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IL VIAGGIO DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI
Viaggiare è spesso andare incontro a nuove avventure e situazioni e può avere diversi scopi. In generale il viaggio si può intendere come liberazione dalla vita quotidiana, o come una grande esplorazione o anche come percorso religioso e interiore. I temi del viaggio si possono sintetizzare nei seguenti: scoperta e confronto di se stessi con gli altri; fuga da se stessi e da quello che ci circonda; o ritorno, specialmente alla terra nativa.
Nella letteratura si parla del viaggio fin dall'antichità, partendo dall'Odissea di Omero. La vicenda è basata sia sulla prova e sofferenza del protagonista sia come fonte di conoscenza il cui scopo è il ritorno a casa. Il viaggio si riaffaccia anche nel medioevo in cui il cavaliere affronta l'avventura per dimostrare quanto vale.
Diversa è l'avventura di Marco Polo in cui è tutto ben progettato e il viaggiatore annota qualsiasi cosa.
Quello di Dante, invece, è il percorso dell'anima verso il Creatore e l'Aldilà in cui vengono descritte man mano le varie caratteristiche.
Il viaggio più diffuso nel medioevo è il pellegrinaggio. Questo viaggio ha anche contribuito alla nascita di alcune città sorte come luoghi di sosta.
Tra il XV e XIV secolo le scoperte geografiche danno il via ai viaggi mercantili e missionari. In Inghilterra verso la fine del '600 nasce il Grand Tour: un viaggio per approfondire la propria educazione culturale e linguistica. Sempre nel corso del '700 si diffonde l'usanza, per chi non può viaggiare, di leggere i libri dei viaggiatori.
Nel Romanticismo il viaggio diventa più che altro un cammino interiore e una pausa dalla sofferenza. Nell'800 si diffonde il viaggio come esplorazione che spesso veniva finanziata dallo Stato. Due spedizioni importanti sono quelle di John Franklin e quella di David Livingstone.
L'uomo contemporaneo ha esplorato ormai tutta la Terra e la sta anche eccessivamente sfruttando. Oggi si viaggia anche per il semplice motivo di spostarsi, essere in movimento.
IL VIAGGIO COME ESPERIENZA CULTURALE
Esercizi di comprensione del testo
Il paesaggio si presenta agli occhi di Vittorio Alfieri ricoperto di neve con tutti i laghi ghiacciati a causa del forte freddo. Alfieri osserva anche selve, laghi e d irupi. Dopo pochi giorni compare la prima vegetazione.
Alfieri è indotto a scrivere versi alla vista di un paesaggio senza ghiaccio.
Il Golfo di Botnia, a metà di maggio, si presenta in gran parte gelato.
Vittorio Alfieri viaggia solo per il bisogno di spostarsi ed essere sempre in movimento. La sua indole è infatti agitata e tormentata e solo in situazioni non comuni trova momenti di soddisfazione.
Vittorio Alfieri si riscontra nel viaggiatore settecentesco in quanto viaggia attraverso l'Italia e l'Europa descrivendo i suoi tragitti in un resoconto dove compaiono le sue valutazioni personali, così come Goethe e Stendal. Alfieri si riscontra anche nel viaggiatore romantico in quanto viaggia per un'esperienza interiore, ossia per far trovare tregua alla sua indole agitata e tormentata e perché descrive ed è sensibile al paesaggio che osserva e visita.
DA 'L'ISOLA DEL TESORO' DI R. L. STEVENSON
In Viaggio Verso L'Isola Del Tesoro
Esercizi di comprensione del testo
I personaggi sono i seguenti:
Signor Arrow: non aveva autorità, si ubriacava, era un cattivo ufficiale, disparve una notte e nessuno lo vide più;
Conte Trelawney: esperto navigatore, disprezzava il capitano Smollet;
Israel Hands: vecchio e pratico uomo di mare, prudente e astuto;
Long John Silver: capitano della ciurma di Flint; il suo scopo era di arrivare al tesoro e impadronirsene;
Smollet: capitano, onesto marinaio ma noioso;
Dottor Livesey: pratico uomo di mare.
Jim prova simpatia nei confronti di Silver ed è attratto e incuriosito dalla disinvoltura con la quale cammina, l'ottima cucina e il suo singolare pappagallo Flint.
E' ricco di suspense l'episodio finale del viaggio d'andata su l'Hispagnola, dove Jim scopre i veri intenti di Long John Silver.
IL VIAGGIO COME ESPLORAZIONE
Il viaggio di Marlow
La vegetazione è molto folta, si sono degli alberi giganti e robusti; sembra come se la natura volesse vendicarsi dell'uomo. Ci si può perdere come in un deserto a causa della presenza di molta vegetazione, riunita in isolette boscose.
Si fa riferimento agli animali all'inizio della descrizione dell'ambiente. Essi sono gli ippopotami e gli alligatori ma non sembrano aggressivi in quanto stavano stesi al sole.
I pericoli maggiori di questa navigazione fluviale è il trovare bassifondi, secche, pietre, tronchi o altro che potrebbe danneggiare il battello. Il capitano affronta questi pericoli con competenza. A volte, se capitano delle secche, le tribù di indigeni li aiutani a trascinare il battello nell'acqua più alta.
Il battello non è in ottime condizioni, soprattutto verso la fine dove avviene un guasto ai tubi dela caldaia; nonostante ciò, Marlow ne è ugualmente orgoglioso perchè riesce a tirar avanti ed ad arrivare alla meta desiderata sfidando ogni sorta di difficoltà. Infine, il paragone con lo scarafaggio non è dispregiatvo ma un soprannome affettivo.
Marlow affronta il viaggio stando molto attento al percorso in cui naviga. Mi sembra che lo affronta con perplessità e riserve. Il pensiero del risorgere del passato sotto forma di un sogno inquieto e chiassoso gli ricorda la calma e il silenzio della natura
RICERCA: LO ZAMBESI
Lo Zambesi è un fiume lungo 2660 km dell'Africa centro-meridionale. Nasce nell'estremità nord-occidentale della Zambia, presso il centro di Kalene Hill, e, formando un arco rivolto verso NW, attraversa per breve tratto l'Angola orientale; entrato nuovamente nella Zambia ne bagna l'arida provincia occidentale. Curva verso E segnando il confine tra la Zambia e Namidia e successivamente quello tra la Zambia e lo Zimbabwe. Poi, si dirige verso SE attraversando il Mozambico e infine sfocia nel Canale del Mozambico con un vasto delta paludoso.
Lo Zambesi ha diversi affluenti; i principali da sinistra sono il Kafue, il Luangwa e lo Shire, mentre da destra è il Gwai. Lungo il corso del fiume sono presenti numerose rapide e cascate che limitano la navigazione a brevi tratti: essa si svolge con regolarità solo tra la città di Tete e la foce. Le maggiori cataratte che incontra lo Zambesi sono quelle dell'Angola e di katima Mulilo; invece, le più importanti cascate sono della Gonya, le Masuve, le Vittoria nello Zambia e le rapide nel Mozambico.
Tra il 1955 e il 1959 è stata costruita, nella gola di Kariba, una grande diga che ha originato il lago omonimo; in corrispondenza delle rapide di Canora Bassa è in funzione un altro bacino artificiale di ca. 2800 km2.
Vasco da Gama scoprì, nel 1498, la foce dello Zambesi ma l'esplorazione sistematica del fiume fu opera dell'inglese Livingstone.
Sono ormai ben "alcuni" anni che il mio amico, si fa per dire, Livingstone ha esplorato lo Zambesi, perciò ho accettato di fare un viaggio che esplori questo maestoso fiume. Lo Zambesi, lungo 2660 km, è uno dei principali dell'Africa centro-meridionale; porta questo nome in quanto nasce nella Zambia.
La navigazione si svolge con regolarità solo tra la città di Tete, da cui ho iniziato, e la foce, così ho letto negli appunti di Livingstone.
È una settimana che ho iniziato questa stupenda esplorazione del fiume. Il mio equipaggio è costituito da ben 50 persone; molti sono semplici marinai mentre altri sono studiosi, artisti, curiosi ma anche viaggiatori esperti come me, che sono il capitano di questo numeroso equip-ment.
Attualmente siamo arrivati alla confluenza con il fiume Kafue, uno dei principali affluenti di sinistra.
È meraviglioso osservare l'acqua del Kafue gettarsi nello Zambesi, producendo una schiuma quasi magica. Lungo il corso di questo fiume abbiamo osservato anche diversi animali, quali ippopotami, coccodrilli e varani lungo la sponda; mentre nella vegetazione boscosa si sono scorti bufali, zebre, giraffe ed elefanti.
Molto suggestive sono state anche le visioni, soprattutto al tramonto, di uccelli come aironi, pellicani, aquile pescatrici africane.
Tanto abbiamo visto lungo questa esplorazione del fiume che termina quando il fiume si getta con un vasto delta nel Canale del Mozambico.
IL VIAGGIO COME EMIGRAZIONE
Una madre va a Buenos Aires, in Argentina, a prestar servizio presso una ricca famiglia, i Mequinez, per guadagnare qualcosa per i suoi familiari caduti in povertà. La m adre è spesso in contatto con i propri familiari che vivono a Genova.
Trascorso un anno non si hanno più sue notizie. Marco, il figlio minore di 13 anni, convince il padre a lasciarlo andare in America alla ricerca della madre tanto amata. Dopo un lungo viaggio per mare, il ragazzo sbarca a Buenos Aries. Arriva con molta agitazione in una bottega ma viene a sapere che suo cugino, il proprietario, è morto da mesi. Un ragazzo lo accompagna fino alla casa dei Mequinez, ma la famiglia con la donna di servizio si era trasferita a Cordova. Marco rassegnato, riceve qualche soldo e degli utili aiuti dalla nuova famiglia e con tristezza si dirige in barca, sul fiume Paranà, verso la città di Rosario. Quando arriva scopre che purtroppo il signore del quale aveva bisogno era andato a Buenos Aires. Durante il cammino incontra un contadino lombardo, suo amico, che gli procura ben 42 lire per proseguire il viaggio. Arrivato a Cordova, Marco riparte per Tucuman, città dove i Mequinaz si erano trasferiti. Marco viaggia con dei peones e dopo un tragitto che lo riduce allo stremo delle forze, arriva a Tucuman ma anche questa volta non trova sua madre. Percorre altre 15 miglia a piedi e finalmente, sfinito e con un gran desiderio di abbracciarla, incontra la famiglia Mequinez. Sua madre, Josefa, però è molto malata, quasi in fin di vita e si ostinava a non operarsi, ma la vista di suo figlio la convince a non arrendersi al dolore e decide di farsi operare. Così. L'eroico fanciullo genovese salva sua madre da una morte quasi certa.
IL VIAGGIO COME EMIGRAZIONE
Spostamento di popolazione da un territorio a un altro con riferimento a quello di partenza. L'emigrazione è detta internazionale se i territori (di partenza o di arrivo) appartengono a unità statali diverse; interna se i territori appartengono a una stessa unità statale. Può essere volontaria se lo spostamento è deciso liberamente dall'individuo, coatta (o forzata) se imposto d'autorità, come per esempio nelle deportazioni e soprattutto nella tratta degli schiavi; organizzata se, pur deciso liberamente, lo spostamento è regolato e controllato dalle autorità statali. L'emigrazione è permanente oppure temporanea secondo che lo spostamento sia definitivo oppure temporaneo ; è stagionale se avviene con periodicità annuale.
L'emigrazione di massa è stata una componente importantissima nella dinamica demografico-economica italiana, soprattutto nel periodo che va dalla seconda metà del XIX sec. fino al 1984.
Nei primi anni del Regno emigrarono soprattutto gli abitanti delle regioni settentrionali, socialmente più progredite e con popolazione più numerosa. Nelle regioni meridionali il fenomeno fu per lungo tempo irrilevante a causa del loro isolamento, della scarsa viabilità e dell'ignoranza, ma anche del loro attaccamento alla terra e alla casa. In breve tempo il rapporto si invertì per due cause: 1- intenso ritmo di accrescimento demografico; 2- condizioni economiche misere. Infatti il valore degli emigrati settentrionali diminuì dall'87% al 50% mentre crebbe quello degli emigrati dell'Italia meridionale, insulare e centrale dal 7% con un massimo di 40%.
Il flusso di emigrazione raggiunse l'apice tra la fine del XIX secolo e la Grande Guerra. Il maggior numero di emigranti era offerto dalle seguenti regioni italiane: Veneto, Lombardia e Piemonte (al Nord); Calabria, Sicilia e Campania (al Sud).
L'avanguardia di questo flusso è
composta in prevalenza da uomini. Arrivati dopo un viaggio massacrante a Porta Nuova a Torino o a Milano
Centrale, per citare i luoghi classici di approdo, cominciano a darsi da fare e
devono trovarsi un alloggio. Spesso lo si trova proprio vicino alla stazione
(come a Torino). Ci si arrangia in modeste pensioni, stanze in affitto,
dormitori pubblici o istituti di accoglienza, (come l'Albergo ECA, a Milano), o
peggio in soffitte o sottoscala, quasi sempre in edifici vecchi e malsani.
L'immigrato-tipo è semianalfabeta, parla quasi esclusivamente il dialetto e in
vita sua ha fatto solo il contadino. Sogna di lavorare in fabbrica, orari di
lavoro e salari regolari. Ma all'inizio
gli tocca accettare lavori in nero, saltuari, scarsamente pagati. Ma non c'è
solo questo. Lo stile di vita che si è ormai imposto nelle città settentrionali
in seguito alla rapida crescita economica e alla conseguente urbanizzazione
suscitano nell'immigrato un grande imbarazzo; l'adattamento psicologico a
queste condizioni unito alla fatica fisica del lavoro sono aspetti che serberà
nel ricordo con tutto l'affanno che è possibile immaginare. Il censimento generale
del 1861, accertò l'esistenza di colonie italiane, già abbastanza numerose, sia
nei Paesi di Europa e del bacino mediterraneo sia nelle due Americhe, infatti
dai dati emerge la seguente situazione: Francia, 77.000; Germania, 14.000;
Svizzera, 14.000; Alessandria
d'Egitto, 12.000; Tunisi,
6.000; Stati Uniti, 500.000; Resto delle Americhe, 500.000.
Nel 1914 con lo scoppio della Grande Guerra il movimento emigratorio si bloccò, ma alla fine di questo conflitto europeo la corrente migratoria riprese il suo moto con un alto numero di emigrazioni.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale l'emigrazione riprende il suo corso con ritmo assai intenso. Quest'emigrazione avveniva, però, con un gran dislivello tra partenze di donne e di uomini. Infatti, gli uomini che si spostano tra regioni e regioni rappresentano l'85%, mentre le donne solo il restante 15%. Inoltre è grande la differenza per età: l'emigrante con un'età compresa tra i 15 e i 45 anni rappresenta l'80%.
La maggior parte delle persone emigrate partì dalle città meridionali, tra le quali la Campania e in particolare la Sicilia.
Gli emigranti erano diretti soprattutto in città modernizzate con la speranza di trovar lavoro in fabbrica o, almeno, condizioni di vita più decenti rispetto a quelle a cui erano abituati; così, le mete di questa seconda numerosa emigrazione sono Milano, Torino o anche le città dell'Italia centro-settentrionale quali quelle dell'Emilia Romagna, regione dalla quale, per altro, fu numeroso il tasso di emigrazione, soprattutto di braccianti diretti verso il Lazio.
L'emigrazione italiana del XX secolo si rivolge sia verso l'Europa, particolarmente in Francia, sia verso Paesi Extra-Europei, quali Argentina, USA. Dall'esame dei dati relativi al periodo che va dal 1946 al 1960, si può constatare che l'emigrazione permanente ha registrato 2.618.068 espatri di cui 1.628.170 verso i Paesi transoceanici e 989.898 verso i Paesi europei.
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