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Galvani e l'"elettricità animale"
Nel '700, quando l'elettricità era ancora un vasto continente quasi inesplorato, per fare ricerca bastava avere una macchina elettrostatica, corredata di qualche bottiglia di Leida e di vari corpi conduttori e isolanti. L'elettrologia viveva allora la sua infanzia felice e la fantasia degli sperimentatori non doveva obbedire al rigore imposto da una scienza adulta e codificata; pertanto gli effetti dell'elettricità furono sperimentati nelle situazioni più impensate: l'abate Nollet, per esempio, tentò con l'elettricità di guarire i paralitici, di accelerare la crescita dei piccioni e di abbreviare il tempo di germinazione dei semi.
Naturalmente non tutti questi tentativi ebbero successo. Alcuni,tuttavia, indicarono possibili applicazioni della fisica alla biologia; altri portarono, anche se indirettamente, a nuove fondamentali scoperte,come famosi esperimenti condotti da Luigi Galvani.
Galvani aveva iniziato una serie di prove per stabilire l'influenza dell'elettricità sull'attività nervosa degli animali e,in particolare,delle rane.
Durante uno dei suoi esperimenti egli fece quasi per caso una singolare scoperta,che così ci descrive:
Avevo dissezionato e preparato una rana e l'avevo posta su un tavolo
sul quale,ad una certa distanza dalla rana,c'era una macchina elettro-
statica. Accadde per caso che uno dei miei assistenti toccasse il nervo
crurale interno della rana con la punta dello scalpello;in seguito a ciò
i muscoli delle gambe della rana si contrassero violentemente.[.]Ad
un altro di coloro che mi aiutavano negli esperimenti elettrici parve di
vedere in quell'istante una scintilla partire dal conduttore della macchi-
na. A quel tempo ero occupato in tutt'altri studi;ma quando egli attirò
la mia attenzione su questo fatto,desiderai fortemente di provarlo per-
sonalmente e di scoprire il suo principio nascosto. Così anch'io toccai
uno dei nervi crurali con la punta dello scalpello nello stesso istante in
cui uno dei presenti faceva partire una scintilla;e lo stesso fenomeno si
ripeté esattamente come prima".
Galvani spiegò il fenomeno con l'ipotesi di un'elettricità contenuta nell'animale.Questa idea trovò molti seguaci.soprattutto fra i fisiologi, ma anche agguerriti oppositori,come Alessandro Volta,a quel tempo professore di fisica presso l'Università di Pavia e già noto per i suoi esperimenti nel campo dell'elettricità.
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