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I diversi volti di Seneca




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I diversi volti di Seneca


Riassunto del breve saggio di Dionigi




1.1 Otium e negotium


Prima fase: Seneca dichiara che contemplatio e actio sono entrambe necessarie, così come la versione politica di questo binomio (otium e negotium).

58 d.C. circa, De tranquillitate animi: scegliendo tra otium e negotium si devono considerare le attitudini personali, ma in linea di principio si privilegia il negotium; esso può essere affiancato all'otium per circostanze avverse, ma queste non saranno mai tali da impedire completamente l'attività politica.


Seconda fase: difficoltà con Nerone --> Seneca cerca di giustificare la necessità dell'otium. Vuole licenziarsi ma Nerone non lo lascia andare (considerando le dimissioni un atto d'accusa nei suoi confronti).

62 d.C. circa, De otio: il negotium giova alla res publica minor, l'otium alla maior.

Rompe con la tradizione romana secondo cui uomo=civis

E' una soluzione epicurea (vivi nascosto)


1.2 Sapiens e philosophus


Secondo l'antico stoicismo sapientes e stulti erano distinti alla nascita e non c'era possibilità di miglioramento. Lo stoicismo di mezzo (paneziano) credeva invece nel possibile 'progresso' ( profectus) morale. Alla natura si sostituisce la cultura.

Anche Seneca distingue sapiens e adsectator sapientiae (aspirante alla saggezza), elencando le varie categorie di proficientes (incamminati verso la saggezza): stulti-viri boni-philosophi-sapientes.


De vita beata: Seneca per difendersi dalle accuse di incoerenza (per lusso, avidità, usura) si definisce un philosophus, quindi non uno che ha già raggiunto la saggezza; e sostiene di parlare della virtù, non di se stesso. Il problema comunque lo tormentava, tant'è che nei suoi scriti si scaglia spesso contro chi predica bene e razzola male.


Accusatori:

Tacito: riporta l'accusa che Seneca ha 300 milioni di sesterzi.

Agostino: De civitate dei, libro VI par. 10, lo accusa di incoerenza.

Petrarca: Familiares, dice che è stato superficiale a rimanere così a lungo presso Nerone
Melville: lo accusa di usura e avidità

Gunter Grass: Seneca è diventato 'saggio' solo quando non poteva più godere della vita. [Ma non era moralista da sempre?]


1.3 Discere e docere


Secondo il mos maiorum l'otium è attività riservata al senex, mentre al iuvenis spettano i compiti del civis.

Seneca invece sostiene che l'otium sia anche per il giovane: questi impara e poi, da vecchio, insegna.

Discere: dedicarsi alla contemplazione della verità, ricercare una norma di vita e praticarla in ritiro.

Docere: rivolgere agli altri le attività dello spirito.

La tensione all'insegnamento prende Seneca specialmente nell'ultima parte della vita, contemporaneamente al secessus dalla politica.


Originalità della lingua: per Seneca la lingua latina è povera, inadatta al 'linguaggio dell'interiorità'. Perciò usa linguaggi tecnici e dà nuovi significati a vecchie parole.

Usa immagini concrete per concetti dell'interiorità --> immagini forti come in poesia.

Tacito lo accusò di adeguarsi ai gusti del tempo: lingua troppo moderna.


1.4 Mors: finis o transitus?


Prima e dopo la vita c'è la quiete assoluta, vissuta con gli dèi.

La morte è dies natalis; dopo di essa si potrà vedere chiaramente la 'luce divina' ciò che ora si scorge confusamente

Seneca oscilla tra diverse posizioni senza arrivare a un'unica conclusione:

- rinvia la questione al consensum omnium;

- è agnostico

- è nichilista (dopo la morte non c'è nulla.. non è né un bene né un male..)

Cercava una via di fuga nell'al di qua


2. Il tempo


La vita è lunga: in polemica con dottrina aristotelica che accusava la malignitas della natura

Qualità del tempo: ciò che conta è vivere a lungo, non esistere a lungo

L'occupatio ci fa credere che la vita sia breve. Tutti ci rubano tempo. L'antitesi filosofi-affaccendati era già platonica

Protinus vive: centralità del presente, che invece sprechiamo nell'exspectatio (attesa).


3. Il male


Nel De Providentia. Perché capita ai buoni?

- In realtà il male non capita ai buoni perché la natura non lo tollera e perché i contrari non si mescolano.

- I buoni trasformano in bene anche il male che gli capita (la differenza è il come: non quid sed quemadmodum feras interest)

- Il male è apparente

Novità senecana: incompatibilità male/bene (mentre per Eraclito (-->Crisippo) i contrari sono complementari)

Agostino: complementarietà contrari, male come mancanza di bene, centralità del soggetto che trasforma male in bene, PERO' anche dualismo grazia/peccato che in Seneca non c'è


4. Dio


La religio fabulosa dei poeti è una fantasia, ma utile a frenare gli ignoranti.

La religio civilis è comunque utile a ottenere favori dagli dei, non insensibili ai sacrifici


A Seneca interessa la religio naturalis dei filosofi:

Per gli stoici il mundus è il tempio di Dio, anzi è Dio stesso

Ma Dio è anche interiore, da onorare dentro di sé, non nei templi


Seneca recuperato dai cristiani (tranne Agostino) per l'etica e per l'antiidolatria, più che per la teologia, in quanto il Dio di Seneca è

- Ignoto, non personale

- Do ut des, non generoso

- Oggetto della rivalità e dell'emulazione del sapiens, non salvatore

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