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LA LOCALIZZAZIONE INDUSTRIALE
Ogni società opera in molteplici campi: economico, politico, militare, culturale.
Quello che ci riguarda è l'agire del collettivo ovvero degli individui organizzati all'interno di strutture familiari e sociali. Vi è quindi una società orientata verso il perseguimento di scopi precisi, non casuali ma finalizzati.
Tra le varie forme dell'agire sociale rientra quello territoriale, che ha come scopo l'appropriazione delle risorse naturali. il processo di territorializzazione si è avuto con la trasformazione da parte della società di spazi naturali organizzati in territori. Lo spazio è un'estensione geometrica; il territorio invece è una trasformazione avvenuta dall'azione sociale. Il processo di costruzione del territorio dipende da:
le risorse materiali ed immateriali a disposizione di ogni società; che in base ai livelli tecnologici e di benessere raggiunti condizionano tale processo;
Le relazioni di potere, ossia i rapporti tra le classi sociali ;
I progetti, intesi come volontà pianificatrice di un popolo.
Compito della geografia è anche quello di capire le conseguenze dell'agire territorializzante sugli ecosistemi per diminuire o possibilmente neutralizzare gli impatti che producono disequilibri .
Lo sviluppo territoriale da parte di una società avviene in tre fasi: la denominazione consiste nello studio delle caratteristiche naturali in cui si intende operare. La reificazione ossia il passaggio alla costruzione materiale di oggetti: case, fabbriche ,stazioni, eccetera. Da notare che ogni atto territorializzante può risolvere o creare problemi nello stesso tempo; ad esempio le case risolvono il problema degli alloggi , ma generano la necessità di servizi, trasporti ecc.
La strutturazione ossia l'interconnessione tra gli oggetti che abbiamo insediato nel territorio (case, strade ,reti ferroviarie, ecc.. )che imprimono una struttura al territorio stesso.
Il paesaggio è il volto di un territorio o delle regioni in cui territori si articolano; ossia la fisionomia esterna con la quale essi ci appaiono.
In ogni paesaggio vi sono due grandi insiemi; gli elementi naturali che non sono stati creati dagli uomini e gli elementi sociali , che sono il frutto dell'agire economico. I due insiemi non sono facilmente separabili, ma risultano profondamente intrecciati in quanto nel corso degli anni il paesaggio è stato soggetto a continue evoluzioni ed incessanti cambiamenti delle strutture economiche e sociali. Forme funzioni e strutture compongono il paesaggio. Le forme naturali (fiumi, laghi, monti) si legano alle forme sociali (ponti o edifici ) e quindi il rapporto tra le due forme genera la funzione socio economica. Lo stesso discorso vale ovviamente per le forme materiali, banche, negozi, luoghi pubblici, strade, rappresentano il modo in cui gli elementi materiali vengono organizzati e rispecchiano le funzioni economiche e sociali, cui sono adibiti.
La terra intesa come fondamentale fattore della produzione è l'indispensabile base materiale per ogni insediamento,Bed è caratterizzata da tre elementi:
1) esiste da sempre in natura non è quindi frutto del lavoro sociale, che può solo esaltarne la produttività;
2) è inamovibile: ossia sono gli insediamenti che vanno alla ricerca dei luoghi più adatti secondo le esigenze sociali;
3) la sua disponibilità è limitata perché la domanda è in continuo aumento sia per l'incremento demografico, sia perché i bisogni aumentano in conseguenza dell'aumento di benessere.
La categoria economica che definisce il prezzo del bene 'terra" è detta: RENDITA FONDIARIA.
La rendita quindi esprime il valore della terra, sia per quella finalizzata allo scopo urbano, sia per quella utilizzata a scopo agricolo. Rendita urbana ed agraria si differenziano per diversi tributi: l'esposizione al sole, la posizione rispetto a una sorgente ,la fertilità sono elementi fondamentali per la rendita agraria , per quella urbana elementi importanti sono la posizione panoramica, o la
Dotazione di infrastrutture varie. Vista la continua lievitazione della domanda, sul mercato dei ' suoli ' si vengono a creare tensioni e squilibri che i pubblici poteri tentano di attenuare . Proprio per la funzione sociale svolta dalla terra, gli Stati hanno deciso di limitare le libertà economiche dei proprietari dei suoli, ecco allora nascere gli istituti giuridici come: l'esproprio per pubblica utilità , il diritto di superficie, configurati comunque come limiti alla proprietà. La terra è un bene non soggetto a deperimento quindi il suo valore non è minacciato dall'inflazione. Si trasforma dunque in ' bene - rifugio ' diventando oggetto di fenomeni speculativi, cosa che ha indotto molti paesi ad intervenire con provvedimenti legislativi per controllare il mercato fondiario.
Gli operatori economici, nello scegliere le località in cui insediare le proprie attività produttive, hanno tenuto conto di una serie di elementi naturali, tecnici, economici, sociali e politici.Questo contesto può variare in base alle esigenze di ogni comparto merceologico,ed alla tipologia dei rami produttivi.
Prima della rivoluzione industriale,le attività manifatturiere ed artigianali erano assai limitate, in quanto subivano la carenza di energia e gli imprenditori erano costretti ad insediarsi vicino ai centri abitati per reclutare manodopera. La rivoluzione industriale sconvolse i precedenti assetti territoriali . L'energia meccanica consentì alle industrie di allontanarsi dalle città e di non essere più strettamente legate alla manodopera sul posto.L'energia meccanica fu la premessa della grande fabbrica moderna dove oggi l'lavorano centinaia di operai . Le vallate quindi diventano luogo privilegiato dell'insediamento industriale tessile ,per la presenza dell'acqua dei fiumi e della manodopera femminile poco qualificata, Nella pianura invece per ammortizzare i costi era necessaria la presenza di più fabbriche nella stessa area. La metallurgia fu il secondo passo della rivoluzione industriale ,con l'impiego del carbon fossile ci fu la svolta che permise la costruzione di grandi forni, la modificazione degli impianti ed un grande incremento della produzione. Le miniere non furono più l'unico punto di riferimento, si cominciò a guardare verso l'industria leggera. La distribuzione e la vicinanza ai mercati divennero prioritarie alla fine dell'800 e l'inizio nostro secolo, dopo l'invenzione degli accumulatori e avviata la distribuzione dell'energia sul territorio cambiarono nuovamente i criteri di scelta delle localizzazioni industriali. Oggi giorno l'industria mobilita i fattori della sua produzione ( materie prime, energia, forza lavoro,) su mercati che possono distare tra loro centinaia o migliaia di chilometri. Insediare le fabbriche ed inviare le merci verso i mercati di consumo ha significato creare una rete le cui maglie, poco alla volta, hanno finito con l'abbracciare il mondo intero.
I principali fattori che condizionano le scelte in tema di localizzazione territoriale sono riassumibili in due grandi:
i vincoli ecologici, ossia le caratteristiche naturali dei siti nei quali ubicare gli impianti;
i fattori funzionali, che riguardano le peculiari necessità tecnico-economiche di ogni impresa;
Ciascun settore merceologico o ramo produttivo ha sue esigenze tecniche ed economiche specifiche che lo inducono a tenere in considerazione certi fattori ambientali piuttosto che altri.
Negli ultimi decenni diversi settori sono affrancati da molti condizionamenti ecologici grazie all'introduzione di tecniche complesse. Oggi, la natura costituisce un vincolo imprescindibile solo nel caso delle industrie minerari, altrimenti è più corretto parlare di condizionamenti ecologici piuttosto che di vincoli. Tramite il ricorso alla sua generazione l'industria alimentare, per esempio, ha potuto allontanare le fabbriche dai campi, avvicinandoli ai grandi mercati di consumo.
Quando la materia prima per la costruzione delle navi era il legno, a cui si aggiungevano la 10, ossia il catrame vegetale per la cafalatura, e la canapa per le velature, li estuari, ai quali giungevano le materie prime, rappresentavano un luogo ottimale per insediare i cantieri navali. poi inferto sotto il legno, la pece, la canapa l'interesse si volse ai siti più facilmente raggiungibili dalle fabbriche siderurgiche con il conseguente declino di alcuni cantieri e l'ascesa di altri.
Oggi un fondamentale elemento condizionante è rappresentato dalla necessità di ampi spazi per ospitare le navi di grandissimo tonnellaggio.
Per le centrali termonucleari esistono condizionamenti geologici e ambientali che restringono il ventaglio delle localizzazioni possibili, giacché vengono escluse assolutamente tutte le aree a rischio sismico.
Apparentemente i cementifici potrebbero esser assimilati alle miniere per quanto concerne l'insediamento. Di fatto anche in questo comparto è i margini di elasticità risultano più consistenti. L'Italia, il trasporto del cemento avviene quasi esclusivamente su strada, in Giappone, invece, su ferrovia. Ne discendono valutazioni diverse circa l'ubicazione del cementificio. Nelle zone collinari non facilmente raggiungibili dalla ferrovia i giapponesi fanno largo impiego di teleferiche lunghe molte chilometri per trasportare la materia prima al forno diffusione dove arrivano i binari della ferrovia per la distribuzione sul territorio del prodotto finito.
Nella prima fase dell'industrializzazione la siderurgia fu condizionata dal notevole fabbisogno di energia, per cui le maggiori regioni siderurgiche sorsero in prossimità dei bacini carboniferi; esempio: in gran Bretagna, il ferro importato dalla Svezia giungeva a Liverpool, alle cui spalle si aprono le miniere di carbone di Manchester, e lungo l'asse tra le due città si strutturò uno dei grandi poli siderurgici del paese.
Belgio, Francia, Germania e Polonia con un vero e un analogo binomio: bacini carboniferi e spazi industriali spesso coincisero.
Elevato peso specifico delle due materie prime condizione paesi privi di entrambe, come l'Italia, due fatti maggiori complessi siderurgici sono stati localizzati presso i porti di sbarco del ferro e del carbone. Oggi prevalgono criteri diversi in paesi ad avanzato sviluppo industriale nei quali il fabbisogno di prodotti siderurgici è proporzionalmente inferiori: le lavorazione nei decenni passati alimentano un fiorente mercato di rottami che rientrano nella fusione in percentuale crescente rispetto al ferro di miniera. Questi rottami si accumulano all'interno delle grandi aree metropolitane dove le concentrazioni popolazioni molti iracheni consumi e gli scarti. Di qui la nuova necessità di privilegiare queste aree per l'insediamento di impianti di minori dimensioni e basato soprattutto sulla produzione di acciai speciali.
Diversa è la situazione dei comparti che utilizzano gli idrocarburi come fonte energetica. I cementifici abbisognano di molta energia che la cottura della marna, ma i costi di trasporto del petrolio utilizzato sono inferiori a quelli che si dovrebbero sostenere se si volesse trasportare la materia prima ,marna e argilla, in luoghi prossimi ai porti di sbarco del greggio.
In genere l'industria petrolchimica dei paesi estrattori sorge nelle vicinanze di porti, mentre quella dei paesi importatori nei pressi dei porti di sbarco del petrolio. Lo stesso criterio prevale nella chimica di base, che utilizza materie prime d'importazione, per esempio i fosfati per la produzione di concimi chimici; mentre la chimica fine, nella quale rientrano i semilavorati provenienti dai complessi chimici di base, è più interessata alla vicinanza ai mercati di consumo.
Nei settori che lavorano oli e semi di provenienza tropicale, per ricavarne sapori o cosmetici, ma anche vernici e altri prodotti industriali, il valore della materia prima e i suoi costi di trasporto coprono solo una percentuale esigua del costo finale del bene, per cui si trasporta la materia prima dal porto fino alle fabbriche che vengono ubicate per lo più delle vicinanze dei principali mercati di sbocco del prodotto finito.
I maggiori produttori mondiali di cellulosa, compensato, pannelli di legno, pasta di legno e in parte anche di carta, coincidono con i paesi provvisti delle maggiori risorse forestali. Qui gli impianti sorgono sui nodi più importanti del reticolo fluviale. L'industria del mobile invece è un settore nel quale prendono il sopravvento l'elaborata lavorazione, il design, il gusto e il reddito del consumatore. Ragione per cui i mobilifici privilegiano l'insediamento presso i mercati di consumo e lo stesso succede nel caso delle industrie del pellame e del cuoio. Il settore tessile, con i suoi diversi comparti ciascuno soggetto a condizionamenti specifici, rivela bene i criteri che sottendono le scelte di localizzazione. L'industria di base, rappresentata dalla filatura ma anche dalla tessitura tende sempre più ad affermarsi direttamente dei paesi detentori della materia prima (cotone, lino, canapa, iuta). Al contrario, le fabbriche di tessitura, tintura, stampaggio, disegno e a maggior ragione quelle di abbigliamento, tipici settori rivolti al mercato, trascurano i problemi di vicinanza alle fonti di approvvigionamento per guardare al consumatore.
Per quanto concerne la manodopera, le industrie si trovano ad affrontare due problemi fondamentali: da un lato l'adeguata disponibilità, dal punto di vista quantitativo e della preparazione professionale, di forza lavoro ed i tecnici; dall'altro, il costo di questo lavoro. I due elementi che giocano ruoli diversi nel tempo e secondo il comparto produttivo. Il passaggio da un'economia agricola a una industriale e da questa a una economia terziariarizzata si accompagna a una domanda crescente di scolarizzazione: il problema della qualificazione professionale si fa più acuto. Diminuisce la percentuale di addetti non qualificati e cresce quella di operai specializzati, di tecnici, ingegneri e laureati. Una tendenza che impone di guardare con maggiore attenzione alle articolazioni qualitative del mercato del lavoro.
In alcuni casi la professionalità è questione di retaggi consolidatisi in tempi assai lunghi, per cui la scelta dell'ubicazione diventa quasi obbligata. In Italia la regione che gravita intorno a Valenza Po è avvenuta strutturandosi e caratterizzandosi sulla base di un fitto tessuto di laboratori e fabbriche di oreficeria.
Appositi istituti professionali preparano i giovani, la cui maestria sia finirà nelle manifatture locali fino a dar vita a una ' cultura e culture dette dell'oreficeria che ha tratto peculiare di questi siti che incide sulla localizzazione delle nuove unità produttive. La presenza o l'assenza di simili tradizioni culturali e professionali continua a condizionare, a dispetto di una apparente omogenea diffusione dell'industrializzazione.
Le differenze fra i costi del lavoro possono giocare un ruolo non secondario nelle scelte di localizzazione industriale, dove le fabbriche abbisognano di forza lavoro poco qualificata. Oggi nel gruppo dei scelte praticabili e entrano in soli mercati del lavoro locali, ma del mondo intero, compresi quelli dei paesi sottosviluppati, in taluni dei quali una tradizione operaia e una cultura di fabbrica hanno già messo le radici da tempo. Nel caso di produzione in serie che richiedono ricerca tecnologica, e se ne intervengono altri fattori limitanti, insediamento di unità produttive paesi in via di sviluppo risulta conveniente, per cui grandi gruppi industriali si sono trasformati in multinazionali, decentrando le attività meno qualificate e conservando presso la casa madre i centri decisionali e la ricerca.
Nel settore dei televisori, poche grandi società giapponesi, americane e tedesche controllo del mercato mondiale e con una diretta presenza nei paesi sbocco limitata a poche fabbriche che provvedono al mero assemblaggio di componenti, sulla base di istruzioni che giungono loro dalle rispettive direzioni centrali. Analoghi processi investono l'industria elettronica e dei computer.
Per l'industria leggera, la vicinanze luoghi di consumo è una variabili di primaria importanza. Geograficamente il consumo coincide con le arie a più elevata densità demografica, per cui si può affermare che i maggiori centri urbani e le metropoli hanno rappresentata lungo i punti di riferimento obbligati per simili industrie. Solo negli ultimi anni vincoli sono allentati, per i miglioramenti intervenuti i mezzi di trasporto e delle vie di comunicazione che, abbassando i costi, modificato il quadro delle scelte ottimali senza, però, che sia venuta meno l'importanza e della prossimità ai mercati finali, o quantomeno ai fondamentali nodi viari.
Alcune notevoli concentrazioni industriali si devono all'interesse da parte di industrie di beni consumo per la presenza in zona di una cospicua percentuale della popolazione residente e per la sua capacità di reddito, proporzionalmente superiore ai dati medi nazionali.
Se l'economia di un paese lavora misura ragguardevole per l'esportazione, il problema della vicinanza e ai mercati di consumo si pone in altri termini, giacché la destinazione finale comporta, comunque, un trasporto su lunghe distanze. Di qui il diverso ruolo di tante città portuali di regioni litoranee del mondo, secondo il porto esaurisca la sua funzione sul piano commerciale, come accade in molti paesi africani, oppure sia un fondamentale anello di passaggio per l'industria, come nel caso del settore cotoniero a Bombay. Multare industriali giapponesi coincidono quelle portuali, sia per le specifiche caratteristiche insulari del paese, oltretutto dipendente dall'estero per quanto riguarda l'importazione di materie prime, sia perché dai porti nipponici muovono i grossi flussi di esportazione dei beni finiti.
Seppure in modo non sempre coerente si va ormai diffondendo la prassi di una pianificazione che tenga conto non solo dei dati economici, ma anche delle conseguenze socio-sanitarie e degli in patti ambientali derivanti da ogni tipo di nuovo insediamento infatti alcune gravi catastrofi delle recente passato hanno messo in luce i pericoli derivanti dalla localizzazione di impianti ad alto rischio nei pressi di popolosi insediamenti abitativi. Parecchi insediamenti produttivi risultano pericolosi per la salute e scelte di localizzazione dovrebbero tenerne conto, la combustione di, per esempio, causano l' immissione nell'aria di anidride carbonica; i rumori emessi da molti impianti e risultano nocivi; analoghe considerazioni valgono anche per le acque degli impianti industriali quando non vengono correttamente trattate, e lo dimostra nel mondo industrializzato lo stato delle falde acquifere da cui si attinge per il normale fabbisogno idrico della popolazione. Oltre alla salute, ogni altra forma di vita e l'e gli ambienti loro insieme sono minacciate da forme di industrializzazione non corrette. Un nuovo allarme viene dai rifiuti industriali che si aggiungono ai già massicci rifiuti agricoli urbani. Il problema sempre esistito ma, come sempre accade quando gli aspetti quantitativi di un fenomeno non hanno raggiunto la soglia critica, solo pochi esperti si rendono conto delle conseguenze derivanti dall'accumulo di rifiuti che crescono in proporzione geometrica.
In Italia si producono annualmente circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti, ormai le semplici dimensioni costituiscono, in sé, un problema di non facile soluzione e a complicare ulteriormente la situazione si aggiunge il fatto che una percentuale non irrilevante di rifiuti industriali e risulta nociva o tossica, mentre per quanto concerne i rifiuti agricoli i rischi risultano considerevoli. Osservando la questione da un punto di vista planetario è facile intuire che il futuro presenterà difficoltà ancora maggiori già che anche i paesi in via di sviluppo, procedendo sulla strada dell'industrializzazione nel nord della terra, e diventeranno accumulatori di rifiuti.
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