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Geografia economica




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GEOGRAFIA ECONOMICA


GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione è un processo per il quale si tende ad abbattere le frontiere e a costituire un unico mercato planetario, che interessi appunto il globo.  La prima spinta verso la globalizzazione si può far risalire a quando l'uomo ebbe colonizzato tutte le terre abitabili del pianeta. Fu importante anche il superamento del feudalesimo medioevale con la conseguente ricerca di nuovi mercati. Ciò portò alla scoperta di nuove terre, che furono drasticamente adattate al sistema economico e culturale europeo. Anche la rivoluzione industriale rafforzò questo processo: da una parte c'erano i paesi industrializzati (centro), dall'altra la periferia, che forniva ai primi materie prime a basso costo ed era indipendente da essi. Nel '900 diversi fattori posero le basi al consolidamento della globalizzazione, per esempio i cambiamenti avvenuti a livello produttivo favoriti dalla diffusione dei mezzi di comunicazione, l'ingresso a livello economico mondiale degli USA.

Con la scomparsa del socialismo, l'economia di libero mercato ha ripreso ad alimentare il processo di globalizzazione a livello planetario. Infine il sorgere di molte associazioni economiche (es: UE) è utile per meglio affrontare la competizione globale.


FATTORI DELLA MONDIALIZZAZIONE

L'attuale livello di globalizzazione è dovuto allo sviluppo di trasporti e telecomunicazioni e alla liberalizzazione dei commerci e degli investimenti finanziari. Il trasporto merci è stato rivoluzionato dai container, che permettono di trasferire da un vettore all'altro la merce risparmiando così tempo e costi.  Il trasporto delle persone è stato invece rivoluzionato dall'aereo, con cui si può raggiungere qualsiasi località in non più di un giorno. Le telecomunicazioni consentono di trasferire immagini, news, ecc. in tempi sempre più rapidi grazie ai satelliti, alla telefonia mobile. Una rivoluzione è anche lo sviluppo dell'elettronica e dell'informatica. La telematica (sistema che combina le potenzialità delle telecomunicazioni con quelle dell'informatica) ha portato alla riduzione degli spostamenti delle persone e al telelavoro e ha favorito il decentramento degli impianti di produzione. La diffusione di questi sistemi di comunicazione ha portato alla diffusione delle multinazionali che hanno la casa madre in un paese sviluppato e filiali in tutto il mondo. La loro azione è stata accompagnata dalla liberalizzazione dei commerci e dei flussi finanziari. La riduzione dei vincoli legislativi e delle barriere doganali e fiscali permettono di spostare in tempo reale enormi volumi di denaro con rapidi ordini impartiti con mezzi telematici.


L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEGLI SPAZI INDUSTRIALI

Nel "sistema mondo" i paesi stanno su piani diversi in base al loro potere economico.  Sono divisi in 3 gruppi:

Centro: paesi a industrializzazione matura (Europa - soprattutto Germania, USA, Giappone), con industria sviluppata in tutti i settori, detenzione del monopolio delle multinazionali, presenza delle maggiori città mondiali, forte settore terziario avanzato e quaternario. Detengono il potere economico, commerciale, finanziario, politico, monopolizzano ricerca scientifica e comunicazioni a livello mondiale. A livello poco inferiore ci sono gli altri stati dell'Europa occidentale e l'Australia. Il ruolo di alcuni paesi europei (appartenenti all'UE) sarà rafforzato quando si realizzerà l'unione monetaria.

Semiperiferie: paesi emergenti. Alcuni paesi del Terzo Mondo, grazie al decentramento industriale operato dai paesi sviluppati o alla nascita di forme d'industrializzazione autoctone, si stanno evolvendo. I NIC (new industrialized countries) come i paesi del Sud-Est asiatico e America Latina (meno dinamici) si sono affacciati sul panorama industriale contemporaneo. I settori verso cui sono orientati sono il tessile e meccanico. I "Quattro Dragoni" (Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Hong Kong), più evoluti, si occupano anche di elettronica. Ultimamente, sta emergendo anche la Cina. Lo sviluppo di alcuni dinamici stati dell'Asia orientale è dovuto al pesante orario di lavoro, ai bassi salari e all'operato dei governi che hanno costruito infrastrutture, hanno concesso agevolazioni fiscali agli investitori, ecc. Mentre i paesi asiatici puntano sul loro sviluppo sulle esportazioni, quelli latino-americani puntano sulla sostituzione delle importazioni con le produzioni interne. Altre semiperiferie: paesi ex-socialisti. A parte ricerca spaziale e armamenti, i settori dell'industria leggera erano rimasti penalizzati. Con la crisi del socialismo sono avvenute molte trasformazioni anche se non sufficienti per rendere competitive le produzioni su scala mondiale. Migliori risultati: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e anche Slovenia e Croazia. No la Russia.

Periferie: paesi economicamente più arretrati. Paesi in via di sviluppo (stati asiatici come Iran, Iraq, africani come Egitto, Algeria, americani come Venezuela, Colombia), ricchi di materie prime o petrolio che hanno in parte le tecnologie per sfruttarle. Quarto Mondo (Africa ma anche Asia e America Latina), con unità produttive piccole, gestite a livello familiare. Essi esportano materie prime e forniscono manodopera ai paesi più sviluppati.

Differenze tra periferie:

P. integrata : stati vicini al centro, legati ad esso da strette relazioni economiche.

P. annessa: stati che dipendono e sottostanno al centro ma hanno una parziale autonomia per la presenza di materie prime e manodopera a basso costo e discretamente preparata.

P. sfruttata: stati ricchi di materie prime gestiti da multinazionali.

P. semiautarchica: conta sulle proprie forze, scarse relazioni con il centro.

P. abbandonata: stati poveri di risorse naturali, instabili politicamente, in guerra, senza apparente via d'uscita, ignorate dal centro.



PROVE DI GLOBALIZZAZIONE: LA CRISI ASIATICA

Nel 1997 si è verificata una grave crisi finanziaria e valutaria nel Sud-Est asiatico che ha portato al crollo delle borse valori e alla svalutazione delle monete nazionali.

Concause:

peso del debito estero,

corruzione dei politici (gestivano la cosa pubblica con i principi dell'interesse privato),

assenza di trasparenza nella attività bancarie (riciclaggio di denaro sporco),

presenza di paradisi fiscali,

mancanza di regole e controlli sulle attività finanziarie,

concentrazione dei poteri economico e finanziario in poche mani e intreccio tra politica e affari nella gestione di attività lecite e non.

Per prevenire queste situazioni sarebbe utile un governo mondiale dell'economia, così da tutelare l'equilibrio economico nazionale. La crisi asiatica è stata infatti globale. Ciò è dimostrato dal fatto, per esempio, che i grandi creditori del continente asiatico sono le banche europee seguite da quelle giapponesi e nordamericane.

Cresce quindi la convinzione che per proteggersi dalle recessioni economiche si debbano rafforzare le regole tra le diverse nazioni.


STATI E DEMOCRAZIA

Come il processo di globalizzazione ha ridotto la capacità dei singoli di incidere sulle decisioni politico-economiche a livello locale, la mobilità internazionale dei capitali ha indebolito l'azione economica dei singoli stati. Essi devono tenere conto della forza delle imprese private che chiedono le deregulation del mercato per avere maggiore autonomia. L'espansione delle imprese globali è favorita dall'assenza a livello mondiale di leggi antitrust e di tutela dei consumatori. Esse possono eludere i vincoli locali e inoltre possono contare su complesse alleanze che rendono indeterminati i confini dell'azienda.

Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, coi prestiti internazionali, possono controllare e orientare le economie di quasi la metà dei paesi del Sud del mondo. La difficoltà delle nazioni di controllare le loro economie sta indebolendo le istituzioni democratiche e c'è il desiderio, in alcune zone, del localismo.

La globalizzazione sta portando enormi cambiamenti nella sfera degli stati-nazione e nell'assetto geopolitico internazionale. L'esistenza degli individui è sempre più strettamente correlata alle istituzioni globali.


RICCHI E POVERI NELLA GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione sta portando alla diminuzione della povertà, all'aumento delle produzioni e all'innalzamento del livello di vita. Tale crescita economica però contribuirà, a causa della distribuzione non equa, ad aumentare il divario tra paesi ricchi e paesi poveri. Questo principio è chiamato TINA (There is not alternative), è considerato un fatto immutabile. La ridistribuzione del reddito prodotto va ai detentori della ricchezza, il Nord del Mondo (20% della popolazione). Il restante 80% ne è escluso. L'esclusione di intere fasce d'individui è considerata inevitabile. Le politiche di diversi paesi, per ridurre le spese di bilancio, sono costrette a tagliare gli investimenti interni per i servizi sociali.

I paesi poveri non possono competere con le produzioni di quelli industrializzati per:

cause interne (scarso aiuto delle politiche governative, carenza di capitali, infrastrutture e conoscenze tecniche);

cause esterne (indebitamento estero).

Anche nelle zone più industriali le situazioni produttive più marginali tendono a rimanere emarginate: ciò porta alla crisi delle imprese non competitive e alla disoccupazione. Inoltre, col libero mercato, sempre più imprese pubbliche vengono privatizzate, portando alla diminuzione dell'intervento dello stato e ancora una volta al calo dell'occupazione.

La globalizzazione, volendo imporre un unico modello di vita, produce un impoverimento culturale. Infatti gradualmente si annulleranno le differenze tra i vari popoli e si verrà condizionati sempre più dai gusti e dalle mode diffuse dai paesi dominanti attraverso i mass media.

ARMAMENTI E DIFESA

Dalla fine della seconda guerra mondiale USA e URSS, blocchi in conflitto durante la guerra fredda, hanno incrementato i loro arsenali militari con armi nucleari e sistemi di lancio sempre più sofisticati. Anche il Terzo Mondo si è armato (per la nascita di stati indipendenti, per mire espansionistiche, per la repressione da parte dei governi di dissensi interni o spinte separatiste, per alleanze). Questo ha causato l'aumento del sottosviluppo. Con la fine della guerra fredda e la cooperazione Est-Ovest la comunità internazionale si è sensibilizzata sulle proposte di disarmo (1990: accordo Nato-Patto di Varsavia). Per quanto riguarda gli armamenti nucleari, con lo scioglimento del Patto di Varsavia si è verificata una svendita degli arsenali militari che ha causato la proliferazione nucleare. Questi ordigni restano un'arma ambita, che definisce il potere militare di uno stato. Nonostante il Trattato per la non proliferazione di questi ordigni sia stato firmato da quasi tutti gli stati del mondo e l'Agenzia Internazionale per l'energia atomica (IAEA) abbia intensificato i controlli, numerosi stati, oltre ai 10 possessori ufficiali, hanno un armamento nucleare non dichiarato o sono in grado di produrlo in breve tempo.

IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

Per assicurare democrazia, pace e rispetto dei diritti umani in tutte le zone della Terra, sono state istituiti degli organismi internazionali come l'ONU  o altre associazioni regionali (NATO, UE, OCSE) o ONG (Organizzazioni Non Governative).

ONU: L'Organizzazione delle Nazioni Unite è stata costituita alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, a New York. Dai 51 membri iniziali è passata a quasi tutta la comunità internazionale.

I suoi scopi sono:

cooperazione tra stati in campo economico, culturale, sociale;

sviluppo di relazioni amichevoli tra essi;

pace e sicurezza.

Si fonda su:

ripudio della guerra;

divieto dell'uso della violenza nelle controversie internazionali;

rispetto dei diritti umani e della vita.

I CASCHI BLU, contingenti militari, intervengono nelle missioni di pace per:

salvaguardare i civili da rappresaglie,

disarmare le parti in lotta,

consentire lo svolgimento di libere elezioni.

Gli organi ONU sono:

ASSEMBLEA GENERALE: riunisce tutti gli stati membri. Le decisioni sono prese a maggioranza semplice e gli atti non sono vincolanti.

CONSIGLIO DI SICUREZZA: composto da 10 membri eletti a rotazione ogni 2 anni dall'Assemblea e da 5 permanenti (Cina, Usa, Russia, G. Bretagna, Francia). Questi hanno diritto di veto (il principio di uguaglianza dell'ONU ha dunque un vizio di fondo). Le decisioni sono vincolanti e prese a maggioranza qualificata.

SEGRETARIATO GENERALE: eletto dall'Assemblea ogni 5 anni e rieleggibile. Partecipa alla realizzazione degli obiettivi statutari delle Nazioni Unite, interviene nelle missioni diplomatiche.

CONSIGLIO ECONOMICO-SOCIALE: si occupa del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti dell'uomo.

CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA: risolve le controversie tra stati e emette sentenze.

Altre agenzie specializzate formano il sistema delle Nazioni Unite:

OMS: Organizzazione Mondiale Sanità;

OIL: O. Internazionale Lavoro;

BM: Banca Mondiale;

FMI: Fondo Monetario Internazionale;

FAO: O. per l'Alimentazione e l'Agricoltura;

UNESCO: O. per l'Educazione, la Scienza, la Cultura;

UNIDO: O. Sviluppo Industriale.


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