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PREMESSE STORICHE: Europa tra il 476 e gli anni dopo il "1000"
Nel 476 d.C. con la caduta dell'impero romano d'occidente inizia il periodo dell'alto medioevo, detto anche periodo "dell'oscurantismo", la cui precisa datazione è ancora oggetto di dibattito (la caduta dell'impero romano 476 d.C.? o il saccheggio di Roma nel 410 d.C.? oppure l'editto di Teodosio 380 d.C.?). Di sicuro un avvenimento senz'altro determinante fu la calata dei longobardi nel 568 d.C. Costoro a differenza delle altre popolazioni barbariche che invasero i territori dell'ex impero romano d'occidente, si comportarono come dei veri e propri popoli invasori, gli altri invece, dopo i saccheggi e le stragi riuscirono sempre a realizzare una convivenza con le ex popolazioni romane, accettandone le istituzioni e riconoscendone infine la superiorità civile.
I longobardi invece si propongono come dominatori, nemici dell'impero, furono i responsabili della disgregazione politica, amministrativa e della divisione dell'Italia. La penisola viene frammentata in piccoli domini, retti da un sistema feudale chiuso (la curtis). Certo è che l'Europa romana del VI e VIII secolo è ridotta ad un fantasma di se stessa: tra guerre e pestilenze la popolazione si riduce a poco più di 1/3!!
Molte le città abbandonate, perché obbiettivo costante di saccheggio, in altre gli spauriti abitanti si nascondono tra i cumuli delle rovine degli edifici romani. A Roma il Colosseo verrà abitato per un certo periodo, ad Arles, città romana della Francia meridionale, il suo anfiteatro verrà trasformato in un piccolo borgo con tanto di chiese e torri; altre città scompariranno dalla memoria (Cuma, Paestum, Bolsena,.).
Anche il sistema agricolo entra in crisi, per carenza di addetti e di consumi, le campagne vengono abbandonate e si inselvativiscono. Persino la circolazione, esaurendosi il commercio, diventa inutile e riappare l'arcaica forma di baratto. Ad aggravare inoltre tale situazione, l'espansionismo arabo del VII secolo taglia in due il mediterraneo.
Ma la tragedia non colpisce tutti i territori in modo identico: le zone costiere possono contare sul mare, come ultima risorsa di difesa e di traffico (Venezia, Bari, Amalfi, Pisa, Genova, ecc) ma sostanzialmente si può concludere che l'Europa di questi secoli diventa un mondo povero e agricolo, con terreni limitati e con un baricentro politico che si sposta sempre più verso le regioni del fiume Reno. Inoltre la "grande paura dell'Apocalisse" che dovuto verificarsi nell'anno 1000 (le grandi scritture riferiscono che "mille e non più di mille saranno gli anni dopo il Messia!") rappresenta proprio l'ultima vicenda che conclude un epoca.
È solo con Carlo Magno e con la formazione del Sacro Romano Impero che probabilmente si gettano le basi di una lenta ripresa anche se comunque bisognerà attendere fino al decimo secolo per notare le spinte di un significativo orientamento.
È con il passaggio dal "chiuso" sistema feudale della "curtis" all'età comunale che si assiste ad uno sviluppo economico che determina un incremento demografico e di benessere e la conseguente rinascita della città.
Crescita e sviluppo producono potenza e desiderio di mostrarla: i simboli del momento, le grani cinta murarie,ecc.
Nei secoli IX e X la città torna a recuperare il suo ruolo economico e sociale nel contesto del territorio e si pone in alternativa al sistema feudale della "corte". Il risorto interesse le città e verso le funzioni che essa può svolgere, determina l'incremento demografico che continuerà a mantenersi elevato anche nei secoli XI e XII. Questa crescita avviene secondo modalità particolari che naturalmente risultano influenzate dalle situazioni pregresse e capaci di "genesi urbana".
SVILUPPO URBANO "ORTOGONALE" è la prima tipologia che si origina dalle città "ex romane" in cui resta impressa l'originaria impronta del regolare reticolo ben riconoscibile nella loro planimetria; attorno a questa residuale realtà, la città medioevale si espande con criteri che appaiono casuali ed estemporanei.
SVILUPPO URBANO AVVOLGENTE O RADIOCENTRICO è un altro meccanismo della formazione della città, è più originale e tipico, perché muove proprio dai "simboli medioevali della sicurezza e della fede": il castello e l'abbazia. Intorno a queste importanti presenze si forma il disegno urbano più tipicamente medioevale. Esso nasce e si sviluppa dal "borgo" (nucleo urbano destinato ad ospitare coloro che lavorano per il castello e l'abbazia) e col tempo questa "microcittà" si estende a funzioni diverse (il mercato, l'albergo, ecc) che inizialmente restano confinati oltre le mura o presso la porta, ma poi si ampliano e diventano talmente vitali, che si impone l'allargamento della cinta muraria allo scopo di garantire la difesa. Col successivo sviluppo, presso la nuova porta, si assiste al riproporsi dello stesso meccanismo di crescita, con l'identica conclusione e quindi necessità di nuove mura. Questa particolare modalità di crescita urbana avviene in modo simile a quella dell'albero (successione di anelli concentrici) secondo il sistema chiamato appunto "radiocentrico" perché si irradia appunto da un elemento centrale che ne ha costituito il germe (Firenze può essere considerata un esempio di crescita radiocentrico, infatti vi si contano ben sette cinte murarie successive).
SVILUPPO URBANO A VENTAGLIO (vedi libro: da approfondire)
SVILUPPO URBANO A SCHEMA INDIFFERENZIATO (vedi libro: da approfondire)
SVILUPPO URBANO LINEARE (vedi libro: da approfondire)
LA CHIESA ROMANICA
Il nuovo clima economico e politico che si va affermando intorno al X secolo ha l'immediata ricaduta nell'edilizia religiosa: la chiesa rappresenta il potere del clero ed è vista come "la città divina" e come per le città terrene deve avere un accesso attraverso una porta, un passaggio evidente che distingue in modo chiaro ciò che è divino da ciò che è terreno. Il nartece delle chiese a croce latina e l'ardica delle chiese a pianta centrale del periodo paleocristiano, sono ormai inutili (il battesimo viene ora impartito nei primi mesi vita). Occorre qualcosa di grandioso, ed ecco l'idea di applicare alla facciata la maestosità della "porta urbana" che è sempre disposta ad occidente, opposta all'abside che invece disposta ad est (a levante, verso la Palestina, dove è nato Gesù).
Ora l'edificio si chiama Duomo (termine volgare del latino domus) per sottolineare il fatto che essa è la casa della comunità che si incontra in questo luogo per onorare Dio.
L'esterno
La facciata inizialmente molto sobria e con pochi elementi caratterizzanti, assume via via importanza, poiché è l'elemento più significativo della piazza. Si arricchisce di elementi quali lesene, archetti pensili, portali e finestre strombate, ecc.
Le lesene sono una sorta di pilastri addossati alla facciata che sottolineano la divisione dello spazio interno delle navate. Nella parte alta si trovano gli archetti pensili e i pinnacoli, in alcuni casi si susseguono delle finestre monofore, bifore e trifore che contribuiscono ad alleggerire la massa muraria. Elemento caratterizzante è sicuramente il rosone, grande apertura di forma circolare che in alcuni casi è l'unico elemento dal quale proviene la luce che illumina l'interno. I portali, uno o tre, strombati servono da accesso alle navate, e in genere quello centrale più grande è preceduto da un elemento, detto protiro, sostenuto da leoni stilofori che fanno da base a due colonne che sorreggono l'edicola, corpo in alto nel quale sono costudite le statue dei santi.
Il campanile
Il campanile è in alcuni casi staccato dal corpo della chiesa e posto lateralmente ad essa. Sulla sua origine l'opinione è dibattuta, ma le ipotesi tendono a convergere sull'idea originaria della torre difensiva, quale luogo per l'estrema difesa di chierici e reliquie durante i saccheggi barbarici. Ben presto sarà trasformato in simbolo di lontano riconoscimento della chiesa e nato per chiamare i fedeli alla preghiera. Dove non potrà la voce si ricorrerà a strumenti sonori come le campane (di antica origine estremo-orientale che compariranno nel VI secolo).
L'interno
Divisa in navate, presenta nella parte alta opposta all'ingresso, l'abside, il transetto come nelle chiese paleocristiane, è un corpo perpendicolare alle navate situato a 2/3 della loro lunghezza. Il presbiterio risulta in molti casi sopraelevato rispetto al livello delle navate e porta in alto la zona dell'altare, questo perché è presente la cripta, spazio seminterrato dove sono custodite le spoglie dei martiri o del santo al quale è dedicata la chiesa.
Sulle navate laterali, in alcuni casi più basse rispetto a quella centrale, ci sono i matronei, spazi dove le donne assistono al rito religioso, poiché devono essere separate dall'uomo, perché considerate oggetti di peccato e tentazione.
Ai lati della navata centrale prendono posto gli amboni, che servono per la lettura dei testi sacri.
L'altezza delle navate laterali e quella delle navate centrali non è sempre uguale, di conseguenza questo comporta dei problemi e condiziona quella che è l'illuminazione dello spazio interno (vedi libro: pag. 45-47).
Il problema della luce
Nella maggior parte dei casi la luce che si diffonde è una luce radente, c'è una diffusa penombra che deve condurre il fedele al raccoglimento e alla preghiera. La scarsa luce appesantisce ulteriormente la struttura muraria che risulta massiccia e piuttosto bassa. Sembra quasi che il divino soccomba il fedele e questo concetto si traduce appunto nella "pesantezza della struttura" e nello sviluppo orizzontale dell'edificio.
Il motivo è comunque anche di ordine pratico o maglio statico. Il peso e la spinta della volta, ha bisogno di robusti sostegni, costituiti dai grossi pilastri "a fascio" della navata centrale sui quali si scaricano in parte tali forze. La restante spinta, aggiunta al peso proprio delle navate laterali va a gravare sui muri perimetrali, i quali, in virtù della loro funzione portante di controspinta, sono massicci e non vi si possono quindi aprire grandi finestre. Le aperture sono quindi strette e vengono strombate proprio per catturare di più la luce solare.
Ad aumentare l'azione di controspinta e di bilanciamento dei muri perimetrali vengono in ausilio altri muri posti all'esterno e disposti perpendicolarmente ai muri perimetrali, i cosiddetti "contrafforti".
Materiali impiegati
I materiali utilizzati dipendono dal luogo di costruzione, molto diffuso il mattone nell'Italia settentrionale, misto a marmo nell'Italia centrale, dove in alcuni casi è addirittura l'unico materiale che si vede nella facciata (marmi bicolori bianco-nero, policromi). Nell'Italia meridionale è presente in molti casi il tufo.
Decorazioni
L'edificio in genere disadorno, si differenzia a seconda del luogo di costruzione e si evidenziano influssi arabi nell'Italia meridionale, influssi bizantini nelle città costiere adriatiche e influssi di matrice più nordica nelle zone a nord della penisola.
Le sculture presenti narrano storie di vita quotidiana, storie sacre, molto presenti immagini di mostri e personaggi grotteschi che simboleggiano il male che viene "schiacciato" dal bene, dal divino che si materializza nel corpo della chiesa stessa.
In alcuni casi all'interno della chiesa romanica è presente la catena: elemento in ferro (inizialmente era in legno) che funge da tirante e serve a rafforzare la volta e a contenere la spinta laterale della volta con un elemento: la chiavarda a cuneo.
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