coltivata nel Messico), e all'allevamento, con 30 milioni di bovini. Notevole la produzione di frutta (agrumi, ananas, uva, banane). Fondamentali per lo sviluppo ulteriore dell'economia sono le risorse del sottosuolo. In primo piano è il petrolio (ca. 140 milioni di t), la cui produzione, nazionalizzata, consente notevoli esportazioni; seguono gas naturale e carbone. Dai minerali metalliferi si ricavano argento, piombo, ferro, zinco, stagno e oro; attivi anche i giacimenti di antimonio, manganese e mercurio; i vastissimi giacimenti di zolfo fanno del Messico uno dei maggiori produttori del mondo. L'industria, originariamente fondata sui settori tessile (cotoniero e laniero) e alimentare (soprattutto carni e zucchero), ha esteso ormai le sue attività ai settori metallico, siderurgico, meccanico, del cemento, chimico e petrolchimico per lo più grazie a capitali stranieri e per il mercato di esportazione. Sullo sviluppo del Paese grava il peso del fortissimo debito estero, causa nel 1982 di una grave crisi finanziaria ed economica con pesanti effetti sull'occupazione.


STORIA

Gli antichi abitatori del Messico in età storica furono i Maya e i Toltechi venuti dal Sud e gli Aztechi provenienti dal Nord. Nel 1525 veniva giustiziato dagli Spagnoli, giunti nel 1519 con Cortés, l'ultimo imperatore azteco, Cuauhtémoc. Lo sviluppo economico del Paese, eretto nel 1535 vicereame comprendente anche la parte meridionale degli attuali USA e l'America Centrale, si basò sullo sfruttamento delle miniere di metalli preziosi, monopolio commerciale esercitato dalla Spagna, e sulla riduzione in schiavitù degli indigeni, che nel 1804 costituivano i 3/5 della popolazione. Il movimento di emancipazione delle masse indigene e meticce fu iniziato nel 1810 dal sacerdote M. Hidalgo. Coi trattati di Córdoba (1821), dopo una decennale guerra di liberazione, l'indipendenza del Messico venne riconosciuta dall'ultimo viceré spagnolo. Nel 1824, a opera del generale A. López de Santa Anna il Messico divenne una Repubblica confederata, le cui vicende politiche vissero sul confronto tra federalisti liberali e repubblicani, e conservatori centralisti e cattolici, spesso degenerato in scontri anche cruenti. Nel 1845 il Texas, già distaccatosi di fatto nel 1836, veniva definitivamente annesso agli Stati Uniti, al quale tre anni dopo il Messico fu costretto a cedere parte della California e del Colorado, l'Arizona, il Nevada, lo Utah e il Nuovo Messico (trattato di Guadalupe Hidalgo). Per più di vent'anni dominò la politica del Paese il Santa Anna (1833-1855), prima presidente, poi più volte dittatore. Succedette un periodo liberale, caratterizzato da riforme sociali (secolarizzazione delle proprietà ecclesiastiche) e dalla limitazione dei privilegi militari. Nel 1857 assunse la presidenza B. Juárez che accentuò il riformismo laico e liberale. La guerra civile che ne seguì, scatenata dai conservatori che richiesero anche l'intervento di potenze straniere, e soprattutto la sospensione del pagamento dei crediti esteri provocarono l'intervento di Inghilterra, Francia e Spagna nel 1861. Dopo il ritiro degli Inglesi e degli Spagnoli, i Francesi continuarono la guerra, occupando la capitale (1863), e Napoleone III offrì la corona imperiale a Massimiliano d'Austria, il quale però tre anni dopo il suo arrivo in Messico veniva giustiziato (1867), mentre Juárez era rieletto presidente. Dal 1876 al 1910 il Paese fu governato dal generale P. Díaz, la cui dittatura rappresentò un'epoca di totale abbandono delle riforme. Il latifondismo, la corruzione amministrativa e la semischiavitù dei peones (l'85% della proprietà terriera apparteneva al 2% della popolazione, la quale era per l'80% analfabeta) sfociarono in una rivoluzione (novembre 1910) guidata da F. I. Madero, che però nel febbraio 1913 i latifondisti e la Chiesa cattolica riuscivano a rovesciare. Alla presidenza del conservatore V. Huerta seguì il governo di V. Carranza, dapprima sostenitore delle riforme, ma poi osteggiato da F. Villa ed E. Zapata. La nazionalizzazione delle miniere e le misure contro le compagnie petrolifere statunitensi crearono gravi tensioni con gli Stati Uniti che durarono fino al 1928, quando venne modificata la legge sui petroli. Una politica innovatrice fu inaugurata dalla presidenza successiva di L. Cárdenas (1934-1940) con la lotta contro la corruzione amministrativa, la restaurazione delle libertà, la nazionalizzazione delle ferrovie e delle miniere. Cárdenas perfezionò anche la struttura del PRI (Partido Revolucionario Institucional), voluto da Calles nel 1928 come strumento coordinatore del regime. Nel 1942 il Messico entrava in guerra a fianco degli Alleati. Nel dopoguerra la politica messicana si è distinta per il suo spirito d'indipendenza dagli USA. Ma dopo il 1982, in seguito all'indebitamento con l'estero (più di 81 miliardi di dollari a fine 1988), il Messico si trova in una situazione economico-finanziaria gravissima, acutizzata dal terremoto del 1985 a Città di Messico e dal calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali. Carlos Salinas de Gortari, esponente del PRI eletto alla presidenza nel 1988, avviò una politica di liberalizzazione e, nell'industria, di privatizzazioni, ottenendo l'apprezzamento del Fondo Monetario Internazionale, varando drastiche misure antinflazionistiche e rinegoziando su questa base i modi di pagamento del debito estero, ridotto nel 1991. Questa politica ha determinato tensioni sociali e politiche assai aspre e rese più acute dall'adesione, nel 1993, al NAFTA (Accordo per il libero scambio nel Nord America) con USA e Canada. Le tensioni sociali sono culminate con la rivolta degli indios dello stato del Chiapas, guidata dal movimento zapatista (1994-1995). Nel 1994 è stato eletto alla presidenza della Repubblica un altro esponente del PRI, E. Zedillo che nel corso del 1995 ha avviato trattative di pace fra l'amministrazione messicana e l'esercito di liberazione nazionale Zapatista (EZLN) , tese a risolvere la situazione di conflitto presente nella regione del Chiapas. Sempre nel 1995 il crollo del peso sui mercati del cambio ha determinato una situazione gravissima, che solo un forte prestito dagli USA ha potuto tamponare; le misure di austerità sociale sono state ulteriormente inasprite.



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