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KILOTON E MEGATON
La potenza esplosiva di una bomba nucleare si misura rapportandola a quanto tritolo sarebbe necessario far esplodere per liberare la stessa quantità di energia. E' una misura parzialmente scorretta, perché il tritolo, anche con la stessa potenza esplosiva, non provoca radiazioni, né piogge radioattive, ecc. Ad ogni modo 1 Kiloton = 1.000 tonnellate di tritolo. Cioè una bomba da 1 Kiloton ha una potenza esplosiva equivalente ad un pesante ordigno di 1.000 tonnellate di tritolo. Mentre, analogamente, 1 Megaton = 1.000.000 di tonnellate di tritolo. Per dare un'idea, le più grosse bombe d'aereo mai costruite portano un po' meno di una tonnellata di tritolo. La bomba esplosa ad Hiroshima era di 12 Kiloton, equivalente cioè all'esplosione simultanea di 12.000 di queste bombe. La bomba di Hiroshima era relativamente piccola. La potenza delle bombe moderne si misura in Megaton, da 0,1 a 10 Megaton circa. Un treno che trasporti 1.000.000 di tonnellate di tritolo, corrispondenti ad una bomba moderna media, sarebbe lungo ininterrottamente da Milano a Roma.
QUANTE SONO
La stima sul numero totale di testate nucleari presenti nei vari arsenali è abbastanza difficile. Soprattutto perché il numero e la dislocazione delle testate tattiche è rigorosamente segreta. USA e URSS dispongono di circa 20.000 testate nucleari strategiche, con potenze da alcune decine di Kiloton fino a 10 Megaton. Comprendendo anche le armi tattiche(cioè quelle disegnate appositamente per essere usate in supporto ad altre azioni militari, siano esse nucleari o convenzionali) il numero totale di testate sale a circa 50.000, per una potenza distruttiva complessiva di 15.000 Megaton. Questa potenza è equivalente ad oltre 1milione di bombe come quella esplosa su Hiroshima (che ne venne completamente distrutta).
Si è calcolato che la potenza complessiva di tutte le bombe esplose sulla Terra dalla scoperta della polvere da sparo in avanti, in tutte le guerre, sia stata di circa 10 Megaton. La potenza disponibile per la prossima guerra è all'incirca 1.500 volte più grande di quella impiegata per tutte quelle che l'hanno preceduta.
GLI EFFETTI LOCALI ED IMMEDIATI DI UN ESPLOSIONE NUCLEARE
Il primo effetto è noto come onda d'urto. Si tratta dell'effetto proprio di una qualunque esplosione. L'aria circostante alla zona dell'esplosione viene compressa e, conseguentemente, esercita una violenta ed intensissima pressione su muri, oggetti e persone. Questo effetto provoca già di per sé un certo numero di vittime e danni elevati. La differenza tra l'onda d'urto di un'esplosione nucleare e quella di una qualunque bomba convenzionale, per quanto grande sta nella potenza messa in gioco e dalla distanza massima alla quale si provocano distruzioni: mentre per una bomba convenzionale l'onda d'urto ha effetti apprezzabili per un raggio di qualche decina di metri, per un'esplosione nucleare si arriva a qualche chilometro.
Il secondo effetto di una qualunque esplosione è la generazione di calore in grande quantità. Una normale bomba provoca temperature di qualche migliaio di gradi: temperature in grado di provocare incendi, ma che decrescono rapidamente nel giro di una decina di metri. Nel caso di una bomba termonucleare la temperatura raggiunge la decina di milioni di gradi ed è quindi in grado di provocare danni ben maggiori e su di un'area molto più vasta. Una temperatura di qualche milione di gradi non significa semplicemente ustionare o bruciare, ma significa vaporizzare istantaneamente qualunque cosa. Ancora a centinaia di metri di distanza dal punto dell'esplosione la temperatura si misurerà in centinaia (o decine) di migliaia di gradi. Gli incendi e le distruzioni colpiranno quindi un'area di qualche chilometro di diametro.
L'ultimo effetto immediato di un'esplosione nucleare è legato allo sprigionarsi, dal luogo dell'esplosione , di micidiali radiazioni. Esse sono di diversi tipi, legate comunque al fatto che 'i resti' dell'esplosione si allontanano rapidamente dal luogo dell'esplosione: ci saranno principalmente onde elettromagnetiche, come le onde radio o la luce visibile, ma estremamente più energetiche (raggi g), elettroni veloci (raggi ) e neutroni veloci. Tutte queste radiazioni sono estremamente nocive soprattutto per quanto riguarda gli effetti di tipo biologico. Analizziamo ora con più precisione lo sviluppo immediato di un'esplosione nucleare utilizzando i dati resi disponibili dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
SVILUPPO CRONOLOGICO DI UN'ESPLOSIONE NUCLEARE NELL'ATMOSFERA
0,5 secondi dopo la detonazione di 20 kilotoni / 1,8 secondi dopo la detonazione di 1 megatone
Immediatamente dopo l'avvenuta detonazione di una bomba nucleare nell'atmosfera, si forma una palla di fuoco allo stato gassoso estremamente luminosa e calda. Per l'intensa temperatura, l'esplosione emette una radiazione termica capace di causare ustioni di terzo grado e di bruciare materiale infiammabile anche a considerevoli distanze. La reazione a catena che ha scatenato l'esplosione e la ricaduta radioattiva dei materiali fissili impiegati sono accompagnati da una radiazione nucleare assolutamente letale (raggi gamma e neutroni), la quale si propaga per un lungo raggio nell'aria. Subito dopo, si sviluppa una devastante onda d'urto che si allarga rapidamente in tutte le direzioni dalla palla di fuoco. L'onda d'urto si trova di fronte alla sfera di fuoco, lontano da essa di circa 800 piedi per l'esplosione di 20 kilotoni e di quasi mezzo miglio per quella di 1 megatone.
1,25 secondi dopo la detonazione di 20 kilotoni / 4,6 secondi dopo la detonazione di 1 megatone
Quando l'onda d'urto primaria dal punto di detonazione colpisce il suolo, un'altra onda d'urto viene prodotta per riflessione. Ad una certa distanza dal punto zero, che dipende dall'altezza dell'esplosione e dal prodotto energetico della bomba, l'onda primaria e la secondaria si fondono insieme creando un unico e rinforzato fronte d'urto che supera per velocità la barriera del suono; questo fronte d'urto è chiamato Mach Front.
Significative quantità di radiazioni termali e nucleari vengono continuamente emesse dalla palla di fuoco.
3 secondi dopo la detonazione di 20 kilotoni / 11 secondi dopo la detonazione di 1 megatone
La sovrappressione del Mach è di 6 libbre per pollice quadrato e la velocità del vento nucleare immediatamente dopo il fronte d'urto è circa 180 miglia per ora. Le radiazioni nucleari residue dalla crescente palla di fuoco continuano a raggiungere il suolo. Ma dopo 3 secondi (o 11, a seconda della potenza della bomba) la palla di fuoco, benché sia ancora molto bollente, inizia a raffreddarsi.
10 secondi dopo la detonazione di 20 kilotoni / 37 secondi dopo la detonazione di 1 megatone
Ad un'altitudine di 1760 piedi il Mach è al di sopra delle 2 miglia e mezzo dal punto zero per la bomba da 20 kilotoni, mentre per quella da 1 megatone, a 6 500 piedi, è circa 9 miglia e mezzo dal punto zero. La sovrapressione sul fronte è circa 1 libbra per pollice quadrato, in entrambi i casi, e la velocità del vento dietro il fronte è di 40 miglia per ora. Ci saranno alcuni danni a certe strutture, incluse le porte e le finestre che vengono strappate via, i tetti crollano e gli intonaci vengono danneggiati. I vetri si rompono per la sovrapressione a mezza libbra per pollice quadrato. La radiazione termica non ha più nessuna importanza, anche per una bomba da 1 megaton. La radiazione nucleare, tuttavia, può ancora raggiungere il suolo ad un'apprezzabile estensione; ciò consiste principalmente in raggi gamma per i prodotti fissili usati per la bomba.
La palla di fuoco non è più luminosa come prima, ma è ancora molto bollente e si alza molto rapidamente. Appena ascende, fa in modo che l'aria sia spinta verso il basso e verso l'alto, proprio come la trazione in su di un camino. Ciò produce forti correnti d'aria moderatamente più bassi: questi venti alzeranno detriti della superficie terrestre per formare il gambo di ciò che sarà la caratteristica forma di fungo.
30 secondi dopo la detonazione di 20 kilotoni / 110 secondi dopo la detonazione di 1 megatone
Il residuo bollente dell'arma continua a salire e allo stesso tempo si espande e si raffredda. Come risultato, i prodotti di fissione vaporizzati e altri residui dell'arma si condensano formando una nuvola di particelle altamente radioattive. I venti che seguono hanno velocità di 200 o più miglia per ora, e per uno scoppio abbastanza basso essi continuano ad alzare una colonna di detriti che poi raggiungeranno la nuvola radioattiva del fungo. Infine, le particelle nella nuvola saranno disperse dal vento e, a meno che vi sia una precipitazione piovosa, non vi sarà una caduta radioattiva prima. Solo se l'altezza dello scoppio è meno di circa 600 piedi per un'esplosione di 20 kilotoni o di 3,000 piedi per una di 1 megatone, ci si aspetterà prima una ricaduta.
Benché la nuvola sia ancora molto radioattiva, poche delle radiazioni nucleari raggiungono il suolo. Questo avviene a causa dell'aumentata distanza della nuvola al di sopra della superficie terrestre, come pure la diminuzione dell'attività dei prodotti fissili per il naturale decadimento radioattivo.
GLI ALTRI EFFETTI DI UN ESPLOSIONE NUCLEARE
Gli altri effetti di una o più esplosioni termonucleari vennero scoperti a molti anni di distanza dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, in parte perché le bombe costruite successivamente erano molto più potenti ed in parte perché molti degli effetti non erano stati affatto previsti.
Piogge radioattive o 'fall-out': Al momento di un'esplosione nucleare molto materiale, polveri oppure terra, viene sollevato dal terreno e si mescola con minute porzioni radioattive dei resti dell'esplosione. Anche se la quantità totale di questo materiale si misurerà in tonnellate(o decine di tonnellate), esso è composto da polveri che possono venire trasportate nell'atmosfera anche a migliaia di chilometri di distanza. Quindi esso ricade mescolato alla pioggia, quando è ancora radioattivo, in varie forme. Ad esempio, l'isotopo 90Sr(stronzio 90), che può depositarsi nel midollo delle ossa e provocare la leucemia, o lo 131I(iodio 131) che si deposita nella tiroide e ne provoca il cancro. Entrambi questi isotopi erano presenti nella nube radioattiva provocata dall'esplosione di Chernobyl e la loro ricaduta sull'Italia provocò, all'epoca, il divieto (la cui utilità è discutibile) di consumo di alcuni cibi tra cui l'insalata. E' estremamente difficile prevedere dove il fall-out di una certa esplosione nucleare ricadrà: ciò dipende dalle correnti atmosferiche variabili e da quando pioverà. Nel caso di una guerra termonucleare globale, con ogni probabilità l'intero pianeta subirebbe una ricaduta radioattiva tale da rendere la vita animale e vegetale impossibile per migliaia di anni.
I fall-out storici: Negli anni Cinquanta e Sessanta furono fatti esplodere nell'atmosfera, a scopo sperimentale, numerosi ordigni nucleari. Negli anni successivi diversi studiosi sostennero che il fall-out conseguente a questi esperimenti aveva prodotto danni all'uomo e all'ambiente; tale danno fu, tuttavia, ufficialmente riconosciuto solo nel 1984, quando nello stato dell'Utah (USA) un giudice federale accettò il ricorso contro lo Stato di 10 persone colpite da cancro e imputò queste malattie alla negligenza del governo, che non aveva saputo approntare misure adeguate per proteggere i cittadini dall'esposizione al fall-out radioattivo. Fu una sentenza storica. Nel 1991, dopo il crollo del regime sovietico, il mondo è venuto a conoscenza di casi drammatici di contaminazione radioattiva conseguenti al fall-out di esperimenti atomici nell'atmosfera su vaste aree popolate della Russia e della Siberia. Da quando, nel 1963, i test atomici atmosferici furono messi al bando con la firma di un trattato di interdizione, i livelli di fall-out sono decaduti ovunque. Una certa ricaduta nucleare si è prodotta in Europa in seguito all'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, nel 1986.
L'inverno nucleare: Quest'effetto è una delle possibili conseguenze di più esplosioni nucleari. Ognuna di esse solleverà una gran quantità di polveri che per mesi rimarranno sospese nell'atmosfera. E' stato ipotizzato che la quantità di tali polveri sia sufficiente per schermare i raggi del sole e provocare, quindi, un abbassamento della temperatura media del pianeta di qualche grado. Ciò sarebbe sufficiente a provocare la scomparsa di molte specie animali e vegetali. Quest'effetto non è stato, per la verità, scoperto, ma solo previsto sulla base di calcoli, la cui validità deve essere ancora provata. C'è chi pensa, ad esempio, che la minor quantità di calore arrivata sulla terra sarebbe compensata da una sorta di effetto serra, provocato dalle polveri stesse. Non è quindi chiaro se la temperatura diminuirebbe, resterebbe invariata o, addirittura, aumenterebbe.
L'effetto 'EMP': Quest'effetto fu scoperto negli anni '60, in seguito ad esplosioni nucleari sperimentali. La sigla EMP sta per ElectroMagneticPulse cioè impulso elettromagnetico. Abbiamo affermato che un'esplosione nucleare provoca una gran quantità di radiazioni, tra qui quelle elettromagnetiche. Questo 'guazzabuglio elettrico' di gigantesche proporzioni sconvolge per un certo periodo ogni sistema elettronico o elettrico su di una vasta area. Quest'effetto non è, di per sé, letale ma non bisogna dimenticare che tutti gli strumenti di controllo dei moderni arsenali nucleari sono elettronici. In un'ipotetica guerra nucleare, ad un 'primo colpo' avversario corrisponderebbero non solo enormi distruzioni, ma anche, molto probabilmente, l'incapacità pratica a controllare il proprio arsenale. Le bombe lanciate, prive di ogni sistema di puntamento e controllo-guida, potrebbero cadere nei posti più impensati.
LA STORIA DI HIROSHIMA
Quando ormai era chiaro che la guerra contro la Germania stava per finire con la vittoria degli alleati sul campo, nel marzo 1945, molti fisici che avevano passato quel periodo a progettare una bomba a fissione nucleare si posero una serie di domande sull'effettiva utilità di un impiego militare dell'energia nucleare.
Un ammasso di macerie. Ecco una foto di Hiroshima dopo il bombardamento del 6 agosto del '45.
Infatti, a Los Alamos i fisici del Manhattan Project (sul quale si discuterà più in avanti) erano arrivati a degli ottimi risultati riuscendo a creare un ordigno nucleare, anche se troppo ingombrante da poter esser trasportato e lanciato sul nemico come una vera e propria bomba; inoltre gli scienziati non erano ancora riusciti a trovare una soluzione per alcuni problemi tecnici cruciali, come quello della possibile asimmetria dell'onda d'urto. Ma la meta non era affatto lontana. Dopo molte discussioni con i colleghi di Chicago, Leo Szilard tentò tramite l'appoggio di Einstein di incontrare il presidente americano Roosvelt per presentargli le proprie perplessità. Purtroppo Roosvelt morì prima che avvenisse l'incontro, e il presidente Truman che gli succedette non lo vide mai. Dopo la resa della Germania i dubbi degli scienziati crebbero, e all'inizio di giugno fu consegnato al ministro della guerra americano Henry Stimson il "Rapporto Franck" : in esso si sconsigliava l'uso delle bombe atomiche contro il Giappone e si suggeriva una dimostrazione incruenta della nuova arma. Il rapporto, però, non ebbe grande fortuna e fu subito censurato, e ciò fu dovuto anche all'opposizione del fisico Oppenheimer, direttore tecnico del progetto Manhattan e fervo sostenitore dell'uso bellico dell'energia nucleare per terminare una volta per tutte il conflitto mondiale. Nel maggio del 1945 Truman aveva creato la Interim Committee, una commissione per affrontare la questione di un eventuale uso della bomba atomica. Questa commissione era affiancata da un'altra commissione, composta da quattro scienziati : Oppenheimer, Fermi, Lawrence e Compton, che avevano la responsabilità delicata di dare consigli tecnici sull'uso dell'arma atomica contro il Giappone. Entrambi le commissioni ricevettero il Rapporto Franck, ma non lo ritennero convincente, per cui decisero di sfruttare la bomba secondo tre criteri :
la bomba doveva essere usata contro il Giappone al più presto;
doveva essere usata sopra un doppio bersaglio, cioè su installazioni militari circondati o adiacenti ad abitazioni;
doveva essere usata senza preavviso sulla natura della nuova arma usata.
L' "Enola Gay". Aveva un semplice nome di donna, il bombardiere americano che trasportò la prima bomba atomica.
Il loro intento, in quel particolare frangente, era infatti creare il più possibile un effetto di terrore sui nemici per la potenza distruttiva e la novità della nuova arma. L'obiettivo era quindi quello di impressionare.
Alle 5.30 del 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, durante un test chiamato in codice Trinity per verificare l'effettivo potere della bomba nel suo stato finale, venne fatta esplodere una bomba che ebbe effetti veramente terrificanti : la sua potenza esplosiva era pari a 20.000 tonnellate di TNT. Furono poi preparate altre 2 bombe a fissione. Una era una bomba all'uranio, chiamata ' Little Boy', e fu sganciata dal B12 'Enola Gay', pilotato dal comandante Paul Tibbets, su Hiroshima il 6 agosto 1945 ; l'innesco della bomba fu dovuto ad un'onda radar. Alcuni giorni dopo, fu sganciata su Nagasaki la seconda bomba, una bomba al plutonio chiamata 'Fat Man'.
Così iniziò l'era nucleare.
LETTERA DA HIROSHIMA
Tamiki Hara, un abitante di Hiroshima suicidatosi nel 1951, descrive con dovizia di particolari, le immediate conseguenze sulle persone e sulle cose dell'esplosione di "Little Boy", la prima bomba atomica usata per scopi bellici:
'Mi ero alzato verso le otto di mattina quel 6 agosto 1945. Il giorno avanti, alla sera, vi erano stati due allarmi, nessuno dei quali seguito da bombardamento. Improvvisamente ricevetti un colpo sulla testa e tutto diventò scuro davanti ai miei occhi. Gettai un grido ed alzai le braccia. Nelle tenebre, non sentivo che un sibilo di tempesta. Non arrivai a comprendere cosa fosse successo. Il mio proprio grido, io l'avevo inteso come se fosse stato gettato da qualcun altro.
Un tragico particolare. A Hiroshima, il 6 agosto del 1945, la maggior parte degli orologi si fermarono alle 8:15 AM. Proprio come questo.
Poi il mondo intorno mi ritorno visibile, benché ancora non nettamente, ed ebbi l'impressione di trovarmi sui luoghi di un immenso cataclisma. Dietro la spessa nuvola di polvere apparve un primo spazio blu, seguito ben presto da altri spazi blu sempre più numerosi.
Brevi fiammate cominciarono a sprizzare dall'edificio vicino, un deposito di prodotti farmaceutici. Era tempo di abbandonare quei luoghi. In compagnia di K., mi aprii la strada fra le macerie.
Fumate vorticose si elevavano da tutte le case in rovina. Raggiungemmo un posto in cui le fiamme mandavano un calore insopportabile. Poi trovammo un'altra strada che ci portò fino al ponte di Sakai. Il numero dei profughi che affluiva verso quel posto aumentava sempre. Io presi la direzione del palazzo Izumi. I cespugli calpestati dalle persone in fuga avevano formato una specie di passerella. Gli alberi erano quasi tutti decapitati.
Ciascuno dapprincipio pensava che solo la casa sua fosse stata colpita; ma, una volta al di fuori, ci si accorgeva che tutto era stato distrutto. Tuttavia, benché le case fossero completamente distrutte, in nessun posto si vedevano quelle buche che normalmente facevano le bombe. Sull'altra sponda, l'incendio, che sembrava essersi calmato, riprese a divampare. Improvvisamente, nel cielo, al di sopra del fiume, vidi una massa d'aria straordinariamente trasparente che risaliva la corrente. Ebbi appena il tempo di gridare "Una tromba" che già un vento terribile ci colpì. I cespugli e gli alberi si misero a tremare; alcuni furono proiettati in aria da dove ricaddero come saette sul tetro caos. Si aveva l'impressione che il riflesso verde di un orribile inferno venisse a stendersi al di sopra della terra.
Dopo il passaggio della tromba, ben presto il crepuscolo invase il cielo. Incontrai mio fratello maggiore il cui viso era ricoperto come da una sottile pellicola di pittura grigia. Il dorso della sua camicia era ridotto a brandelli e scopriva una larga lesione che somigliava ad un colpo di sole.
Risalendo con lui la stretta banchina che costeggia il fiume alla ricerca di un traghetto, vidi una quantità di persone completamente sfigurate. Ve ne erano lungo tutto il fiume e le loro ombre si proiettavano nell'acqua. I loro visi erano così orrendamente gonfiati che appena si potevano distinguere gli uomini dalle donne. I loro occhi erano ridotti allo stato di fessure e le loro labbra erano colpite da forte infiammazione.
Erano quasi tutti agonizzanti ed i loro corpi malati erano nudi. Quando passavamo vicino a questi gruppi, ci gridavano con voce dolce e debole "Dateci un po' d'acqua", "Soccorretemi, per favore"; quasi tutti avevano qualcosa da chiederci.
Il cadavere nudo di un ragazzo giaceva nel fiume e, ad un metro di distanza, accovacciate su un gradino, si trovavano due donne. Riconoscemmo che erano donne soltanto per la loro acconciatura metà bruciata. Trovammo infine un piccolo traghetto e, remando, giungemmo all'altra riva. Era quasi notte quando toccammo terra. Anche da questa parte sembrava che ci fossero molti feriti.
Un soldato accovacciato sui bordi dell'acqua mi chiese di dargli un po' d'acqua calda. Appoggiandosi alla mia spalla, camminava sulla sabbia con sforzo. Bruscamente mi disse: "Sarebbe meglio esser morti". Acconsentii in silenzio e, in quel momento, senza scambiare una sola parola, ci trovammo tutti e due riuniti in un incontenibile collera davanti alla pazzia che ci circondava.
Seduto ad una tavole, un uomo dalla testa enorme e bruciata bevevo acqua calda in una tazza di tè. Il suo strano viso sembrava fatto di una serie di grani di soia neri; inoltre i suoi capelli erano tagliati orizzontalmente all'altezza delle orecchie.
Soltanto più tardi, dopo aver incontrato molti altri ustionati con i capelli tagliati orizzontalmente, finii per capire che le loro capigliature erano state distrutte sino al bordo dei loro cappelli.
Al momento della marea, lasciammo la riva per risalire sulla banchina. Con l'oscurità, la notte si trasformava in inferno. Si udivano grida dappertutto "Da bere, da bere!".
Improvvisamente un allarme: da qualche parte una sirena doveva esser rimasta intatta. Il suo urlo lacerò la notte. La città continuava a fiammeggiare: a valle, si scorgeva il bagliore incerto dell'incendio.
Nel quartiere del tempio, numerosi feriti gravi erano sdraiati un po' dappertutto, per terra. Non un albero, non una tenda per dar loro un po' d'ombra. Noi ci costruimmo un riparo appoggiando pezzi di tavole contro un muro e scivolammo lì sotto. Dovemmo passare ventiquattrore in quel breve spazio dividendolo in sei. Due metri più lontano c'era un ciliegio che aveva conservato qualche foglia. Due studentesse si erano lasciate cadere sotto questo albero; avevano tutte e due il viso carbonizzato e, volgendo il loro magro dorso al sole, supplicavano che si desse loro un po' d'acqua. Erano giunte il giorno prima ad Hiroshima per partecipare alla mietitura e così erano state colpite da questa grande disgrazia. Il sole era al suo declino.
Anche prima del levar del giorno, ascoltavamo introno a noi il mormorio ininterrotto delle preghiere: in quell'angolo le persone sembrava morissero l'una dopo l'altra. Le due studentesse morirono all'alba.
Nuovo allarme verso mezzogiorno; si intese un rombo nel cielo. Le persone morivano l'una dopo l'altra e nessuno veniva a portar via i cadaveri. Con l'aria sconvolta, i vivi erravano tra i corpi.
Uno spazio vuoto e grigio si estendeva sotto un cielo di piombo. Soltanto le strade, i ponti ed i bracci del fiume erano riconoscibili. Nell'acqua galleggiavano cadaveri dilaniati, gonfiati. Era l'inferno divenuto realtà".
IL PROGETTO MANHATTAN
La tragica storia di Hiroshima ci riporta indietro di circa 50 anni, durante la II guerra mondiale. In quel periodo, la tensione militare aveva fatto incrementare notevolmente la ricerca riguardante un uso bellico dell'energia nucleare.
'Manhattan Project' è il nome in codice dato all'imponente impiego di risorse umane, intellettuali e materiali che gli Stati Uniti predisposero per arginare l'offensiva tedesca e giapponese e per conseguire prima degli avversari la conquista del 'potere nucleare'. La possibilità di un utilizzo su grande scala dell'energia atomica si era resa evidente ai fisici fin dalla scoperta del neutrone e delle reazioni nucleari, ma tali importanti scoperte furono realizzate proprio nel periodo in cui la situazione politica, nel mondo, si andava deteriorando, a causa di due importanti circostanze: l'espansionismo armato del Giappone (che inizia con l'invasione della Manciuria nel settembre del 1931) e la nascita del Nazismo in Germania (con la nomina di Adolf Hitler a Cancelliere nel gennaio 1933). Repressione politica e sociale, instabilità e violenza militare si diffondevano in tutta l'Europa, sfociando ,come già detto, nella Seconda Guerra Mondiale.
In questo contesto Szilard intravide la possibilità della costruzione della bomba atomica e, poiché la scoperta della fissione nucleare fu fatta in Germania, proprio nel momento in cui questa espresse la propria determinazione a conquistare l'Europa, si rese concreto il pericolo di un utilizzo catastrofico della energia atomica. Egli, noto fra i fisici europei quale uomo di ingegno e di azione, si consultò con Einstein e lo indusse a scrivere una lettera al Presidente F.D. Roosevelt, nella quale lo mise in guardia sulla possibilità della costruzione di armi nucleari. Questa lettera fu consegnata a Roosevelt l'11 ottobre, 1939 e dieci giorni più tardi, su ordine del Presidente, si tenne la prima riunione del Comitato Consultivo sull'Uranio (il 'Briggs Uranium Commettee'), a Washington, DC. Tuttavia negli Stati Uniti non nacque ancora interesse intorno alla questione, mentre ulteriori sviluppi delle ricerche si ottenevano nel Regno Unito, dove, nel febbraio del 1940 i due fisici Otto Frisch e Rudolf Peierls, prepararono un'analisi teorica della possibilità di fissione veloce nell'U-235. Il loro rapporto conteneva la prima valutazione fondata (benché grossolana) della dimensione della massa critica ('una libbra o due') e della probabile efficienza, e proponeva schemi pratici per il progetto della bomba e la produzione dell'U-235. Il lavoro dei due fisici risultò così convincente che un comitato di studio viene costituito ai più alti livelli governativi (chiamato in codice MAUD Committee) il 10 aprile. Entro dicembre il MAUD pubblicò un rapporto in cui si individuava nella diffusione gassosa il metodo più promettente per l'arricchimento dell'uranio. Il problema più importante da risolvere era, infatti, la produzione di sufficienti quantità di uranio 'arricchito' per poter sostenere una reazione a catena. All'epoca l'uranio-235 era molto difficile da estrarre, essendo il rapporto tra minerale di uranio e uranio metallico di 500 a 1 e la quantità dell'isotopo 235 pari all'1% rispetto al 99% dell'uranio 238, inutile per la costruzione di una bomba atomica. A complicare la questione è il fatto che i due isotopi hanno caratteristiche chimiche del tutto simili e ciò li rende inseparabili con metodi chimici.
Numerosi scienziati affrontarono il problema, in tutto il paese, nelle diverse università (Columbia, Berkeley, Princeton), finché si misero a punto due tecniche per la separazione dell'U-235 dall'U-238, quella della diffusione gassosa, adottata nell'impianto che fu costruito a Oak Ridge, nel Tennessee e quella della separazione magnetica, messa a punto da Lawrence (l'inventore del ciclotrone).
Nel corso dei sei anni tra il 1939 e il 1945, più di due miliardi di dollari furono investiti nel Manhattan Project, tre complessi di ricerca furono costruiti ex-novo, vere e proprie città-laboratorio, a Los Alamos, a Hanford, a Oak Ridge e circa 100000 persone furono impegnate nei lavori cantieristici oltre che nella ricerca di base.
La formula per raffinare l'uranio e assemblare una bomba atomica fu concepita da alcune fra le più fervidi intelligenze del nostro tempo, sotto la guida del dott. Robert. J. Oppenheimer, il quale seguì il progetto dalla sua prima concezione alla sua definizione. Alla fine venne il giorno di verificare, a Los Alamos, se il 'Gadget' (nome in codice della bomba) sarebbe stato il più grande fallimento della storia o se, invece, avrebbe consentito la fine della guerra.
Il primo fungo atomico un decimo di secondo dopo l'esplosione. Il "Trinity Test", la prima esplosione atomica prodotta dall'uomo, avviene il 16 luglio 1945, in una località a 95 chilometri da Alamogordo. Il luogo, che gli indiani in passato avevano chiamato 'strada della morte', dista dal laboratorio di Los Alamos più di 300 chilometri.
La mattina del 16 luglio 1945, alle 5:29.45 ad Alamogordo, nel New Mexico, l'esplosione di una bomba atomica diede inizio all' 'Era Atomica' Alcuni partecipanti al progetto, visti i risultati dell'esplosione, firmarono una petizione contro l'utilizzo del 'mostro' che essi stessi avevano creato, ma non riuscirono a fermare 'la storia'.
Come tutti sanno la bomba atomica fu usata due volte durante la Seconda Guerra Mondiale, ad Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. La prima volta fu usata una bomba all'uranio (Little Boy), la seconda una bomba al plutonio (Fat Man), entrambe trasportate da B-29, gli aerei dell'aviazione militare americana, appositamente equipaggiati e riconvertiti.
Se, fino ad oggi, non si è ancora utilizzata un'ulteriore bomba nucleare per fini militari, dobbiamo ringraziare la provvidenza. Durante questi ultimi tempi, in cui la paura per una guerra atomica si è fatta via via sempre maggiore, ci farebbe bene ricordare le parole di A. Einstein che, nel suo 'testamento spirituale', esortava tutti i capi di stato a non utilizzare mai più ordigni nucleari:
'In considerazione del fatto che in ogni ulteriore guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi mettono in pericolo la continuazione stessa dell'esistenza dell'umanità, noi rivolgiamo un pressante appello ai governi di tutto il mondo affinché si rendano conto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e li invitiamo, di conseguenza, a cercare mezzi pacifici per la soluzione di tutte le questioni controverse tra loro. [] Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale'.
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