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Israele (Stato)
Repubblica (Medinat Yisrael) del Medio Oriente asiatico.
Superficie: 20.700 km
Popolazione: ca. 5.059.000 ab.
Capitale: Gerusalemme.
Lingua: ufficiale l'ebraico.
Religione: ebraica, minoranze musulmane e cristiane.
Unità monetaria: lo sciclo.
Confini: ha figura allungata da nord a sud e si affaccia sia sul Mar Mediterraneo (170 km), sia sul golfo di 'Aqaba (10 km). Confina a nord col Libano, a est con la Siria e la Giordania, a sud-ovest con l'Egitto.
Ordinamento: è una Repubblica parlamentare, con un presidente eletto per 5 anni. Lo Stato è diviso in 6 distretti. Dal 1967 sono sotto amministrazione israeliana le alture di Golan, la Giudea e la Samaria (Cisgiordania), la striscia di Gaza e la parte orientale di Gerusalemme.
n Morfologia. Una serie di rilievi si sussegue da nord a sud (altopiano di Galilea, Samaria, Giudea e Idumea) e funge da spartiacque tra Mar Mediterraneo e regioni interne. Verso est si trova un profondo solco (Ghor), percorso dal fiume Giordano, in parte occupato dalla depressione del Mar Morto. Verso il Mediterraneo il rilievo è orlato da una fascia costiera (piane di Saron e di Sefala), costituita da fertili zone irrigate. Nella parte meridionale si estende un vasto territorio desertico (Negev). Il clima è di tipo mediterraneo, con piogge invernali, ma risente le influenze del rilievo e dei vicini deserti.
n Popolazione. La maggior parte della popolazione è affluita in epoca recente. Solo il 57% degli ab. sono nati in Israele: molti provengono dall'Europa (Polonia, Romania, Germania, ex Unione Sovietica ecc.), dall'Asia (Iraq, Yemen, Turchia), dall'Africa (Libia, Tunisia, Etiopia). Minoranze principali: Arabi musulmani, cristiani e Drusi. Oltre metà degli ab. vive nelle città di Tel Aviv-Giaffa, Haifa e Gerusalemme; diffusi sono gli stanziamenti in organizzazioni collettive o cooperative: kibbutz o moshav; scarsa è la popolazione rurale e spopolato il Negev. Abitata da Arabi è Nazareth.
n Economia. I cospicui investimenti, operati soprattutto da istituti ed esponenti delle comunità ebraiche americane, unitamente a una massiccia immigrazione, hanno consentito un rapido sviluppo di numerose imprese industriali. I settori più sviluppati sono il chimico, il tessile (con l'abbigliamento), il meccanico, l'alimentare e quelli della gomma e del cemento. Un ulteriore progresso sarà assicurato dallo sfruttamento del sottosuolo del Negev (manganese, rame, petrolio, metano, feldspato). L'agricoltura, organizzata su basi cooperativistiche (kibbutz o moshav, di proprietà statale o privata), vanta razionali coltivazioni ortofrutticole e agrumarie.
STORIA
Lo Stato d'Israele si costituì ufficialmente al termine della seconda guerra mondiale quando, allo scadere del mandato britannico, le truppe inglesi abbandonarono la Palestina (maggio 1948). Migliaia di Ebrei provenienti da ogni parte del mondo affluirono nel Paese. Alla dichiarazione d'indipendenza fece immediatamente seguito lo scoppio della guerra con la Lega Araba, che non riconosceva l'esistenza di uno Stato ebraico in Palestina. Spettò a D. Ben Gurion, leader del partito laburista MAPAI, edificare lo Stato d'Israele con la collaborazione di personalità come Golda Meir, Levi Eshkol, Abba Eban ecc. Nel 1956, contemporaneamente all'attacco anglo-francese all'Egitto per la questione di Suez, scoppiò una nuova guerra arabo-israeliana, ma le truppe di Tel Aviv, giunte sul canale, furono costrette dall'ONU a ritirarsi. Nel giugno 1967, in seguito alla decisione egiziana di bloccare lo stretto di Tiran, scoppiò la cosiddetta guerra dei Sei giorni. In breve Israele occupò il Sinai, la sponda orientale del canale di Suez, il Golan e tutta la Cisgiordania. Nel 1969 divenne primo ministro Golda Meir, del fronte laburista; seguirono anni assai importanti per Israele, che, nonostante le persistenti tensioni con i Paesi arabi, conobbe uno straordinario sviluppo economico. Nel 1973 Israele subì un attacco egiziano sul canale di Suez e uno siriano sul Golan (guerra del Kippur). Dopo le difficoltà iniziali, Israele respinse le forze arabe. Nel 1974 alla Meir succedeva il laburista Rabin. Nelle elezioni del 1977, però, ebbe la prevalenza il Likud, fronte delle destre guidato dal leader storico Menahem Begin, sostenitore di una linea intransigente nei confronti degli Arabi e dei Palestinesi. Tuttavia, nel 1978 Begin firmò con l'Egitto di Sadat gli accordi di Camp David, che portarono alla pace tra i due Paesi nel 1979. Nel 1982 Begin ordinò l'invasione del Libano meridionale, dove erano situate le basi dell'OLP. I costi della spedizione libanese e la grave crisi economica scoppiata intorno al 1980 logorarono il governo Begin. Dal 1987 i Palestinesi della Cisgiordania e di Gaza hanno dato vita a una rivolta non armata (intifadah), mentre le tensioni sono inasprite dagli insediamenti nei territori arabi occupati da parte di coloni ebrei. L'intransigenza della coalizione di governo conservatrice guidata da Shamir ha creato difficoltà anche con il maggior alleato, gli USA, che dopo la guerra del Golfo (1991) solo esercitando forti pressioni sono riusciti a indurre Israele ad aderire alla conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente, inauguratasi a Madrid nel novembre 1991. Nel 1992 le elezioni sono state vinte dai laburisti e dai loro alleati di sinistra, che hanno dato vita a un governo presieduto da I. Rabin, favorevole a una soluzione negoziata del problema palestinese. Lunghe trattative segrete con l'OLP, più volte interrotte e riprese con la mediazione di Norvegia, USA ed Egitto, portarono nel 1993 alla firma da parte del premier Rabin, di Arafat per l'OLP e del presidente degli USA B. Clinton della Dichiarazione di principio sull'autonomia palestinese: l'OLP riconosce il diritto a una pacifica esistenza di Israele, mentre gli israeliani riconoscono l'autonomia palestinese a partire dai territori di Gaza e di Gerico, nei quali nel 1994 Arafat ha insediato la sua autorità di governo dopo il ritiro dei militari israeliani. Il processo di pace è proseguito (firma della pace tra Israele e Giordania, 1994) nonostante l'opposizione sanguinosa dell'estremismo terroristico palestinese e dell'oltranzismo israeliano. Proprio tra le fila di quest'ultimo era l'uccisore di Rabin (novembre 1995). L'assassinio del premier israeliano metteva in pericolo la pace fra palestinesi e israeliani, seppur garantita da Peres, che prendeva il posto di Rabin, e da Arafat, oltre che dalle forze internazionali. All'inizio del 1996, però, i fondamentalisti islamici riprendevano le azioni di guerriglia, costringendo il governo di Peres a reagire duramente. Le elezioni del maggio 1996 vedevano sconfitto Peres e il suo partito, a favore di B. Netanyahu, rappresentante dei fondamentalisti ebrei. Quest'ultimo dichiarava comunque di voler portare a termine il processo di pace, anche se senza concessioni territoriali.
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