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I T A L I A N O
Per quanto riguarda la tematica di Italiano la mia attenzione non poteva che cadere sulla nascita e sull'evoluzione dell' Avanguardia Futurista, che avvenne agli inizi del secolo, ma di cui la "500" interpretava perfettamente le convinzioni di fondo, quali la tendenza al nuovo, al progresso meccanico e alla modernità...
L'avanguardia Futurista:
i Manifesti di Marinetti e la storia del movimento
La tendenza all' avanguardia dei movimenti primonovecenteschi e il sovversivismo piccolo-borghese degli intellettuali italiani si realizzano pienamente nel Futurismo: un movimento organizzato intorno a manifesti teorici che ne definiscono la linea in ogni campo, dalle arti alla politica facendone un esempio di "avanguardia complessiva".
Il Futurismo italiano, esaltando la macchina, la tecnica, le grande industria, la velocità e l aggressività, intende interpretare la tendenza al nuovo, al progresso meccanico, alla modernità della civiltà industriale, quindi, nonostante le sue dichiarazioni antiborghesi, si comporta in realtà come un'avanguardia borghese.
Il movimento venne fondato da Filippo Tommaso Marinetti[1], che il 20 Febbraio 1909 pubblicò il primo manifesto del Futurismo sul giornale francese "Le Figaro". Questo manifesto affermava la necessità di abolire i musei, le accademie e le biblioteche, in quanto istituzioni che intendevano salvaguardare i valori della tradizione e del passato. La nuova arte doveva partire dal presente, dalla realtà industriale, dalla vita della grande città moderna. Doveva capire ed esaltare la bellezza della velocità e della macchina. La celebrazione del movimento, dell'azione, del gesto violento induceva a glorificare il militarismo, la guerra, la virilità, e a disprezzare la donna e il femminismo. Tutte queste idee venivano esternate con espressioni molto forti e significative quali: ".un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia .", ".vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari."
Tutto
questo comportava inoltre la convinzione di sostituire il valore estetico
con quello commerciale: per i futuristi contava solo, anche nell'arte, il
valore di scambio, cioè quello economico. Essi, inoltre, colsero subito l'importanza delle
comunicazioni di massa, e se ne servirono per farsi propaganda e per
imporsi al pubblico attraverso la tecnica dello scandalo e dello shock.
Nonostante questo taglio netto con il passato i futuristi continuavano
ancora a reclamare un posto di privilegio per gli artisti: "l'Arte e gli artisti rivoluzionari al
potere" era il loro motto.
La prima fase del Futurismo va dal 1909 al
Una seconda fase del movimento va dal
1912 al 1915 ed è segnata da una serie di manifesti che pongono l'accento sul
rivoluzionamento delle tecniche espressive e sulla proposta di un nuovo tipo d'
uomo, completamente meccanizzato. La macchina infatti non è concepita come un
prodotto artificiale contrapposto ai prodotti naturali, ma come un modo per far
vivere
L'avvicinarsi alla guerra e la tendenza alla politicizzazione del movimento segnano l'apertura di una terza fase del Futurismo che va dal 1915 al 1920. I futuristi sono interventisti e vedono nella guerra e nel conflitto un modo positivo di scatenare le energie primordiali, di promuovere l'invenzione di nuove macchine, di selezionare i popoli e le nazioni più forti. Subito dopo la guerra i futuristi si organizzarono in partito politico, oscillando fra posizioni anarchiche, democratiche, antimonarchiche e anticlericali e il sovversivismo di destra. Alla fine prese il sopravvento la seconda linea, e addirittura Marinetti, che tanto si era dimostrato nemico di musei e accademie, finì segretario della classe di lettere della fascista Accademia d'Italia.
D'altra parte, nel 1920 si chiude la cosiddetta fase eroica del Futurismo. Esso continuerà a sopravvivere anche negli anni Venti e Trenta, ma senza più reale incidenza nella vita culturale e politica italiana.
Filippo Tommaso Marinetti: nato ad Alessandria d'Egitto nel 1876, vissuto nella giovinezza a Parigi, morto nel1944 a Bellagio (Como). Formatosi su autori naturalisti e simbolisti e su pensatori come Nietzsche, venne influenzato da Mario Morasso, teorico della macchina e delle velocità e sostenitore del loro valore estetico.
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