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La clonazione




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LA  CLONAZIONE



Era il 25 Febbraio del 1997 quando Iam Wilmut, dal suo istituto di ricerca, il Roslin Institut, a Edimburgo, dichiarò di aver clonato un mammifero da un individuo adulto, ed esattamente una pecora, chiamata Dolly. Da allora si è aperto un dibattito etico, politico e giuridico che condannava questa tecnica di riproduzione  dell' individuo. Successivamente in giro per il mondo si clonarono bovini, capre, maiali, roditori come la topolina Cumulino alla University of Hawai e scimmie come Tetra nell'Oregon. Ma il dibattito si è riacceso qualche settimana fa quando la società americana "Advanced Cell Tecnology" ha dichiarato di aver eseguito un trasferimento nucleare e partenogenesi di cellule somatiche, che tradotto per noi comuni mortali significa: clonazione di un essere umano. In questo laboratorio sarebbero stati creati tre embrioni umani sviluppatisi fino allo stadio di sei cellule e, subito dopo distrutti. L'intero mondo, scienziati compresi, si è spaccato in due. Una parte chiede se sia giusto continuare con questi esperimenti genetici altamente immorali che non tengono conto del valore della vita. L'altra parte sostiene di non voler clonare un essere umano ma bensi quelle cellule staminali (non differenziate) in cui sperano la zootecnia e la medicina per raggiungere risultati positivi.


Cos'è e come si esegue:

La clonazione è essenzialmente una tecnica per riprodurre una cellula, o un microrganismo, utilizzando il suo stesso materiale genetico. Essa infatti si basa sul trasferimento del nucleo da una cellula donatrice a una cellula ricevente. Quest'ultima è una cellula uovo non fecondata, prelevata da una femmina subito dopo l'ovulazione e privata di nucleo. La cellula donatrice invece è quella che verrà copiata. Essa verrà iniettata, con il suo nucleo, nella cellula ricevente con la quale si fonde. Da questa fusione si creano delle cellule, alcune delle quali, si svilupperanno come un embrione normale che, se impiantato nell'utero di una madre surrogata, possono dar vita ad individui teoricamente sani. Le cellule donatrici che inizialmente provenivano da colture embrionali, successivamente vennero prese da colture di cellule differenziate. Ne è un esempio Dolly clonata a partire da cellule mammarie di una pecora gravida di tre mesi e mezzo. Il clone risultante è molto piu simile all' individuo che ha donato il nucleo piuttosto di quello che ha donato l'ovocita.


Parlano i numeri:

Ora, dopo aver spiegato a grandi linee questa tecnica, mediante l'utilizzo di alcuni dati, vediamo le sue probabilità di successo. Iniziamo subito con i primi numeri: il 95-97% dei tentativi di clonazione dei mammiferi fallisce. Alcuni esempi? La pecora Dolly è l' unico clone nato da un esperimento partito da 400 uova, che ottenne 277 fecondazioni, da cui si ebbero 29 embrioni impiantati in 13 madri surrogate. Non è andata meglio a Cumulino nata con il taglio cesareo insieme ai suoi due fratellini morti poco dopo. Si era partiti da 700 embrioni, di cui uno su tre è sopravvissuto ed è stato impiantato. L'1-2% sopravvive sino alla nascita e alcuni muoiono anche dopo. Ciò è dovuto ad una mancata o scorretta riprogrammazione del materiale genetico del nucleo.    


I risultanti:

Quando il clone nasce può presentare alcune malformazioni a organi interni, al cervello, disturbi respiratori, circolatori e crescendo, al sistema immunitario. "Molte vacche clonate nascono con teste deformi e un muso da bulldog, oppure hanno anomalie o polmoni poco sviluppati o il diabete" spiega John Hill , docente di fisiologia riproduttiva veterinaria. Inoltre tutti i cloni sono soggetti alla cosiddetta "large offspring syndrome", sindrome della grande progenie. E' stato calcolato che un clone umano alla nascita potrebbe pesare 7 kg (a causa di un'alterata produzione di proteine) e ciò rappresenterebbe un rischio anche per la madre. Inoltre è stato dimostrato che le cellule di Dolly, clone di una pecora di 6 anni, alla nascita avevano un'età biologica di 6 anni. Dolly è nata vecchia e forse avrà maggior possibilità di ammalarsi di cancro.


Clone? Si ma.

Sentendo parlare di clonazione ci vengono alla mente degli individui identici come se fossero i prodotti di una catena di montaggio. Invece ci spiega Eeico Schon della Columbia University "Il clone non è mai uguale all'originale. Oltre infatti ad avere la sua storia, la sua famiglia, un suo carattere, dei suoi valori e ricordi, nemmeno geneticamente assomiglierà al suo papà-mamma. Infatti solo il DNA del nucleo dell' individuo donatore viene clonato, mentre il DNA dei mitocondri,i generatori di energia, rimangono quelli della donna che ha fornito l'uovo e questo può fare la differenza tra un campione olimpionico e una pappamolle".



Lotta etica

Alla base di questo conflitto sta soprattutto il differente concetto di embrione sostenuto dalle due parti. Alcuni, i favorevoli, lo considerano, allo stato staminale un ammasso di poche cellule incapaci di provare dolore in quanto ancor privo di un sistema nervoso sviluppato. Per i contrari, invece, esso è l'inizio della vita, sacra e dono divino che non può essere scavalcata dalla voglia di conoscere dell'uomo.


Una differenza abissale:

La stessa comunità scientifica favorevole alla clonazione si trova divisa in due. Da una parte ci sono i favorevoli alla clonazione umana a scopo riproduttivo,dall'altra i favorevoli ad una clonazione e scopo terapeutico. Tra i primi fanno parte i ricercatori di Clonaid, l'azienda dei raeliani, una setta che aspetta l'arrivo degli alieni. Essa offre per 425 milioni il servizio di clonazione completo. Non sono mancati i clienti che vorrebbero, ad esempio, la copia di un parente defunto.  Questo progetto è stato vittima di maggiori critiche moraliste rispetto a quello della seconda fetta di scienziati. Fra questi troviamo Iam Wilmut, padre di Dolly, e Jaenisch, i quali sostengono la clonazione di cellule staminali utili per curare malattie degenerative come il morbo di Parkinson o di Alzheimer, la distrofia muscolare, il diabete, l'AIDS e malattie ereditarie. Sono a favore della creazione di animali transgenici che producono ad esempio latte con particolari proteine o che rappresentano "magazzini d' organi" modificati che possono essere tollerati dall'organismo umano, infatti, sostiene Wilmut: "Non è possibile che migliaia di persone muoiano ogni anno per la mancanza di organi adatti per il trapianto".Sono a favore dell'introduzione di difetti genetici negli animali per poter studiare gli effetti di un trattamento nel tempo. La clonazione potrebbe inoltre creare bovini in cui venga eliminato il prione che causa l'encefalite spongiforme bovina (BSE), conosciuta come "mucca pazza".


Il coro di "no":

I contrari alla clonazione affermano che il clone (dal greco "germoglio"), verrebbe creato solo per essere un deposito di organi compatibili all'individuo clonato. Fra essi troviamo Francesco D'Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica,il quale accusa: "Sottolineano gli aspetti terapeutici della ricerca, che non rispetta la persona, per colpire la gente. Cosi gli interessi economici passano in secondo piano e si perde di vista l'immoralità della clonazione", e la paragona al commercio d'organi che nessuno approverebbe sebbene sia a "fine terapeutico". Poi, continua D'Agostino, per fare accettare la clonazione all'opinione pubblica, si tende a dare nomi diversi a medesime realtà, sostenendo che ai livelli iniziali della vita dell'uomo si abbia a che fare con forme pre-umane. Da queste affermazioni si ricava che nessun essere umano debba essere sacrificato a beneficio di un altro. Don Marco Doldi,docente di teologia morale sottolinea: "Non siamo spaventati perché pensiamo che l'uomo si voglia mettere al posto di Dio creatore, ma perché l'uomo sta andando contro l'uomo".


In conclusione posso solamente dire di non sapere se mai si arriverà alla clonazione dell'uomo, ma se ciò dovesse succedere, spero che al clone venga modificato quel gene che rende l'uomo cosi egoista e privo di valori come quello attuale.




FONTI: rivista "Le Scienze", "Focus", "Rocca", "Famiglia Cristiana".

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