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Repubblica del Medio Oriente, delimitata a nord dalla Turchia, a est dall'Iran, a sud dall'Arabia Saudita, dal Kuwait e dal golfo Persico e a ovest dalla Giordania e dalla Siria. La capitale è Baghdad
Superficie: 434.128 km
Popolazione: 18.782.000 ab.
Capitale: Baghdad.
Lingua: arabo.
Religione: musulmana; 250.000 i cristiani dei vari riti.
Unità monetaria: dinar iracheno.
Confini: a nord la Turchia, a est l'Iran, a sud-est il Kuwait, a sud-ovest l'Arabia Saudita, a ovest la Giordania e la Siria; è poi bagnato per 50 km dal golfo Persico.
Ordinamento: Repubblica dal 1958. Il colpo di Stato militare del 1968 ha attribuito tutti i poteri al Consiglio del comando della rivoluzione, che elegge il presidente della Repubblica ed è affiancato da un Consiglio dei ministri e da un'Assemblea legislativa.
Governo locale
I governatorati iracheni sono amministrati da funzionari nominati dal
governo centrale. Nel 1980, le tre regioni curde hanno ricevuto una certa
autonomia ed eletto un consiglio esecutivo e un organo legislativo di 50
membri. Più di recente, sotto la protezione dell'ONU e degli alleati, hanno
istituito un governo nelle regioni settentrionali del paese, controllate dalla
stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, che però non è divenuto effettivo a
causa delle lotte tra i vari gruppi.
Sistema giudiziario
Il sistema giudiziario utilizza modalità separate per il trattamento delle cause civili e religiose. Le prime sono trattate da tribunali presieduti da un giudice; le seconde vengono amministrate di solito da tribunali musulmani che seguono la legge coranica (Shariah).
Suddivisioni amministrative e città
principali
L'Iraq è diviso in 15 governatorati e tre regioni autonome curde (il cosiddetto Kurdistan). Baghdad (4.648.609 abitanti nel 1989) è la capitale e la città maggiore; tra gli altri centri di rilievo si annoverano Bassora (Al Basrah), il più importante porto marittimo, e Mosul (Al Mawsil), centro dell'industria tessile.
Popolazione
Il paese ha una popolazione di circa 19.435.000 abitanti (stima del 1993), perlopiù concentrati nelle aree centrali, presso i sistemi fluviali. La densità media si attesta intorno alle 45 unità per km2 e il tasso di urbanizzazione è del 74,6% (1995). L'80% della popolazione è composto da arabi, mentre i curdi, che occupano le alteterre settentrionali, ne costituiscono il 15%; tra gli altri gruppi etnici si citano caldei, turkmeni, assiri e iraniani. Nelle aree rurali, la vita si svolge ancora all'interno di comunità tribali nomadi o seminomadi, e dedite in prevalenza alla pastorizia e all'allevamento di cammelli, cavalli e pecore.
La popolazione, in rapido aumento, è distribuita in modo irregolare. Quattro quinti degli ab. sono Arabi, in parte (a sud e a est) tuttora nomadi. I Curdi (a nord) costituiscono una rilevante minoranza.
Lingua e religione
La lingua ufficiale è l'arabo, mentre il curdo e altri dialetti sono diffusi tra le minoranze.
Più del 95% degli iracheni è musulmano, diviso in sciiti (più del 60%), presenti perlopiù nelle zone centrali e meridionali, e sunniti, che popolano soprattutto il nord. Il paese ospita, inoltre, alcune città sante sciite, come An-Najaf e Karbala. La piccola percentuale di cristiani si compone di cattolici (soprattutto di rito caldeo, ma anche latino, siro e armeno), iazidi e mandei. A Baghdad è inoltre presente una piccola comunità di ebrei.
Istruzione e cultura
Nonostante l'istruzione primaria sia gratuita e obbligatoria, gran parte della
popolazione insediata nelle aree rurali non frequenta la scuola e il tasso di
analfabetismo si attesta ancora intorno al 40% (1990). Le università sono
sette, di cui tre a Baghdad, che ospita la maggior parte delle istituzioni
culturali del paese, come il Museo iracheno, contenente reperti delle antiche
civiltà mesopotamiche. Altro museo di rilievo è il Museo di Babilonia,
incentrato su ritrovamenti provenienti dall'omonima città.
L'impronta culturale araba pervade oggi pressoché ogni aspetto della vita degli
iracheni, sebbene molto tempo prima dell'avvento dell'Islam (VII secolo) l'area
nota come Mesopotamia sia stata il centro delle civiltà babilonese e assira.
Tale influenza è ben visibile anche in molti dei monumenti sopravvissuti, come
la moschea di Al-Kazimain, il Palazzo degli Abbasidi e la Grande moschea di
Samarra.
Trasporti
Il sistema ferroviario statale consiste in circa 2032 km (in base a stime del
1990) di rete ferroviaria e fornisce collegamenti con la Turchia e l'Europa,
attraverso la Siria; l'estensione delle strade è di circa 39.615 km (1987). La
maggior parte delle infrastrutture di trasporto si trovano, tuttavia, ancora in
cattivo stato a causa della guerra. Baghdad e Bassora possiedono un aeroporto
internazionale, mentre i principali porti per navi destinate alla navigazione
marittima si trovano a Bassora, sullo Shatt al-Arab, e a Um Kusir; il Tigri è
navigabile, verso l'interno, fino alla capitale.
Territorio
Il territorio del paese può essere
diviso in tre regioni fisiche. La sezione settentrionale e nordorientale,
propaggine della catena dei monti Zagros, è montuosa e ospita il Keli Haji
Ibrahim (3600 m), il picco più elevato dell'Iraq; la zona nordoccidentale è
occupata dalla cosiddetta Al-Jazira (l'isola), una vasta pianura di origine
sedimentaria che, più a sud, lascia il posto al bassopiano alluvionale formato
dalle valli dei fiumi Tigri ed Eufrate, con terreni ricchi di humus e argilla;
l'estrema porzione sudorientale, bagnata dal golfo Persico, presso il confine iraniano,
è piatta e paludosa, mentre a ovest dell'Eufrate i rilievi si innalzano
gradualmente fino al livello del deserto siriano.
L'odierno Iraq occupa gran parte del territorio dell'antica Mesopotamia, la
pianura che si estende tra i fiumi Tigri ed Eufrate, un tempo collegati tra
loro da una rete di canali di irrigazione. L'idrografia del paese è del tutto
dominata dai bacini di questi due fiumi che, attraversandolo da nord-ovest a
sud-est, si uniscono circa 160 km a nord del golfo Persico formando lo Shatt
al-Arab, che sfocia nel golfo stesso. I principali tributari del Tigri sono il
Piccolo e il Grande Zab e il Diala.
Clima
La maggior parte del paese ha un clima continentale caratterizzato da inverni miti ed estati calde e da marcate escursioni termiche. La temperatura media in gennaio a Baghdad è di 9,4 °C, mentre nei mesi di luglio e agosto si attesta intorno ai 33 °C. A sud, nell'area presso il golfo Persico, sono state registrate alcune delle temperature più elevate del mondo, unite a un alto tasso di umidità. Le regioni maggiormente piovose si trovano nelle alteterre nordorientali, mentre più a sud raggiungono una media di 150 mm all'anno. Nelle aree desertiche prevalgono condizioni di estrema aridità.
Flora e fauna
La vegetazione dell'Iraq è limitata alle palme da dattero che crescono lungo i fiumi e i canali di irrigazione. La fauna selvatica si compone di gazzelle, antilopi, leoni, iene, lupi, sciacalli, cinghiali e piccoli roditori, mentre per quanto riguarda l'avifauna si citano numerosi rapaci (avvoltoi, poiane, gufi, falchi) oltre ad anatre, oche e pernici. Diffuse sono anche varie specie di rettili.
Economia
Quasi interamente sotto il controllo statale, la moderna economia dell'Iraq è fondamentalmente basata sul petrolio, che ha cominciato a gestire del tutto autonomamente a partire dal 1973, la maggior parte delle industrie è a esso correlata. I giacimenti si trovano nelle tre regioni principali: nei dintorni del golfo Persico, presso Bassora; nella zona centrosettentrionale, vicino a Mosul e Kirkuk; e non lontano dal confine iraniano, ove sorge Khanaqin. Sono stati rinvenuti, inoltre, piccoli depositi di altri minerali, principalmente di ferro, oro, piombo, rame, argento, platino e zinco, fosfati, carbone, zolfo, sale e gesso.
L'industria più sviluppata è quella della raffinazione del petrolio, seguita dalla chimica, dall'industria tessile e alimentare; L'artigianato comprende: argento, rame, cuoi.
L'agricoltura è la principale fonte di sostentamento della popolazione, circa il 13% della terra è coltivato, sebbene sia stimato che ben il 50% del totale sia arabile, la maggior parte dei raccolti vengono prodotti nella regione del Tigri e dell'Eufrate la quale, già molto fertile, è stata oggetto di progetti di irrigazione e di controllo delle inondazioni. I datteri sono il prodotto agricolo più esportato; vengono coltivati anche; cereali: orzo, frumento, riso, datteri; prodotti ortofrutticoli, tabacco, cotone e piante oleaginose. Non molto redditizio l'allevamento, importante soltanto per le tribù nomadi e seminomadi (ovini e caprini). La pesca ha scarso rilievo, se non per le popolazioni che vivono lungo i corsi d'acqua.
Tutti i settori, tuttavia, soffrono sia per gli effetti della guerra contro l'Iran, che ha lasciato il paese con un altissimo debito con l'estero (soprattutto con Kuwait e Arabia Saudita), sia a causa dell'embargo commerciale imposto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) dopo la guerra del Golfo.
Il prodotto interno lordo (PIL) pro capite si attestava, nel 1992, intorno ai 1030 dollari,tra i più alti del Terzo Mondo.
Centro dell'antica civiltà sumero-accadica, poi provincia persiana (secc. VI-IV a. C.), il territorio dell'Iraq fece in seguito parte dell'Impero degli Arsacidi e dei Sassanidi. Conquistato dagli Arabi, fu centro del califfato degli Abbasidi (secc. VIII-X). Dopo la dominazione turca (secc. XVII-XX), nel 1921 divenne regno indipendente sotto mandato britannico (fino al 1932).
In base al trattato d'alleanza con la Gran Bretagna, allo scoppio della
seconda guerra mondiale l'Iraq ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania.
Nel 1940 il potere venne però assunto con un colpo di stato da un leader
nazionalista, Rashid Ali al-Gailani; questi avviò in un primo tempo una
politica di non cooperazione con l'Inghilterra, quindi si pose alla guida di un
regime filotedesco appoggiato dai militari. Immediatamente le autorità di
Londra inviarono truppe nella regione e, dopo un breve conflitto, se ne
assicurarono il controllo nel maggio del 1941, rimettendo alla guida del paese
il leader moderato as-Said.
Il 17 gennaio 1943 l'Iraq fu il primo stato musulmano a dichiarare guerra
all'Asse; alla base dell'aiuto prestato agli alleati vi era l'intenzione di
potere in seguito costituire una federazione unitaria di tutti gli stati arabi.
Immediatamente dopo la proclamazione dell'indipendenza di Israele, avvenuta nel maggio del 1948, le armate iracheno-giordane invasero il nuovo stato; gli scontri si protrassero fino all'armistizio firmato il 3 aprile 1949.
Nel 1958 un colpo di Stato militare ispirato dal partito Bath rovesciò la monarchia. Nel 1973 l'Iraq decise la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere; l'anno successivo concesse l'autonomia ai Curdi, pretendendo però il controllo sulle ricche risorse petrolifere del Kurdistan. Dopo l'elezione a presidente dell'Iraq (1979) di Saddam Hussein veniva dichiarato decaduto l'accordo di Algeri del 1975 con l'Iran per il controllo dell'estuario dello Shatt al Arab; gli scontri di frontiera tra i due Paesi si trasformarono in una lunga e sanguinosa guerra (1980-1989) conclusasi con un sostanziale nulla di fatto.
Occupazione del Kuwait e guerra del Golfo
Nel 1990 l'Iraq riaprì l'annosa disputa territoriale con il Kuwait, alleato
nella lunga guerra con l'Iran; il 2 agosto le truppe di Baghdad varcarono
quindi i confini e rapidamente invasero l'intero paese, dichiarandolo
diciannovesima provincia irachena. Dopo una serie di risoluzioni di condanna,
il Consiglio di sicurezza dell'ONU intimò il ritiro incondizionato degli
occupanti entro il 15 gennaio 1991; scaduto l'ultimatum, una coalizione
internazionale guidata dagli Stati Uniti, con una serie di violentissimi
bombardamenti su Baghdad e altri obiettivi strategici economici e militari,
obbligò Saddam Hussein a evacuare precipitosamente il Kuwait.
Terminate le operazioni di guerra fu firmato in aprile il cessate il fuoco senza che il loro esito disastroso intaccasse la stabilità del regime, Saddam utilizzò le residue forze militari per tentare di schiacciare definitivamente l'opposizione interna dei fondamentalisti sciiti, nel sud del paese, e dei curdi a nord, provocando la fuga in Iran e Turchia di centinaia di migliaia di profughi per i quali le truppe statunitensi, inglesi e francesi organizzarono campi di raccolta.
L'Iraq nel dopoguerra
Dal 1992 l'Iraq fu oggetto di una forte pressione internazionale affinché
eliminasse i propri armamenti; il paese venne di fatto isolato da un rigido
embargo economico, giustificato anche dalla repressione nei confronti del
popolo curdo, i cui effetti si rivelarono devastanti soprattutto per la
popolazione civile. L'economia nazionale irachena, già pesantemente segnata dai
due ultimi conflitti, giunse quasi al collasso.
Nonostante l'isolamento internazionale, Saddam Hussein riuscì tuttavia a
rimanere ancora saldamente alla guida del paese, tanto che nell'ottobre 1994 si
registrò un nuovo spostamento di truppe irachene al confine con il Kuwait che
spinse gli Stati Uniti a inviare nella regione un proprio contingente militare.
Il regime di Baghdad annunciò quindi il proprio ritiro dall'area e riconobbe
ufficialmente la sovranità del Kuwait il 10 novembre 1994, in conformità alle
risoluzioni dell'ONU. Tuttavia ciò non fu ritenuto sufficiente dagli Stati
Uniti per rimuovere l'embargo, nonostante il parere contrario di altri paesi
occidentali, tra cui in particolare la Francia.
Nel 1995 una risoluzione dell'ONU consentì una parziale attenuazione
dell'embargo, permettendo all'Iraq di esportare due miliardi di dollari di
greggio al semestre per l'acquisto di viveri e medicinali, ma l'amministrazione
statunitense pose molti ostacoli all'applicazione della risoluzione.
Nell'ottobre del 1995 un plebiscito conferì a Saddam un nuovo mandato di sette
anni, segno che il potere era ancora saldamente nelle sue mani nonostante
rivolte e defezioni continue; la più clamorosa fu quella del generale Kamel
Hassan al-Majid e di suo fratello, entrambi generi di Saddam, prima fuggiti in
Giordania e rimpatriati dopo sei mesi; condannati a morte, furono assassinati;
ufficialmente per un regolamento di conti all'interno della famiglia, offesa
dal loro tradimento; pochi giorni dopo il rientro.
Nel 1997 nonostante che molti paesi occidentali e quasi tutti i paesi arabi
fossero ormai favorevoli alla sospensione delle sanzioni continuava e si
rafforzava la pressione internazionale, anche con un continuo controllo della
capacità bellica del paese da parte di osservatori internazionali, che provocò
ulteriori proteste del regime e l'irrigidimento dell'amministrazione
statunitense. Anche la situazione nel nord del paese, dove dal 1993 infuriava
il conflitto tra le fazioni curde, permaneva drammatica.
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