Regina tra le donne del Futurismo (2008)
Sempre nel 2008, Mirella Bentivoglio e Franca Zoccoli danno alle stampe la versione italiana di un loro volume che era stato pubblicato in prima istanza - in forma ridotta e in lingua inglese - nel
1997 negli Stati Uniti . In questa sede si è scelto di soffermarsi sul volume in italiano non solo
perché - come accennato - più completo, ma anche a causa della ardua reperibilità, nel nostro paese, del volume di edizione statunitense.
Il libro delle due studiose (entrambe già incontrate nella bibliografia
reginiana) è certamente molto interessante, poiché complessivamente offre un valido ed ampio panorama della presenza
femminile - per quanto riguarda le arti visive - nel movimento futurista (completando in tal senso l'ottima indagine sulle letterate futuriste pubblicata già nel 1982 da Claudia Salaris ); tuttavia, due parole
le merita la discutibile struttura del volume, che lascia piuttosto perplessi. Le due autrici, infatti, suddividono il loro testo in due parti: la seconda di esse, curata dalla Zoccoli, «è dedicata alle pittrici e alle varie sperimentatrici in ambito unidisciplinare» (e si propone in tal senso come «la mappa finora mancante
della pittura, fotografia,
illustrazione, oggettistica delle donne del futurismo italiano» ; la prima, al contrario, vede la Bentivoglio occuparsi delle artiste «che hanno, costantemente o saltuariamente,
lavorato mescolando codici diversi, ricorrendo all'uso congiunto della parola: operazioni tra linguaggio e immagine, o tra linguaggio e oggetto e tra linguaggio e danza . Tale criterio di suddivisione, tuttavia, non pare né particolarmente cogente, né giustificato dalla situazione, e al contrario - per la verità - sembra soprattutto andare incontro agli interessi (come critica e come artista) della Bentivoglio, che come abbiamo visto più volte ha sempre mostrato particolare attenzione ai rapporti tra parola e immagine;
di conseguenza, tale bipartizione appare decisamente artificiale e sovrappositiva . Per di più, nell'applicazione di questo criterio di suddivisione, le autrici dimostrano
un altissimo grado di elasticità, che non fa altro che complicare ulteriormente la questione:
per non fare che l'esempio
più lampante, basti pensare che dell'opera di Benedetta si parla tanto nella parte dedicata all' unidisciplinarità» quanto in quella consacrata alla «multidisciplinarità»,
come se davvero si potesse separare una Benedetta pittrice «unidisciplinare» da una Benedetta scrittrice e parolibera «multidisciplinare . In particolare, davvero assai
discutibile, ed anzi a mio avviso del tutto ingiustificata, appare anche la collocazione di Regina tra
le artiste «multidisciplinari poiché non
credo proprio che possano bastare le poche lettere inserite sullo sfondo del Paese del cieco (che sino a prova contraria è e rimane una scultura, o al massimo una scenografia) perché si possa parlare di Regina come di un'artista veramente attiva in un
territorio posto a cavallo tra parola e immagine. Né, ancora, mi pare in alcun modo possibile fondare l'affermazione di questa presunta «multidisciplinarietà» di Regina - come pure sostanzialmente fa la Bentivoglio - sulle tavole del Linguaggio del canarino (le quali certamente mostrano delle tangenze con le tavole parolibere futuriste, ma che sono pur sempre opere degli anni Sessanta); tanto
più che la Bentivoglio non giustifica neppure tale scelta facendo riferimento alla pur generica vicinanza di Regina alle posizioni attualizzanti di Futurismo-oggi»,
le quali forse - a loro modo - avrebbero anche potuto parzialmente, e molto latamente, motivare tale impostazione.
Nonostante tali limiti, il volume è comunque utilissimo sia per la notevole quantità di dati (talvolta
però imprecisi), sia perché effettivamente - attraverso l'esame di un buon numero di casi singoli -
consente una credibile ricostruzione complessiva della presenza femminile nel Futurismo (sebbene vada detto che rispetto al citato e più articolato
libro della Salaris mancano adeguati approfondimenti sulle polemiche quasi 'femministe' che coinvolsero
le futuriste . Quanto alla scheda dedicata a Regina, essa fonde biografia e valutazioni critiche, offrendo - oltre a valutazioni già più volte
segnalate, da lei o da altri - anche diverse considerazioni originali . Poi, con una scelta su cui come detto ci sarebbe da discutere perché teoricamente il volume si occupa solo dell'opera
di artiste futuriste, il che implicherebbe anche dei ben precisi limiti cronologici), l'autrice esamina appunta l'opera reginiana del dopoguerra: a questo proposito, in particolare, oltre a segnalare la consueta attenzione della Bentivoglio per le operazioni pittorico-linguistiche (più che per le sculture) degli ultimi anni, possiamo notare come la studiosa legga addirittura anche nelle stesse opere concretiste degli anni Cinquanta un influenza - per la verità piuttosto improbabile - del verbo boccioniano