Il Crollo della
Fisica Classica
Era ormai dal 1880 che la fisica poteva dirsi assestata: la maggior
parte dei fenomeni trovava spiegazione nella meccanica newtoniana, nella teoria
elettromagnetica di Maxwell, nella termodinamica o nella meccanica statistica
di Boltzmann. Sembrava che pochi problemi, quali la determinazione delle
proprietà dell'etere e la spiegazione degli spettri di radiazione emessi dai
corpi solidi, rimanessero irrisolti. Alcuni ricercatori, sull'onda
dell'ottimismo, prevedevano che al massimo con la fine del secolo la fisica
come scienza di ricerca sarebbe tramontata, raggiunta la totale conoscenza
delle leggi naturali.
La comprensione di quei pochi problemi scatenò tuttavia la rivoluzione
che investì la fisica. Al crollo della fisica classica contribuì anche una
serie di importanti scoperte della fine del XIX secolo: i raggi X da parte di
Wilhelm Conrad Rontgen, nel 1895; l'elettrone per merito di J.J. Thomson, nel
1895, la radioattività di Antoine-Henri Becquerei, nel 1896; l'effetto
fotoelettrico, durante il periodo tra il 1887 e il 1899.
I risultati degli esperimenti condotti in quegli anni, tra cui la
scoperta dei raggi catodici, prescindevano da ogni possibile spiegazione
teorica entro il quadro della fisica classica.
Nel primo trentennio del XX secolo, quindi vennero sviluppate la teoria
quantistica e la teoria della relatività, che segnarono la nascita della fisica
moderna. Non è obbiettivo principale di questo mio lavoro quello di esplicare
la teoria della relatività, di cui mi limiterò a dare una sommaria idea.