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Il Cubismo: una nuova rappresentazione della realtà
Nei primi anni del Novecento si diffusero in Europa nuove avanguardie artistiche del tutto rivoluzionarie rispetto alla pittura dell'Ottocento: fra i movimenti più importanti, ad esempio, ricordiamo l'Espressionismo (Francia e Germania), il Cubismo (Francia), l'Astrattismo (Germania), il Futurismo (Italia) e il Neoplasticismo (Olanda). La pittura del secolo precedente, in particolare quella Neoclassica, Romantica e Impressionista, anche se in forme diverse cercava di riportare sulla tela una rappresentazione fedele della realtà: i Neoclassici cercavano una forma ideale, i Romantici tendevano verso il realismo, mentre gli Impressionisti si basavano su ciò che i sensi percepiscono dell'ambiente circostante. Le inquietitudini del primo Novecento, insieme alle nuove scoperte scientifiche, fecero si che l'arte superasse quel ruolo "figurativo" che le era sempre appartenuto, per indagare invece aspetti della realtà e dello stesso artista non così immediati e comprensibili. Fra tutte le avanguardie, quella che forse incarna di più i nuovi principi della scienza, in particolare della Relatività di Einstein, è il Cubismo. Il suo maggior rappresentante è sicuramente lo spagnolo Pablo Picasso (Malaga 1881- Mougine 1973): bisogna dire che questo artista, nella sua lunga e geniale carriera, si è fatto portavoce di più correnti, cambiando spesso tecniche realizzative, contenuti e impostazione delle sue opere. Il Cubismo, che tra l'altro, come tutte le avanguardie, ebbe vita brevissima, rappresenta quindi solo una breve parentesi della produzione di Picasso, anche se forse la più emblematica.
Gli studiosi individuano tre importanti fasi di questo movimento, tutte relative all'attività di Picasso: il Cubismo Primitivo (1908-1909), il Cubismo Analitico (1909-1912) e il Cubismo Sintetico (1912-1916). Tra queste è però la seconda fase quella che maggiormente si riallaccia, come ho detto prima, alla nuova interpretazione della realtà derivante dalle coeve rivoluzioni scientifiche.
Il Cubismo Analitico (1909-1912)
In queste opere l'artista inserisce una nuova componente fondamentale: il tempo. Il soggetto non viene più immortalato come in una fotografia: ora il pittore rappresenta sulla stessa tela il medesimo soggetto visto in istanti successivi, in ognuno dei quali la figura appare di conseguenza in modo diverso. Inoltre, Picasso cambia anche il punto di vista spaziale: il risultato è che l'oggetto viene rappresentato nella sua evoluzione nello spazio e nel tempo. L'effetto è quello dell'immagine vista su uno "specchio rotto": ogni frammento corrisponde alla rappresentazione effettuata in un determinato istante da un certo punto di vista. Il richiamo alla Relatività è evidente: il tempo, infatti, ora si intreccia con lo spazio a formare un'unica realtà a quattro dimensioni, cioè il "cronotopo" di cui si è già parlato in precedenza. Inoltre, la varietà dei punti di vista ci fa capire come la realtà sia soggettiva, cioè mutevole a seconda dell'osservatore e del suo stato in un particolare istante. Il "Ritratto di Ambroise Vollard" (1899-1910) probabilmente è l'opera più rappresentativa di questa fase:
Amboise Vollard era uno dei più importanti mercanti parigini dell'epoca, sensibile alle nuove evoluzioni dell'arte, vorace collezionista di quadri e instancabile organizzatore di mostre ed esposizioni. Naturalmente, visti i suoi interessi, ebbe contatti anche con Picasso.
Rispetto ad altre opere dello stesso periodo più "estreme", in questo dipinto è ancora riconoscibile il soggetto nei suoi tratti essenziali. Tuttavia, la rappresentazione non è immediata: quest'opera è "da capire piuttosto che da vedere". Salta subito all'occhio l'effetto "specchio rotto": ogni frammento corrisponde ad un diverso punto di vista dell'osservatore in diversi istanti.
In ultima analisi, possiamo notare come questa nuova forma artistica si distacchi non solo dalla pittura tradizionale e accademica, ma anche, più in generale, dal comune modo di osservare la realtà.
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