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Situazione politica: Gregorio XVI, papa conservatore.
Situazione economica: economia agricola, arretrata, residui del sistema feudale, latifondi, proprietà terriere concentrate nelle mani della Chiesa e delle grandi famiglie romane.
Situazione politica: Carlo Alberto.
Situazione economica: economia prevalentemente agricola, maggiore sviluppo delle piccole proprietà terriere rispetto allo Stato pontificio, proprietà concentrate nelle mani degli aristocratici, ma tentativi da parte della borghesia di avviare iniziative di tipo capitalistico.
Situazione politica: regime autoritario.
Situazione economica: economia basata sull'agricoltura, aristocrazia terriera, tecniche di produzione arretrate, residui del sistema feudale, assenteismo della nobiltà terriera che ostacolò gli investimenti. Settore secondario quasi inesistente, ma tentativi di sviluppo grazie al protezionismo doganale; creazione del primo tratto ferroviario.
Situazione politica: annessione all'Austria, efficiente amministrazione.
Situazione economica: agricoltura più sviluppata che nel resto d'Italia (soprattutto in pianura Padana), aziende precapitalistiche. Discreto sviluppo del settore secondario, manifatture nei settori tessile e meccanico.
La sconfitta dei moti del '31 provocò la crisi definitiva della Carboneria a favore di un nuovo indirizzo che ebbe il suo principale sostenitore in Giuseppe Mazzini.
Non privo di attenzione per le questioni sociali, il pensiero mazziniano era tuttavia incentrato sugli obiettivi nazionali (indipendenza, unità, repubblica) e sulla convinzione che unico mezzo per raggiungerli fosse l'insurrezione popolare.
Mazzini riteneva che solo in uno Stato repubblicano e democratico, in cui fossero affermati i principi liberali e l'uguaglianza dei diritti, potesse svilupparsi un'economia che rispondesse alle esigenze del popolo.
Fondata la Giovine Italia (1831), Mazzini si impegnò nell'organizzazione di insurrezioni; ma il fallimento di numerose iniziative suscitò critiche all'impostazione da lui data al problema nazionale e il diffondersi di nuovi orientamenti politici.
I moti organizzati in Italia negli anni '30 fallirono tutti perché il popolo, influenzato dalla Chiesa, non seguì le indicazioni. Il Dio di cui Mazzini parlava non era conosciuto e compreso dal popolo, che non si riconobbe negli obiettivi da lui proposti.
Il decennio 1830-40 fu segnato in Italia, a differenza di quanto accadeva in altri paesi d'Europa, da una sostanziale continuità con l'età della Restaurazione. L'opposizione a qualsiasi riforma caratterizzò lo Stato pontificio e il Regno delle due Sicilie, mentre il Piemonte, nonostante gli orientamenti clericali e legittimisti di Carlo Alberto, attuò alcune significative riforme.
Lo sviluppo economico del periodo fu assai lento: qualche progresso non bastò a ridurre il divario che si stava accumulando nei confronti dell'Europa più avanzata.
Sul piano degli orientamenti politici, gli anni '40 si caratterizzarono per l'emergere di un orientamento che cercava di dare soluzioni moderate e federaliste al problema nazionale. Tale orientamento, che ebbe il suo maggiore interprete in Gioberti, era imperniato sulla riscoperta della funzione nazionale della Chiesa cattolica (neoguelfismo). Il successo delle correnti moderate era dovuto al fatto che esse sembravano offrire soluzioni graduali e tali da non implicare vie insurrezionali. Elementi di gradualismo e federalismo erano presenti anche nella corrente democratica e repubblicana lombarda, il cui maggior esponente fu Cattaneo.
L'elezione al soglio pontificio, nel '46, di Pio IX suscitò, per le circostanze da cui era risultata (fu scelto in alternativa al capofila dello schieramento conservatore), un grande entusiasmo in tutta Italia: entusiasmo accresciuto da alcune, pur limitate, riforme che egli varò (attenuazione della censura sulla stampa, convocazione di una Consulta di Stato, istituzione di una Guardia civica). Si vide così nel nuovo papa l'uomo capace di realizzare i disegni del moderatismo neoguelfo.
Nel corso del 1847 gli altri Stati italiani (escluso il Regno delle due Sicilie) si trovarono costretti, di fronte alle pressioni dell'opinione pubblica e alle manifestazioni popolari, a concedere anch'essi alcune limitate riforme.
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