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Superficie: 9.372.614 km².
Popolazione: 248.710.000 ab.
Capitale: Washington.
Lingua: inglese.
Religione: protestanti in maggioranza, quindi cattolici, ebrei (ca. 6 milioni),
ortodossi e di altre relig.
Unità monetaria: il dollaro USA.
Gli USA, confinano a nord col Canada, a sud col Messico; le coste sono bagnate ad est dall'Oceano Atlantico; a ovest dall'Oceano Pacifico e a sud dal golfo del Messico. Fanno parte dell'Unione anche i due Stati non contigui dell'Alaska e delle Hawaii.
Gli USA sono una repubblica presidenziale, con una confederazione di 50 Stati e un distretto federale.
Il potere legislativo spetta al Senato e alla Camera dei rappresentanti che insieme formano il Congresso e vengono eletti entrambi con voto popolare diretto. Il potere esecutivo spetta al presidente, eletto per quattro anni.
Le coste atlantiche sono in parte alte e frastagliate da ramificate insenature, e in parte, basse e orlate da dune sabbiose e lagune.
All'interno, tra il sistema montuoso appalachiano, e il rilievo delle Montagne Rocciose si allarga la vasta regione delle Pianure Interne, acquisita alle colture e all'insediamento umano.
La sezione settentrionale della costa atlantica, ha un clima di tipo marittimo con inverni rigidi, estati calde e piovosità abbondante; a sud di Capo Hatteras la temperatura media si innalza fino ad assumere caratteristiche subtropicali.
La regione appalachiana ha un clima di montagna, umido sul versante orientale, ma arido e ventoso verso le Pianure Interne. È caratterizzata da tempeste di vento e cicloni (hurricanes).
Il principale asse idrografico è costituito dal sistema Mississippi-Missouri, che convoglia al golfo del Messico anche le acque di diversi affluenti.
Il Colorado, che incide una spettacolare valle d'erosione (canyon) sfocia invece nel golfo di California. I laghi sono molto numerosi: i più estesi sono il Michigan, l'Huron, l'Erie, l'Ontario e il Superiore, dei quali soltanto il primo appartiene interamente agli USA.
La grande maggioranza dell'attuale popolazione è costituita dai discendenti degli immigrati europei affluiti a partire dagli inizi del XVII sec. In questo secolo e nel successivo prevalsero gli immigrati anglosassoni, che diedero, oltre alla lingua, un'impronta caratteristica alla cultura e alla mentalità statunitensi. Il flusso immigratorio crebbe poi progressivamente; in totale, tra il 1820 e il 1984, 50 milioni di persone provenienti da tutti i Paesi europei (con alte percentuali di Tedeschi, di Slavi, di Italiani) sono entrate nel crogiolo americano.
Il flusso immigratorio venne frenato con le leggi del 1924, tuttora in vigore.
La popolazione negra (11,5% del totale), discendente dagli schiavi importati dall'Africa fino al secolo scorso, è insediata ancora oggi prevalentemente negli Stati del Sud.
La popolazione originaria amerindia costituisce ormai un'esigua minoranza: poco più di un milione di individui vive in parte nelle riserve e in parte sono insediati nella società.
La popolazione è insediata in grandi complessi urbani nella regione della costa settentrionale atlantica e dei Grandi Laghi, e nel settore occidentale del Paese solo le aree di Los Angeles e di San Francisco sono densamente popolate.
L'economia statunitense è stata a lungo e sino alla soglia degli anni Novanta la più sviluppata del mondo. Alla base di questa potenza si trovano innanzitutto l'ambiente e le risorse naturali, ma anche l'ordine politico e sociale soprattutto, che hanno consentito l'organizzazione di un tipo di società e di sistema economico assolutamente originali rispetto a quelli europei.
Esiste notevole ricchezza ma anche notevole miseria, soprattutto nelle comunità di immigrazione e in particolare di quelle di colore, i cui redditi familiari sono nettamente inferiori alla media nazionale.
La ripartizione della popolazione attiva in base alle fonti di reddito mostra una bassissima percentuale (attorno al 3%) nel settore agricolo, altamente specializzato e meccanizzato, mentre il settore industriale è pari a circa il 27%. Ne deriva che il grosso dei redditi è rappresentato dalle attività terziarie.
Il più importante cereale è il mais, la cui produzione è pari a circa un terzo di quella mondiale.
Notevole è la produzione di frumento sia invernale che primaverile, come pure la produzione del riso, specialmente in California, di patate e di barbabietole da zucchero. Diffusissima la frutticoltura, con notevoli produzioni di mele, pere, ciliegie, prugne.
Gli USA sono uno dei massimi produttori di cotone.
Un posto a sé occupa l'allevamento del bestiame; il patrimonio zootecnico statunitense è costituito soprattutto da bovini e suini.
Notevole è il patrimonio forestale, soprattutto negli Stati del Nord, che fa degli USA il massimo produttore mondiale di legname.
La pesca, diffusa particolarmente nell'Oceano Atlantico settentrionale, è praticata con mezzi modernissimi e dispone di porti attrezzati (Boston sull'Oceano Atlantico, Seattle e San Diego sull'Oceano Pacifico).
Imponenti sono le risorse minerarie e le fonti di energia.
Alla base della potenza industriale statunitense è tuttavia la larghissima disponibilità di fonti energetiche. A prescindere dal carbon fossile, diffuso in particolare nella vastissima regione degli Appalachi e il cui sfruttamento non sempre è economico, il pilastro dell'economia energetica degli USA è il petrolio, seguito dal gas naturale. La produzione di petrolio (oltre 440 milioni di t annue) pone gli Stati Uniti al secondo posto nel mondo.
Tutto il Paese è percorso da una fitta rete di oleodotti che fanno capo a grandi raffinerie. Il consumo locale è integrato da importazioni di greggio, proveniente da varie regioni del mondo sotto il controllo delle grandi società petrolifere americane. Ingentissima e in continua espansione è la produzione di gas naturale (oltre 530 miliardi di m³). Il ruolo industriale degli USA nel mondo si è però ridimensionato di fronte alle nuove potenze orientali e tedesca, ma ancor oggi la produzione complessiva del settore è pari a oltre un quarto di quella mondiale.
In diretta dipendenza dal settore siderurgico è l'industria meccanica, che ha i suoi tradizionali centri lungo la costa atlantica e nella fascia nordorientale. Al primo posto si pone il settore automobilistico, il cui centro più famoso è Detroit, seguito da quelli navale, aeronautico, delle macchine utensili, agricole e tessili.
Un posto importantissimo occupa pure l'industria chimica, molto avanzata. Inoltre, l'elevato reddito medio dei cittadini americani consente, il prosperare di tutta una serie di industrie per la produzione di beni di consumo, i più diversi.
STORIA
La colonizzazione dei territori che ora costituiscono gli Stati Uniti, sino ad allora popolati da stirpi indigene di scarsa entità numerica, fu iniziata nel XVI sec. dagli, Spagnoli, dai, dagli Olandesi e infine dagli Inglesi, che furono i trionfatori nella competizione per il controllo del Nordamerica. Dal 1607 l'espansione inglese proseguì rapida, tanto che, prima della metà del XVIII sec., esisteva già un vasto e sicuro possedimento britannico.
Il governo inglese applicando una serie di nuove tasse, aumentò il già diffuso malcontento,sfociato poi in un conflitto armato che si protrasse fino al 1781.
Il 4 marzo 1789 nascevano gli Stati Uniti di cui Washington fu primo presidente,e successivamente con la cosiddetta dottrina di Monroe (1823), si negò all'Europa il diritto di stabilire in America nuove colonie, affermando la non-ingerenza negli affari americani. Sotto la presidenza dello stesso Monroe iniziava intanto la colonizzazione del West, attraverso continui scontri con le popolazioni indiane. Allorché si trattò di considerare i nuovi Stati dell'Ovest come schiavisti o antischiavisti, nacquero gravi contrasti fra il Sud schiavista e il Nord che (anche in ragione della diversa struttura del sistema produttivo, dove l'industria aveva parte preponderante e in agricoltura non si aveva il latifondo, e l'attività cominciava ad essere meccanizzata) aveva abolito la schiavitù.
La guerra civile tra nordisti e sudisti ebbe termine nel 1865, anno in cui il presidente Lincoln, che due anni prima aveva proclamato l'abolizione della schiavitù, veniva assassinato. Il suo successore Johnson non seppe condurre una politica di conciliazione verso il Sud. La reazione dei Sudisti si organizzò nel Ku-Klux-Klan, organizzazione razzista e terrorista che si pose l'obiettivo di intimidire con ogni mezzo i negri impedendone di fatto l'emancipazione.
La guerra trasformò completamente il Paese: nel Sud, distrutto quasi completamente, i latifondi furono spezzati e si formò una struttura rurale simile a quella del Nord; il Nord dal canto suo, favorito dai provvedimenti del governo repubblicano, conosceva un gigantesco sviluppo economico.
La frontiera veniva spinta sempre più a Ovest con la creazione di sempre nuovi Stati (saranno 48 nel 1912), calpestando i diritti degli Indiani che, dopo una lunga resistenza, nel 1890 erano ormai sconfitti definitivamente e i superstiti chiusi in riserve.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, gli USA si mantennero inizialmente neutrali, ma entrarono successivamente in guerra affermandosi poi come potenza mondiale leader.
Nonostante i legami tradizionali di amicizia con l'Inghilterra e la Francia e l'avversione al nazismo, gli USA si mantennero neutrali all'inizio della seconda guerra mondiale, pur sostenendo in diversi modi le forze democratiche.
L'attacco giapponese a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) determinò l'entrata in guerra. La presenza degli Americani fu decisiva per le sorti del conflitto. La fine della resistenza del Giappone fu affrettata dall'uso di una nuova terrificante arma: la bomba atomica (6 e 9 agosto 1945 su Hiroshima e Nagasaki).
Nel dopoguerra, gli USA si impegnarono soprattutto nella competizione mondiale con il blocco comunista, ponendosi alla testa del mondo occidentale.
Questa competizione, detta guerra fredda, se è conclusa con la caduta del muro di berlino.
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