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Come si raccoglie e conserva un campione, come si fa un erbario




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COME SI RACCOGLIE E CONSERVA UN CAMPIONE, COME SI FA UN ERBARIO


1 - Raccolta. Prelevare il campione il più completo possibile. Piante legnose: ramo con foglie, fiori e possibilmente frutti; piante erbacee: complete di apparato radicale e di eventuali fusti ipogei (bulbi, rizomi). Piante dioiche: esemplari dei due sessi. Campioni privi di organi riproduttivi (fiori, frutti) sono di difficile determinazione: eventualmente eseguire campionamenti in stagioni diverse. Se sono presenti foglie di tipo diverso - alla base di una pianta erbacea e lungo il caule; su polloni e su rami fertili di un albero -, raccogliere entrambi i tipi. Annotare su un cartellino (che accompagnerà l'esemplare in tutte le successive fasi di allestimento) o su un quaderno di campagna data, località, caratteristiche della stazione (altitudine, esposizione, substrato, tipo di vegetazione, ecc.), nome del raccoglitore, eventuali caratteristiche non osservabili nel secco (profumo, colore dei fiori, caratteristiche della corteccia, ecc.). Le piante si conservano bene per qualche ora in sacchi di polietilene chiusi; per tempi più lunghi (ma non più di un paio di giorni!), mettere i sacchi in frigorifero.

2 - Essiccazione. Prima  si pongono le piante nella pressa, migliore sarà la qualità finale dell'essiccato. Adagiare ciascun esemplare su un giornale di medio spessore (o su apposito "cuscino"), alternando giornali e piante fino a costituire una pila di 20 cm di altezza circa. La pressa si chiude con dei graticci di legno o di metallo o con tavolette e si lega con cinghie (in alternativa vanno bene anche dei pesi, come libri o altro). Sostituire i giornali dopo un giorno, correggendo eventualmente la disposizione delle piante in modo da dare loro l'aspetto definitivo. Effettuare altri cambi dei giornali a intervalli di tempo crescenti, fino a completa essiccazione (in genere da una a qualche settimana); le piante sono perfettamente secche quando tenute a un'estremità non si piegano e non hanno parti fredde al tatto. Più è veloce l'essiccazione, migliore sarà il risultato finale; piante essiccate troppo lentamente possono annerire e conservano più difficilmente i colori originari.

3 - Montaggio. Le piante vengono fissate a cartoni di dimensioni standard (circa 30 x 40 cm) per mezzo di colla, strisce gommate o striscioline di carta fermate da spilli. In basso a destra viene posta l'etichetta con i dati stazionali che erano stati annotati sul cartellino o sul quaderno di campagna.

4 - Identificazione. Può avvenire prima o dopo il montaggio. Si usano guide, chiavi analitiche, flore e idonei mezzi di osservazione (lenti, binoculare, pinzette, ecc.). Il nome dell'entità viene riportato sull'etichetta o su etichetta a parte ("determinavit"), con il nome di chi ha eseguito l'identificazione.

5 - Collocazione e conservazione. L'esemplare viene collocato nella collezione, ordinata secondo un criterio (dall'alfabetico al sistematico), diverso anche in funzione delle dimensioni e degli usi principali di quell'erbario. Nei grandi erbari si segue solitamente un ordinamento sistematico fino a livello di genere, con le specie in ordine alfabetico. È necessario difendere la collezione dagli attacchi di piccoli coleotteri (soprattutto Lasioderma serricorne), le cui larve si cibano di piante secche. A questo scopo sono state utilizzate in passato sostanze chimiche estremamente tossiche. Il loro uso può essere evitando seguendo alcune regole base: mantenere puliti gli ambienti in cui è conservato l'erbario, con temperatura < 21°C e umidità relativa del 30-40%; disinfestare tutti gli esemplari col freddo (almeno 48 ore in surgelatore a -18°C) prima di inserirli nella collezione; eseguire in primavera delle fumigazioni con prodotti a base di piretro (poco tossico per l'uomo, ma efficace solo sugli insetti adulti).


Gli erbari sono archivi in cui i documenti sono costituiti da esemplari essiccati di piante corredati di etichette con i dati essenziali (data, località, raccoglitore). La loro esistenza è conosciuta a partire dal Cinquecento. A Firenze (locali di via La Pira, 4) è conservato il più grande erbario italiano e uno dei più grandi al mondo; fondato a metà dell'Ottocento dal botanico palermitano Filippo Parlatore, comprende attualmente quasi 4 milioni di esemplari.


Gli erbari vengono utilizzati soprattutto:

per la didattica della botanica sistematica e in generale della conoscenza delle piante;

per aiuto e verifica nell'identificazione delle piante;

per studi di sistematica vegetale, che necessitano del confronto delle caratteristiche di un gran numero di individui provenienti da località diverse;

per studi di fitogeografia, in particolare nella compilazione di areali e nella redazione di flore;

per la conservazione dei tipi, esemplari di riferimento permanentemente legati al nome di ciascuna specie (o taxon infraspecifico), di enorme importanza per gli studi sistematici e nomenclaturali;

Altre possibili utilizazioni degli erbari:

- conservazione di esemplari-testimone su cui sono state fatte indagini cromosomiche o d'altro tipo;

- studi storici: indagini sulla passata diffusione di una specie o sulla sua presenza in una determinata area, ricostruzione di viaggi di esplorazione botanica, ecc.;

- prelievo di porzioni su cui eseguire indagini di dettaglio: studi palinologici (sui pollini),  estrazione di DNA, ecc.;

- indagini sul mutamento nel tempo di caratteristiche  macro- e micromorfolgiche;

- e come per ogni genere di archivio, utilizzazioni future che non sono attualmente prevedibili.




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