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'Fino a quando esisterà il Colosseo, Roma esisterà. Quando il Colosseo crollerà, crollerà anche Roma e, con essa, il mondo intero.'
Questa profezia fu annunciata nell'VIII secolo d.C., quando ormai sull'antico anfiteatro Flavio era calata l'oscurità nel Medioevo e gli splendidi, cruenti spettacoli che avevano affascinato generazioni di Romani non erano che un ricordo.
L'Anfiteatro Flavio, o Colosseo, è il più grande e il più insigne dei monumenti romani, considerato attraverso i secoli come l'emblema della Roma pagana, il simbolo dell'eternità dell'Urbe, una città che aveva conquistato il mondo e formato una grande civiltà.
Il nome Colosseo, con cui lo si cominciò a definire sin dal Medioevo, secondo alcuni deriva dall'imponenza della sua mole, secondo altri invece dal Colossus Neronis, la colossale statua di Nerone (la più grande mai costruita in bronzo, oggi distrutta), che in origine si trovava nel vestibolo della Domus Aurea e che Adriano fece trasportare nei pressi dell'anfiteatro.
Sorge alla convergenza del Colle Palatino, del Celio e dell'Esquilino, in un'area paludosa che precedentemente aveva fatto parte dell'immensa Domus Area neroniana. Fu il maggior edificio adibito a spettacoli dell'antichità, nonché il più grande anfiteatro della storia antica. Per costruire questo enorme edificio si impiegarono più di 100.000 metri cubi di travertino.
Il Colosseo deve la sua primitiva denominazione di anfiteatro Flavio agli imperatori, appunto, della dinastia Flavia (dal 69 al 96 d.C.), per impulso dei quali fu iniziato e compiuto: la costruzione fu ordinata dall'imperatore Vespasiano nel 72 d.C., e fu inaugurato nell'80 d.C. dal figlio Tito Flavio. Domiziano gli aggiunse l'ultimo ordine di gradinate.
I lavori cominciarono appunto nel 72 d.C., e poiché la zona prescelta era quella occupata dal laghetto della Domus Aurea, il primo problema fu quello di prosciugare il terreno. Il sistema fognario che si costruì fu così perfetto che il Colosseo non ebbe mai, nel corso della sua lunga vita, cedimenti dovuti ad infiltrazioni d'acqua nelle fondamenta.
L'anfiteatro (cioè il doppio del teatro greco che era a pianta semicircolare e che era adibito a spettacoli tragici) ha una forma ellittica, vale a dire una forma quasi circolare chiusa. Rispetto al teatro greco, di cui rappresenta un logico svolgimento, presenta la differenza di avere un perimetro doppio per la ripetizione del semicerchio ed inoltre di presentarsi liberamente spaziante nell'aria (il teatro greco si presentava invece appoggiato alla collina quale naturale sostegno). In effetti in questa costruzione, come in altre di notevole valore, abbiamo il predominio assoluto della linea curva, che i Romani derivarono dagli Etruschi, ma che seppero sfruttare per l'acquisizione di un nuovo e più grandioso e solenne senso spaziale.
Con questo grandioso monumento si ebbe veramente la possibilità di poter far fronte a tutte le esigenze, sia di spettacolo, sia di spettatori.
Sconosciuto resta l'autore, anche se si attribuisce l'ideazione e la costruzione all'architetto Rabirio.
I diametri della cavea sono di m.188 e m.156, quelli dell'arena m.77 e m.47. La sua altezza era di circa m.57. La costruzione ellittica ha il perimetro esterno di m.527. Fu costruito in laterizio rivestito, in tutte le sue parti visibili, in pietra tiburtina, data la non molto grande distanza dalle cave di travertino, e in tufo, mentre i gradini erano in parte marmorei.
Si calcola che oltre 68.000 persone potessero trovare posto a sedere e 5.000 in piedi; uno dei problemi dell'architetto fu perciò quello di svuotare rapidamente e senza incidenti la cavea e costruì per questo scopo 80 vomitòria, cioè grandi scalinate d'uscita: grazie a queste scalinate anche quando il Colosseo era del tutto pieno il pubblico poteva lasciare l'edificio in circa 3 minuti.
In cima all'edificio correva una striscia libera, dove stavano appostati gli arcieri pronti a colpire le belve che fossero fuggite.
Quattro erano gli ingressi in corrispondenza degli assi principali; quello settentrionale, l'unico conservato, era l'ingresso principale e portava alla tribuna imperiale, collocata al centro del lato settentrionale.
Attraverso le 80 arcate del piano terreno, mediante scalinate si accedeva ai vari settori della cavea (spazio destinato agli spettatori): il pubblico non si disponeva a proprio piacimento, ma secondo regole precise, che dovevano servire a sottolineare il diverso ruolo che ogni classe sociale rivestiva nella società romana:
- il maenianum summum, o alta cavea, cioè la parte più alta delle gradinate, con gli ultimi gradini in legno, destinata alla plebe;
- il maenianum secundum, o media cavea, più basso, destinato alle fasce medie della popolazione;
- il maenianum primum, o bassa cavea, destinato alle cariche militari dello stato;
- il podium, destinato ai magistrati e ai senatori (le più alte cariche politiche); esso ospitava anche i palchi speciali, in marmo, dell'imperatore, delle sacerdotesse e dei dignitari di corte.
Sui gradini superstiti alcune iscrizioni indicano ancora oggi le categorie a cui erano riservati.
I diversi meniani erano separati tra loro da corridoi anulari, in senso orizzontale, detti praecinctiones. In senso verticale invece le divisioni fra meniano sottostante e sovrastante, venivano denominate baltei ed erano attuate per mezzo di muri. Su questi ultimi erano aperte numerose porte che, assieme ai vomitoria, servivano per l'accesso all'interno dell'anfiteatro.
L'arena, cioè la parte centrale del Colosseo, dove si svolgevano i giochi, era sorretta da un tavolato semicircolare, oggi perduto, che copriva un complesso sistema di sotterranei, dai quali potevano emergere le belve feroci e i gruppi di gladiatori. Era possibile, per mezzo di un complesso sistema idraulico, perfino far affluire le acque nel bacino dell'anfiteatro, trasformandolo in un lago per le finte battaglie navali (naumachiae). Vi era anche una speciale camera dove si portavano i combattenti morti o feriti, chiamata spoliarium. Un alto muro completamente liscio (per evitare che le bestie potessero arrampicarsi), protetto da una cancellata metallica, circondava l'arena in tutta la sua estensione e preservava dai pericoli delle bestie i gradini più bassi, dove siedevano i personaggi più autorevoli (cavalieri e senatori). Al momento dello spettacolo veniva fissata inoltre una robusta rete di protezione sormontata da zanne di elefante. Botole e pozzi mettevano in comunicazione l'arena con i sotterranei.
Ma nel Colosseo, oltre a battaglie navali e lotte fra gladiatori, avvenivano anche fatti ben più cruenti: infatti qui vennero suppliziati i primi cristiani, essendo in quei tempi la religione cristiana ancora contraddicente con le leggi dello stato. Pertanto, tutti coloro che erano stati condannati come appartenenti a tale culto e a cui era stata inflitta la pena di morte, venivano uccisi in questa arena, fornendo agli spettatori romani un nuovo svago e nuove emozioni. Essi venivano gettati nell'arena e abbandonati agli animali affamati che, tuttavia, non essendo abituati a cibarsi di carne umana, spesso si limitavano a mutilare i corpi senza finirli completamente. La morte sopraggiungeva poi, lenta e atroce, per dissanguamento. Il Colosseo perciò rappresentò un luogo di divertimento ideale che richiamava molto spesso una folla enorme da tutta la città e da quelle vicine.
Riassumendo, i principali spettacoli che ebbero luogo all'interno furono:
- i ludi gladiatori, cioè le lotte tra gladiatori, o tra gladiatori e bestie. A seconda del tipo di lotta e del modo di affrontarla i gladiatori avevano armi ed attrezzature diverse: vi erano, ad esempio, i retarii armati di tridente e di una rete con cui dovevano avviluppare l'avversario ed ucciderlo, i samnites con scudo e spadino. Chi usciva vincitore da questi scontri all'ultimo sangue diventava il beniamino del pubblico, riceveva ricchi premi e godeva di una larghissima popolarità. Non solo: poiché egli era, in genere, uno schiavo, un prigioniero di guerra o un criminale, spesso la sua abilità sull'arena gli fruttava anche la libertà.
- le venationes, cioè spettacoli di caccia. Erano condotte dai bestiari, cacciatori professionisti armati di una lunga lancia accuminata, che affrontavano ed abbattevano qualunque tipo di animale.
- le naumachie, cioè battaglie navali.
L'esterno del Colosseo è composto da quattro ordini sovrapposti, separati da cornicioni, così suddivisi:
- al piano terra 80 semicolonne con capitelli tuscanici (variazione etrusca del capitello dorico);
- al primo piano 80 semicolonne con capitelli ionici;
- al secondo piano 80 semicolonne con capitelli corinzi;
- all'ultimo piano un ambulacro coperto interno che è costituito esternamente da un muro pieno, con 40 finestre, scandito da lesene (semicolonne a fusto piatto) con capitelli corinzi.
La parte ultima della facciata, l'attico, era sormontata da statue oggi scomparse.
Era inoltre stato allestito un complesso sistema composto da 240 pali, sostenuti da una serie di mensole fissate all'ultimo piano, che reggevano le funi e i teli del velarium, un enorme telone che riparava i romani dal sole o dal cattivo tempo. Le funi del velarium erano fissate a terra a particolari sostegni.
Tra gli importanti spettacoli che si tennero nel Colosseo, famoso risulta quello dell'inaugurazione che durò 100 giorni e durante il quale perirono oltre 5.000 belve e qualche centinaio di gladiatori.
Celebri sono stati anche i giochi in occasione del primo Millennio della Fondazione di Roma, che si tennero nel 249: vi combatterono oltre 1.000 coppie di gladiatori e si sterminarono oltre 200 fra elefanti, tigri, alci, leoni, iene, giraffe, asini, cavalli selvatici, zebre ed ippopotami.
Nel 442 l'edificio subì i danni del terremoto e nel Medioevo venne sfruttato come una miniera di travertino.
Una galleria sotterranea collegava il Colosseo con il Ludus Magnus, principale caserma e luogo di addestramento dei gladiatori, situata immediatamente ad est.
Più volte restaurato nell'antichità, l'anfiteatro fu in uso fino al secolo VI. Occupato come fortezza di famiglia dai Frangipane (secc. VI-XI), fu poi abbandonato.
Nel 1590 fu elaborato da Domenico Fontana, nell'àmbito del piano urbanistico voluto da Sisto V, un progetto secondo il quale il Colosseo si sarebbe dovuto trasformare in una filanda di lana con annesse abitazioni per gli operai. Il progetto non fu realizzato per la morte prematura del pontefice.
Nel 1707 fu elaborato da Carlo Fontana un progetto per la trasformazione del Colosseo in un Foro destinato a ospitare una chiesa a pianta centrale. Nel secolo precedente Gian Lorenzo Bernini aveva già concepito un progetto analogo, e anche più tardi non mancarono proposte e studi di riadattamento dell'edificio.
'Taccia Menfi il miracolo barbarico delle piramidi; i Babilonesi cessino di vantare le loro mura; non si glorino gli Ioni effeminati per il gran tempio di Diana non sia vanto di Delo l'ara irta di corna, i Carii non portino alle stelle il mausoleo d'aerea struttura: ogni altra costruzione non regge al confronto dell'anfiteatro Flavio e la Fama nei secoli futuri parlerà solo di quest'opera.'
(Marziale, Liber de spetaculis, I, 1)
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