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Catafratti




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CATAFRATTI




Catafratti, o Pesci dalle Guance Corazzate, sono chiamati quei pesci nei quali la corazza si stende dall'occhio in giù, col preopercolo saldamente incorporato e l'opercolo e il capo muniti di spine. Questi aculei forniscono armi formidabili e di forma singolare.

Ad eccezione di un unico pesce, tutti i Catafratti vivono nel mare a profondità molto diverse.





CAPONE GALLINELLA (trigla hirundo)



Tra i catafratti annoveriamo i triglidi, pesci di media grandezza, con testa straordinariamente grande, quasi quadrangolare, avvolta in una ruvida corazza, con due pinne dorsali divise, grandi pinne pettorali con tre raggi liberi. Tutti gli animali di questa specie, tratti fuori dell'acqua, fanno udire un sordo rumore del quale non si sa stabilire la provenienza; in alcune specie si osserva anche una certa fosforescenza.

Il Capone Gallinella vive nel Baltico, è lungo oltre 60 centimetri ed è il più grosso dei triglidi d'Europa: è di color grigio-rossiccio o bruno, roseo e, talvolta, bianco, sul ventre. Le pinne dorsali e caudali sono rosse, quella anale e le ventrali sono bianche e le pettorali sono nere. In particolare, la prima pinna dorsale ha 9 raggi, la seconda ne ha 16, la pinna pettorale ne ha tre liberi e 11 collegati, la ventrale 1 duro e 5 molli, 15 l'anale e 11 la caudale.

Questo triglide è prossimo parente del capone gallinella: tutti e due hanno la stessa mole. Presenta punteggiature bianche su fondo bruno-grigio; sul ventre è bianco argento. Una fascia che corre lungo i fianchi è formata da punte aguzze come i denti di una sega. La prima pinna dorsale è bruna con puntini neri, la seconda dorsale e la caudale sono bruno-chiare, le pettorali sono grigio-scure, le ventrali e le anali sono quasi bianche. Il numero di raggi è quasi uguale a quello della specie sopra descritta.



CAPONE ORGANO (trigla lyra)



Questo animale costituisce l'anello di congiunzione tra i triglidi e i peristedioni: ha il muso diviso in due lobi sporgenti, molti aculei, anche sul margine dell'orbita e grandissime pinne pettorali. Il colore è un magnifico rosso che sfuma in argento sul ventre. La mole è la stessa dei suoi affini. Questi tre triglidi vivono nel Mediterraneo, nell'Atlantico e nel Mare del Nord (il capone gallinella si può trovare anche nel Baltico). Preferiscono il fondo marino, soprattutto se è roccioso o arenoso, e danno la caccia a crostacei, molluschi e meduse. Nuotano con velocità straordinaria muovendo come ali le loro ampie pinne pettorali: se si spostano di notte su fondali bassi essi producono strisce luminose che persistono anche per qualche tempo. Il capone gallinella emette le uova nell'inverno, mentre il capone gorno le emette a maggio-giugno. Non conosco alcun dato per quanto riguarda il Capone Organo.

Le carni di questi pesci sono generalmente dure e asciutte; malgrado ciò, si mangiano volentieri.

In schiavitù non vivono a lungo, come tutti i pesci abituati alle grandi profondità salvo che non abbiano a disposizione un bacino assai profondo dove l'acqua venga rinnovata spesso per provvedere la necessaria quantità di ossigeno.



PERISTEDIONE FORCUTO (peristedion cataphractum)



Nei peristedioni tutto il corpo è ricoperto da una corazza di scudi ossei, il muso è munito di due ossa forcute assai sporgenti e la bocca è priva di denti. Il Peristedione Forcuto, rappresentante di questo genere, porta a buon diritto il nome con cui lo si conosce in Germania di «Pesce Corazzato». E' infatti il pesce meglio difeso che viva nei mari europei: ha il corpo allungato, con sezione ottagonale, la mandibola superiore sporge sopra quella inferiore e si prolunga a foggia di forcina; dalla mandibola inferiore pendono parecchi fili, uno dei quali, particolarmente grosso, si ramifica. La corazza è formata da scudi disposti in otto file che formano otto creste carenate; nella prima pinna dorsale si trovano 7 raggi sottili e pieghevoli, nella seconda 17 o 18, nelle pettorali, di media lunghezza, 2 aculeiformi liberi e 10 riuniti, nelle ventrali 1 e 5, nell'anale 18 e nella caudale 11. Il colore, nella parte superiore, è rosso che sfuma in argento sul ventre attraverso la tinta dorata dei fianchi; le pinne dorsali sono bruno-violacee, le pettorali rosse e le ventrali e l'anale bianche. E' lungo 30 centimetri. Vive nel Mediterraneo ed è particolarmente diffuso lungo le coste italiane, francesi e spagnole; talvolta, risale sino ai mari d'Inghilterra. Rimane sempre sul fondo e si avvicina alle spiagge solo per deporvi le uova, ad ogni cambiamento di stagione. A differenza dei suoi affini, vive solitario e nuota con grande velocità, tanto che, a volte, passando troppo vicino alle rocce, si spezza la forchetta del muso. Il suo cibo principale sono le meduse e i molluschi.

Sembra che gli antichi non conoscessero il Peristedione, perché non se ne trova mai un accenno nei loro testi. In Spagna la carne è considerata assai buona; singolare è la tecnica di cottura di questo pesce: dato che le squame non si staccano facilmente neanche con il più affilato coltello è necessario prima farlo bollire e poi squamarlo.



PESCE RONDINE (dactylopterus volitans)



Questo pesce vive nel Mediterraneo ed è caratterizzato da uno straordinario sviluppo delle pinne pettorali che constano di un doppio ventaglio: quello anteriore è formato da pochi e corti raggi, mentre quello posteriore ha una membrana amplissima, lunga quasi quanto il corpo. I denti appiattiti sono presenti solo nelle mandibole, il muso corto è schiacciato anteriormente, il corpo è coperto di scaglie dure. Superiormente è di un bel colore chiaro con macchie più scure, lateralmente è rosso con riflessi argentei, la parte inferiore è rosa. Assai variopinte sono le pinne: le grandi pettorali presentano su fondo scuro macchie e strisce turchine, le dorsali sono grige con macchie scure, la caudale è rossiccia con liste e macchie. Diamo ora il numero dei raggi: 7 aculeati (di cui due liberi) nella prima dorsale, 8 nella seconda, 1 e 4 nelle piccole ventrali, fino a 30 nelle pettorali, 6 nell'anale e circa 12 nella caudale. Gli animali più grossi misurano fino a 52 centimetri di lunghezza.

Tutti gli scrittori e i viaggiatori sono stati colpiti dalla singolarità di questo pesce: esso viaggia sempre in numerosa schiera e, di tanto in tanto, tutta la compagnia si solleva dal pelo dell'acqua riuscendo a percorrere, grazie all'agitarsi vertiginoso delle grandi pinne pettorali, tratti di una cinquantina di metri ad un'altezza di 4 o 5 metri. Spesso lo spettacolo si ripete a breve intervallo, perché una seconda schiera succede alla prima nel breve volo. A volte si può credere che i pesci rondine stiano cercando di sfuggire qualche pesce rapace che li incalzi, ma a volte si deve pensare che compiano i loro voletti solo per diletto.

L'uomo non fa guerra al Pesce Rondine, perché la carne è magra e dura. Si ciba di crostacei e di molluschi. Non ho notizie sulla sua riproduzione.



SCAZZONE o MAGNARONE (cottus gobio)



E' un pesciolino di 10-18 centimetri di lunghezza e di pochi grammi di peso; superiormente è grigio con puntolini scuri, inferiormente è bianco. Le pinne sono rigate di bruno, tranne le ventrali, che sono di colore uniforme. Il colore si modifica secondo il fondo dell'acqua e lo stato del pesce.

Il Magnarone abita tutte le acque dolci d'Europa centrale e settentrionale: ama l'acqua limpida, il fondo arenoso e sassoso, perché si nasconde sotto le pietre, tanto che a volte si può trovare nei ruscelli più poveri d'acqua. I suoi movimenti sono rapidissimi; anche in voracità non è secondo ad alcun pesce: si nutre di larve, di insetti e non risparmia nessun pesce che crede di poter vincere, compresi i suoi simili.

Rispetto alla riproduzione, si distingue dagli altri pesci, perché il maschio veglia sulle uova. Già Linneo diceva che esso si fabbrica un nido ed è capace di immolare la sua vita piuttosto che sacrificare le uova.

La deposizione ha luogo, in marzo e in aprile, in posti riparati sotto le pietre; la femmina va via e lascia al maschio la cura di accudire alla prole futura. Questo fa la guardia al nido per quattro, cinque settimane di seguito e non si allontana altro che per procurarsi il cibo. Questo pesce si può prendere in diversi modi: con gli ami, con le reti, con la fiocina e, talvolta, perfino con le mani. Si adoperano anche piccole verghette di legno legate insieme: questi fascetti si immergono nell'acqua e il pesce vi si impiglia dentro. La sua carne è sana e di gusto gradevole. In Russia, secondo quanto dice Pallas, viene adoperato dal popolino come antidoto per il veleno della vipera.



SCORPIONE DI MARE (acanthocottus scorpius)



Questi pesci, che vivono nelle acque marine, sono simili allo scazzone. Lo Scorpione di Mare è un pesce bruttissimo, lungo da 5 a 26 centimetri, di color bruno rossiccio con macchie scure.

Tanto lo Scorpione quanto il bue di mare, di cui si parlerà fra poco, hanno la stessa vita. Stanno di preferenza sui fondi sassosi, spesso ad una grande profondità, ma, a volte, anche negli strati superiori; rimangono immobili fra le pietre, spiando continuamente la preda; quando questa si avvicina, le nuotano incontro spalancando le poderose fauci, ove seppelliscono pesci grandi quanto loro. La loro voracità è sorprendente: inghiottono tutto quello che si può mangiare, compresi i rimasugli d'ogni sorta gettati dalle imbarcazioni. Il tempo della riproduzione cade nei mesi più caldi dell'anno per alcuni, mentre altri depositano le uova nel tardo autunno. I luoghi adatti sono lungo le coste; dopo l'emissione essi ritornano nel profondo.

Per quanto non si possa parlare di una vera pesca nei confronti di questi animali, pure essi sono catturati, senza volerlo, in gran quantità: la carne non è stimata da nessuna popolazione, tranne che dagli esquimesi, perché la razza di Acanthocottus esistente al Polo è assai saporita. Alcuni hanno affermato che il pesce è velenoso e che ottimo rimedio contro il suo veleno è proprio il fiele dell'animale. Anch'essi, quando sono catturati, producono uno strano rumore, assai più debole di quello che emettono i triglidi. Essi possono vivere a lungo fuori dell'acqua: sono i pesci più comuni degli acquari, perché hanno bisogno di moltissimo cibo, ma di pochissimo spazio.



BUE DI MARE (acanthocottus bubalis)



Questo Bue di Mare ha la stessa mole dello scorpione, ma ha gli aculei più lunghi e più numerosi. Sulle coste della Gran Bretagna abitano altre due specie: lo Scorpione di Mare Quadricorne (Acanthocottus quadricornis) e il Kanjok (Acanthocottus groenlandicus). Tutti vivono come lo scorpione.



ASPIDOFORO CORAZZATO (aspidophorus cataphractus)



Gli aspidofori hanno grande somiglianza con i catafratti; il corpo è allungato da una serie longitudinale di scudi ossei che dànno a loro un'apparenza squadrata. La testa è molto più grande del corpo, armata superiormente da parecchi aculei e inferiormente piatta. L'Aspidoforo Corazzato è un pesce dal corpo a sezione ottagonale, di color bruno, più chiaro sul ventre che sul dorso, con quattro larghe strisce dorsali bruno-scure. Nella prima pinna dorsale vediamo 7 raggi, nelle pettorali 15, nelle ventrali 3, nell'anale 7 e nella caudale 11.

Questo pesce è diffuso nel Mare del Nord si trova vicino alla foce dei fiumi d'estate e negli strati più profondi d'inverno. La moltiplicazione è scarsa: in una vecchia femmina furono trovate solo 300 uova. Anche questo pesce è molto vorace. Le sue carni non hanno un sapore molto gradevole, ed esso viene generalmente catturato per essere adoperato solo come esca per i grossi pesci.



SEBASTE NORVEGESE (sebastes norvegicus)



E' il primo dei catafratti con una sola pinna dorsale e somiglia un po' ai percoidi e un po' ai catafratti. Giunge alla lunghezza di 60 centimetri; è di uno splendido color rosso carminio, scuro sul dorso e chiaro sul ventre. Nella pinna dorsale si contano 15 raggi duri e 15 molli, 19 nelle pettorali, 1 e 5 nelle ventrali, 3 e 8 nell'anale e 14 nella caudale. Il Mare Mediterraneo è abitato da una specie affine, mentre la specie di cui ci occupiamo abita solo i mari settentrionali; esso vive ad una profondità di 80-100 metri, si nutre di crostacei e di pesci; il tempo della riproduzione cade in primavera. Generalmente, il pesce viene pescato solo dopo violenti uragani che sconvolgono le acque del mare fin nel profondo e lo costringono a risalire in fretta verso gli strati più superficiali. Come accade in tali frangenti a molti percoidi, la vescica natatoria si gonfia e comprime lo stomaco, provocando la morte dell'animale. In Groenlandia e in Islanda, dopo una tempesta, centinaia di pesci sono raccolti sulle spiagge e consumati freschi. La carne non ha sapore sgradevole, ma una gran quantità di vermi intestinali amareggiano il piacere del banchetto.



SCORPENA NERA (scorpaena porcas)



La Scorpena, pesce non raro nel Mediterraneo e nell'Atlantico, giunge ad una lunghezza di 20-26 centimetri, è di color bruno sul dorso e roseo sul ventre con numerose macchie marmoreggiate. Nella pinna dorsale si contano 11 raggi duri e 9 molli, nelle pettorali 9, nelle ventrali 1 e 5, nella anale 3 e 5 e nella caudale 11. Nel loro modo di vivere tutte le scorpene somigliano agli scazzoni spinosi: infatti si mettono in agguato fra le pietre, pronti a divorare pesci, crostacei e vermi. La loro armatura li difende da molti pericoli.

Gli antichi le ritenevano decisamente velenose e molti erano gli antidoti applicabili con successo: dal vermouth ad una mistura ricavata da tre bacche di lauro pestate nel vino; dall'aceto misto con lo zolfo ai massaggi col bianco di piombo e ai decotti di salvia. Si credeva anche che il corpo, e in particolare il fegato, dell'animale, potesse essere efficacemente utilizzato come medicinale per molti malanni, che andavano dal mal di reni alla calvizie, ecc.



PTEROIDE VOLANTE (pterois volitans)



Gli pteroidi sono fra i pesci più belli dei mari indiani, per quanto la forma del loro corpo sia senz'altro brutta. La testa è compressa, sfigurata da aculei e lobi carnosi, la pinna dorsale ha poderosi aculei nella sua parte anteriore e le pettorali, assai estese, sono simili ad ali frastagliate, essendo i raggi solo parzialmente collegati da membrane. La lunghezza di questo pteroide arriva ai 20-30 centimetri e il peso può raggiungere il chilo; il colore è un bellissimo rosso-roseo con strisce trasversali brune. La parte posteriore delle pinne è gialliccia con macchie brune e gli aculei delle pinne ventrali e pettorali sono alternativamente bruni e viola. Nella pinna dorsale si contano 13 raggi lunghi e aguzzi e 12 molli, nella anale 3 duri e 7 molli, nelle pettorali 5 liberi e lunghi e 10 collegati, nella caudale 12.

In principio questo pesce era ritenuto un pesce volante, ma ben presto si riconobbe l'errore, perché le lunghe pinne non sono affatto adatte al volo; non è neanche un abile nuotatore e se ne sta nascosto sul fondo spiando la preda. Manca ogni ragguaglio sul suo modo di vivere; i cingalesi ritengono la sua carne saporitissima.



PELORO FILAMENTOSO (pelor filamentosum)



A quale punto di bruttezza possa arrivare un pesce è dimostrato dal Peloro Filamentoso. Il suo muso è orribilmente corazzato e deformato in modo tale da giustificare il nome tedesco di «Testa Bardata»; le parole, del resto, poco servono per descrivere efficacemente tutte le bruttezze che presenta. Il muso somiglia a quello dell'ippopotamo, gli occhi, che sembrano piantati all'estremità di aste, sono vicinissimi e rivolti all'insù; la pelle, molle e spugnosa, presenta qua e là delle appendici e contribuisce a far sembrare ancora più brutto l'animale. Si contano sette raggi nella membrana branchiostega. La pinna dorsale, che inizia subito dopo la nuca e si prolunga fino alla coda, consta di 15 raggi dritti, forti e aguzzi con uncini e 8 raggi molli e ramificati; le pettorali, straordinariamente larghe, hanno due spine libere e 10 raggi congiunti da una membrana; le pinne ventrali constano di un aculeo e 5 raggi, l'anale di 3 raggi aculeiformi e 7 molli e la pinna caudale di 12 raggi. Sul colore bruno fondamentale spiccano macchie e punti bianchi e bruno-chiari; sulla testa le macchie e le marmoreggiature sono rosso-rosee. La faccia interna delle pinne pettorali è bianca con una sfumatura rossa, le altre sono brune con o senza macchie chiare. Nulla si sa sul modo di vivere di questo animale.

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