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La scultura etrusca si ispira a quella greca solo esteticamente, per gli Etruschi infatti essa serviva solo a scopi religiosi e funerario.
I più antichi esempi di modellazione a tutto tondo sono i CANOPI (VII e VI sec.a.C.). I vasi servivano per conservare le ceneri dei defunti, erano alti da 50 cm. A 150 cm. ed erano in terracotta, bronzo, in entrambi i materiali oppure in Bucchero un tipo di ceramica grigio-nero nella cui lavorazione gli Etruschi erano specialisti.
I Canòpi hanno forma antropomorfa, i visi sono rozzi con lineamenti molto stilizzati e capelli a caschetto.
A partire dal VI sec. acquistano importanza i Sarcofagi, di pietra o terracotta sono formati da un'arca e da un coperchio. Inizialmente l'arca era liscia in seguito venne decorata da bassorilievi con scene mitologiche o di caccia. Il coperchio invece imita un triclinio su cui il defunto appare sdraiato, quasi come ad un banchetto. In molti dei coperchi, accanto al defunto appare la figura della moglie. L'usanza aveva lo scopo di ricreare attorno alla salma un ambienta familiare.
Alle statue funerarie si aggiungono quelle a carattere votivo e religioso:
-LA LUPA CAPITOLINA (V sec. a.C) è una fusione di bronzo a cera persa che raffigura la bestia ringhiante, con le orecchie dritte e il pelo irto a simboleggiare nelle intenzioni dell'ignoto autore la ferocia dell'animale. Nel XV secolo furono aggiunti dallo scultore Antonio del Pollaiolo i gemelli Romolo e Remo nell'atto di succhiare il latte.
-LA CHIMERA fu rinvenuta presso Arezzo, rappresenta un mostro mitologico dal corpo e la testa di leone, la coda di serpente e con una testa di capra sul dorso che emette fiamme. Anche in questa opera la ferocia del mostro è resa dalla criniera irta, dalle fauci spalancate ,dai muscoli gonfi. Sottoposta a molti restauri, l'ultimo nel 1785 ne ha snaturato il significato, il serpente che probabilmente si avventava sull'avversario verso cui il leone ringhiava, ora sembra mordere la testa della capra.
-L'ARRINGATORE è invece, il ritratto bronzeo ad altezza naturale del patrizio etrusco Aulo Metello. La statua non rispetta assolutamente le proporzioni classiche, ma l'ampio gesto della mano destra e la severità del volto ci comunicano lo stesso la grande dignità del personaggio.
La scultura etrusca si rivolgeva anche all'architettura sacra, infatti Antefisse e Acroteri non sono altro che figure a tutto tondo a forma di animali o mostri poste nei templi per scacciare gli spiriti maligni.
L'unico scultore etrusco di cui si conosce il nome è Vulca e a lui si attribuisce il cosiddetto APOLLO di VEIO.
La statua fu scoperta nel 1916 nell'omonima città, è in terracotta e doveva far parte di un gruppo fittile che ornava il tempio del Portonaccio, insieme alle statue di ERACLE e LATONA CON IN BRACCIO IL PICCOLO APOLLO di cui abbiamo pochi pezzi malamente restaurati.
Per molto tempo la raffinatezza stilistica dell'opera e il piedistallo molto ornato avevano portato a pensare che fosse opera di un greco, ma adesso la critica è unanime nell'attribuirla a mani etrusche, proprio per l'immediatezza e concretezza espressive già riscontrate nelle opere coeve, che dimostrano come gli Etruschi, partendo dal reale abbiano realizzato un nuovo ideale di arte meno perfetto ma sicuramente più sentito.
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