GERICAULT "LA ZATTERA DELLA MEDUSA" cm 491x716 - Parigi,
Louvre - 1819
Quando nel 1816
si recò a Roma. in un primo tempo lo attirarono Caravaggio, Valentin, Guercino
con i loro violenti contrasti di luce ed ombra, ma poi fu, in particolare,
preso dalla visione potente della Sistina, dalla incomparabile maestria di
Michelangelo nel fondere figure e gruppi in un complesso insieme plastico. Ma
lo studio dei maestri non valse a menomare in lui quell'anelito al vero che sta
alla base della sua personalità.
Al Salon del
1819 si vide esposta l'opera sua capitale. la "Zattera della Medusa" nella quale si volle vedere un
significato di opposizione al governo. Per questa composizione Géricault si era
ispirato ad un drammatico episodio che profondamente l'aveva commosso, cioè al
naufragio della fregata Medusa diretta dalla Francia al Senegal verso la metà
dell''816. Nel dipinto una zattera con un gruppo di naufraghi erra alla deriva
attraverso una distesa di acque sconvolte: sui volti di quegli infelici si legge
il terrore, la pazzia, la morte; alcuni pochi soltanto non rinunciano alla
speranza. L'opera fu considerata come artisticamente rivoluzionaria:
l'esasperata tensione drammatica, l'espressività portata al parossismo. i forti
contrasti chiaroscurali, erano tutti elementi che portavano in un campo nuovo,
ben lontano da quello davidiano. La realtà in quest'opera appare trasfigurata:
non si avverte il minuzioso studio di documentazione che l'artista perseguì
prima di fermare in una resa coerente la sua visione, non si sospettano le sue
lunghe soste negli ospedali per considerarvi le espressioni dell'agonia e della
morte, i suoi soggiorni nei manicomi per rendersi familiari le manifestazioni
della follia. Il superbo ritratto che egli fece di "Una Pazza" (Lione, Museo)
documenta della serietà delle sue ricerche in questo campo.
Il Guérin, che
gli fu maestro, ebbe a dire che nel Géricault c'era "la stoffa di tre o quattro
pittori". Questo giudizio che ha un alto valore ammirativo, ci induce a
meditare a che punto Géricault avrebbe condotta la pittura francese se una
tragica morte non l'avesse colpito ancor giovanissimo e in pieno fervore di
lavoro.
L'arte di Géricault, assecondata da un
insaziabile desiderio di conoscenza, è un'arte avvenirista: muove da Gros, ma
anziché sfociare in Delacroix troverà il suo epilogo nel verismo di un Courbet
o di altri maestri che reagiranno al romanticismo, ed è certo che spetta a lui
il merito di aver espresso in arte una parola nuova.