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La Prospettiva
Con il termine Prospettiva in arte, si indica il sistema di convenzioni rappresentative che mirano a ricreare sulla superficie bidimensionale della tela o del rilievo la profondità dello spazio reale. La prospettiva si fonda sulle leggi elementari dell'ottica, e in particolare sul fatto che gli oggetti distanti sembrano più piccoli e meno definiti rispetto a quelli vicini. La prospettiva 'lineare' traduce graficamente l'effetto di riduzione scalare degli oggetti determinato dalla distanza; la prospettiva 'aerea' riproduce gli effetti dell'atmosfera e della luce sempre in relazione alla crescente distanza, come ad esempio la variazione di colore apparente nelle montagne viste da lontano. La prospettiva "a volo d'uccello", utilizzata nelle vedute aeree di città fino alla fine dell'Ottocento, offre una visione dall'alto con angolo visuale di circa 45° rispetto alla verticale.
L'esempio intuitivo più semplice del
principio della prospettiva lineare è offerto dalla percezione visiva illusoria
per cui i binari della ferrovia sembrano avvicinarsi fino a convergere
all'orizzonte. La superficie piana su cui si pensa di
rappresentare la figura è detta quadro;
a seconda che l'osservatore rispetto al quadro sia a distanza finita o infinita
si hanno la prospettiva conica o centrale e la prospettiva
parallela o rapida. In generale,
l'oggetto da rappresentare si suppone appoggiato su un piano orizzontale, detto
piano stazione o geometrale, mentre il quadro si suppone
verticale. L'orizzonte, o retta
fondamentale è la linea orizzontale che divide il piano di proiezione
individuando l'altezza del punto di vista dell'osservatore ideale; il punto di fuga, o punto principale della prospettiva, collocato sull'orizzonte, è
quello in cui convergono tutte le linee di profondità. I punti di fuga possono
essere più d'uno, a seconda dell'allineamento degli oggetti presenti nella
scena raffigurata.
1 - Cenni Storici
1.1 - Lo scorcio nell'antichità classica
Nell'antichità classica vedute oblique o di scorcio esistono nella scultura e nella pittura vascolare del sec. VI a.C., ma il primo ad introdurre il senso della profondità sembra sia stato il pittore Polignoto di Taso, con la creazione di piani sovrapposti. In età ellenistica la tecnica prospettica si perfezionò soprattutto attraverso le scene teatrali figurate, di cui si ritrova l'eco nei dipinti pompeiani, di Boscoreale e di Roma (casa di Livia).
1.2 - Dal tardo antico al medioevo
In età tardo antica si venne affermando una visione priva di criterio unificatore che trovò uno dei più tipici esempi nell'arte bizantina, astratta e aspaziale. Durante il medioevo, forme empiriche di rappresentazione prospettica furono tramandate attraverso le varie botteghe. Già nel sec. XIII, con Cimabue e Giotto, si può porre la rivalutazione della corporeità degli oggetti, senza che però ancora si giunga a una visione unitaria dello spazio.
1.3 - La rappresentazione scientifica della profondità
Dal punto di vista della ricerca di un metodo scientifico per la rappresentazione piana della profondità spaziale, la storia della prospettiva prende il via nel rinascimento, a Firenze, agli inizi del Quattrocento. L'inventore del metodo della corretta costruzione prospettica fu Filippo Brunelleschi, che lo esemplificò in due tavolette prospettiche rappresentanti l'una il battistero, visto dalla porta del duomo, e l'altra la piazza della Signoria. Il metodo brunelleschiano di riduzione prospettica con punto di fuga unico, la cosiddetta 'costruzione legittima', fu codificato da Leon Battista Alberti nel suo trattato De pictura (1435), divenendo un elemento fondamentale delle esperienze figurative dell'umanesimo fiorentino e fu ampiamente utilizzato da Masaccio.
1.4 - La teoria prospettica rinascimentale
Assunse carattere normativo, che fu sottolineato da tutta una serie di testi lungo l'arco del Quattrocento e del Cinquecento: dalla rigorosa sistemazione geometrico-matematica di Piero della Francesca (De prospectiva pingendi, 1490), alla complessa rimessa in forse di tutto il problema da parte di Leonardo, alle sintesi di tipo pratico del Vignola (Le due regole della prospettiva pratica, pubblicate nel 1583) e di Daniele Barbaro (La pratica della prospettiva, 1569); tra i contributi più interessanti si annoverano i trattati di Jean Pélerin le Viateur (De artificiali perspectiva, 1505, primo trattato di prospettiva pubblicato a stampa) e di Pomponio Gaurico (De sculptura, 1504).
1.5 - L'illusionismo prospettico barocco
Agli inizi del Seicento, il problema prospettico approdò a una definita soluzione scientifica nell'opera del grande matematico Guidobaldo dal Monte, entrando definitivamente nell'orbita dell'indagine matematica, mentre d'altro lato lo scadere negli artisti dell'interesse teorico lasciò il campo a prontuari di tipo pratico per la riduzione prospettica applicata a diversi campi, come la scenografia teatrale, l'architettura, la decorazione pittorica illusionistica (quadraturismo). Fu proprio con l'arte barocca dunque che si verificò la scissione tra la ricerca scientifica e l'applicazione artistica, che si servì della prospettiva solo come mezzo di decorazione illusionistica e spettacolare, e non più come strumento d'indagine della realtà.
1.6 - La revisione del problema: Panofsky
Nell'Ottocento, in coincidenza col momento in cui entrò in crisi nel campo artistico il concetto di rappresentazione naturalistica della realtà (di cui la prospettiva era strumento basilare), ebbe inizio la revisione moderna del problema della prospettiva stessa. Dopo la prima fase degli studi, dedicata principalmente all'esplorazione filologica delle fonti, si ebbero i primi contributi storici e stilistici sui documenti figurativi, tesi a verificare sviluppi e validità del metodo. Sono questi i precedenti della completa, originale reimpostazione dell'intera problematica attuata da Erwin Panofsky in un celebre saggio (La prospettiva come 'forma simbolica', 1924); in esso non solo si sottolinea il carattere astrattivo del processo prospettico ri-nascimentale, ma viene totalmente relativizzata la presunta validità universale del metodo, individuando, nel percorso storico della rappresentazione figurativa, la resa dello spazio come fattore significante e simbolico delle linee di pensiero e di cultura delle diverse epoche.
2 - I protagonisti
Polignoto di Taso: pittore greco (Taso V sec. a.C.). Figlio e allievo di Aglaofonte il Vecchio, è considerato, assieme a Micone, uno dei massimi innovatori del linguaggio pittorico greco, nel quale introdusse per la prima volta un tentativo di ricerca prospettica, sviluppando la visione in più direttrici lungo le quali si aggruppano le figure, isolate e chiuse in un'atmosfera solenne. Gli influssi della sua arte sono evidenti in molti vasi dipinti dello stesso periodo, come il celebre Cratere di Orvieto (Parigi, Louvre); perdute sono invece tutte le sue pitture minutamente descritte da Pausania.
Giotto pittore e architetto (Colle di Vespignano 1267 - Firenze 1337). Formatosi alla scuola di Cimabue, si pose, con la novità del linguaggio basato sulla sintesi plastica e sulla chiara modulazione spaziale, come il fondatore dell'arte figurativa moderna e come uno dei più autorevoli precursori del rinascimento. Nell'opera di Giotto si trova nuovamente impostato il problema della rappresentazione dello spazio. Un espediente parziale comunemente usato dal Giotto più maturo fu quello della diminuzione graduale delle figure a seconda della loro lontananza, espediente adottato anche dai suoi seguaci.
Giotto - Annunciazione
(particolare)
Filippo Brunelleschi architetto e scultore (Firenze 1377-1446). Creò un'architettura rigorosamente razionale, basata sul linearismo prospettico e sulla chiara modulazione dello spazio; fu anche il primo a rivendicare il ruolo dell'architettura come arte liberale. Compì viaggi a Roma (dal 1402), studiando con passione i monumenti antichi. Sulla base di questo studio, e tramite l'amicizia col matematico Paolo Dal Pozzo Toscanelli, Brunelleschi giunse a elaborare la prima formulazione delle leggi della prospettiva: le due tavolette con vedute di edifici in prospettiva (perdute ma descritte dalle fonti letterarie) dovevano essere la dimostrazione di un nuovo metodo di misurazione razionale dello spazio, fondamentale per la progettazione architettonica.
Leon Battista Alberti Dopo gli studi a Padova e Bologna, si formò a Roma. Elaborò le la prospettiva matematica e fu teorico dell'arte. Trasferitosi a Firenze nel 1434, dedicò all'amico Brunelleschi il trattato Della pittura e realizzò importanti opere architettoniche: il palazzo Rucellai, il tempietto del San Sepolcro nella cappella Rucellai in San Pancrazio e la facciata di Santa Maria Novella . Tornato a Roma, scrisse De re aedificatoria, il trattato architettonico più significativo della cultura umanista, e il De statua. Fu attivo anche a Rimini e Mantova.
Masaccio soprannome del pittore Tommaso di ser Giovanni Cassai (S. Giovanni Valdarno 1401 - Roma 1428). Nella sua pittura la rigorosa costruzione prospettica e spaziale, il sapiente uso del chiaroscuro e del colore, spesso assunto a valori altamente simbolici, che ne fanno uno degli iniziatori del rinascimento, assieme a Brunelleschi e a Donatello, suoi veri ispiratori, si accompagnano a un profondo contenuto umano e morale espresso con intensa drammaticità.
2.6 - Quadraturismo genere pittorico che ebbe la sua massima fioritura nel barocco, consistente nel rappresentare sulla superficie piana del dipinto o dell'affresco architetture a spazi prospettici. Il quadraturismo affonda le sue radici negli studi di prospettiva e nella pittura del Quattrocento toscano, quando man mano si venne definendo quel carattere illusorio della prospettiva architettonica dipinta che costituisce la natura prima della 'quadratura' tardo-cinquecentesca e barocca e che l'apparenta alla scenografia (sfondato). Tra gli esempi più precoci di questo nuovo uso dell'architettura dipinta sono le Logge di Raffaello in Vaticano, la sala dei Cavalli di Giulio Romano nel palazzo Te a Mantova e la sala delle Prospettive di Peruzzi nella Farnesina a Roma.
2.7 - Erwin Panofsky: storico e critico d'arte tedesco (Hannover 1892 - Princeton 1968). Fu studioso portato a esaminare gli aspetti metodologici e teorici della storia dell'arte. Oltre ai contributi fondamentali dati alla ricerca iconologica in numerosi saggi (raccolti nei volumi La prospettiva come 'forma simbolica' 1924; Studi di iconologia (1939); Il significato delle arti visive, 1955), Panofsky definì nel concetto di 'volere artistico' la struttura trascendentale che regge e forma la produzione dell'opera d'arte (Idea, contributo alla storia dell'estetica, 1924).
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