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PRINCIPATI EREDITARI
Gli stati ereditari, abituati alla dinastia del principe, sono più facilmente conservabili dei nuovi, poiché basta non discostarsi dai metodi di governo degli antenati e poi temporeggiare con gli imprevisti.
PRINCIPATI MISTI
L'instabilità che si determina nel principato misto dipende in primo luogo da una difficoltà naturale presente in tutti i principati nuovi, ed è che gli uomini mutano volentieri signore credendo di migliorare.
Questa convinzione li induce ad armarsi contro il signore del momento, nella qual cosa si ingannano, perché poi si accorgono di star peggio.
Il principe, si rende nemici tutti coloro che ha offesi con l'occupare il principato, e non si rende amici coloro che lo hanno aiutato a occuparlo, non potendoli soddisfare nei modi da essi sperati, e neppure potendoli trattare con la maniera forte, per gli obblighi assunti verso di loro.
Un principe, infatti, anche se possiede eserciti potentissimi, ha sempre bisogno del favore dei provinciali per entrare in una provincia.
Diciamo che uno Stato può annettersi Stati appartenenti alla sua stessa nazionalità e lingua, oppure no.
Nel primo caso è molto facile conservarli, soprattutto quando non siano abituati a vivere liberi.
Per possederli con sicurezza basta aver estinto la dinastia del principe che li dominava, poiché per il resto, mantenendosi loro le condizioni vecchie e non essendoci diversità di costumi, gli abitanti vivono quietamente.
Chi conquista questo tipo di Stati, volendoli conservare, deve usare due precauzioni : la prima, far sì che scompaia la famiglia del principe precedente; secondo, non modificare né leggi, né le imposte; in tal modo, e in brevissimo tempo, egli finisce per identificarsi con il principato precedente.
Le difficoltà si presentano quando invece si conquistano regioni diverse per lingua, costumi ed istituzioni.
Bisogna avere grande fortuna.
Sarebbe meglio che chi le conquistasse vi andasse a risiedere.
L'altra buona soluzione è quella di stabilire colonie in uno o due luoghi, le quali dovrebbero quasi avere la funzione di incatenare quello Stato.
Il principe che ricorre alle truppe anziché alle colonie, spende assai di più, e finisce per consumare in spese militari tutte le entrate della regione; la conquista, in tal modo, si trasforma in una perdita e produce molti danni.
REGNO DI DARIO
Nei regni governanti secondo il sistema francese, puoi sempre entrarci con facilità conquistando alla tua causa questo o quel barone, poiché sempre esistono gli scontenti e gli amanti delle novità; costoro, possono aprirti la strada e facilitarti la vittoria, ma poi se vuoi mantenere le conquiste fatte, vai incontro a difficoltà infinite, sia con chi ti ha aiutato, sia con chi ti ha sconfitto.
IN QUAL MODO SI DEBBANO GOVERNARE LE CITTà E I PRINCIPATI
Quando gli Stati conquistati sono abituati a vivere liberi e seguendo le loro leggi, ci sono tre modi di tenerli : il primo è quello di distruggerli totalmente; il secondo è quello di andarci a risiedere personalmente; il terzo è di lasciarli vivere secondo le loro leggi, prelevando un tributo e creando all'interno di essi un governo oligarchico che te li conservi amici.
Poiché non v'è modo sicuro di possedere le città, fuorché la distruzione totale, chi diventa padrone di una città abituata ad essere libera e non la distrugge, si aspetti di essere distrutto da quella.
PRINCIPATI NUOVI
Un uomo saggio deve sempre seguire le strade battute dai grandi uomini e imitare i più eccellenti fra loro affinché, se la sua abilità non arriva alla loro altezza, gli assomigli almeno in qualche cosa.
Il saggio agirà come i più accorti arcieri, i quali, giudicando il luogo da colpire troppo lontano e conoscendo i limiti del proprio arco, mirano molto più in alto del bersaglio, non per raggiungere con la loro freccia tanta altezza, ma per potere, con l'aiuto di così tanta mira, centrare il bersaglio.
(Mosè, fondò il regno d'Isdraele; Ciro, fondò l'impero persiano; Romolo, fondò Roma; Teseo, succeduto al padre come re di Atene, unificò gli stati dell'Africa)
Coloro i quali diventano principi per capacità, conquistano il principato con difficoltà, ma con facilità lo conservano. (ed è valido il contrario)
PRINCIPATI NUOVI2
Coloro i quali, da semplici cittadini, diventano principi soltanto grazie alla fortuna, lo diventano con poca fatica, ma devono poi penare per restare al potere; le difficoltà nascono dopo averlo raggiunto.
Costoro si appoggiano soltanto sulla volontà e sulla fortuna di chi gli ha concesso il potere, due appoggi volubilissimi e instabili.
Non sanno né se possono conservare il potere, a meno che non siano uomini di grande ingegno e capacità politica.
Esempio (Cesare Borgia dopo aver conquistato la Romagna si accorse che era stata fino ad ora dominata da signori inetti che l'avevano depravata e disintegrata, così che era tutta piena di ladrocini, litigi e prepotenze.
Per renderla pacifica e obbediente al potere, Cesare Borgia giudicò necessario un buon governo, la affidò a Ramiro de Lorqua uomo crudele e di modi sbrigativi, al quale conferì pienissimi poteri.
Costui in poco tempo pacificò la Romagna, acquistando grandissima fama.
In un secondo tempo il duca non ritenne più necessaria un'autorità del genere per paura che diventasse odiosa e pertanto la affidò ad un tribunale civile.
Sapendo che le crudeltà del passato gli avevano attirato qualche odio, volle dimostrare che se c'erano state delle crudeltà non erano dipese da lui; una mattina a Cesena fece esporre Ramiro de Lorqua sulla pubblica piazza tagliato in due, la ferocia dello spettacolo rese quelle popolazioni soddisfatte e insieme sbigottite).
LA CONQUISTA DL PRINCIPATO PER MEZZO DEL DELITTO
Esistono altri due modi di diventare principe : cittadini che diventano principi grazie al sostegno degli altri cittadini e cittadini che diventano principi con mezzi infami e scellerati.
(Agatocle fece uccidere dai suoi soldati tutti i senatori e le persone più ricche, dopo questo massacro mantenne il principato)
Si tratta di metodi che possono far conquistare il potere, ma non la gloria.
Crudeltà bene usate o male usate.
Bene usate si possono chiamare le crudeltà che si fanno in una sola volta, per la necessità di porsi in salvo, e poi non vi si insiste più; male usate sono quelle crudeltà, le quali, benché all'inizio siano poche crescono col passare del tempo anziché cessare,
L crudeltà è necessario farle tutte in un sol colpo, per non doverle rinnovare ogni giorno; non ripetendole può rassicurare i sudditi e conquistarseli beneficandoli.
Chi si comporta diversamente non può mai contare sui propri sudditi, non potendo loro contare su di lui.
Le opere buone devono essere fatte poco alla volta, perché siano meglio assaporate.
IL PRINCIPATO CIVILE
Quando un cittadino con l'aiuto degli altri concittadini diventa principe della sua patria, in questo caso si può parlare di principato civile; non occorre né grandissima abilità, né grandissima fortuna, ma un'astuzia favorita dalla fortuna.
Occorre o il sostegno del popolo o il sostegno dei nobili.
Le due opposte tendenze determinano uno dei tre risultati : o principato o libertà o anarchia.
Il principato è espressione del popolo o dei nobili, dipende se l'occasione è colta dall'uno o dagli altri.
Quando i popoli si accorgono di non poter contrastare il popolo aumentano il prestigio di uno di loro e lo fanno principe; il popolo quando si accorge di non poter contrastare i nobili, dà il suo appoggio a qualche cittadino e lo fa principe.
Colui che diventa principe con l'aiuto dei nobili resta al potere con maggiori difficoltà di colui che lo diventa con l'aiuto del popolo.
(popolani = molti ; nobili = molti)
Chi diventa principe con l'aiuto del popolo deve tenerselo amico, il che gli riesce facile, dato che il popolo non chiede altro che non essere oppresso.
Un principe deve avere il popolo amico, altrimenti, nelle avversità, non può salvarsi.
Un principe saggio deve fare in modo che i suoi cittadini, sempre e in ogni circostanza, abbiano bisogno dello Stato e di lui; e sempre poi gli saranno fedeli.
COME VALUTARE LA FORZA DI UN PRINCIPATO
Bisogna vedere se un principe ha tanta forza da essere autosufficiente o necessita di farsi difendere da altri.
Possono reggersi da soli coloro che sono in grado, per abbondanza di uomini o di denaro di mettere insieme un esercito adeguato.
Hanno sempre bisogno degli altri, coloro i quali non possono presentarsi al nemico in campagna aperta.
Un principe potente e coraggioso supererà sempre le difficoltà, dando ai sudditi la speranza che il male non sarò lungo.
PRINCIPATI ECCLESIASTICI
Si conquistano o per abilità o per fortuna, ma possono essere conservati senza l'una e senza l'altra.
Sono sostenuti da istituzioni religiose secolari.
Solo questi principati sono sicuri e felici.
Ma essendo retti da forza divina a cui mente umana non giunge, non ne parla.
I VARI TIPI DI ESERCITI E LE MILIZIE MERCENARIE
Non possono esistere buone leggi senza buoni eserciti, né buoni eserciti senza buone leggi.
Gli eserciti con i quali il Principe difende lo Stato o sono suoi, o mercenari, ausiliari, misti.
I mercenari e ausiliari sono inutili e pericolosi.
L'esercito resta sempre instabile e insicuro, poiché quelle milizie sono disunite, ambiziose, indisciplinate e infedeli.
Affidandoti ad esse rinvii la tua rovina solo se rinvii l'assalto.
Esse non hanno altro interesse di combattere che per un po' di stipendio, e ciò non basta a far sì che vogliano morire per te.
Non appena la guerra arriva, vogliono fuggire.
Rovina dell'Italia di oggi è data dall'essersi affidata per molti anni alle milizie mercenarie.
I capitani mercenari o sono assai esperti nelle cose militari o No.
Se lo sono, non te ne puoi fidare, perché aspireranno a diventare sempre più potenti; se non lo sono, ti porta alla rovina.
Il principe deve andare di persona a svolgere le funzioni di capitano.
GLI ESERCITI AUSILIARI, I MISTI E I PROPRI
Altri eserciti inutili sono gli eserciti ausiliari, vale adire quelli che hai quando chiedi a un potente di venire con le sue armi ad aiutarti e difenderti.
Possono esser ottimi, ma sono quasi sempre dannosi per chi li chiama, poiché se essi perdono, subisci una disfatta, e se vincono, resti loro prigioniero.
Con le ausiliarie la rovina è certa; le mercenarie invece anche dopo una vittoria, hanno bisogno di maggior tempo e di opportune occasioni per colpirti.
Ogni principe saggio, ha sempre evitato di servirsi degli eserciti usando i propri.
Gli eserciti misti sono quelli in parte mercenari e in parte propri; molto migliori di quelli che sono soltanto mercenari o ausiliari, ma molto inferiori a quelli propri.
Senza possedere milizie proprie, nessun principato è sicuro, e finisce per dipendere completamente dalla fortuna.
IL RAPPORTO TRA PRINCIPE E ESERCITI
Un principe non deve avere altro obiettivo, né altro pensiero, né altro fondamentale dovere, se non quello di prepararsi alla guerra.
Questo è l'unico compito che si addica veramente a chi comanda.
Lo Stato si perde se si trascurano le arti militari; lo si conquista se di esse di diventa esperto.
Una delle peggiori conseguenze di essere disarmato e diventare persona disprezzabile, e questa è un'infamia dalla quale il principe deve sempre guardarsi.
Non ci sono confronti possibili tra uomo armato e uomo disarmato, dato che negli uni regna il disprezzo e negli altri il sospetto.
Un principe che non si intenda di arti militari non potrà essere stimato dai soldati, né fidarsi di loro.
Il principe non deve mai trascurare gli esercizi militari, e in tempo di pace deve dedicarsi a essi più che in tempo di guerra.
Può farlo si con le opere, sia con la mente.
Quanto alle opere, oltre a tenere bene in ordine e esercizio i suoi uomini, deve praticare caccia per abituare il corpo ai disagi e imparare a conoscere i luoghi.
Il principe che non sia esperto in questo, manca della prima dote che un capitano deve possedere, poiché grazie ad essa impari a trovare il nemico, a scegliere il luogo più adatto per accamparsi, a guidare gli eserciti, a preparare il piano di battaglia e ad assediare le città con tuo vantaggio.
Quanto all'esercizio della mente, un principe deve leggere i libri di storia e in essi analizzare le imprese degli uomini eccellenti, vedere come questi si sono comportati nelle guerre ed esaminare le ragioni delle loro vittorie e sconfitte, per poterle evitare o imitare.
Devono prendere a modello un uomo che prima di loro era stato lodato e glorificato.
Un principe deve osservare regole simili a queste, non restare mai ozioso in tempo di
pace, deve attivamente far tesoro di quelle regole, per valersene nelle avversità affinché, quando muta la fortuna sia pronto a difendersi.
LE QUALITà CHE RENDONO GLI UOMINI E I PRINCIPI DEGNI DI LODE
È inevitabile che un uomo, il quale voglia sempre comportarsi da persona buona in mezzo a tanti che buoni non sono, finisca per rovinarsi.
Ed è pertanto necessario che un principe, per restare al potere, impari a poter essere non buono, e a seguire o non seguire questa regola, secondo le necessità.
I principi sono giudicati per alcune qualità che li rendono meritevoli di lode oppure di biasimo.
Chi viene considerato munifico e chi misero (colui il quale si astiene dall'usar troppo le cose sue).
Ma non è possibile averle né rispettarle interamente, perché la condizione umana non lo consente.
È dunque necessario che un principe sia tanto saggio da evitare l'infamia di quei vizi che gli farebbero perdere il potere.
Deve guardarsi, se possibile, anche dai vizi che non glielo fanno perdere ma, se ciò non gli è possibile, può abbandonarsi a essi senza troppa paura.
Tutto considerato ci sono qualità aventi l'apparenza di virtù, che conducono il principe alla rovina, e qualità aventi l'apparenza di vizi, che lo conducono invece alla sicurezza e al benessere.
LA MUNIFICENZA E LA PARSIMONIA
La munificenza, se usata in modo appariscente, ti danneggia.
Se la usi con intelligenza e nei modi dovuti, riesci a non renderla appariscente e, nello stesso tempo, eviti l'accusa di essere un tirchio.
Un principe di tal genere sarà costretto a imporre tassazioni tremende, s diventare esoso e a far tutto il possibile per ricavar denari; il tal modo sarà odiato dai sudditi e poco stimato dagli altri.
La munificenza avrà così danneggiato molti e premiato pochi, il principe rischierà di perdere il potere al minimo pericolo.
Rendendosi conto di ciò proverà fare marcia indietro, e si attirerà la fama di misero.
Ogni principe, se è persona saggia non deve preoccuparsi della fama di uomo eccessivamente parsimonioso.
Si vedrà che grazie alla sua parsimonia, le normali entrate gli bastano senza gravare sulle popolazioni, e finisce per risultare generoso con i molti a cui non ha tolto denaro.
Solo principi parsimoniosi hanno saputo compiere grandi imprese.
Il principe o spende danaro suo e dei sudditi o spende denaro altrui.
Nel primo caso deve essere parco, nel secondo non deve rinunciare a essere generoso.
Se un principe che guida un esercito si sostiene saccheggiando, impadronendosi dei beni del nemico sconfitto, deve necessariamente essere prodigo, altrimenti non sarebbe seguito dai suoi soldati.
Spendere il denaro altrui non sminuisce il tuo prestigio, te lo fa anzi crescere.
Ti danneggi soltanto se spendi il tuo denaro.
Un principe deve assolutamente evitare di essere giudicato spregevole e odioso, ma la munificenza ti conduce all'una e all'altra cosa.
È più saggio farsi considerare misero, attirando a se cattiva fama, ma non odio.
LA CRUDELTà E LA CLEMENZA
meglio essere temuti piuttosto che amati o amati piuttosto che temuti
Ogni principe deve desiderare di essere giudicato clemente, e non crudele.
Tuttavia deve badare a non fare cattivo uso della clemenza.
Un principe pur di tenere i suoi sudditi uniti e fedeli, non deve preoccuparsi di essere considerato crudele.
Infliggendo un piccolo numero di punizioni esemplari, risulterà più umano di coloro i quali, per eccessiva umanità lasciano scoppiare disordini da cui derivano uccisioni o rapine.
Il principe deve riflettere prima di credere e di agire, con prudenza e umanità.
Da ciò nasce un problema : se sia meglio essere amati piuttosto che temuti, o se sia meglio esser temuti piuttosto che amati.
Si vorrebbe l'una che l'altra cosa, ma è difficile mettere insieme le due cose.
È molto più sicuro dovendo scegliere essere temuti piuttosto che amati.
Gli uomini hanno meno timore di colpire uno che si faccia amare, piuttosto che uno che si faccia temere.
Il timore è sorretto dalla paura di essere punito, che non ti abbandona mai.
Il principe deve farsi temere in modo tale che, pur senza farsi amare, gli riesca tuttavia di non farsi odiare.
Si può essere temuti e allo stesso tempo odiati.
Se rispetterà i beni dei suoi cittadini e dei suoi sudditi, nonché le loro donne.
Si astenga soprattutto dal prendere la roba d'altri.
Gli uomini mentre amano secondo volontà loro, temono secondo la volontà del principe.
Deve soltanto cercare di non farsi odiare.
LA LEALTà DEL PRINCIPE
Ci sono due modi di combattere : l'uno con le leggi; l'altro con la forza.
Il primo appartiene all'uomo il secondo alle bestie.
È necessario che un principe sappia servirsi di mezzi adatti sia alla bestia sia all'uomo; l'una senza l'altra non resiste nel tempo.
Deve imitare la volpe e il leone; dato che il leone non si difende dalle trappole e la volpe non si difende dai lupi; bisogna essere volpe per riconoscere le trappole e leone per impaurire i lupi.
Chi ha meglio saputo farsi volpe, meglio è riuscito ad aver successo.
Un principe non deve realmente possedere tutte le qualità, ma deve far credere di averle
Se le ha e le usa sempre, gli sono dannose; se invece fa credere di averle, gli sono utili.
Il suo animo deve essere sempre pronto a potere e a sapere mutarsi nell'esatto contrario.
Non si allontani dal bene, quando può; ma sappia entrare nel male, quando vi è costretto
Gli uomini in generale giudicano più con gli occhi che con le mani; tutti vedono quello che tu sembri, ma pochi toccano con le mani quello che tu sei.
Non si guarda ai mezzi, ma al fine.
I mezzi saranno sempre giudicati onorevoli e lodati da ognuno, perché il volgo bada sempre alle apparenze e al risultato
COME EVITARE IL DISPREZZO E L'ODIO
Il principe deve evitare tutto quanto possa renderlo odioso e disprezzabile.
Egli diventa odioso soprattutto se si appropria della roba e delle donne dei sudditi.
Il principe diventa disprezzabile quando è considerato volubile, superficiale, effeminato, pauroso, irresoluto.
Deve fare in modo che nelle sue azioni appaiano grandezza, coraggio, serietà e forza di carattere.
Il principe che fornisce quest'immagine è assai stimato, ed è difficile tramare congiure o sferrare assalti contro chi è assai stimato.
Un principe deve avere due paure : una interna, che riguarda i sudditi; e una esterna, che riguarda le potenze straniere.
Da queste il principe si difende con buoni eserciti e buoni alleati.
Quando le relazioni esterne sono tranquille anche la situazione interna è tranquilla.
Quando le relazioni esterne sono tranquille il principe deve temere che sudditi congiurino in segreto, m da questo egli si difende benissimo se evita di essere odiato e disprezzato.
I congiurati, difatti, pensano sempre di uccidere il principe per dare soddisfazione al popolo; chi congiura non può essere solo e deve allearsi con persone che egli giudica scontente.
Dalla parte di chi congiura c'è soltanto paura e gelosia.
Dalla parte del principe ci sono la maestà del principato, le leggi, le difese dello Stato e degli alleati.
Nel caso che il principe riscuota favore nei popolani i congiurati devono avere paura anche dopo aver compiuto il delitto perché si scontrerebbero con il popolo e non avrebbero difese.
( Bentivoglio a Bologna ammazzato dai Carneschi)
Il principe deve affidare ad altri i provvedimenti impopolari, e riservare a sé i provvedimenti graditi.
UTILITà O INUTILITà DELLE FORTEZZE
Se armi i tuoi sudditi, quelle armi appartengono a te, coloro che ti erano sospetti diventano fedeli, e coloro che erano fedeli, lo restano.
Se invece disarmi i tuoi sudditi, cominci ad offenderli.
Ma quando un principe conquista una provincia nuova da annettere al suo vecchio Stato deve disarmarla.
Si lascia le armi solamente a coloro che al momento della conquista sono stati dalla tua parte.
I principi hanno avuto la consuetudine di edificare fortezze, che operassero da briglia e da freno nei confronti di coloro che pensassero di attaccarlo, e che costituissero un rifugio sicuro nel caso di un'improvvisa rivolta.
Il principe che ha più paura dei suoi popoli che dei nemici esterni, deve costruire le fortezze; ma chi ha più paura dei nemici esterni non deve costruirle.
Ma se anche possiedi la fortezza, ma sei odiato dal popolo, esse non ti salvano, perché ai popoli che insorgono non manca mai il soccorso degli stranieri.
COME UN PRINCIPE Può FARSI STIMARE
Giova moltissimo al principe fornire un'eccezionale immagine di se stesso anche in politica interna. (quando si parla di governo civile)
Un principe è stimato anche quando di dichiara apertamente a favore di qualcuno contro un altro.
Un principe, per colpire altri, non deve mai allearsi con qualcuno più potente di lui, a meno che la necessità non ve lo costringa.
Un principe deve dimostrarsi amante delle virtù, ospitando e onorando gli uomini virtuosi e gli artisti eccellenti.
Deve premiare chiunque voglia sviluppare la città e lo Stato.
Deve anche nei momenti opportuni dell'anno, distrarre il popolo con feste e spettacoli.
I MINISTRI DEL PRINCIPE
Esistono tre categorie di cervelli : quelli che capiscono da soli (eccellentissimi) , quelli che per capire hanno bisogno di altri (eccellenti) e quelli che non capiscono (inutili).
C'è un modo infallibile perché un principe riconosco le qualità di un ministro : se un ministro pensa più a sé che a te, questo tale non sarà mai un buon ministro e mai te ne potrai fidare.
Chi amministra lo stato di un principe deve pensare sempre al principe.
Il principe deve pensare al ministro affinché si renda conto di non poter restare in carica senza la protezione del principe e affinché i molti onori non gli facciano desiderare altri onori.
COME EVITARE GLI ADULATORI
Non c'è altro modo di difendersi dall'adulazione che quello di lasciar capire alla gente che non ti offende a dirti la verità.
Ma quando ognuno può dirti la verità non sei più rispettato.
Un principe prudente, dovrà scegliere all'interno dello Stato alcuni uomini saggi e darà solo ad essi la facoltà di dirgli la verità quando vuole lui.
Al fuor di loro il principe non deve udire nessuno.
Se capisce che per timore o preoccupazione qualcuno non gli dice niente, deve preoccuparsene.
I buoni consigli dipendono sempre dalla saggezza, mentre la saggezza del principe non dipende da buoni consigli.
PERCHé I PRINCIPI D'ITALIA PERSERO IL REGNO
Gli uomini si interessano più del presente che del passato, e se il presente a loro va bene, se lo godono e non cercano altro.
È un difetto diffuso tra gli uomini quello di non prevedere la tempesta finche c'è il bel tempo.
Quando poi arrivano le avversità, pensano di fuggire e non difendersi.
Non si dovrebbe mai cadere con l'idea che ci sarà sempre qualcuno a sorreggerti.
IL POTERE DELLA FOTUNE DELLE COSE UMANE E IL MODO DI RESISTERE
Molti hanno creduto e credono che le cose del mondo siano a tal punto governate dalla fortuna e da Dio, che agli uomini, anche quando siano saggi, non sia concesso in alcun modo cambiarle.
Questo potrebbe far pensare che non ci si debba affaticare tanto, e chi ci si debba lasciar governare dalla sorte.
La fortuna è arbitra delle metà delle nostre azioni e che lasci a noi il governo dell'altra metà.
(paragone della fortuna al fiume impetuoso)
La fortuna, là dove non c'è un'organizzazione predisposta per resisterle, si dirige là la sua furia, dove sa che non sono apprestati gli argini e i ripari.
Un principe appoggiatosi unicamente alla fortuna va in rovina non appena la fortuna cambia direzione.
Ha successo colui che adatta metodi e mezzi alla qualità dei tempi, e analogamente vada incontro all'insuccesso colui che viceversa non sa adattarsi ai tempi
Se il principe riuscisse a cambiare con i tempi, anche la sua fortuna non cambierebbe.
È meglio essere impetuosi che cauti, perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola sottomettere, percuoterla e contrastarla.
Essa si lascia dominare dagli impetuosi, piuttosto che da coloro che si comportano con freddezza.
ESORTAZIONE A PRENDERE L'ITALIA E LIBERARLE DALLE MANI DEI BARBARI
Dà tanta gloria e rispetto un uomo nuovo, quanto il creare delle nuove leggi e nuovi ordinamenti, che siano ben fondati e possiedano una loro grandiosità.
E in Italia non manca la materia, c'è il grande valore del popolo, anche se manca il valore dei capi.
Anche guardando gli eserciti, tutto dipende dalla debolezza dei capi.
Petrarca :virtù contra furore, prenderà l'arme; e fia 'l combatter corto : che l'antico valore, nell'italici cor non è ancor morto.
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